Capitolo 6 - La Seconda Guerra Mondiale 
 
Il 24 gennaio 1941, pochi giorni prima dello storico bombardamento navale inglese su Genova, nella sua casa di Salita Montebello 10/3, all'età di 80 anni, muore il vecchio “Mannu” Santagata, lasciando ai due figli il “timone” della sua famiglia. 
[l’attacco inglese del 9 febbraio 1941 è testimoniato dalla bomba inesplosa conservata nella Cattedrale di San Lorenzo] 
"Mannu" fu sepolto a Staglieno insieme ai figli Giuseppe e Giulio. 
Spesso ripeteva: "Nella mia vita ho navigato su tutti i mari del mondo, tranne nel Mar del Giappone”. Per questo fatto imparò varie lingue (comprese alcune frasi in arabo).
 
 
"Manuelitto nella  
Seconda Guerra Mondiale
Basandomi su racconti tramandati, sui dati dei registri del R.I.N.A. e della letteratura, ho cercato di ricostruire le principali rotte del "bisnonno "Mannu" tra il 1888 ed 1920, in uno schema riportato nell'Appendice 3. 
 
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All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Angelo fu richiamato a Tortona (esistono alcune foto datate 1° maggio 1941), per essere poi congedato a causa dell’asma. Tornato a Genova nello stesso anno, continuò l’attività di commerciante. 
"Manuelitto", richiamato all’Ospedale Militare della Chiappella di Genova, fu poi congedato dopo quasi due anni. Successivamente, fino al 1945 circa, lavorò come cassiere presso la sede centrale della Cassa di Risparmio di Genova,in via XXV Aprile.
 
Palmina e "Manuelitto" 
nella Seconda Guerra
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Treville in una foto del 1953
   Verso la fine del 1941 la nostra “Storia” si sposta nel Monferrato. A causa dei frequenti bombardamenti aerei e della “carestia” che aleggiava su Genova, le famiglie Santagata e Miglietta sfollarono a Treville, paese natale, come già detto, delle sorelle Enrichetta, Palmina e Lia.  
Inizialmente sfollarono "Lia" con i nipoti Angelo ed Eugenia, e Giovanna con i figli Alfonso, Giulio e Salvatore; a loro si unì anche "nonna" Eugenia Poggi. Successivamente (1942) arrivarono anche Enrichetta con i figli minori Carla e Giovanni (Paparella).  
[Un altro figlio di Enrichetta, Nello, fu imbarcato su un dragamine con la qualifica di radiotelegrafista. La nave fu silurata nel dicembre 1942 e tutto l'equipaggio fu dato per disperso]. 
 
Questo nuovo “periodo trevillese”, trattato con maggior dettaglio nella prossima "Storia familiare", fu ricordato sempre con nostalgia dalle sorelle Miglietta.
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Alla mattina i vari cugini si svegliavano di “buon ora” per  raggiungere in bicicletta le rispettive sedi scolastiche: 
 
Angelo pedalava verso la scuola media di Rosignano, nascondendo in tasca un mazzo di carte per imomenti di “distrazione” dei professori. 
 
Alfonso, giunto a Treville con qualche materia da riparare, fu mandato dal padre Angelo al Collegio di Borgo S.Martino (sulla strada Casale Monferrato-Valenza). 
Passò in questo luogo la sua prima estate, tornando a casa rare volte per fare scorta di viveri. Superati gli esami di settembre, poté continuare gli studi ginnasiali a Casale Monferrato. 
     Sognando yachts ed auto sportive, si metteva alla guida di una fiammante “Topolino”, affidata dai proprietari alla famiglia trevillese di Delfino Allara (compagno di classe del cugino Giovanni Paparella). L’auto, priva di benzina, dopo essere stata spinta dal cortile degli Allara, su per la ripida via Voltini, era costretta ad accogliere un numeroso “equipaggio” (Delfino, Alfonso, Salvatore, etc.). “Ben stipata” di amici, ritornava alla base a tutta velocità, dopo aver “subito” una violenta sterzata a 90° per centrare l’entrata del portone del cortile. 
 
