Fabrizio kayak

UN KAYAK DI NOME NARVALO

 

 

 

L'altezza interna è quella dei veri kayak groenlandesi, ben diversa dalle altezze dei kayak commerciali

AMMAZZADE CHE BEL AMMASSALIK II°, questo è stato il mio commento dopo aver visto il secondo kayak costruito da Fabrizio Porzionato ("Débordé"). Poi ho fatto qualche piccola e stimolante critica ed infine dissi:< Nel mio sito ci infilerò il tuo scritto, è bello, pieno di sensibilità e trasmette il perché della passione che spinge a costruire un kayak.>

Ecco lo scritto di Fabrizio

Le critiche costruttive mi fanno solo piacere. La scelta di accentuare la spigolosità e la protuberanza del masik sono volute; sofferte ma volute! Mi piace lo sforzo che la tela deve sopportare per non farsi strappare dalla voglia di emergere del masik che, da dentro, reclama la propria esistenza, il proprio ruolo. La deck anteriore al masik è leggermente alta a formare in coperta una curva che nasce, si eleva e decresce al masik, formando, da prua verso poppa, una linea sinuosa che si placa come l'armonia e l'eleganza dell'onda, consegnando al pozzetto l'onere di portare lo sguardo a poppa. Una sintesi tra l'armonia e l'invenzione.

 

Il kayak è molto basso 

 L'interno del masik : mi trovo d'accordo con te ma la scelta è stata dettata dal rispetto che ho della fatica degli Inuit che, del kayak si servivano per mangiare. Ho voluto ricordarmi, nell'indossarlo, che non è nato per sfizio o per gioco. La sofferenza che proverò nell'indossarlo, nel viverlo spero, mi dovrà ricordare la caducità della vita, la cruda e difficile esistenza artica. Anche la deck beam anteriore al masik, umile e nascosta, con fatica deve reggere il peso, il prezzo che la bellezza esterna comporta sempre: come lo scheletro umano, spigoloso ed essenziale a sostegno della bellezza esteriore di un corpo perfetto. Il peso, la tensione, la torsione, la spigolosità della vita è tradotta con impietosi colpi di ascia, con la sega che miete ferite che guariranno nel nobile scopo di avere un ruolo, una posizione centrale.

Ho affidato il destino del mio kayak alla benevolenza degli animali artici che gli Inuit cacciavano ma che ammiravano: la scelta del Narvalo è stata consegnata alle cure di una bimba bellissima che, con grande amore, ha saputo tradurre con impegno ciò che nessun altro avrebbe saputo fare meglio. Ho solo tradotto sulla nuda tela l'essenza e lo spirito che la bimba ha colto benissimo del vivere in mare, del mare d'amare.

 

 Lui è il "Débordé" 

 

Sono felice perché ho realizzato il kayak con tutto l'amore possibile per il mare, per gli Inuit, per un mondo che scompare. Ogni momento, ogni gesto compiuto nella costruzione è stato dedicato con consapevolezza e volontà all'amore per il mare. Ricordo con molta riconoscenza che questo spirito, questa essenza (parole tue) del kayak, dell'artico, dell'andar per mare, è tuo insegnamento. Spero che tu possa apprezzare questo spirito che ho voluto trasmettere al mio modo di fare e di essere, spero che tu ci veda anche il tuo lavoro. Spero che tutto questo tu lo possa sentire anche come tuo. Spero che tu possa sentirti orgoglioso se mi permetto di dirti grazie, Maestro!
Con affetto, stima, gratitudine e umiltà.

Un grande abbraccio.
Fabrizio

 

 

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