EDIZIONE ITALIANA A CURA DEL « CENTRO DI STUDI
FILOSOFICI DI GALLARATE »
ROMANO GUARDINI
DIARIO
Appunti e testi dal 1942 al 1964
Da annotazioni postume edite a cura di felix
Messerschmid
MORCELLIANA
Titolo originale dell'opera:
Wahrheit des Denkens und Wahrheit des Tuns.
Notizen und Texte 1942-1964 Aus nachgelassene Aufzeichnungen
hrsg. von Felix Messerschmid
© Ferdinand Schoningh - Paderbom-Munchen-Wien-Zùrich
1980
Traduzione di
nerea ponzanelli
© Morcelliana - Bresda 1983 Tip. Editoriale Aldo
Manuzio s.a.s. - S. Martino B.A. (VE.)
PREFAZIONE
Queste «annotazioni» fin dall'inizio non erano
destinate alla pubblicazione e pertanto non facevano parte delle opere
postume, ma del patrimonio di lettere e documenti di cui doveva disporre
l'esecutore testamentario. Romano Guardini mi aveva incaricato di
bruciare tutte queste carte, così come aveva fatto egli stesso per
decenni; nei suoi ultimi anni non vi aveva più provveduto. A questa sua
preghiera io mi sono attenuto, salvo •pochissime eccezioni. Rientrano
fra le eccezioni questi « appunti e testi ».
Lo storico conosce un problema di coscienza di questo
genere. Spesso si viene a trovare gravato della duplice responsabilità:
nei riguardi dell'Autore defunto e verso il proprio campo scientifico e
la pubblica opinione. Naturalmente - le disposizioni testamentarie vanno
rispettate. Se non ne esistono, ma rimangono soltanto scrupoli
dell'Autore espressi oralmente, la decisione spetta al curatore.
Le « annotazioni » di Guardini non si presentano sotto
forma d'un manoscritto unitario; la definizione adeguata sarebbe «
fogli di diario ». Le
pagine scritte a metà erano state incominciate come un
diario, ma Guardini aveva riconosciuto ben presto che non riusciva a
tenere un vero diario, qualsìasi cosa si voglia intendere con questo
termine. In questi appunti si trovano molte espressioni di questo
genere: « Non mi trovo partico-larmente interessante. Talvolta ho avuto
la sensazione che dietro alla mia esistema ci sia un significato e un
valore nascosto — come sempre accade a ogni uomo —, ma appunto il
mio. Però non è un significato che si possa cogliere in termini
biografici e un diario non aiuta a scorgerlo ». Accanto alla sua
produttività rigorosa e sistematica, quel che gli serviva era mettere
per iscritto idee subitanee, pensieri ispiratigli dalle sue letture,
linee collaterali al filone principale d'un lavoro, osservazioni dei
generi più svariati, « ciò che passa per la mente d'un uomo » (così
in un foglio per il resto vuoto); dunque direi quasi un angolo appartato
sul suo scrittoio, al quale quest'uomo incalzato costantemente dai
pensieri aveva la possibilità di rivolgersi per non dover rimuovere e
così perdere un dato di fatto relativo a un altro filone.
L'articolazione in quattro parti non dipende da motivi
aggettivi. Le annotazioni riguardano un periodo di 22 anni; sono
intervallate da alcune lunghe pause. Quando decideva, più o meno
controvoglia, di ricominciare da capo e ài proseguire con continuità,
Guardini infilava in una cartella le annotazioni scritte fino allora, ma
questo più
per dichiarare a se stesso la decisione di ricominciare
da capo... che poi non cambiava per nulla la forma della prosecuzione.
S'è attenuto alla datazione di ogni nota, donde appunto risulta la
somiglianzà a un diario.
Tutti questi fogli sono scritti a mano. In un
manoscritto del genere le abbreviazioni di facile comprensione sono
consentite. E sono rimaste per dare al lettore anche nella stampa,
almeno in questo modo, l'impressione di annotazioni personali. Che i
nomi siano indicati per lo più soltanto con le iniziali, è anche
espressione della sua discrezione. Le ho lasciate, anche se queste
abbreviazioni si possono completare facilmente, ad ogni modo da parte
del competente. Se fossero state riscritte per intero, si sarebbero rese
necessaria note a fondo -pagina; non ho creduto di decidere in tal
senso.
Il titolo del libro
[Verità del pensiero e verità dell'azione nell'ed. tedesca] è
preso da una delle annotazioni, il sottotitolo deriva da una delle
partì in cui Guardini ha ordinato i fogli. Nel lesto non si è
intervenuti in nessun punto e non è stata omessa alcuna annotazione.
Ci sì può chiedere perché questo libro appaia, dopo
tredici anni dalla morte dì Romano Guardini. Come s'è detto
all'inizio, questo fa parte delle « eccezioni ». Guardini non aveva
riferito esplicitamente anche a queste annotazioni la preghiera, rivolta
all'esecutore testamentario, di bruciare tutte le carte. Però ho voluto
presentarle soltanto
dopo che fosse trascorso un certo tempo. Comunque non
avrei aspettato tanto, se avessi saputo che la pubblicazione dei grandi
manoscritti dei suoi corsi, soprattutto sull'etica, sarebbe stata
impedita fino ad oggi.
Queste annotazioni si differenziano da altri libri di
Guardini in primo luogo per il loro stile più personale e per la
conseguente franchezza — altrimenti estranea a Guardini — e per la
loro apertura (per Guardini ancora relativa). Accanto alla straordinaria
ricchezza di pensiero di queste annotazioni, tale apertura costituisce
il fascino del libro. Da la possibilità di accostarsi liberamente a
Guardini, il quale altrimenti s'apriva soltanto nel dialogo individuale,
e rende partecipi del suo modo di lavorare e di vìvere.
Per ampliare tale partecipazione, può servire un libro
apparso nel 1979: Romano Guardini. Der Mensch, die Wirkung,
Begegnung, corredato da un'esauriente presentazione biografica
scritta dall'Autore di questa prefazione (Editore doti. Hanns Krach,
Magonza).
Non si può tralasciare di dire che il curatore di
questo libro ha agito sì sotto la propria responsabilità, però
d'intesa con la commissione testamentaria per le opere postume e con il
suo presidente, direttore della Katholische Akademie in Bayern, doti.
Franz Heinrich.
felix messerschmid
10
'Principio di gran virtù,
Verità, o Signora,
fa che il mio sforzo non s'infranga
contro lo scoglio
della menzogna . . .
pindaro, fragni. 83 (Adela) *
* Trad. secondo A. Puech, in Pindare, Tome IV,
Les Belles Letttes, Paris 1923, p. 226 (n. d. r.}.
11
PARTE PRIMA
12.2.42
UMILTÀ:
II suo primo stadio è la modestia, che dice: ci sono
altri ancora e forse migliori di me, donde proviene anche il buon
.gusto, che trova sciocco mettersi davanti.
Il secondo stadio è lo stare nella verità, in rapporto
alla quale la persona dimentica se stessa.
Il terzo stadio è l'amore, che compie quel moto sacro
nel quale il Dio grande s'è calato in ciò che è piccolo.
19.8.42
DOPO LA LETTURA DI « WILLE ZUR MACHT » * DI NIETZSCHE
Abbiamo bisogno di cristiani capaci della «
dimostrazione della potenza » cristiana; teologi che sappiano che cosa
v'è realmente nella rivelazione. Predicatori che sappiano parlare
all'interno del nostro tempo. Sotto l'aspetto storico la cristianità
13
normale, la teologia e la predicazione, non si trovano
in genere là dove si prendono le decisioni.
* Tr. it. F. nietzsche, Opere complete, Frammenti
postumi, voli. 7° e succ., Adelphi, Milano 1976 ss. (n. d. r.}.
21.8.42
Fuori i gentili e dentro i farisei e gli zeloti:
questo per buona parte determinerà la situazione della
chiesa. Però farisei e zeloti non soltanto fra gli anziani, ma anche e
proprio fra i giovani, che non hanno la forza ne il rispetto necessari
per vedere problemi, e che hanno ripreso dagli avversar! i metodi della
violenza.
28.8.42
Dopo la lettura dei diari di leonardo *. SÌ esaltano le
molte conoscenze e gli esperimenti:
mi sentivo come se stessi in una grande stanza piena di
anticaglie.
Tutto era talmente superato. Questo certamente non è
inteso nel senso della fede nel progresso;
considerato nella sua essenza, non saprei nulla di più
indifferente di ciò che comunemente si chiama progresso. Esso è
superato di per se stesso per principio, in quanto che cosa può essere
più superato dei progressi che l'ieri ha fatto sull'altro
14
ieri? Una visione della verità umana o metafisica o
religiosa, conquistata in modo limpido e resa nel giusto termine, è
sempre viva, anche se poi ci si riflette ancora tanto. Così pure
un'opera d'arte creata con purezza di linee. Con la scienza e con la
tecnica è un'altra cosa. Appena acquisite, diventano ovvie, e appena
superate, diventano vecchiume.
