La Basilica del Sacro Cuore Immacolato di Maria è la Basilica che, purtroppo, dalla posa della prima pietra: 1 giugno 1924 ad oggi, non è stata completata, come da progetto dell’architetto Armando Brasini, della sua cupola.
La mancata posa in opera della cupola è dovuta a varie vicissitudini a cui si è andati incontro durante l’avanzamento dei lavori che costrinsero l’arch. Armando Brasini ad apportare modifiche al progetto iniziale, fino ad un consistente consolidamento delle fondazioni; quindi essendo stati risolti, ormai da tempo, tutti i problemi statici, la nostra Basilica potrebbe essere completata con un degno cappello.
Prospiciente piazza Euclide fu progettata per volere di Papa Benedetto XV, come si evince dalla relazione dell’arch. A. Brasini del 13 aprile 1939: “Il progetto che rispecchiava esattamente la volontà del defunto Pontefice, aveva forma rotonda somigliante più ad un Tempio romano tipo Pantheon, pur essendo ispirato su varie Chiese di Roma in forma circolare come le due al Foro Traiano, le due in Piazza del Popolo, quella di S. Giacomo, di S. Agnese, di S. Carlo, di S. Andrea, oltre a quelle pagane trasformate in cristiane di S. Stefano e S. Bernardo.”
Il tempio votivo ai Parioli all’inizio doveva dedicarsi a S. Giacomo Maggiore, come riferisce P. Francesco Hussu: “Si era nel 1917. Sulla cattedra di Pietro sedeva Benedetto XV. Non possiamo precisare se spinti dal desiderio di dare al grande Pontefice un segno di riconoscenza per gli sforzi che andava facendo in favore della pace o se mossi da altri motivi, i membri della Società Quartiere Valle Giulia, fecero pervenire al Papa l’offerta di un vasto terreno nella zona dei Parioli, per erigervi una chiesa monumentale, secondo i progetti dell’arch. Armando Brasini, da dedicarsi a S. Giacomo il Maggiore, come in omaggio ai suoi due predecessori erano sorte le chiese di S. Gioacchino ai Prati e di S. Giuseppe al Trionfale.”
Bisogna tener conto che nel 1917 la zona non era popolata e ricca di costruzioni come oggi ci appare, ma era quasi deserta attraversata dall’ampio Viale Parioli fiancheggiato da pochissime costruzioni; quindi Papa Benedetto XV rispose negativamente all’offerta, con un chirografo sospensivo: 9 settembre 1918 indirizzato al Barone Carlo Monti (che si era fatto tramite della Società Quartiere Valle Giulia), professandosi grato per l’offerta, ma spiegando che per erigere la Chiesa monumentale secondo i progetti dell’arch. A. Brasini (pianta a croce latina) “…avrebbe tratto seco la necessità di una spesa non indifferente… e alla domanda «se conveniva spendere considerevole somma di denaro per fare una chiesa in località dove non sono ancora abitanti, mentre vi è tanta necessità di chiese in luoghi dove già sono numerosi abitanti, privi di soccorsi spirituali», ho dovuto dare risposta negativa…” .
Dopo una brevissima sospensione delle trattative, S. S. Benedetto XV, il 23 agosto 1919, inviò un chirografo all’arch. A. Brasini nel quale esprimeva la volontà di provvedere ai bisogni spirituali del quartiere che si andava sviluppando nei pressi di Valle Giulia, gratitudine alla Società offerente il terreno, designava la zona dove avrebbe dovuto sorgere la Chiesa, stipulazione giuridica della donazione, e: “Ordiniamo sino da ora che la Chiesa erigenda sia dedicata al Santo del Nostro Nome, S. Giacomo Maggiore, ed ai quattro Santi Evangelisti. Disponiamo altresì che la costruzione sia eseguita dall’Architetto Armando Brasini, il quale, dopoché ne avrà riportato la Nostra approvazione, sarà preposto alla direzione generale dell’opera.”
