PLATONE

1) Vita e scritti

Platone nacque ad Atene nel 427 a.c. da famiglia assai nobile ed ebbe modo, pertanto, di ricevere un educazione completa sotto tutti i punti di vista. Fu inizialmente discepolo dell’eracliteo Cratilo, ma già a vent’anni divenne fedele ascoltatore degli insegnamenti di Socrate, che divenne il suo punto di riferimento culturale più importante. La vita di Platone fu segnata da due eventi fondamentali : il processo e la condanna di Socrate e la sfortunata serie di viaggi da lui intrapresi nella Magna Grecia per tentare di realizzare concretamente l’ideale politico di una polis saggiamente governata da filosofi-re.Più importante, invece, sul piano più strettamente filosofico fu la fondazione dell’Accademia, la scuola dove Platone potè tramandare le sue dottrine che intanto andava inquadrando nei celeberrimi dialoghi.Mentre era ancora intento alla stesura delle “Leggi”, morì nel 348 a.c..
Gli scritti di Platone ci sono pervenuti ordinati in 9 tetralogie, ma il grave problema e stato accertarne l’autenticità. Dei vari metodi filologici applicati, il più fruttuoso è risultato il metodo “stilometrico”, consistente nell’analisi delle particolarità stilistiche del linguaggio platonico a partire dalle “Leggi”, unica opera certamente autentica.A seguito di questa ricerca è stato possibile attribuire con certezza a Platone quasi tutti le opere pervenuteci nell’ordinamento tetralogico, determinandone approssimativamente la cronologia secondo tale distribuzione:
A)DIALOGHI GIOVANILI-SOCRATICI ( Apologia, Critone, Protagora , Etc.)
B)DIALOGHI DELLA MATURITA’-COSTRUTTIVI ( Gorgia, Menone, Fedro, Repubblica, etc.)
C)DIALOGHI DELLA VECCHIAIA-DIALETTICI ( Teeteto, Parmenide, Timeo, etc.)
Qualche parola va aggiunta sulla forma letteraria usata da Platone.Ad esigenze prettamente filosofiche risponde lo stile dialogico, che soprattutto nei dialoghi giovanili vuole rispecchiare fedelmente il “dialogare” socratico: tale stile va infatti esaurendosi e perdendo vitalità con il progressivo distacco di Platone dalla filosofia del maestro, tanto che nelle “Leggi” lo stesso Socrate, sempre presente nelle altre opere, sparisce del tutto.D’altra parte bisogna sottolineare come con l’uso del dialogo e dei miti
P. sia riuscito a dare alla sua esposizione un ritmo e una piacevolezza tali da rendere le sue opere fondamentali per l’arte non meno che per la filosofia.

2)GNOSEOLOGIA E PSICOLOGIA

Fondamentale è nella filosofia platonica il problema della conoscenza, che si pone in maniera originale a partire dalla crisi che l’iniziale socratismo di Platone( identità di virtù e scienza, attraenza del bene) subisce in seguito alla necessità di dare ai valori un fondamento universale e stabile per sottrarli al regno del divenire sensibile.La vera scienza, afferma innanzitutto Platone, non può che essere scienza dell’eterno, tale da sottrarre l’uomo alla persuasione priva di verità dei sofisti (in tal senso Protagora è criticato, perchè proprio lui non può sostenere che la verità è relativa- giacchè anche codesta verità lo è !) e da spingerlo alla attuazione del solo Bene, che non può darsi in una vita caratterizzata dalla rettorica e dal piacere.Ma come insegnare la virtù, se non la si conosce e se ne è solo alla ricerca?  Platone afferma che conoscere è dialogare, e che la maieutica socratica non è altro che un metodo per far ricordare all’uomo ciò che già egli ha conosciuto nella vita pre-mondana, quando potè avere la chiara visione delle idee delle cose, cioè delle loro “pure forme”.Il ricordo è dunque la vera scienza, se tale reminiscenza è memoria delle idee, uniche realtà che permangono eternamente uguali a sè stesse e essenziano le cose sensibili dandogli quella realtà che altrimenti non avrebbero.Si instaura così un rigoroso dualismo tra mondo delle idee, ogg. di un’astratta contemplazione intellettuale, e mondo del divenire sensibile, la cui conoscenza è sempre illusoria, frutto di una pura “credenza.
Secondo il mito della caverna 4 sono i gradi della conoscenza :1)immaginazione;2)credenza;3)ragione discorsiva;4)intuizione intellettuale.Se l’uomo oltrepassa i primi due gradi, che creano solo opinioni, attraverso la ragione e l’intuizione raggiungerà la vera conoscenza, cioè comprendere che la vera realtà delle cose è ciò che le “informa”, cioè le idee.La dialettica dunque dovrà essere induzione e poi divisione delle idee secondo i generi sommi della realtà, non ritenendo identiche idee diverse o diverse idee identiche:ogni idea infatti è sè stessa e non è tutte le altre, partecipando dell’identità e dell’alterità.
Ma quali sono gli strumenti conoscitvi propri dell’ uomo? I sensi non sono altro che strumenti attraverso cui l’anima subisce delle affezioni, tra le quali la ragione discorsiva stabilisce un collegamento grazie ai generi comuni. E tuttavia l’uomo può conoscere le idee: l’anima infatti è della stessa natura delle idee, cioè è stabile ed immortale e sottratta al divenire.Essa è una forma semplice e tuttavia P. ne distingue tre parti: razionale, che consegue la sapienza,animosa, che mira al coraggio e appetitiva che deve essere temperata.IL corpo è quindi la prigione dell’anima : il filosofo però già in vita si libera di questa prigionia anelando alle idee attraverso l’amore per il bello e per il bene: il filosofo è il perfetto amante, perchè ama la vera scienza ed è animato da quell’amore che è divina mania, in grado di mettere in contatto fra loro i due mondi(terreno e celeste).