Con il tempo le conoscenze scientifiche e le idee
tecniche di Leonardo sarebbero emerse da qualche parte. Qualsiasi
ricercatore anche mediocre-mente dotato ne avrebbe scoperto qualche
cosa;
se questo invece di oggi fosse accaduto dieci anni dopo,
nel senso essenziale non sarebbe stata una perdita. Nessun altro invece
sapeva disegnare una mano come la disegnava Leonardo. Sotto questo
aspetto: quanta forza creativa sciupata, quante cose, possibili un'unica
volta, non fatte!
* Cfr., per esempio, leonardo DA vinci, Scritti
scelti, utet, Torino 19733 («. d. r.}.
6.10.42
La teologia dice: Dio ha previsto e progettato l'intera
lunghezza e larghezza e profondità del divenire storico. Il concetto
sicuramente è giusto ma con esso possiamo vivere e nello stesso tempo
prendere sul serio la densità di decisione propria del momento?
15
Come sarebbe se invece si dicesse che Dio cammina con
noi dentro ogni momento e lo prende sul serio insieme con noi? Forse che
per questo il momento e con esso noi, allo stesso modo, anzi ancor
meglio, non siamo « previsti », e rimane salva l'urgenza storica?
15.1.43
DUE MODI DESSERE UOMO
Quello dell'uomo « umano », che rimane nei limiti e
quindi sotto la tutela della misura vivente, ha la custodia dei simboli,
la ricchezza di ciò che fiorisce naturalmente, conosce e rispetta i
limiti di quanto è interdetto.
Contrapposto ad esso, quello dell'uomo che con la
conoscenza, la pianificazione e l'opera si spinge all'estremo limite e
realizza tutte le possibilità del dominio del mondo e osa le estreme
possibilità insite nella libertà.
Forse il senso della storia sta nel fatto che — in
Occidente ad opera dei greci e del medioevo — dapprima è fiorito il
primo modo; poi s'è fatto avanti e, a partire dal Rinascimento, s'è
affermato sempre più il secondo. Ora — in pieno contrasto con le
affermazioni della fede nel progresso — l'uomo si ritrova sempre più
povero, sempre più abbandonato, sempre più in pericolo. Deve
sperimentare che cosa vuoi dire avere il potere umano senza essere
ancorato a Dio. La
16
somiglianzà a Dio della Scrittura significa dominio sul
mondo, ma nell'obbedien2a a Dio. L'uomo che dall'era moderna conduce la
storia vuole il dominio senza Dio; così lo deve poi attuare, e
sperimentare che cosa ne verrà. Allora il senso della storia conduce
verso un'era nella quale non soltanto singoli, ammaestrati dalla fede e
dalla sofferenza, ma nuovamente uno strato o un gruppo gravido di futuro
riconosce quale responsabilità si sia assunta con questo dominio
autonomo del mondo, e cerca di nuovo la strada verso Dio.
1.4.43
ciò che È ultimo È inconcepibile e tale rimane. Che
cosa siano la forza, la materia, la vita, la legge naturale ecc. noi non
lo sappiamo, ne lo sapremo mai. Non lo voglio dire con rincrescimento,
ma con rispetto profondo. L'essenza di queste cose è fondamentalmente
preclusa. La conoscenza che avanza non cambia nulla.
Dall'inconoscibilità toglie soltanto le immagini, mettendole a nudo.
Della malattia un tempo si diceva ch'era opera d'una
potenza maligna o una prova di Dio; si è pregato, curato, sofferto,
forse anche fatto magia, appellandosi con tutto ciò alla realtà
inconoscibile e guaritrice. Gli ammalati sono guariti, oppure anche no;
però il risultato finale, il rapporto con
1.7
il senso dell'esistenza, era più grande. Oggi si
studiano con precisione sempre maggiore i meccanismi della malattia e
della salute; ma nel complesso gli uomini diventano veramente più sani,
se s'includono nel conto tutti i danni che la medicina e la chimica
recano alla vita nel suo complesso e il fatto che l'uomo viene
abbandonato in tal modo alla mercé dell'altro uomo? Non sembra, anzi
piuttosto pare il contrario. E la realtà ultima, « la vita », la
volontà di vivere, rimane inconoscibile ne più ne meno; ma le immagini
indicative, esplicative, soccorritrici sono perdute.
Domenica di Pasqua 1943
L'uno e il tutto dell'etica e dell'atteggiamento di vita
cristiano è l'amore, certamente. Ma l'« amore » è una totalità
complessiva. Esige e promette tutto, ma non si può realizzare
senz'altro, così come il « bene ». Ha bisogno d'un'interpre-tazione e
qui esiste una serie di gruppi di valori, per mezzo dei quali ciò si
può attuare efficacemente. Per esempio: l'amore è obbedienza,
fedeltà, lavoro, sollecitudine... Oppure: l'amore è attenzione,
prontezza, pazienza, calma... Oppure:
l'amore è il vedere il prossimo, giustizia, bontà...
Tutti concetti semplici, che però conducono alla realizzazione.
Al riguardo costituisce un grande esempio il
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tredicesimo capitolo della prima lettera ai Corinzi,
dove l'amore, per Paolo sicuramente il compendio e da lui sperimentato
nel modo più grande, viene espresso con i concetti dell'attività
quotidiana, che però conducono alla realizzazione.
Lunedì di Pasqua 43
Un conoscente m'ha raccontato che un suo amico, al quale
era stato ordinato di lasciare stalin-grado all'ultimissima ora, aveva
vissuto questa esperienza: quando per un certo gruppo di soldati era
giunta la fine, il cappellano militare protestante aveva tratto di tasca
il Nuovo Testamento, ne aveva strappato la copertina e aveva distribuito
a ciascuno un foglio del libro sacro. Nessuno l'aveva rifiutato.
2.5.43
La verità del pensare sta nello svolgere un pensiero in
tutta la sua profondità, altezza e larghezza, senza ritrarsi davanti a
nessuna conseguenza. La verità dell'azione è diversa. Sta nel cercare
il posto angusto della possibilità e nel moderare la propria forza
nella giusta misura, ben sapendo che l'impostazione data viene portata
avanti dalla logica interna della vita stessa.
19
6.5.43
AL TERMINE DI LUNGHE DISCUSSIONI SUI PROBLEMI IN SOSPESO
TRA CATTOLICI E PROTESTANTI:
Ora mi consentano di dire ancora qualcosa che forse
metterà in crisi il nostro accordo finora buono, ma che si deve dire
comunque per amore di verità. Hanno visto che non ho mai messo in
dubbio il loro sentimento, la serietà della loro sete di verità,
altrimenti in realtà il nostro discorso non si sarebbe potuto
sviluppare così com'è avvenuto. Non è neanche necessario che dica
loro quanto io apprezzi i contributi dei ricercatori protestanti. Ogni
cattolico che si occupi di teologia si trova continuamente nella
situazione di trame elementi utili con animo grato. Non v'è neppure
alcun dubbio che, grazie alla sua particolare posizione nella storia
dello spirito, il protestantesimo abbia dedicato particolare attenzione
ad elementi della verità cristiana che nell'ambito cattolico non sono
stati sviluppati affatto o in misura insufficiente, recando contributi
importanti al complesso della conoscenza del cristianesimo. Infine mi
preme di dire che in ogni protestante che crede nel Figlio di Dio Gesù
Cristo divenuto uomo, proprio per questo scorgo il fratello.
Ciò nonostante rimane il fatto che la Riforma ha
lacerato l'unità della Chiesa. Questo non lo si può nascondere, anche
in considerazione della circostanza che da qualche tempo da parte pro-
20
testante si parla della Chiesa con tanto rilievo. Basta
risalire indietro anche un poco soltanto, per vedere con quale
accentuazione lo stesso protestantesimo ha sottolineato la libertà
individuale della coscienza, respingendo ogni istanza che esuli dal
confronto diretto dell'uomo con Dio. Ne consegue che si dice certo la
stessa parola, ma la si intende in un senso diverso.
Diranno che il protestantesimo ha fatto questo anche per
amore di verità, quando non era riuscito con i suoi sforzi a mostrare e
a superare i mali della Chiesa. Qui siamo arrivati all'ultimo punto. •La
Riforma aveva ragione nel richiamare l'attenzione sui gravi mali
ampiamente diffusi nella Chiesa; aveva ragione nel far emergere momenti
trascurati nella coscienza della fede e nella vita cristiana. Aveva
ragione a rimanere ferma sulle sue posizioni quando la forza d'inerzia e
in parte perfino l'irrigidimento nella situazione esistente non l'hanno
ascoltata. Ma poi è arrivata la prova cristiana: il modo in cui la
Riforma avrebbe continuato a sostenere la verità che aveva visto, e qui
è successo qualcosa di negativo. Gli impulsi che si mossero all'inizio
dell'era moderna, di autonomia individuale nei confronti di quelle
realtà che rappresentavano obiettivamente ciò che è valido, che a
partire dal medioevo avevano acquistato nella Chiesa tanta forza, e la
percezione della nascente nazione tedesca in contrapposizione
all'elemento neolatino * così potente nella Chiesa sono confluiti
nell'istanza cristiana con tale vee-
21
menza da impossessarsi della guida. Ma con questo s'è
consumata la sciagura. Come ogni momento storico autentico, per il
pensiero cristiano questi impulsi hanno la loro grande importanza; ma
appena conseguono la posizione di guida, tutta la situazione
insensibilmente sfugge dall'ambito vero e proprio della decisione...
