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Resoconto dell’incontro a Genova con "le sentinelle del mattino"

Intervista a mons.Sigalini per conoscere le linee della "nuova evangelizzazione"

Di Massimo Ferrari


D: Perché dare appuntamento ai giovani a Genova? C'è forse da parte dei giovani cattolici l'esigenza di mostrare il proprio impegno e interesse per le varie problematiche sociali? Questa esigenza da dove nasce?
R: La partecipazione dei giovani di Tor Vergata a Genova nelle intenzioni del mio ufficio era stata vista non come sterile contestazione ai G8, né come antiglobalizzazione, ma come momento di riflessione sulla responsabilità di ogni cristiano e soprattutto dei giovani, nei confronti del nuovo volto che sta assumendo il mondo.

D: Può rientrare ciò nella risposta dei giovani all'invito del Papa ad una "nuova evangelizzazione", ad essere testimoni nella loro vita e nel concreto, nel quotidiano?
R:
Il Papa stesso ha espresso il desiderio che la globalizzazione fosse regolata da principi evangelici. Purtroppo ci sono nella stampa molte incomprensioni a questo riguardo, quasi che i cattolici facciano il verso alla sinistra o siano contro Berlusconi ... La preparazione a questo evento è nata ancora in gennaio, in tempi ben lontani dal 13 maggio e siamo di fronte a fatti che trascendono la situazione italiana, proprio perché si tratta di globalizzazione. Del resto da come si è svolta la giornata e dall'intervento stesso del Papa il giorno 8 luglio all'Angelus, ci sembra di aver fatto cosa necessaria e buona.

D: I giovani cosa si aspettano? Si sono mostrati pronti a raccogliere questo invito del Papa?
R: La partecipazione dei giovani è stata bella ed entusiasta. Sono una promessa perché ci si possa
impegnare politicamente di più. Anche qui, se usi la parola "politica" ti vogliono subito definire o cattocomunisti o cattopolisti. Fa un gran piacere ai laicisti ricacciarci sempre in chiesa. Invece con dignità vogliamo tradurre il vangelo in stili di vita e in ispirazioni di cittadinanza e convivenza civile.
 
D: Le nuove possibilità di informazione e comunicazione (internet & web) sono "particolare pane per denti giovani". Cosa si può promuovere in questo campo? E' realmente uno strumento utile per testimoniare la fede o forse ci si illude che lo sia? Coloro che  cercano di creare punti di aggregazione e di confronto, se non proprio oratori  e gruppi di preghiera virtuali, in quale
direzione sarebbe auspicabile si muovessero?
R: Credo che come cristiani possiamo giocarci di più e con una miglior professionalità e dedizione. Un tentativo lo stiamo facendo tutti; l'ufficio di pastorale giovanile si misura non in termini ufficiali con www.giovani.org e mi pare fino ad ora che faccia un buon servizio. A questo riguardo sono convinto che ci si può accordare di più, ma che va bene una certa pluralità di presenze. Il problema è di far crescere vocazioni all'annuncio anche con questi nuovi strumenti perché il vangelo vi corra come nel suo ambiente naturale. E' o non è un buon annuncio? La virtualità del contesto non deve trarre in inganno, ma orientare all'incontro vero, a una comunione nella comunità dei credenti, che però non ha confini territoriali, e che si crea e trasforma in continuazione. Molte solitudini vengono aiutate a umanizzarsi dagli strumenti virtuali. Il vertice dell'umanizzazione però è nella realtà.

 

 

 

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