La basilica senza cupola

 

Con l’approvato Progetto 1931, nel giugno del 1932, la ditta Fratelli Ciardi (prescelta tra 14 ditte concorrenti all’appalto) iniziò i lavori. Modificato il primitivo progetto a pianta circolare sulla quale poggiava la grande cupola, con l’altro a croce latina, nel quale la cupola veniva sorretta da quattro piloni centrali, di conseguenza si modificarono i criteri di fondazione che erano serviti di base a tutti gli studi precedenti (come si apprende dalla relazione dell’ing. S. Parisi del 1934).

Fu stabilito di poggiare tutti i muri della Chiesa, esclusa la cupola, su terreno costipato a mezzo di oltre duemila pali di cemento tipo Simplex, capaci  ciascuno di sostenere 40 tonnellate, lunghi complessivamente m. 25.420, colati direttamente nei fori praticati nel terreno con tubi di acciaio e compressi con battipalo, collegando i detti pali superiormente al piano della cripta con cordoli di cemento armato sui quali furono elevate le murature. Per i quattro piloni centrali sorreggenti la cupola furono eseguiti altrettanti pozzi, di circa mq. 90 di superficie ciascuno, con una profondità varia da m. 13,65 a m. 19 (sotto il piano di splateamento generale) fino a raggiungere lo strato di argilla compatta internandosi in parte nella medesima, riempiendo i detti pozzi con calcestruzzo di cemento per l’altezza dell’argilla e con muratura di scheggioni di calce per il tratto superiore fino al piano della cripta. Dai quattro pozzi furono estratti mc. 5.250 di materiale di scavo, sostituito da altrettanti metri cubi di muratura.

Sulla vasta piattaforma di cemento armato, furono innalzate poderose mura di un immenso sotterraneo (oltre mc. 8.500 di muratura) di cui un quarto fu adibito al culto, costituendo l’attuale cripta lunga m. 42, larga m. 16 e alta m. 6,60 sopra il piano delle fondazioni. I solai che ricoprono la cripta in laterizi e cemento armato, sono sostenuti oltre che dalla muratura, da 34 pilastri di cemento armato con una superficie complessiva di mq. 2.800. Questi pochi dati numerici per rendere l’idea della costruzione interrata che l’occhio non vede, della grandiosità dell’opera eseguita dalle fondamenta all’alzato.

La benedizione della cripta e la sua apertura al culto fu fatta coincidere con la prima festa liturgica del Santo Fondatore, Beato Antonio Maria Claret che il 25 febbraio 1934 fu beatificato solennemente da Papa Pio XI.

Il 21 ottobre 1934 il quartiere Parioli ebbe la sua chiesa nei sotterranei della nuova monumentale Chiesa Votiva Internazionale del Cuore di Maria.

Dopo l’inaugurazione della cripta fu eretta la nuova parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, con bolla e decreto del Vicariato di Roma, in data 9 maggio 1936, venne affidata, Pleno iure, alla Congregazione, ma i lavori si arrestarono per quattro anni, tra i vari motivi la causa primaria fu la spietata guerra civile della Spagna e la persecuzione comunista che la Congregazione subì perdendo 270 missionari, oltre incalcolabili danni materiali alle case, alle chiese e ai collegi che l’Istituto aveva in Spagna.

Nel frattempo il quartiere Parioli si espanse; grandi costruzioni moderne furono costruite lungo le cinque vie che confluiscono nella Piazza Euclide, antistante la chiesa quasi a soffocare il basamento del futuro Tempio.

Durante i quattro anni d’interruzione dei lavori l’architetto A. Brasini studiò ulteriormente il suo Progetto 1931, apportandovi importanti modifiche, particolarmente con le sovrastrutture impostate sulle quattro braccia della croce, giungendo a disegnare il terzo progetto: Progetto 1939.

La decisione della ripresa dei lavori fu discussa nel Capitolo Generale del 1937, riunitosi in seguito alla prematura morte del R.mo P. Filippo Maroto, ma l’inizio di tale ripresa fu rimandato all’aprile del 1939.

Dall’11 aprile del 1939, sulla vasta piattaforma furono eretti: il corpo frontale rivestito di travertino e solcato dalle grandi colonne doriche; le due cappelle anteriori e i due giganteschi bracci del muro perimetrale.

I lavori proseguirono alacremente fino al 10 giugno 1940 in cui anche l’Italia, purtroppo, prese parte al secondo grande conflitto mondiale. La ditta costruttrice, (con la quale la congregazione aveva avuto precedentemente alcuni screzi) sospese arbitrariamente e unilateralmente i lavori.

I lavori si interruppero nuovamente per quasi dieci anni; P. Francesco Hussu racconta: “…Come una grande rovina dei tempi della Roma imperiale, il tempio fu bersagliato da tutte la inclemenze del tempo. Le piogge lo lavarono e lo impregnarono di umidità, i soli ne cossero le mucose solette e i nudi mattoni, inaridendo i non radi ciuffi d’erba che si erano tenacemente abbarbicati tra le fessure e mesto risuonava nel silenzio della notte il canto degli uccelli notturni che vi avevano nidificato tra gli inaccessibili anfratti.

Il R.mo P. Nicola Garcìa, che aveva preso sulle sue spalle il gravoso fardello nel 1923 e che per due volte, come supremo moderatore della Congregazione clarettiana, aveva dato il via ai lavori, non se la sentì di darlo anche la terza volta e l’opera attese che spirasse il suo secondo mandato.”

Verso la fine di maggio 1948, il neo eletto Generale dei Missionari Figli del Cuore di Maria, R.mo P. Pietro Schweiger, annunziò, prima privatamente e poi ufficialmente, che il primo punto del suo programma di governo sarebbe stato: portare a termine il Tempio Votivo del Cuore di Maria.

Dopo l’ultima sospensione dei lavori i Padri missionari avevano proceduto alla liquidazione di fatto dei contratti con la Ditta costruttrice, il comitato esecutivo si trovò di fronte un terreno ingombro di difficoltà giuridiche, tecniche ed economiche, ma grazie alla risolutezza del R.mo P. Schweiger, il terreno fu presto liberato.

L’architetto A. Brasini lavorò alacremente per approntare i disegni delle ulteriori modifiche apportate al Progetto 1939 , notevoli nella parte dell’abside, alla quale dette un’ampiezza corrispondente alla vastità del tempio e della cupola, il cui diametro, ridotto quasi alla metà del Progetto 1931, venne portato a m. 26 per l’interno e a m. 31 per l’esterno.

Sira Sclano

 

Bibliografia: Accademia Mariana Internationalis, Alma Socia Christi, Acta Congressus Mariologici-Mariani Romae anno Sancto MCML Celebrati, Vol. VI – Fasc. II, De Corde Immaculato B. V Mariae, Accademia Mariana Officium Libri Catholici, Romae, 1952;  Hussu P. Francesco, Il Tempio Votivo Internazionale dell’Immacolato Cuore di Maria in Roma, Roma, s.d.; Iosi E., Il cimitero detto “ad septem Palumbas” sulla via Salaria Vetere s.l.,,s.d.;Raggi di speranza, Num. Unico, Roma, 1 giugno  1924;Tempio Votivo Internazionale del Cuore Immacolato di Maria in Roma, Poliglotta “Cuore di Maria”, Roma, A.D. 1939 – XVII E. F.

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