Loro si domanderanno che cosa avrebbero dovuto fare i
riformatori. Quando sono in gioco elementi essenziali del cristianesimo
e per giunta d'una tale portata, rimane una sola via: quella percorsa
dai santi. I riformatori avrebbero dovuto rimanere fermi nelle loro
convinzioni, ma resistere nella Chiesa e addossarsi le conseguenze.
Nella teologia protestante si parla tanto di croce e di teologia della
croce. Ma spesso ne traggo l'impressione che questa sia soltanto una
forma diversa per motivare l'incommensurabilità tra i contenuti
naturali e quelli cristiani e così procurarsi carta bianca in un modo
molto sottile. La vera via della croce sarebbe stata questa: resistere,
sostenere fino in fondo attraverso la sofferenza la verità intravista.
Rinunciare all'aiuto di prìncipi in cerca di potere, di città che
aspiravano all'indipendenza ecc. e rimanere con il sacro mistero della
Chiesa in quel legame d'amore e disponibilità alla sofferenza, dal
quale soltanto procede il nuovo nella Chiesa. Allora, sia pure
lentamente, ma traendo impulso dall'essenza, si sarebbe verificato
l'allargamento d'orizzonte. I nuovi elementi intravisti avrebbero
trovato il loro
22
posto nell'intero e la vita della Chiesa sarebbe
cresciuta. Invece la Riforma ha scambiato la fedeltà alle convinzioni
con l'ostinazione caparbia nel perseguire la propria volontà; ha fatto
diventare l'obbedienza a Dio insubordinazione nei confronti di quella
che è stata posta da Lui come portatrice della verità; e ne è nata
una spaccatura per la quale la sciagura è penetrata in tutta la storia
svoltasi da allora.
Questo è il dato di fatto contro il quale da ultimo non
può non andare a urtare ogni discorso fra cattolici e protestanti, e
che non si può dissimulare.
Naturalmente, di contro a ciò, loro hanno il diritto di
richiamare l'attenzione sull'indolenza, la durezza, l'insensibilità, il
senso terreno e tante altre cose nella Chiesa. La colpa che ne è
derivata e la responsabilità relativa sono davvero grandi. Però in
tutto ciò nulla è avvenuto di irreparabile per principio, e questa è
la differenza.
* Nel senso di "romano" (w. d. r.).
23.5.43 Tentativo di formulare l'istanza dei rìfor-
MATORI.
Dio deve stare nella piena libertà della propria sacra
sovranità. L'uomo deve fare riferimento a questo Dio libero e proprio
in tal modo arrivare
23
lui stesso a una libertà particolare, quella cristiana.
Di Dio l'uomo non può afferrare assolutamente nulla:
non la verità (per esempio nella forma di teoria, speculazione, dogma),
non la grazia (per esempio nella forma d'una sacramentaria * fissa e che
lavori con sicurezza), non la realtà (in seguito a una mistica di
qualche genere), non la santità (sotto forma di dottrine e tecniche
della perfezione)... Fra Dio e l'uomo deve esistere sempre
un'impenetrabilità che spezzi l'immediatezza. Dio non ha vincoli, ma è
interamente sovrano. (La sua verità non è leggibile nella parola
immediata, ma si fa evento che parte da Lui, quando Egli vuole, nella
parola detta e ascoltata ecc.). Da parte dell'uomo, è il peccato che Lo
esclude permanentemente. Tutto ciò che si chiama redenzione, avviene in
un modo non precisabile in enunciazioni, cioè nella libertà di Dio e
nell'esclusione dell'iniziativa propria dell'uomo. È il modo deir«
impossibile e tuttavia », e questa è la grazia.
Pericolo del cattolicesimo, annullare questo momento
indubbiamente essenziale: per mezzo di'dogma, sacramento, dottrina del
merito, autorità, identificazione tra Chiesa e regno di Dio ecc.
Tendenza a raggiungere in questo modo una sicurezza sistematica.
Presunzione dell'uomo e proprio per questo mancanza di libertà.
Il protestantesimo vuoi superare questo pericolo, nel
quale vede l'essenza del cristianesimo cattolico. A tal fine elimina in
linea di principio
24
l'elemento che definisce il cristiano e il criterio per
misurarlo. Tutto rimane sempre nella libertà piena della decisione
divina. A rigore di termini, non dovrebbe mai parlare d'una vera
incarnazione, d'una vera rivelazione di Dio, d'una vera giustificazione
per opera di Cristo, ma soltanto d'una possibilità di tutto questo. Che
tuttavia lo faccia, ma non ne tragga le conseguenze, è la sua mancanza
di veracità. Crea due sfere collegate fra loro da un rapporto
assolutamente irrazionale e paradossale, e per il resto dalla felice
incoererca della vita.
Ma che significa ciò se visto come critica e compito
per il cristianesimo cattolico?
* Denominazione abituale, nei manuali o trattati, della
teologia dei sacramenti (n. d. r.).
4.4.1945
Da una lettera:
... Lei domanda: « Se la libera volontà divina e umana
vanno mantenute, come può il mondo essere eterno quale idea divina?
Allora tutto si deve realizzare per necessità ... dunque anche il
peccato ». ... In primo luogo si dovrebbe rispondere che l'« idea
eterna » del mondo comprendeva soltanto la sua natura, il suo buon
ordinamento, il suo sviluppo in rispondenza alla volontà di Dio, ma non
il peccato, il male e la distruzione... Ma con questo la domanda sarebbe
sol-
25
tanto rinviata, perché lei risponderebbe: come può
esistere il male e la distruzione che da esso deriva se Dio vuole il
bene? Al che si dovrebbe rispondere: perché Dio vuole la libertà come
culmine della creazione; ma nel tempo essa comporta la possibilità di
scegliere fra il bene e il male... Lei porrebbe così la domanda alla
sua radice: come può esistere la libertà finita, se la conoscenza
divina tutto sa e la volontà divina tutto dispone?
Nella trattazione di questo problema si commette spesso
un errore: si cerca di ridurre ad un unico principio il contesto
complessivo di cui qui si discute e cioè il mondo e l'uomo in esso
davanti a Dio, in una parola sola: l'esistenza. Ma l'attuazione di
questo sorpassa le nostre possibilità.
Qui la Sacra Scrittura parla con molta semplicità.
Troviamo frasi come: « Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la
benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita » (Dt 30, 19);
oppure, dalla bocca di Gesù: « Gerusalemme,
Gerusalemme, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, e voi non
avete voluto » (Mt 23, 37). Con questo si dice, senza ombra di dubbio:
l'uomo, nella sua decisione, è libero; può agire -come
vuole e in conseguenza da forma al proprio destino. Ma la stessa Sacra
Scrittura contiene anche frasi come: « Userò misericordia con chi
vorrò, e avrò pietà di chi vorrò averla » (Rm 9, 15). Oppure la
parola di Gesù: « Per questo parlo
26
loro in parabole, ... perché il cuore di questo
popolo si è indurito, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli
orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani » (Mt
13, 13-15). Ma con questo tutta l'iniziativa è posta in Dio e l'uomo la
deve accettare... Tutto ciò vuoi dire: qui c'è una totalità, che
viene vista ora dalla parte dell'onnipotenza di Dio, ora dalla parte
della libertà dell'uomo. Entrambi i punti di vista sono giusti: però
non è possibile mediante il pensiero riportarli all'unità, poiché
questa sta nel mistero di Dio.
Considerando il problema dal punto di vista teorico, si
arriva al medesimo risultato. Una volta un uomo di genio risolse un
problema di matematica molto difficile, sul quale verteva la
discussione, nel senso che egli dimostrò il motivo per il quale non lo
si poteva risolvere. Qui abbiamo la stessa situazione nella sua forma
assoluta. In teoria il problema della relazione reciproca esistente fra
i due princìpi dell'onnipotenza di Dio e della libertà dell'uomo non
si può risolvere, in quanto per farlo si dovrebbero ridurre « le due
grandezze » a un denominatore comune, e tale denominatore non esiste.
Invece si è costretti a inserirci volta per volta nel punto in cui
prima l'uno e poi l'altro dei princìpi diventa evidente e a
riconoscerli entrambi. Dio è realmente l'onnisciente e onnipotente,
perché ciò è insito nella sua essenza eterna; l'uomo è in realtà
libero e responsabile, perché così è la natura che Dio
27
gli ha dato. Dunque, ricorrendo a un'immagine figurata,
per il nostro pensiero la totalità dell'esistenza ha non uno, ma due
centri, non è un cerchio, bensì un'ellisse. A monte di questi due
punti si risale fino a qualcosa di ultimo, che per noi è
irraggiungibile. Appena si cerca di venire a capo del problema in linea
teorica, o s'esclude la libertà dell'uomo e s'arriva al fatalismo, o
s'esclude l'onnipotenza di Dio e si giunge a un Dio che si limita a star
a guardare come nel deismo. In entrambi i casi, ne risulta distrutta la
verità viva.
