LA BASILICA SENZA CUPOLA

Tempio votivo internazionale del Cuore Immacolato di Maria ai Parioli in Roma fu così intitolata la nostra chiesa dal 1° giugno 1924, dalla posa della prima pietra, benedetta personalmente dal Papa Pio XI, con fastosa cerimonia alla quale intervennero oltre 40.000 persone.

La “Aedes”, Società Anonima Ligure per Imprese e Costruzioni, aveva donato al Patrimonio della Santa Sede un appezzamento di terreno di mq. 13,785,31 perché su di esso costruisse una Basilica monumentale, con annessi fabbricati, nella zona dei Parioli e lungo il Viale omonimo, oggi Viale Maresciallo Pilsudski; con donazione del 18.05.1922, perfezionata il 20.08.1925 e rinnovata il 12.02.1937, Ente donatario: la Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria per le Missioni all’estero, con sede in Roma (in possesso della propria personalità, giuridica, ecclesiastica e civile).

L’area fabbricabile (espropriata con Decreto prefettizio il 13 giugno 1887 a carico di Teresa Glori ed altro della Principessa di Piombino, acquistati dalla “Aedes”) donata ai Missionari era proprio sul punto d’incontro dei versanti dei due Monti Parioli e del Colle di Villa Glori in cui andavano a confluire tutti i rivoli d’acqua discendenti dai monti stessi e decidendo di costruirvi sopra quasi sicuramente ci si sarebbe trovati di fronte a notevoli inconvenienti ed è probabile che questo sia stato un motivo che abbia spinto la società alla donazione e un altro motivo della donazione del terreno da parte della Società Ligure era stato di rendere più commerciabili i lotti dei quali aveva iniziato la vendita nei quartieri Parioli e Valle Giulia, in quanto nella donazione era espressa la condizione che entro il 27 febbraio 1927 si desse inizio ai lavori.

Da parte della Santa Sede e dei Missionari la donazione era stata accettata allo scopo di procurare l’assistenza religiosa agli abitanti del quartiere Parioli che si andava espandendo.

Comunque il luogo prescelto per l’erezione della nuova basilica era ricco di sacre memorie: il ricordo dell’apparizione della Croce all’Imperatore Costantino alla vigilia della battaglia contro Massenzio del vicino Ponte Milvio in Saxa Rubra. La visione in sogno della Croce sfolgorante in cielo e la voce che prediceva all’Imperatore: “In hoc signo vinces” la vittoria su Massenzio. Così il simbolo della Croce venne impresso sulle armi , sui labari e sulle monete e il Cristianesimo finalmente riconosciuto divenne la religione predominante. A seguito della vittoria e della pace costantiniana i sepolcri dei Martiri divennero meta di incessante pellegrinaggio. Sulle tombe venerate vennero eretti oratori e basiliche, più volte devastate e distrutte dai barbari, più volte restaurati e riedificati dallo zelo dei Pontefici e dalla devozione dei fedeli, come i cimiteri e sepolcri cristiani di S. Valentino, S. Ermete e ad Septem Palumbas. Una fonte dei pellegrinaggi sui sepolcri dei Martiri sono i cosiddetti Itinerari dei Pellegrini, piccole guide che descrivono i santuari cimiteriali romani venerati alla metà del VII secolo.

Il Parco della Rimembranza in onore dei caduti nella Prima Guerra Mondiale. Così i Pontefici Benedetto XV e Pio XII, come i grandi loro predecessori, fecero edificare in Roma imponenti monumenti, accettarono, incoraggiarono e favorirono il progetto della “Aedes”, prospettato dall’architetto Armando Brasini, di innalzare nella Valle dei Parioli, ad abbellimento di Roma una basilica monumentale, che per la vastità delle proporzioni, per la bellezza artistica dell’assieme e delle parti fosse degna del Culto del Cuore Immacolato di Maria Santissima.

Culto già affermato in quel luogo di Roma nel V sec. era dipinto il nome glorioso di Sancta dei Genitrix, nella cripta della Basilica di Giulio I ed Onorio I , in onore di S. Valentino.

Come primo passo si provvedette a far sorgere dovunque comitati nazionali di onore ed esecutivi. Di quello spagnolo assunse la presidenza S. M. la Regina Vittoria, moglie del Re Alfonso XIII; fino ad arrivare al 1924, l’anno in cui dalla fase dei progetti si passò alla fase dei lavori con la posa della prima pietra , per la quale Papa Pio XI delegò il card. Basilio Pompili, suo Vicario.

Il primo progetto dell’arch. Armando Brasini era ispirato alle grandi costruzioni della Roma Imperiale e Papale, a pianta circolare a croce greca, al cui centro si elevava una cupola posata su quattro grandi pilastri, svettante all’esterno m. 97. Le dimensioni della cupola a doppia volta avrebbero sorpassato quelle delle più grandi cupole del mondo.