Giulio, dal 1942 al 1945 frequentò con profitto la Scuola Elementare trevillese. Nella stessa scuola c'era anche il cugino Giovanni, più grande di un anno rispetto a Giulio.  
Riportiamo qualche notizia ottenuta rovistando tra i registri scolastici di quegli anni: 
Giulio, “sfollato proveniente da scuola pubblica”, frequentò la II elementare nel 1942-1943. Fu promosso con tutti “Buono”. 
L’anno seguente (1943-1944) lo ritroviamo in III elementare con la maestra Maria Cantamessa Garrone. Alla fine ottenne lo stesso punteggio. 
CLASSE III (1943-44): 
Barletta Guglielmo, Caniccio Luigi, Rei Giuseppe, Santagata Giulio, Vellano Pasqualino, Dallosta Carmen, Devasini Anna, Diotto Vittoria, Imarisio Olga, Marzari Adelmo, Miravalle Sandrina, Spinoglio Luigina e Tardito Severina 
Nell’anno scolastico 1944-1945 Giulio frequentò con successo anche la IV elementare 
 
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Francesco, iscritto al Liceo Classico Colombo, rimase con i genitori a Genova fino al 1943. Durante gli allarmi aerei si rifugiò con la famiglia nelle vicine gallerie ferroviarie della stazione di P. Principe. 
 
Nel 1943 la casa genovese di Salita Montebello fu colpita ed in parte distrutta da alcuni spezzoni di bombe durante un bombardamento navale. In questa occasione la stanza di Angelo prese fuoco e probabilmente si persero, purtroppo, altri suoi scritti e ricordi (forse altri diari americani e forse anche il libretto di navigazione del padre). 
     Mobili ed arredi furono caricati su un vagone ferroviario e momentaneamente accatastati nella casa parrocchiale di Treville, di don Luigi Zavanone. In questo viaggio si persero varie cose, tra le quali un meraviglioso presepio del quale si è parlato per molto tempo. 
 
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Mentre Emanuele, Angelo e Palmina cercarono un altro alloggio a Genova, anche Francesco sfollò a Treville. Alla mattina si ritrovò, così, in sella alla sua bicicletta,  diretto, in compagnia del cugino Alfonso, verso il liceo classico di Casale Monferrato. 
     Tra gli aneddoti “ciclistici” di questo periodo, Francesco ricorda di quando, ritornando da Casale, per risparmiare energie in vista della salita di Ozzano, si aggrappò ad un camion nei pressi di San Giorgio. Per evitare le buche sulla strada, il conducente del mezzo, ignaro del “clandestino”, si mise a zigzagare. La bici finì in un fosso mentre Francesco, dopo essere rimasto aggrappato per qualche minuto, fu costretto a lasciare la presa. Si ritrovò così a terra con qualche livido, ma soprattutto con i suoi amati calzoni alla zuava rovinati sul ginocchio. 
Superando due anni in uno, riuscì a diplomarsi insieme alla futura moglie Fernanda Pugno nel 1943. 
 
   Il più fortunato della famiglia fu Salvatore Santagata, troppo piccolo per andare a scuola. Libero da compiti e da interrogazioni e con l’hobby del lavoro di scavo e muratura, poteva, quindi, giocare con i suoi amici preferiti. Al ritorno dai giochi era subito accudito dalla “zia Lia”. 
 
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     I tedeschi vennero a Treville qualche volta, attratti dagli spari dei partigiani. Riguardo a questo fatto ci sono stati “tramandati” alcuni aneddoti:
 
     
 Francesco, dopo aver tagliato legna tutto il giorno nel suo cortile, si recò dai Mazzucco per restituire l’ascia. Una provvidenziale caduta nella loro cantina gli impedì di raggiungere l’adiacente cortile di Fernanda, invaso dai fascisti.  
Questi ultimi stavano sparando contro un gruppo di partigiani che, attraverso il giardino dei Pugno, erano fuggiti verso la “Palude”. In quell’occasione accusarono (e minacciarono) anche il futuro suocero (Ermenegildo Pugno), ai tempi Segretario Comunale trevillese, di aver dato asilo ai fuggitivi.
 