Dunque, in questo caso abbiamo a che fare con uno di
quei problemi che ci si presentano non per essere risolti, ma per essere
subiti e vissuti. Si tratta soltanto di vedere con quale spirito esso
venga sopportato e vissuto e ciò dipende dal vedere o no dov'è il
significato ultimo della rivelazione. Però al riguardo abbiamo
enunciazioni determinanti, come nella frase secondo cui « Dio è amore
» (1 Gv 4, 8). Queste enunciazioni non risolvono il problema dal punto
di vista teorico, ma ci forniscono l'assicurazione che si risolvono in
Dio in un modo infinitamente positivo, il modo dell'amore. E che noi
comprendiamo questa soluzione in un modo vivo, con lo spirito che
apprende dal cuore, nella misura in cui osiamo farlo con l'amore.
Certo lo stato del mondo e di noi stessi è tale che la
rivelazione che Dio è l'amore, dobbiamo crederla calandoci
nell'esistenza in un supera-
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mento continuo, nella fiducia che alla fine si
dimostrerà vera. Perciò Giovanni dice: «Questa è la vittoria
che ha sconfitto il mondo: la nostra fede » (1 Gv 5, 4).
Naturalmente l'argomento non s'esaurisce con quanto s'è
detto finora. Ma forse si è chiarito di che cosa si tratti: non è
possibile avere la falsa pretesa di arrivare a soluzioni logiche
unitarie, ma si deve partire dalla realtà messa in luce dalla
rivelazione. Il mistero che vi si chiarisce va accettato e ci si deve
affidare ad esso nell'amore. In caso di obiezioni, vale il versetto pure
giovanneo, secondo cui noi « dobbiamo fare ciò che dice Gesù e poi
riconosceremo che ciò è dalla verità »... *.
* Citazione a senso di Gv 8, 31: « Se rimanete fedeli
alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità
» (ft.d.r.).
9.4.45
DAI « PAROCHIAL AND PLAIN SERMONS » *
di newman, volume i.
Nella predica: « La santità è necessaria per la
futura beatitudine », p. 4 s., Newman sviluppa il bei pensiero che
l'uomo dev'essere santo per diventare partecipe del cielo, dato che
questo stesso è santo. Chi s'oppone a Dio non si troverebbe affatto
bene in cielo.
29
Ma questo pensiero lo sviluppa per mezzo di un'immagine
che suscita perplessità. Dice: « Infatti il ciclo non somiglia a
questo mondo, ma vi voglio dire a che (luogo o stato) somiglia di
più:
a una chiesa ». Con questo io non posso concordare.
Il cielo non sta all'esistenza nel suo complesso nel medesimo rapporto
dell'ambiente della chiesa alla vita in generale. Nella chiesa
s'esercita l'elemento religioso inteso nel suo senso particolare e
diretto: l'adorazione immediata di Dio, che altrimenti non avviene e
neppure può avvenire in una vita realmente cristiana, perché le altre
cose hanno il diritto conferito loro da Dio alla nostra attenzione e
alle nostre energie. È un errore equiparare l'elemento religioso, la
pietà in genere, all'adorazione specifica e diretta di Dio. C'è pure
quella generale e indiretta, che consiste nell'attuare con giusto
spirito tutto quanto racchiuse in sé l'ordine di dominare il mondo,
quale immagine di Dio.
La vita eterna non sarà semplicemente una grande chiesa
e una liturgia continua — per quanto, ovviamente, in un senso
particolare, questa immagine abbia la propria ragion d'essere, vedi
l'Apocalisse —, ma la vita eterna trarrà l'intera esistenza a Dio. Il
concetto fondamentale sul quale Paolo e anche Giovanni costruiscono il
concetto della vita eterna è quello del mondo. La vita eterna è la
nuova creazione rinata in Dio. Vi sarà inserita dentro l'intera
esistenza dell'uomo, con tutte le sue sfere, forze e valori, se e nella
mi-
30
sura in cui, direttamente o indirettamente, era rivolta
a Dio.
* New edition, Rivington, London, Oxford & Cambridge
1869. Nella tr. it. Sermoni anglicani (scelta), Jaca
Book-Mor-celliana, Milano-Brescia 1981, non figura il discorso qui
citato da Guardini [n. d. r.).
9.4.45
DAI « PAROCHIAL AND PLAIN SERMONS », DI
newman, volume il.
Credere senza vedere,
p. 22.
«... Secondo il giudizio di san Paolo la fede è la
sostanza o il rendersi conto {thè realizing) delle « cose che
si sperano », « la prova », o... l'agire secondo la credenza nelle
«cose viste» [Eb.
11,1J*.
L'atteggiamento cristiano è convinto d'avere luce a
sufficienza — molta più di quanta sia autorizzato a sperare un
peccatore —, quando di volta in volta vede un passo (sulla strada)
davanti a sé; e lascia tutta la conoscenza del paese che attraversa a
colui che l'ha chiamato ».
Nella stessa predica Newman attira l'attenzione sul
fatto che il Signore dice a Tommaso:
beati coloro che non vedono e tuttavia credono... [Gv
20, 29]. Tommaso avrebbe potuto ribattere che tutti gli Apostoli
avevano creduto soltanto dopo avere visto.
In connessione con questo fatto, m'è venuta
31
l'idea che le chiamate alla fede e all'azione cristiana
siano di tipo diverso. Gli altri Apostoli avevano dovuto credere dopo
avere visto tìsicamente Cristo risorto; Paolo dopo averlo incontrato in
una visione; Tommaso doveva credere senza vedere, soltanto sulla base
della testimonianza degli Apostoli, ma ciò significa nel modo stesso in
cui dobbiamo credere pure noi. Per lui i messaggeri della fede dovevano
essere gli altri Apostoli ed egli doveva essere il primo di coloro che
avrebbero creduto al messaggio.
Un concetto importante, mi sembra. Il momento della
proclamazione, della fede nella tradizione, nella parola della Chiesa,
incomincia già nella cerchia degli Apostoli stessi. Ma il fatto che
Tommaso non lo abbia riconosciuto e voluto, gli ha fatto perdere quell'
'essere beato' che gliene sarebbe derivato.
* Seguiamo la tr. it. dai citati Sermoni
anglicani, p. 17 in.d.r.}.
10.4.1945
Tentativo di delineare i tratti essenziali del
platonismo non storico, ma assoluto.
1. Per il pensiero platonico gli elementi fondamentali
dell'esistenza non consistono in atomi privi di proprietà, ne in
princìpi astratti, ma in forme. Queste forme non si possono scomporre,
32
ma soltanto incontrare, scorgere, penetrare.
Però questo si può fare realmente ed effettivamente.
La conoscenza comprende le forme, o le cose e gli avvenimenti in esse;
l'azione si regola secondo esse; l'esistenza si basa su di esse.
2. Le forme incontrate nelle cose non sono di per sé
ancora la realtà ultima, ma a loro volta sono fondate su qualcosa di
ultimo, l'assoluto. Così si attestano nell'esperienza diretta e così
le rivela l'analisi.
Quindi rimandano al di là di sé all'assoluto. Ogni
forma genuina trova la sua giustificazione nell'assoluto. In ciascuna
appare l'assoluto. Tutto ciò che è ha carattere di simbolo.
3. Tutte le cose sono fondate al di là e sopra * di
sé. Non si possono costruire dal basso verso l'alto, ma si devono
accogliere, prendere in carico e responsabilità dall'alto.
Questo vale particolarmente per l'uomo. Esso esiste, per
così dire, al di là di sé verso il basso e al di là e sopra di sé
verso l'alto. Questa relazione determina la sua essenza.
4. L'assoluto non è soltanto essere, ma anche, anzi in
primo luogo, valore, perfezione: è « il bene ».
Ancor più: ha un carattere religioso: è il nu-minoso,
il santo.
5. Il rapporto fondamentale con ciò che è, è
l'amore. Esso contiene anzitutto il rapporto con la forma, poi quello
con il valore, infine quello con il sacro.
33
La verità si schiude solamente nell'atteggiamento
d'amore; solo a questo obbedisce la realtà;
la fecondità si apre soltanto ad esso.
6. Questo rapporto fondamentale con l'essere non è un
dominare e usare, ma un dar figura, liberare, aiutare a uscire, un
crescere, colmarsi di senso, realizzarsi.
Soltanto l'uomo formato nel modo giusto arriva al giusto
rapporto con la conoscenza, viceversa la giusta conoscenza si traduce in
formazione o cultura.
7. Le forme archetipe, in cui l'assoluto si specifica in
dirczione del condizionato, sono le idee. Esse sono sia immagini che
potenze. Sono presenti nelle cose e ne formano il piano costruttivo, ma
operano anche in esse.
Vita spirituale vuoi dire entrare in collegamento con
esse, obbedire ad esse, aprire la strada al loro potere (la bellezza).
Il pensiero platonico ha anche pencoli specifici:
1. Perdere il corpo e con ciò l'uomo; diventare
spiritualistico o addirittura dualistico.
