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Intervento del KIUS al Convegno dei Supervisori a Palermo

Innanzitutto il KIUS, Coordinamento InterUniversitario Specializzati e Specializzandi SSIS, ringrazia gli organizzatori di questo Convegno per aver voluto il nostro intervento, nonostante, forse, sia sfuggito loro il fatto che l'intervento del KIUS non sia esplicitato nel programma dei lavori.

Aristotele sosteneva che "….ogni azione ed ogni scelta deliberata tendono … ad un bene". Il bene di ogni azione è considerabile il fine, la sua meta e dunque il suo stesso senso. Il KIUS, per ovvie ragioni, si è chiesto quale fosse il fine, e dunque il bene della SSIS.
Come ben sapete, l'istituzione della S.S.I.S. si inserisce nell'ampio dibattito di adeguamento ai parametri europei e di cambiamento del sistema di formazione e di reclutamento dei docenti, tanto che essa è istituita dalla legge 341 del 19/4/1990. Tuttavia, la SSIS è sorta in un momento storico (congiuntura economica internazionale) e in un momento politico (passaggio dal centro-sinistra al centro-destra) di transizione; due governi hanno, infatti, affrontato il problema della formazione e del reclutamento dei docenti con proposte e con risposte sinora non adeguate.

E' innegabile che l'instabilità congiunturale ha reso davvero arduo qualsiasi tipo di seria riflessione epistemologica che potesse delineare chiaramente, senza giochi di parole, il ruolo sociale della scuola e conseguentemente dello stesso personale docente.
La SSIS nasce in questo clima di incertezza e al suo interno ha dovuto darsi un fine e delle modalità esecutive da rifinire ulteriormente. Ma qual è il bene, il fine, della SSIS?
Quando le SSIS partirono nel 1999, contemporaneamente, si svolgeva l'ultimo concorso ordinario ed il corso-concorso abilitanti e validi per le immissioni in ruolo. Il concorso non ha mai avuto valore formativo: non ha mai aiutato i laureati a diventare docenti. Ne ha sempre certificato soltanto la preparazione disciplinare posseduta. Il corso-concorso ha risposto ad alcune esigenze.

Le SSIS, al contrario, nascono con un duplice compito: primo, formare i docenti; secondo, certificarne la professionalità raggiunta. Indubbio è l'alto livello formativo della SSIS; essa, infatti, consente di acquisire una preparazione didattico-epistemologica ed una preparazione metodologica innovativa potenziate dall'esperienza del tirocinio. Infatti, durante il tirocinio teoria e pratica didattica si coniugano, permettendo allo specializzando di diventare un professionista.

Il fine delle SSIS appare così ben visibile. Ma il bene della SSIS è ben più complesso e non è stato, ancora, pienamente scorto a causa di un difetto di lungimiranza e a causa delle non perfettamente adeguate modalità esecutive.

Parlare dei modelli di formazione dei docenti significa secondo il KIUS valorizzare ulteriormente l'alto percorso formativo della SSIS attraverso l'istituzione del V Ciclo e significa, altresì, prendere le distanze dall'esperienza del concorso ordinario e del corso-concorso ma anche dalla nuova politica ministeriale che prevederebbe la laurea specialistica come l'unico canale di reclutamento.

Valorizzare la SSIS significa, anche, sopperire ad un vuoto normativo inerente l'istituzione attraverso una legge parlamentare di una quota dei posti riservati ai concorsi ordinari a coloro che risultino aver conseguito l'abilitazione presso le SSIS nel periodo intercorrente tra un concorso e l'altro. Tale quota dei posti riservati dovrebbe secondo il KIUS essere istituita sulla base di un'apposita graduatoria regionale o nazionale e secondo le rispettive classi di concorso, ai candidati che nel periodo intercorrente tra un concorso e l'altro risultino aver conseguito l'abilitazione presso le Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario.

A tal proposito, il KIUS auspica un interessamento in tale direzione da parte del MIUR, da parte della Commissione Cultura, da parte della CODISSIS, da parte degli SVT e, infine, da parte di tutti i docenti della SSIS.

Diversamente, infatti, c'è e ci sarà il rischio di formare e certificare competenti docenti, i quali non avranno mai la possibilità di spendere nel mercato del lavoro le competenze acquisite.
In tal modo, si rischia anche di portare avanti un discorso pedagogistico che potrebbe rischiare l'astrattezza e sul quale è giusto riflettere.

Oggi, le SSIS rappresentano un preziosissimo bagaglio di strategie inerenti la formazione dei docenti di cui occorre fare tesoro anche grazie a questi quattro anni di esperienza SSIS. Così, piuttosto che elidere la SSIS, stante la Riforma Moratti, occorre lottare perché essa possa migliorare, affinando gli strumenti e colmando quelle lacune normative che ancora la caratterizzano.

Per concludere: una ricerca sociologica di circa due anni fa, sul mondo degli insegnanti della scuola italiana condotta da Alessandro Cavalli in Gli insegnanti nella scuola che cambia ha scoperto che tra le cause di demotivazione dei docenti italiani vi è la consapevolezza di aver avuto accesso ad una professione senza una seria formazione e una altrettanto seria selezione. La SSIS è riuscita a superare questo impasse pluridecennale, selezionando e formando docenti professionisti grazie alle indiscutibili figure e lavoro degli SVT.

Per tali ragioni, è opportuno chiedersi a quale destino le SSIS indirizzino i propri docenti specializzati e specializzandi e come preservarne e garantirne la serietà e l'alto valore formativo. Una scuola di specializzazione che seleziona e prepara docenti motivati e di alta qualità non solo è un investimento per l'intero Paese, ma assicura vere e proprie trasfusioni di alta motivazione per chi la frequenta e per chi vi lavora in veste di formatore.

KIUS: Coordinamento InterUniversitario Specializzati e Specializzandi SSIS

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