...EXCURSUS...

“...sai, quanto s’inscrisse nel tuo occhio
inabissa, a noi, l’abisso.”
(Celan)

...ci consegna un detto da ridire, un occhio fatto a strisce, notizia e
nutrimento per le nostre senescenze.

Tradizione, Traduzione, Tradimento.
La poesia, senz’altro, si muove fra queste tre figure di uno stesso ritornello:
innocenti velature di una gobba, occasionali fantasie di vicinanza, laceranti
schiudimenti di gambe.

C’è come una cesura nella sintesi che azzardo fra poesie pure molto
diverse, distanti nel tempo anche se vicine nella cronica conta degli istanti
entro cui questo progetto di tracce è accaduto: questa cesura, questa
cicatrice che attraversa i due versanti di quest’opera, è un taglio solo in
quanto è, nel suo segnare di lama, un portento, uno sfiguramento, un volto.

Non si appartiene se non, come in un colpo malriuscito, a un rimorso, a una
resa, a un esser fuori di sè che ci asserve alla simulazione, ostinata, di ciò
che non saremo.
Testimoni azzittiti di un’offesa, spetalati residui di un auspicio, viziosi ci
tradiamo per un noi, monco di una rivoluzione....


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