2. Perdere il concreto; cadere nell'astratto,
nell'estenuazione idealistica.
3. Perdere la storia, cadere nel mero metafisico o
mistico o estetico.
4. Perdere l'umiltà, e, movendo dalla specifica
relazione platonica con l'altezza, diventare altero.
5. Non trovare l'amore per l'uomo così com'è,
diventare privo di humor.
Nell'era moderna si notano due tendenze, che
34
nascono e crescono contemporaneamente, singolarmente
stanno in contrasto fra loro e tuttavia manifestamente si condizionano a
vicenda.
Anzitutto: l'uomo si stacca da Dio e pretende per sé
indipendenza e autosufficienza. Tutto l'atteggiamento s'inasprisce fino
all'aspirazione a destituire Dio, a rimuoverlo, anzi infine, secondo la
parola di Nietzsche, ad « ucciderlo »... Però, nel contempo, l'uomo
medesimo degrada se stesso;
cerca di dimostrare con tutti i mezzi di essere soltanto
un frammento della natura, di discendere dall'animale, di essere fatto
di materia.
La dignità dell'uomo rimane preservata al di là e al
di sopra di lui. Egli vive, in ultima istanza, non da sé, ma, per così
dire, discendendo dall'alto. È « immagine » per natura. Appena lo
nega e si stacca da Colui di cui è immagine, perde il punto di
riferimento della propria natura, il proprio onore e l'unità di misura
della propria esistenza.
Allora « Dio li ha abbandonati a passioni infami... »
(Rm 1, 26).
* Vber in tedesco, che assume entrambi i
significati (n.d.r.).
23.4.1945
A fondamento della trattazione del carattere della
teologia si propone come un assioma la frase: Non esiste una scienza
delle realtà singole.
35
Anzitutto: l'assioma è esatto soltanto se al termine «
scienza » si attribuisce un determinato senso, cioè la comprensione
dell'universalmente valido, come avviene nella forma più perfetta con
la matematica. Ma l'epoca moderna ha riconosciuto che pure il concreto
può costituire l'oggetto della conoscenza ordinata. La scienza è lo
sforzo di studiare un determinato ambito d'oggetti con il metodo a esso
adeguato ed esiste pure quella che si occupa del corso della storia e,
nel suo ambito, della personalità concreta e della sua vita.
Considerazioni analoghe valgono per la teologia. Il suo
oggetto ha aspetti che presentano un carattere di universalità:
essenze, ordinamenti ecc. Ma il suo oggetto ne ha pure — e soprattutto
— che presentano il carattere del « singolare », della unità
concreta: Gesù Cristo vivente, Dio che si rivela in lui, la storia
della salvezza condotta da Dio, la Chiesa come forma particolare
indeducibile, il destino finale degli uomini. Secondo la Scolastica, la
teologia elimina da tutto ciò l'irripetibile concreto, limitandosi a
cogliere le connessioni esprimibili con giudizi universali. Però in tal
modo assume un carattere che si differenzia sì dalla filosofia, per la
forma in cui si da l'oggetto (rivelazione e autorità) e per la sua
sovraconcettualità, ma che, per il resto, con essa si trova nel
rapporto del gradino più alto rispetto a quello più basso... Tuttavia
in verità il « singolare », vale a dire il concreto irrepetibile, è
qualcosa che non si può tralasciare togliendolo dall'oggetto del-
36
la teologia. Anzi, proprio in esso sta l'elemento
peculiare: che Dio non è soltanto l'Essere assoluto, ma Egli Stesso;
che Cristo non è soltanto la realizzazione dell'umanità di Dio, ma
l'irripetibile storico ecc.
Dunque dev'essere! anche un metodo teologico che cerca
di cogliere e illuminare proprio tale momento. Questo compito è urgente
appunto oggi. (Vedi il mio saggio Dos Wesen des Chri-stentums} *.
* Tr. it. L'essenza del cristianesimo,
Morcelliana, Brescia 19815 (». d. r.}.
23.4.1945
Se la scienza è ciò che questo termine significa nella
sfera naturale, allora la teologia in assoluto È una scienza? La
risposta viene resa più difficile dal fatto che di regola la «
scienza » è considerata l'unica forma valida di conoscenze ordinate.
Dunque se vuoi essere una tale conoscenza e precisamente la più alta e
importante, la teologia deve essere appunto una scienza... Inoltre
soggettivismo, pragmatismo e teorie dell'esperienza vissuta [Erlebnis~\
d'ogni genere hanno risposto alla domanda in modo tale da renderla
sospetta a priori. Tuttavia esiste.
Non si dovrebbe costituire per la teologia una
37
categoria propria di conoscenze, che ne esprima il
carattere qualitativo? Come si presenterebbe ad esempio quello sforzo
metodico di conoscenza che apre e assicura lo spazio entro il quale la
rivelazione può parlare liberamente, pienamente e senza doversi in
alcun modo adeguare a unità di misura terrene?
24.4.1945
Sul QUADRUPLICE SENSO DELLA SACRA SCRITTURA.
1. letterale o storico; 2. allegorico o spirituale
(riferimento dell'Antico Testamento a quello Nuovo); 3.
tropologico o morale; 4. anagogico o mistico (riferimento del mondo
terreno a quello eterno).
Il concetto deriva dalla giusta convinzione che la
parola di Dio, come espressione di verità eterna, ha strati di
significato che corrispondono alle stratificazioni ottiche
dell'esistenza nella fede.
Ma come si può trattare in modo attendibile di queste
stratificazioni? Sotto l'aspetto storico il metodo dei vari sensi della
Scrittura è stato un mezzo per procedere dalle enunciazioni concrete
della Scrittura stessa a una teologia sistematica. Al di là di questo,
era una forma di devota inter-pretazione non impegnativa, con la quale
chi meditava allacciava più o meno al testo pensieri reli-
38
giosi. Ma che non esista anche una seria utiliz-za2Ìone
del pensiero?
24.4.1945
INTRODUZIONE
« Tratteremo di Dio; del movimento della creatura
razionale verso Dio; di Cristo che per noi è la via a Dio ». Con
questo ecco in grandi linee lo schema della teologia e
precisamente nella forma d'un sistema astratto.
Però qui si fa astrazione completa dalle vie reali che
la conoscenza nella fede segue storicamente e, il più delle volte,
individualmente. Cioè non parte da « Dio », ma da Cristo. Soltanto
attraverso lui si chiarisce chi sia Dio, come pure soltanto da lui si
chiarisce cos'è l'uomo e il mondo. Potrebbe sembrare una questione
puramente formale; in verità da questo dipende l'intero carattere della
teologia. La via che si percorre decide sul problema se la teologia si
struttura come un sistema astratto, costruito secondo il tipo
filo-sofico, o come un chiarimento di quella realtà e di quell'evento,
se appare nel processo concreto della rivelazione e se viene attestata
dalla Sacra Scrittura.
39
28.4.1945
Si discute sul problema se « Dio sia conosciuto di per
se stesso » o se invece lo si debba scoprire. Conosciuti di per se
stessi sono gli assiomi logici, dei quali non si può pensare che non
siano. Ma di Dio, prosegue il ragionamento, si può pensare
che non c'è. Come prova di ciò si cita il salmo 52 (53), 2:
« Lo stolto pensa, 'Dio non esiste' ».
Si può pensare veramente che Dio non esiste? Lo si può
affermare; ma si può realmente attuare il suo contenuto? Se ne può
essere convinti? Credo di no. E per quanto riguarda la parola del salmo,
a torto la si adduce come prova, perché non ha il significato
d'un'enunciazione, ma d'una espressione di rivolta. È un atto della
volontà o sentimento, rivestito d'una forma logica.
Noi siamo finiti e tutte le cose attorno a noi lo sono.
L'esperienza di questa finitezza costituisce la base della nostra
consapevolezza dell'esistenza. La finitezza viene colta immediatamente
come qualcosa che non ha il fondamento in se "stessa, ed ora ci si
può domandare: non è altro che questo? La finitezza non è
sperimentata senz'altro come un 'essere stato creato'? La creaturalità
non è una qualità fondamentale di tutto l'essere a noi accessibile? E
con la creaturalità non si da senz'altro anche l'azione di colui che
crea? Non è forse questa constatazione di fatto che la lettera ai
Romani intende quando dice in 1, 20 che dalla crea-
40
zione del mondo in poi « le sue perfezioni invisibili
possono essere contemplate con l'intelletto-nelle opere da lui compiute,
come la sua eterna potenza e divinità »?
Una frase come quella sopra citata la Scrittura non
giungerebbe a esprimerla. Neanche Agostino... L'affermazione che Dio non
esiste l'uomo la può pronunciare non nella forma d'una convinzione, ma
soltanto in quella d'una ribellione.
Va aggiunta un'altra osservazione. Verosimilmente noi
non potremmo cogliere in atto nessun contesto significante, nessuna
verità, se internamente dal Logos, per il fatto d'essere stati
creati, non ci venisse infusa la consapevolezza del senso delle cose. Se
continuamente, anche senza saperlo, non sperimentassimo il contatto del
senso eterno. È ciò che Agostino chiama Vinfluentia lucis aeter-nae.