Treville in una foto del 1953
   
Ancora Francesco, verso la fine della guerra, mentre preparava gli esami universitari sul tranquillo colle del cimitero, vide un’autocolonna nazista dirigersi verso Treville. Essendo passibile di deportazione, scappò a casa attraverso i campi; si nascose per alcune ore [che nei ricordi tramandati divennero giorni interi] in una angusta legnaia [oggi murata], posta accanto al camino della stanza a piano terra [l'attuale saletta]. L’entrata di questo luogo “segreto” fu coperta da un mobile, in modo che il nemico non potesse sospettare di nulla. Palmina e Lia, poi, dirottarono i militari verso altre abitazioni. 
 
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Quando il nemico era lontano, l’allegra compagnia si dilettava in passeggiate verso i paesi vicini e si scatenava in pomeriggi danzanti in casa Pugno, essendo proibite feste pubbliche di ogni tipo. 
 
Alla sera i vari cugini si ritiravano (si fa per dire) nelle rispettive stanze. Al primo piano, sopra la cucina, dormivano Lia, Salvatore, Eugenia e Carla (figlia di Enrichetta); nella saletta c’erano Angelo o Francesco e la nonna Eugenia Poggi; la camera al primo piano, sopra la saletta, infine, era riservata a Giovanna con i figli Giulio ed Alfonso ed a Giovanni (altro figlio di Enrichetta).
 

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Treville (AL) vendemmia 1949 
al centro il piccolo Salvatore ed Eugenia
 
Durante il mese di settembre, per tradizione, tutti si ritrovavano a vendemmiare nelle vigne dei Sarzano. Qui tra canti e risate, i più robusti, tra i quali Francesco, portavano e svuotavano le brente negli “arbi”, mentre gli altri raccoglievano (...ed assaggiavano) l’uva. I Sarzano, verso mezzogiorno, offrivano coniglio, peperonata e vino. 
 
In una di queste occasioni, un bue, stanco di aspettare che caricassero il suo carro ed affaticato dal carico stesso, per consolarsi, “assaggiò” i vestiti di ricambio di Eugenia e Carla, costringendole a ritornare a casa tutte infangate. 
 
 
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    Emanuele, Palmina  ed Angelo, come Enrichetta, Luigi e la figlia maggiore Rita, rimasero per motivi di lavoro a Genova, in “prima linea”, e raggiunsero Treville saltuariamente. 
 
     Dopo il suddetto bombardamento del 1943, i Santagata affittarono un appartamento in Corso Carbonara 10A. Questo alloggio fu, poco tempo dopo, parzialmente occupato da un distaccamento della Marina Tedesca. 
     La coabitazione con il “nemico” fu sopportabile, anche per il carattere di tutti gli occupanti. Palmina preparava piatti piemontesi (con quel poco che si trovava sul mercato) ed i giovani nazisti contraccambiavano con porzioni di patate, uova e crauti.  
Nonostante questo fatto, in quel periodo, riuscirono ad aiutare un conoscente ebreo, il dott. Ubaldo Foà, e la sua domestica Renata Chiapponi, a nascondersi dai tedeschi.  
Renata da allora diventò la più grande amica di famiglia [Renata morirà a Ciano d'Enza? il 14 giugno 1997]. 
     Al suono della sirena dell’allarme, che annunciava uno dei tanti bombardamenti aerei, i Santagata, come gli altri residenti del quartiere, correvano a rifugiarsi nelle vicine gallerie della funicolare del Righi. 
 
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     Il 25 aprile 1945, giorno della “Liberazione”, il convoglio su cui viaggiavano Luigi, Angelo ed Eugenia, che tornavano da Treville, fu bloccato dai partigiani in festa per la ritirata dei tedeschi. Per raggiungere Genova, camminarono per tre giorni, con bagagli e scorte di farina, attraverso il Passo della Bocchetta e Voltri.
 
 

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