3)ETICA E POLITICA

L’etica platonica muove da un’iniziale socratismo eudemonistico e giunge poi a definirsi nel quadro di una dottrina fortemente escatologica e pessimistica.Il Bene attrae l’uomo: ma questo Bene, innanzitutto, è cosa diversa dai piaceri che il mondo offre a chi viva senza amore per la verità.Il Bene può essere conseguito solo con la filosofia che è vera scienza in quanto scienza delle idee eterne e universali.L’attuazione del Bene implica felicità: tuttavia questa felicità sarà conseguita soprattutto nella vita oltremondana, quando l’anima immortale contemplerà di nuovo le idee nell’Iperuranio.L’anima dell’uomo ingiusto, invece, pagherà la sua malvagità nell’al-di-là.Il piacere, invece, allontana l’uomo dalla ricerca del Bene, che è possibile solo a chi trovi la “misura”: la fil. è dunque scienza della misura.
I politici del tempo di P. sono dunque assai criticabili per la loro abitudini di promettere continuamente piaceri, piuttosto di mirare al bene dei cittadini: P. si rende conto che è necessaria una grande riforma dello stato, e delinea il suo ideale politico nella “Repubblica” e nelle “Leggi”.Lo stato platonico si articola in tre classi(non chiuse): artigiani, guerrieri e filosofi-re.I primi costicuiscono il tessuto economico dello stato e possono appropriarsi solo del necessario; i guardiani, cioè le altre due classi, invece, devono vivere in rigido comunismo, per dedicarsi esclusivamente alla cura degli interessi dello stato secondo le leggi.I guardiani devono quindi avere una certa sapienza: i guerrieri andranno educati a distinguere i buoni dai cattivi e a sviluppare l’animosità; i filosofi, invece, dovranno amare il Bene e guidare lo stato secondo questo supremo ideale, a turno e dopo un lunghissimo tirocinio.
Si realizzerà così il supremo ideale etico di P. e cioè la giustizia, intesa come armonica convivenza di tutte le classi, in cui ciascuno esplichi la virtù che gli è più propria( temperanza, coraggio o sapienza).
 

4)COSMOLOGIA E METAFISICA

Nel “Timeo”, un lunghissimo mito, P. delinea quella che è la sua concezione del cosmo, dando all’etica una fondazione appunto cosmica.
Il Cosmos, secondo P., non è stato sempre ma è nato per opera di un divino artefice, il Demiurgo, che ha ordinato la bruta materia tratta dal ricettacolo universale orientandola verso la realizzazione del Bene.Il mondo è così un grande organismo vivente, e, come tutti gli organismi, ha un’anima, l’Anima del Mondo, che partecipa del divisibile e dell’indivisibile, del divenire e dell’essere. Il cosmo è così composto da due cerchi incrociati ad x , di cui l’interno è il cerchio del divenire, articolata in sette circoli ruotanti su cui sono collocati i corpi celesti, cioè i demiurghi inferiori.
Il tempo è così solo l’immagine mobile dell’eternità e il cosmo è concepito meccanicisticamente e finalisticamente.

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