La vera alternativa non è: o Dio è conosciuto
di per se stesso, come gli assiomi, oppure Egli dev'essere dimostrato
per deduzione; ma invece esistono anche altre forme del darsi, che sono
date con la natura della stessa finitezza e che si possono cogliere con
immediatezza appena l'uomo non vi s'oppone. Tra queste rientra
l'esistenza di Dio.
. 28.4.1945 Risultato della discussione: il
riconoscimento
41
che Dio esiste costituisce un presupposto della fede.
Questa deriva a sua volta per deduzione naturale dalla conoscenza delle
cose del mondo... È vero?
L'enunciazione respinta più sopra: si può affermare
che Dio non esiste, e quella fatta qui: il riconoscimento di Dio è una
questione di deduzione naturale, sembrano appartenere entrambe allo
stesso genere e condizionarsi reciprocamente.
Per contro: non è possibile affermare con convinzione
che Dio non esiste. D'altra parte: il riconoscimento di Dio deriva da
una percezione di fondo religiosa immediata, che si basa sul
carattere di creaturalità delle cose e sulla presenza di Dio nelle
cose, ma soprattutto sulla propria interiorità recettiva. Si può
nascondere l'esistenza di Dio soltanto per ribellione, ma non negarla
per convinzione e, se ammessa sinceramente, essa forma già l'inizio
della fede... Diciamo meglio con Agostino: appena l'uomo è disponibile
e quindi credente nella volontà, si sprigiona quella percezione
fondamentale, per poi liberarsi sempre più, -quando c'è e cresce la
fede vera. Se mancano la disponibilità e la percezione fondamentale,
tutte le dimostrazioni possibili non servono a niente.
30.4.1945 L'articolo è d'una chiarezza classica.
Contiene
42
cinque dimostrazioni DI dio: quella dal movimento, cioè
dal divenire e cambiare; quella dalla causalità; quella dall'esistenza
del non necessario; quella dai gradi del valore e dell'essere;
quella dalla teleologia.
Palesemente la quarta non rientra nel gruppo, in quanto
fa parte d'un tipo di pensiero diverso, quello platonico-agostiniano. Ma
le altre quattro si possono ridurre tutte a una sola, cioè alla dimostrazione
di Dio dalla causalità.
Ora si dovrebbe aggiungere un secondo gruppo di
dimostrazioni di Dio, cioè quello dall'essenza di ciò che è
valido: quella ideologica dal carattere della verità, quella
nomologica da quello dell 'obbligatorietà.
Esse rappresentano un tipo a sé stante e procedono
all'incirca così: nel dato contingente, ma che contenga un significato,
si coglie l'essenziale-necessario. Questo essenziale-necessario si
riconosce direttamente come assoluto. A sua volta questa assolutezza
rimanda al puramente e semplicemente assoluto. Quando il concetto di
puramente e semplicemente assoluto è stato meditato bene nelle sue
conseguenze, subito si arriva al Dio spirituale-personale.
Poi un terzo gruppo, difficile da formulare, ma
che oggi è di pressante necessità. Viene proposto dalla morfologia,
la quale dice che l'esistenza intera è determinata da forme
innumerevoli che s'intessono fra loro. I processi non possono essere
composti di momenti singoli, ma vengono sorretti
43
da forme le quali li abbracciano dall'alto e collegano
fra loro elementi apparentemente disuniti. Per esempio il ragno e la sua
predisposizione organica; il punto d'appoggio che esiste
indipendentemente da lui e al quale può attaccare la ragnatela e che
non impara a conoscere per esperienza e educazione, ma che domina a
priori; le correnti d'aria, le condizioni di luce date volta per volta
ecc.; la forma d'organizzazione, la forza, le forme di vita delle prede
che vuole catturare. Tutto ciò costituisce un complesso preordinato...
Oppure la rappresentazione straordinariamente istruttiva fatta da
Buytendijk, della lotta della mangusta con il cobra ', dalla quale
risulta chiaro come il singolo movimento dell'animale che lotta, non
stia nel rapporto di conseguenza o di riflesso rispetto a quello
dell'altro,- ma formi con esso quasi un movimento complessivo, che
termina con la sconfitta d'uno degli ammali.
Qualcosa d'analogo si rileva anche nell'uomo. In esso si
trova predisposta una forma dell'esistenza, in base alla quale soltanto
si realizza la sua natura. I punti di riferimento della forma
dell'esistenza sono l'uomo stesso, le cose, gli altri uomini e infine
Dio. Naturalmente Dio non è soltanto un fattore nella forma, ma il
creatore d'essa. Dunque, per meglio dire, ha creato l'uomo in modo che
la forma della sua esistenza s'estenda
1
F.J.J. buytendijk, Wege wm Verstandnis der Tiere, s. d., pp. 188
ss.
44
da lui alle cose e agli altri uomini, ma anche e in
assoluto a Lui stesso. Agostino ha espresso in un modo classico questo
concetto con una frase posta all'inizio delle Confessioni: « Per
tè, o Dio, ci hai creati »... Però le forme non soltanto esistono, ma
hanno un potere. Si fanno valere, come Agostino ha detto con queste
parole: « Perciò il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Tè
». Questo non si deve prendere in un senso universale morale. Si tratta
d'una inquietudine ontologica; della forza della forma, che dall'interno
preme e tende alla perfezione, e la può raggiungere soltanto
conseguendo la sua vera mèta, cioè Dio, attraverso il giusto rapporto
con lui... Questo stimolo conduce dal punto di vista teoretico al
giudizio: Dio c'è; da quello pratico, a orientare la vita su di Lui.
Dunque il riconoscimento di Dio da parte dell'uomo non
è un atto unilaterale di quest'ultimo. Quando l'uomo riconosce Dio, in
ciò appunto si fa valere Dio stesso. È un processo bipolare; un tutto
che si realizza, appunto una realizzazione delle forme. Ma si
differenzia dalle forme che condizionano la vita animale, in quanto
passa attraverso la libertà. L'uomo può impedirlo e
distruggerlo.
Qui si dovrebbe far emergere con maggior precisione il
modo in cui Dio sta in questo contesto, per controbattere l'obiezione
che Dio s'inserirebbe in un ordine finito... Si dovrebbe anche ridurre
l'intero sviluppo ad una formula teoretica
45
chiara, che rappresenti il momento della dimostrazione.
Il procedimento di pensiero sarebbe importante non
soltanto perché s'adegua alla problematica odierna, ma pure perché
s'avvicina molto al pensiero biblico.
Al quarto posto andrebbe aggiunta la percezione
immediata del numinoso: la presenza vivente di Dio nel mondo da lui
creato; soprattutto nella propria interiorità, nella consapevolezza
religiosa, nella coscienza. Qui soprattutto i pensieri di Newman.
Al riguardo mi sembra importante quanto segue: una
convinzione reale dell'esistenza di Dio è possibile, se non si ammette
un essere toccati da Lui? In ultima analisi, ogni rapporto genuino con
Dio non si basa forse su un'esperienza originaria di Dio? Solo sarebbe
necessario probabilmente allargare il concetto di « esperienza » nel
senso che il tocco di Dio esiste non soltanto nella forma consapevole,
ma anche nella forma inconsapevole, la quale però influisce
permanentemente sull'atteggiamento consapevole. Con ciò si
utilizzerebbero per la conoscenza religiosa importanti intuizioni della
psicologia più recente.
Come quinto momento verrebbe quello della tradizione,
in ultima istanza l'effetto successivo della rivelazione primitiva o
dell'esperienza di Dio fatta nello stato originario, che ha messo
inestirpabilmente radici nell'essere, è entrata nel lin-
46
guaggio ecc. e si fa valere in permanenza, anche se il
singolo non lo sa.
Al sesto posto si dovrebbero trattare le condizioni
morali-religiose dell'atteggiamento dell'uomo : il problema delle
condizioni della conoscenza concreta, trasferite in quella religiosa:
come deve essere e si deve comportare l'uomo, affinchè l'organo
coordinato in lui con l'oggetto divino si apra e possa ricevere? Con
espressione biblica, il problema del « cuore puro ».
Infine come settimo il concetto che per Ne-wman
ha un peso notevole, cioè il fatto che per il riconoscimento di Dio non
importano tanto singoli ragionamenti ben delimitabili, quanto piuttosto
un gran numero d'indicazioni dirette tutte nello stesso senso, un cumulo
di verosimiglianze, una convergenza di linee di significato,
che, quando vi si aggiunge l'esperienza personale, realizza la
convinzione.
24.4.45
Assioma, movendo dal quale si costruisce la dottrina di
Dio: «
Cos'è Dio non
si può sapere ». La frase è sicuramente giusta. Verità fondamentale
di tutto il parlare corretto su Dio è la convinzione ch'Egli sopravanza
le nostre capacità sotto ogni aspetto, anzi ch'Egli è essenzialmente
mistero.