Intorno alla cupola quattro navate larghe m.15 formavano la croce greca; si ricollegavano al vaso centrale circolare, del diametro di m.52 all’interno, dal quale si accedeva a quattro grandiose cappelle circolari di m.11 di diametro, alte m. 15.

La lanterna era ricavata fra le due volte (m. 85 alla base della lanterna; m. 97 alla palla della lanterna, mentre fino al culmine della croce si misuravano m.115).

Il catino absidale era sorretto da dieci colonne scanalate; ai lati del transetto due grandi nicchioni completavano la croce.

Il progetto prevedeva quindici altari: l’Altare Maggiore molto sontuoso, dedicato al Cuore Immacolato di Maria nell’abside; due altari nelle cappelle rotonde e due nella navata d’ingresso; altri quattro altari minori si elevavano nelle nicchie della navata circolare, oltre ai due delle cappelline.

La facciata principale guardava verso Sud, verso la piazza con un grande pronaos composto di pilastri, con addossate 14 colonne doriche di m. 1,45 di diametro ciascuna.

Rispondente al pronaos, l’abside formava una facciata secondaria verso Nord; su di essa sarebbe stata costruita la loggia delle benedizioni.

Nell’interno si prevedevano colonne d’ordine corinzio, di marmo di Carrara con fondi delle pareti intramezzati da marmi scuri e di bassorilievi.Tutto il tempio all’esterno sarebbe stato in travertino e in cortina a tutto spessore.

La mole del progetto di questo “secondo San Pietro” suscitò perplessità: avrebbe il terreno sopportato il peso della basilica? Furono praticate trivellazioni nel terreno, a quote variabili tra 23 e 30 metri e purtroppo i timori ebbero conferma. Il terreno era formato da banchi di sabbia, ghiaia e detriti e solo a grandi profondità si raggiungevano strati argillosi che davano affidamento.

Di fronte a queste difficoltà l’arch. Brasini fu costretto ad apportare le prime profonde modifiche al suo progetto, per alleggerire il peso dell’architettura e renderla anche meno costosa, dato che per le sole fondamenta si prevedette, allora nel 1927, la somma di circa 18 milioni di lire.

Vi fu così un continuo susseguirsi di studi e saggi del terreno per tutto il 1927 e i successivi due anni, condotti dal prof. Aristide Giannelli dell’Università di Roma, dall’ing. Bruno Slovich,e dall’imp. Oreste Rosa. Le relazioni e gli studi si sovrapposero gli uni agli altri e la spesa totale prevista iniziò a lievitare fino a sessanta milioni, cifra decisamente proibitiva!

Dalla grande quantità di relazioni e studi fuoriuscì un nuovo progetto: Progetto 1931 nel quale Brasini dovette fare delle scelte dolorose come artista. Nel nuovo progetto le dimensioni della cupola vennero ridotte alla metà e si innalzava nel punto di intersecazione dei due bracci della croce latina, che formavano la navata centrale e il transetto. Le quattro cappelle non si aprivano più nell’aula circolare, seppure messe a raggiera, ma si aprivano su una navata circolare, che a mo’ di catino metteva in comunicazione le due navate.

Nella maggiore altezza data alle navate, Brasini ricavò quattro grandi aule, sovrastanti i quattro bracci della croce, che pensò fossero di grande utilità per l’esercizio del culto. In questa nuova conformazione la cupola risultava alta: dal tamburo al centro della palla m. 45 e m. 85 dal piano terra.

L’interno acquistò un grandissimo effetto con la navata lunga m.84, larga m. 16 e alta m. 25, collegata dal passaggio circolare, dove diagonalmente si aprivano le quattro cappelle.

                                                                                                                                                                                              Sira Sclano

Bibliografia: Accademia Mariana Internationalis, Alma Socia Christi, Acta Congressus Mariologici-Mariani Romae anno Sancto MCML Celebrati, Vol. VI – Fasc. II, De Corde Immaculato B. V Mariae, Accademia Mariana Officium Libri Catholici, Romae, 1952; Hussu P. Francesco, Il Tempio Votivo Internazionale dell’Immacolato Cuore di Maria in Roma, Roma, s.d.; Iosi E., Il cimitero detto “ad septem Palumbas” sulla via Salaria Vetere s.l.,,s.d.;Raggi di speranza, Num. Unico, Roma, 1 giugno 1924; Tempio Votivo Internazionale del Cuore Immacolato di Maria in Roma, Poliglotta “Cuore di Maria”, Roma, A.D. 1939 – XVII E. F.

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