"Ma tardi, amico, giungiamo."
(Hölderlin)
DA "APOCALISSE E ROVINA"
                                     GRODEK
 
          A sera risuonano i boschi autunnali

          di armi letali, le auree distese

          e gli azzurri laghi, e dall'alto il sole

          rovina all'orizzonte, più oscuro; la Notte abbraccia

          guerrieri morenti, il furioso lamento

          delle loro bocche in frantumi.

          Pure silenziosa si raduna fra i salici

          rossa nube, soggiorno di un dio furente,

          il sangue sparso, argentea frescura;

          tutte le strade sfociano in nera putredine.

          Sotto gli aurei rami della Notte stellata

          vacilla l'ombra della sorella per la selva ammutolita

          a salutare gli spiriti degli eroi, le teste insanguinate;

          e lievi risuonano nel canneto i sinistri flauti autunnali.

          O più fiera pena!O, voi, ferree are,

          l'ardente fiamma dello spirito nutre oggi un possente dolore,

          i nascituri nipoti.


                                              (G.Trakl, "Grodek", 1914.)



 

Si tratterebbe, a mio modo di vedere, di un problema di traduzione.Si tratterebbe di un'esteriorità da non
raccogliere, di una permanenza dovuta nel perimetro, nella circolarità di un accampamento, di una stasi
preliminare. Si dovrebbe trattare di una traduzione, e quindi di un tradimento, se vogliamo di una
diserzione.

Il poeta di cui abbiamo ripetuto gli ultimi versi, Georg Trakl, morì da soldato, si suicidò da soldato.O da
disertore....

Grodek fu il luogo di uno dei primi scontri della prima guerra mondiale.Nella crudeltà di quell'apocalisse
uno spirito più sottile percuoteva l'animo di Trakl...lo spirito di Elis, lo spirito del nascituro nipote.Il nipote
di cui si attende la nascita, sempre che un fulmine fecondi ancora una vicinanza...un fulmine nella notte.

Quale via ci conduce alla vicinanza?Come abbiamo detto, siamo di fronte a un problema di traduzione.La
poesia ci invita a chiudere il cerchio, a ritrovare il suo senso nella circolarità di un accampamento e nel
venir meno di questa sicurezza, nella rottura del velo che difende e nello sfacelo della guerra...La poesia ci
invita a chiudere il cerchio, a non disertare.

E' dunque questo il significato di "Grodek"?Oppure forse nella diserzione del poeta è racchiuso un gesto
più misterioso, un gesto che precede ogni azione e ogni passività, un gesto che solo la nostra cecità ci fa
vedere come religioso, come inaugurante?

Rintracciando il luogo del poetare di Trakl, Heidegger sostiene che "un giudizio sul carattere cristiano del
poema di Trakl dovrebbe prendere in considerazione innanzitutto le due ultime poesie "Lamento" e
"Grodek".Ci si dovrebbe chiedere: perchè il poeta, se è così decisamente cristiano, non invoca qui, nelle
sue ultime parole nascenti dall'estremo della sua umana miseria, Dio e Cristo?Perchè nomina invece
l'ombra vacillante della sorella e la chiama <<colei che saluta>>?"

Chiaramente, il cristianesimo non ha niente a che fare col luogo da cui parla il poetare di Trakl.Il poetare
di Trakl, infatti, non oltrepassa la morte in quanto contraddizione estrema...ma fronteggia la morte, è la
narrazione stessa di questa esperienza del "Fronte" rispetto alla quale ogni esperienza bellica diventa una
mera ripetizione....che però concentra in sè tutte le possibilità sprigionantesi dal rapporto iniziale e
iniziatico con la morte, dalla nudità del confronto.

Ascoltiamo la poesia.I primi versi parlano di una scena di battaglia, ancor meglio di ciò che resta di una
battaglia, della suprema desolazione che avvolge i soldati morenti o già trapassati dalle "armi
mortali"."Pure", come dice la poesia, un dio è presente, il confronto coi divini non è perso, ma il dio è
furente, è un dio che è ìnnanzitutto "rossa nube", cioè "sangue sparso"; la presenza di questo dio ci
ricorda che "tutte le strade sfociano in nera putredine", nella definitività della dissoluzione.Ecco dunque
presentarsi la sorella...di questa sorella Trakl dice che "vacilla...per la selva ammutolita".Chi è questa
sorella?Il poeta dice, in una poesia che si chiama "Crepuscolo spirituale", che "sempre risuona la lunare
voce della sorella/ attraverso la notte spirituale".La sorella è dunque colei che vigila e inaugura la notte
dello spirito, il suo raccogliersi in sè stesso, il suo presentarsi dinanzi alla morte nell'unità del suo
naufragio.La sorella è la morte stessa, sorella morte che il poeta all'estremo giorno dei suoi non può non
cantare, nell'ultimo suo canto.

Si trattava di un problema di traduzione.Si trattava di riportarsi nel luogo di un linguaggio possibile,
partendo dal silenzio di Polemos.Si trattava, per Trakl, di consegnarci l'essenza di una poesia morente,
oltre "il furioso lamento/delle loro bocche in frantumi", le bocche dei guerrieri morenti- la bocca di un
poeta, Trakl, che morirà solo pochi giorni dopo questa splendida, immortale poesia.
 
 


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