Ma questo è soltanto un aspetto di questa verità
fondamentale. L'altro è: sapere, realmente
47
avere intima consapevolezza di « cos'è una cosa », lo
possiamo soltanto di Dio. Egli è l'essenzial-mente estraneo,
l'assolutamente altro; ma è pure colui al quale tutto è affine, il
prossimo nel senso più profondo, appunto « Egli ».
30.4.45
L'obiezione dice: « Non c'è bisogno di Dio, perché
tutto ciò che di naturale avviene risale alla natura; tutto ciò che
avviene mediante il volere risale alla libera volontà ». Qui si tocca
il sentimento fondamentale moderno per cui la natura è
appunto la realtà ultima. Tommaso risponde col commisurare la causa
naturale alla categoria della causa assoluta, motivo per cui essa appare
poi insufficiente.
Ma la locuzione che ha preso piede nel sentimento
moderno dice: Ciò che tutto opera, carente e onnisufficiente,
contraddittorio e unitario nello stesso tempo, è appunto « la natura
» e l'ultima realtà. Logicamente un assurdo; però questo assurdo
esprime un'esperienza fondamentale, che sostiene tutta l'era moderna e
che non si può eliminare con argomentazioni logiche.
30.4.1945 « Su questa linea (cioè della causazione)
non
48
si può risalire all'infinito, perché allora non ci
sarebbe nulla che dia il primo impulso al movimento (cambiamento) ».
Per Tommaso questa motivazione è evidente. Ma è
importante vedere che fra il suo tempo e il nostro è intervenuto un
cambiamento. L'esperienza vissuta moderna della natura s'è
compiuta e il concetto della natura è entrato nel pensiero. Questa
natura è un fenomeno sui generis, ch'è impossibile esprimere
con enunciazioni logiche ineccepibili. È il compendio delle cose
sperimen-tabili. Costituita da cose finite e tuttavia non limitabile. Ha
determinate forme di manifestazione e misure e tuttavia è inesauribile.
Le sue manifestazioni sono limitate, ma, quanto ad essa, non la si può
racchiudere entro nessun confine. È finita-infinità, temporale-senza
principio e senza fine...
Il logico chiama queste enunciazioni assurdità ed ha
ragione. Ma esse si riferiscono a un'esperienza che si fa continuamente
dalla fine del medioevo e non si può esprimere con enunciazioni
ineccepibili. Tommaso ignora questo dato di fatto e ciò lo separa da
noi.
Che cosa determina questa esperienza dal punto di vista
religioso? Che il passo al di là della natura, che Tommaso considera
obbligato, non è più tale se a colui che muove da essa si dice:
questo effetto qui risale a una causa; a sua volta, essa
risale ancora a un'altra causa e così via, dunque ci deve pur essere
una causa prima. Allora
49
egli risponde: non è necessario. La natura è ciò che
viene causato ovunque e tuttavia come un intero sta in se stessa... Il
tentativo di giustificare questa contraddizione l'ha intrapreso Kant con
la sua dottrina delle aporie dell'esperienza e con la separazione del
dato nel mondo della natura, della libertà e dell'elemento religioso.
Fino a che punto questa esperienza vissuta è falsa? Per
poterlo dire ci dovremo domandare prima cosa c'è in essa di giusto.
In ogni caso un modo particolare di prendere sul serio
il mondo e la responsabilità dell'uomo per esso. A questa parte giusta
si deve dare spazio; allora si vedrà meglio quella sbagliata.
Probabilmente la radice di tutto sta nella volontà d'emanciparsi da Dio
e di mettere e rinchiudere il mondo in se stesso.
30.4.1945
« Quello che è la materia, lo è in potenza ».
Ciò significa che la materia è pura possibilità, para
determinabilità. Invero di per se stessa non è un niente, ma neanche
un qualcosa di qualitativamente nominabile. Tutto ciò ch'essa è lo
riceve per mezzo della forma.
Qui sta l'elemento caratteristico della Scolastica
.aristotelica: un mascolinismo estremo. Quali conseguenze, se si pensa
che questa Scolastica determina tutto il pensiero ecclesiastico
ufficiale e
50
attraverso l'ecclesiastico tutto il pensiero occidentale
in genere fin dentro l'era moderna.
11.5.1945
IL PUNTO DI PARTENZA METODICO DEL PENSIERO TEOLOGICO
NELLA « SUMMA-».
Già dopo essersene occupato brevemente il lettore si
domanda: da dove procede realmente questo pensiero? Come gli si da il
suo oggetto? Dove lo trova? Come lo fissa in una forma giustificabile
scientificamente e come lo sviluppa?
Secondo la dottrina della teologia recepita, le fonti
del pensiero teologico sono Scrittura e Tradizione. Dunque starebbe a
significare che volta per volta si verifica quel che dicono Scrittura e
Tradizione e se ne sviluppa il contenuto secondo un qualche genere di
punto di vista metodico. Ora è sorprendente come in verità
Tommaso, a rigore, non consulti ne la Scrittura ne la Tradizione. Le
frasi citate dalla Scrittura e dalla Tradizione sia negli apposita
che nei fundamenta, sotto l'aspetto metodico sono del tutto
accidentali. Non si cerca quel che dice la Scrittura nel suo complesso
su quel tal problema e come la pensa la Tradizione al riguardo. Anzi
dalle stesse frasi citate nemmeno si argomenta. Queste frasi hanno
invece il carattere d'una copertura autoritativa e, a rigore, potrebbero
anche mancare.
51
Allora da dove viene attinta la materia? La risposta
più approssimata è: dalla coscienza della Chiesa. Ma allora si
dovrebbe stabilire scientificamente il dato del carattere di fonte
inerente a questa coscienza e metterne in risalto metodicamente il
contenuto. Dunque si dovrebbero citare le decisioni della Chiesa, si
dovrebbe esaminare la coscienza della liturgia ecc. Anche questo non
avviene.
Che cosa accade dunque? In verità la Summa lavora
in modo del tutto ingenuo, partendo dalla coscienza di fede dell'uomo
Tommaso d'Aquino, che, da parte sua, viveva della coscienza di fede
della Chiesa e sapeva di avere in essa la norma. Però questo dato di
fatto in sé non viene dibattuto.
52
PARTE SECONDA
Pentecoste 1953
Ho già cercato tante volte di tenere un diario. Tante
cose mi passano per il capo e incontro tante persone; ma la mia memoria
è stata sempre scadente e sta diventando anche peggio. Così dovrei
cercare di fissare alcune cose sulla carta. Però non ci sono mai
riuscito a lungo. In sostanza a me la mia storia sembra insignificante.
Oggi ho incominciato a leggere il Journal * di
Julien Green, inviatemi dalla signora M. Rol-land. Qui m'è ritornata
l'idea e voglio fare un altro tentativo. Forse dipende dalla forma:
trovare quella mezza misura del sempre-possibile che si possa proseguire
senza gravare troppo la giornata.
Oggi ho letto in « Hochland » un articolo di CI.
Miinster su Die 'Fernilbertragung des Mess-opfers [La
trasmissione televisiva del sacrificio della Messa]. Un vero grido
d'allarme. Quindi ho telefonato per dire se su ciò non si debba
pubblicare un lavoro più ampio, diretto da laici, che chiarisca di che
cosa si tratta.
53
Talvolta ho la sensazione che nella mia vita stia per
finire un altro capitolo. Che non mi debba far nominare professore
emerito e rendermi libero per lavori più spontanei? Che abbia dovuto
rifiutare l'incarico del Consiglio d'Europa per i colloqui romani, poi
l'invito di La Pira a Firenze e infine la conferenza all'assemblea
generale degli « Hùttenleute » a Dùsseldorf, propriamente non è
stato giusto. Ma la mia salute non consente le due cose, università e
questo.
Chissà, forse la prossima primavera.
Forse in connessione con i progetti dell'Oratorio per
Mùnchen-Gern?
Questa Pentecoste non sono a Rothenfels... Che qui tutto
si dissolva o SÌ annodi qualcosa di più saldo? Anche questo sta in
relazione con il problema del «capitolo».
Ieri sera grande gioia per le Très riches henres du
Due de Berry, vale a dire ai fogli di Poi de Linmbourg. L'eleganza e
nel contempo l'intensità del medioevo francese.
* In lingua italiana v'è Verso l'invisibile (Diario
1958-19K6), Rusconi libri, Milano (n. d. r.).
Lunedì di Pentecoste 53
Questa mattina stato al Giardino inglese. Nella parte
verso nord. Era una meraviglia, tutto quel verde nuovo, ancora giovane
prima dell'esta-
54
tè. I prati pieni di fiori, non ancora falciati. Il
rigogolo mandava il suo richiamo.
Che presenza un albero come quello! È ogni volta un
mondo; scende in profondità, sale in alto, s'espande in ampiezza nello
spazio. È calmo e vive.
Sono stato lungamente a sedere su una panchina e
a meditare sulla mia conferenza in commemorazione di Bernardo di
Chiaravalle.
Nel pomeriggio ho provato a dettarla e mi sono completamente
confuso. Piuttosto demoralizzante. Parlare su un singolo momento della Divina
Commedia è difficile. Si deve presentare sempre il tutto. Credo che
in letteratura una tale forza gigantesca d'unità esista quest'unica
volta soltanto.