L’architetto Brasini redasse il progetto che prevedeva la costruzione di una basilica di dimensioni pari a quelle della Basilica di San Pietro, infatti da un disegno dell’architetto: Veduta panoramica di Roma dalla Cassia col nuovo Tempio al Cuore di Maria, si vede il panorama dalla tomba di Nerone sulla via Cassia, a sinistra il Tempio Votivo al Cuore di Maria, al centro il nuovo Ponte XXVIII Ottobre (dell’arch. Brasini), a destra San Pietro. Il progetto sottoposto all’approvazione pontificia ne riceveva il placet, come risulta da una lettera della Segreteria di Stato di Sua Santità del 27 dicembre 1919 del Cardinale Gasparri che comunica al barone Monti, Direttore Generale del fondo per il culto, che Sua Santità si è compiaciuta dare al progetto Brasini l’Augusta Sua approvazione “…ed ha rilevato con soddisfazione che il medesimo, mentre risponde alle esigenze del culto divino e del ministero parrocchiale, promette in pari tempo di riuscire un monumento di arte cristiana non indegno della capitale dell’Orbe Cattolico.”, riservandosi di ordinare l’esecuzione sotto la direzione generale dello stesso Architetto, appena le condizioni della Santa Sede permetteranno di porvi mano. In questo stesso anno Mons. Domenico Mariani, poi cardinale, con il Procuratore dei Missionari Figli del Cuore di Maria, Padre Filippo Maroto, trattarono confidenzialmente le eventuali possibilità di affidare l’esecuzione del grandioso progetto alla Congregazione dei Padri Claretiani (La Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, fu fondata il 16 luglio 1849, nella città di Vich – Spagna, dal Beato Antonio Maria Claret).
I Padri presero in considerazione l’offerta, ma la decisione di affrontare la costruzione del monumentale tempio, fu presa direttamente dal Pontefice, molto prima che i Padri Claretiani fossero interpellati ufficialmente. Cosicché fu consegnato ufficialmente l’incarico di realizzare il progetto alla Congregazione che fu costretta ad accettare tutto ciò che fino ad allora era stato predisposto ed approvato: scelta del luogo, monumentalità dell’edificio, titolare, direzione artistica ed esecutiva ecc.
In fase di trattative e poco prima che la Congregazione ricevesse l’incarico, il Papa Benedetto XV morì, ma l’idea fu raccolta come sacra eredità dal suo successore Pio XI, che propose alla Congregazione dei Missionari Figli del Cuore di Maria che si incaricassero dell’esecuzione del progetto, donando loro in proprietà l’intera area del terreno.
Nel 1922 Papa Pio XI accogliendo il pensiero di Papa Benedetto XV, volle che il Capitolo Generale della Congregazione dei Missionari si pronunziasse sull’accettazione dell’Impresa.
I Padri Capitolari si espressero in senso affermativo in base al calcolo presuntivo presentato all’assemblea di 15 milioni di lire.
All’accettazione comunicata tempestivamente alla Santa Sede, il Papa rispose per mezzo del card. Pietro Gasparri, con lettera della Segreteria di Stato di Sua Santità 11 gennaio 1923, affidando alla Congregazione la sollecita costruzione, apertura ed ufficiatura della Chiesa monumentale.
Pochi giorni dopo, il 20 gennaio il Pontefice ricevette in udienza privata Padre Nicola Garcìa, Superiore Generale della Congregazione dei Missionari figli del Cuore di Maria e Padre Giovanni Postius, li incoraggiò nuovamente all’impresa, si compiacque di stabilire che la Chiesa s’intitolasse al Cuore Immacolato di Maria, come i Padri avevano chiesto; infatti con lettera della Segreteria di Stato del 9 febbraio 1923, si comunicava ufficialmente che il Tempio si sarebbe intitolato Tempio Votivo del Cuore Immacolato di Maria e si accordava una speciale Benedizione a tutti quelli che in qualsiasi modo avrebbero contribuito al successo dell’Opera, monumento di Religione e d’Arte.
(il seguito nel prossimo numero)
Sira Sclano
Bibliografia: Tempio Votivo Internazionale del Cuore Immacolato di Maria in Roma, Poliglotta “Cuore di Maria”, Roma, A.D. 1939 – XVII E. F.; Hussu P. Francesco, Il Tempio Votivo Internazionale dell’Immacolato Cuore di Maria in Roma, Roma, s.d.; Accademia Mariana Internationalis, Alma Socia Christi, Acta Congressus Mariologici-Mariani Romae anno Sancto MCML Celebrati, Vol. VI – Fasc. II, De Corde Immaculato B. V Mariae, Accademia Mariana Officium Libri Catholici, Romae, 1952.
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