Renzo Kayak 

seguito 2 di 4, "Il kayak, noi e l'essenza"

  Lunghezza al galleggiamento

  Sezione maestra  

 
   

 

 

 

 

Assetto longitudinale, trasversale e pescaggio

 

   La Stabilità
Nella progettazione se ne considerano due, quella longitudinale, qui non descritta, e quella trasversale.

L'approfondimento del significato di stabilità trasversale permette di giudicare a priori il comportamento di un'imbarcazione. La stabilità trasversale è tenuta in gran rispetto quando si tratta di progettare navi, barche a motore, a vela ed a remi ma, quando si tratta di kayak, è spesso volutamente snobbata.

  Stabilità di Forma  (Vedi Fig. 4) 
Il dislocamento è uguale a tutte le barche rappresentate nella fig. 4, ma la barca N° 1 è quella che possiede una maggior stabilità di forma perché più larga. Sotto l'effetto di una forza sbandante questa barca, data la sua maggior larghezza, permette al centro di carena uno spostamento laterale maggiore. Lo spostamento crea un braccio di leva che favorisce l'opposizione all'effetto sbandante (barca N° 1 in posizione a). Il tutto funziona fino ad un certo angolo di sbandamento poi avviene il capovolgimento. A grande stabilità di forma corrisponde un maggiore angolo di sbandamento.

Nella barca N° 2, sottoposta ad eguale effetto sbandante, lo spostamento del centro di carena è minore (barca in posizione a) cioè la barca reagisce con un minor braccio di leva quindi è meno stabile.

La barca N° 3, con carena tonda, sottoposta ad effetto sbandante non oppone braccio di leva perché il suo centro di carena non si sposta (la resistenza d'attrito non è considerata).

Cessata l'azione sbandante le prime due barche, dopo un certo numero d'oscillazioni, ritorneranno nel loro stato d'equilibrio, la terza potrà farlo solo se il punto d'applicazione del suo peso più il carico si trova sotto il centro di carena. Le tre barche possono essere sbandate fino a quando l'angolo di sbandamento impedisce all'acqua di entrare dal lato sbandato. Il tutto vale in condizioni di acque calme.

La situazione cambia quando la barca è un kayak con a bordo il suo "equipaggio"perché fino a quando gli ipotetici 100 Kg. gravano sulla stessa linea verticale, della spinta verso l'alto, tutto va bene. Quando invece la verticale, condotta dal baricentro dei pesi, si discosta da quella condotta dal centro di carena, la situazione di equilibrio si ristabilisce (in acque calme) solo se lo spostamento della linea verticale di applicazione del peso rimane entro i limiti di spostamento del punto di applicazione della spinta verso l'alto, cioè non oltrepassa lo spostamento del centro di carena.   

Il punto di applicazione del peso del Kayaker e del kayak, nella sezione trasversale, coincide grosso modo con l'ombelico della persona. Il punto di applicazione è di conseguenza sopra il centro di carena e sopra la linea di galleggiamento. Ciò crea una persistente condizione di instabilità al minimo spostamento (o angolazione) del Kayaker o della superficie di galleggiamento.

Quando le barche 1 e 2 sono sostituite dai rispettivi kayak con Kayaker a bordo, sotto l'effetto sbandante tutto funziona come descritto sopra.

Se alla barca 3 si sostituisce il corrispondente kayak, si capisce subito che il Kayaker deve essere un equilibrista. Basta il peso della piuma di un gabbiano che si posa di lato sul kayak o lo spostamento d'aria creato dal volo ravvicinato del pennuto a far spostare la verticale, condotta dall'ombelico, da quella condotta dal centro di carena che rimane immobile. Quanto finora detto è a tutto vantaggio della stabilità di forma ma allora perché è spesso snobbata? La risposta è semplice: c'è sempre un rovescio della medaglia, ma per ora consideriamo il lato visibile.

La stabilità di forma ha la sua efficacia in condizioni di acque calme, ma in quelle con moto ondoso ha valore solo per brevi momenti (vedi fig. 5).

Alla presenza di moto ondoso, il kayak che si trova sulla cresta dell'onda può trovarsi con la sua superficie di galleggiamento ridotta e la sua capacità di raddrizzamento sarà proporzionalmente diminuita. In tale situazione una raffica di vento o un frangente fanno rovesciare l'imbarcazione. Tecnicamente si genera una coppia, il momento sbandante supera quello raddrizzante. La coppia, nel significato fisico (non in quello umano), non ammette risultante, ma tende ad imprimere al corpo una rotazione. Così si scopre che il kayak è un potenziale generatore di coppie o di ribaltamenti.

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