26.5.53
Quanto più invecchio, tanto più s'approfondisce il
mistero in tutto. Anche nella fede. Uno in particolare: perché Dio ha
creato il mondo?
Ma succede anche un'altra cosa: il mistero diventa
abitabile.
Venerdì scorso parlato sul pensiero che avevo esposto
il 6.1 all'incontro organizzato per il 50° compleanno di Heinrich
Kahiefeld: il movimento liturgico prima ha attraversato la fase
restaurativa (Solesmes); poi quella accademica (Maria-Laach, Beuron,
Società accademica); poi quella
55
realistica (Rothenfeis, Oratorio di Lipsia,
Klo-stemeuburg); adesso entra in quella pedagogica:
che l'uomo odierno possa in assoluto afferrare la
sostanza reale dei testi e delle rubriche tramandati?
Dal 1950 ho davanti a me la vecchia copia (perché tale
è; ma antica) della Madonna medioevale francese. Soltanto queste hanno
in sé l'unità del regale, del sacro e del bello. Ogni volta, guardarle
è una gioia.
27.5.53
Oggi è sfato qui il vescovo Enrique Rau di La Piata (Èva
Perón), Argentina. M'ero già dichiarato disponibile ad andare da lui;
ma ci ha tenuto ad essere qui di persona. Il colloquio è stato buono,
con il lieve imbarazzo che deriva dal conversare superando così grandi
differenze di situazione.
Osservo che sono un uomo vecchio e noto. Prima, quando
ancora dovevo farmi un nome, era più. bello.
Ma per me un vescovo è sempre una personificazione
dell'autorità ecclesiale venerata di tutto cuore. È bello poter
onorare l'autorità legittima. A coloro che non lo fanno manca una cosa
essenziale.
Ieri sera, conversando sullo scritto programmato presso
il dr. Mùnster, ho riacquistato la consapevolezza di quanto sia libero
lo spirito cristiano.
56
Non nel senso esteriore; qui lo spazio è molto angusto;
ma interiormente, o meglio ontologicamente, in quanto esso si muove
nella verità delle realtà dell'esistenza che si manifestano nel modo
giusto. Rendersi conto reale di questo è un passo importante.
La regina d'Inghilterra ha rifiutato di far trasmettere
per televisione l'atto sacramentale vero e proprio dell'incoronazione.
Una consolazione preziosa nel nostro tempo dominato dalla volgarità e
dalla meccanizzazione. Con ciò mantiene all'avvenimento la sua
sacralità e efficacia.
Questa è una vera donna e una vera regina.
E che lezione per gli attivisti cattolici. Ma non la
raccoglieranno.
Leggo con ordine e continuità Th. Mann. Adesso per
l'appunto il volume dei racconti più brevi.
Lo ammiro, e mi ripugna.
Ieri sera è stato qui P. Pius Duployé. Rivederlo è
ogni volta una gioia.
Parlato di tante cose. Soprattutto del « Foyer Jean
Christophe » che la signora Rolland vuole organizzare in casa sua. Deve
servire allo scambio d'idee tra studenti francesi e tedeschi ed essere
diretto da un comitato delle università di Parigi e di Monaco. Un'idea
molto bella; l'attuazione dipenderà da colui solo che vi si impegna. È
sempre uno, che fa il bene effettivo.
Questa sera avuta la visita del console generale
italiano Luigi Silvestrelli.' Un uomo molto prudente, interessato e
simpatico. Parlato special-
57
mente del protestantesimo, che a lui, cattolico
italiano, appare singolare.
Venerdì, 29.5.53
Finalmente dettata la minuta della conferenza
commemorativa di Bernardo — 800 anni dalla morte —: sulla sua figura
nella Divina Commedia. Ancora molto da fare in proposito.
Questa sera al film L'ultimo week end di Rene
Clair. Non molto buono. L'atmosfera d'incubo, che dovrebbe dominare, non
viene fuori. E ciò che salta fuori viene guastato dalla
sincronizzazione, che conferisce a tutto l'insieme il timbro della
filodrammatica.
Chi oggi si facesse ancora qualche illusione sulle
capacità culturali del pubblico che frequenta il cinema, dovrebbe
badare a come ride. È incapace di distinguere, ottuso nei confronti
delle finezze e deciso a non farsi toccare da niente di serio.
Questa notte ho sofferto d'asma. Mi lasciava in pace da
più di due anni, ora è ritornata.
È brutta. Ogni malattia si potrebbe considerare come
una prospettiva sull'uomo, certo più in negativo. In ogni malattia,
intendo nelle più importanti, per così dire essenziali, l'uomo appare
nella veste dell'esser minacciato, di quell'esser minacciato che
manifesta qualcosa di particolare nella sua essenza.
58
L'asma è un'angustia, una restrizione pur in mezzo alla
vastità dello spazio. C'è aria ovunque, ma colui che viene così
oppresso e costretto non ne riceve. È nell'uomo la ristrettezza...
Tanto più mi rallegra adesso una corona del rosario
che ho acquistato ieri: perle sfaccettate azzurro pastello e filigrana
d'un bei grigio.
L'azzurro è sempre gioia. L'azzurro ristora.
Domenica, 31 maggio 1953
Ci sarebbero tante cose da scrivere. Questa è la
difficoltà di tenere un diario quando non se ne vuoi fare una cosa
importante. Che cosa si deve scrivere, quando non si vuole che diventi
un peso a tal punto da dover smettere dopo qualche tempo?
Devo ancora trovare la forma.
Questi giorni è ricomparsa l'asma; l'ho già detto.
Però ieri sera ho fatto un'esperienza singolare. Ero alla compieta e
quando ho pronunciato le parole dell'orazione: Visita quaesumus,
"Domine, habitationem isiam, l'oppressione s'è risolta. C'è
chi vorrebbe parlare di casualità; ma la vita è una totalità. In
questo momento si sono incontrate le due cose, ed è stato un impulso
nella struttura complessiva, ed è riuscito molto consolante.
Credere con riferimento alla propria vita significa
vedere sempre il tutto.
59
È una correlazione pure il fatto d'entrare nell'ambito
vitale d'un uomo e che poi accada qualcosa di corrispondente nella
propria vita.
Nel libro di Werfel * avevo letto di Bernadet-te, la
quale appunto aveva sofferto tanto terribilmente d'asma. Allora s'è
risolta la mia, e s'è aperta anche la chiusura di quanto sta in
superficie, e s'è fatta presentire la realtà sacra-autentica.
Non si deve pensare tutto in modo grossolanamente
causale ne in senso positivistico ne in senso soprannaturale. È un
tutto, provvidenza, esistenza cristiana collegata dal fondamento della
grazia. In un momento così si vede un tratto nella grande trama della
sacra totalità.
Oggi in S. Luigi ho cercato di chiarire, di chiarire
almeno un po', quello che per me diventa sempre più il punto dello
scandalo e della fede:
perché Dio, il Signore, che non ha bisogno di nulla, ha
creato il mondo fino a diventare uomo;
fino alla partecipazione più singolare, profonda,
eterna... Il contenuto della rivelazione! Se si comprendesse questo, no,
perché qui non c'è un comprendere; se vi ci si potesse metter radici,
sarebbe tutto bello. Tutto.
Forse riesco a sviluppare la spiegazione del Padre
nostro, cui sono dedicati i miei sermoni domenicali, fino a farne un «
manualetto della fede ». Senza la costrizione del sistema, e però che
contenga tutto l'essenziale.
Talvolta penso che dovrebbe essere una libe-
60
razione meravigliosa poter dire: non devo più scrivere
niente. Basta.
Ma non va. Lo sforzo più grande è ancora da fare:
l'etica; la grande dottrina della fede, il libro sulla rivelazione; le
meditazioni sulla Chiesa, i dieci comandamenti e la preghiera del
Signore... E poi ci sono le lezioni sulla Divina Commedia e la
raccolta in libro di letture su Dio...
Che vita sto conducendo... Sempre soltanto parlare e
scrivere... E, dietro, quel che ne è il prezzo.. Ma un giorno
diventerà pur tutto chiaro e la vita potrà incominciare.
* Tr. it. F. werfel, Bernadette, Mondadori,
Milano 19638 (n. d. r.).
Lunedì, 1° giugno 1955
Non è passato tanto tempo da quando m'è venuta l'idea
che Dio ha un nome e che questo nome suona: « Colui che è ».
L'essere, esse, essen-" za e realtà, appena lo si
prende nel suo significato pieno non è più un concetto universale. È
un. nome, il Suo. Se qualcuno — stoltamente — domandasse: cosa c'è?
Cos'è? Semplicemente? La risposta sarebbe: Dio. Quali conseguenze e
quale compendio di tutte le preghiere: « Sorgi, o Signore, in me! ».
Oggi è stata una brutta giornata. Dopo avere scritto
quel che precede, lo stato depressivo, che
61
era già incominciato, è peggiorato rapidamente sempre
più. Come un dissolvimento intcriore e anche fisico. Lavorare era
impossibile. Tutto sembrava insensato. La cosa è continuata anche dopo
il riposo pomeridiano. Che cosa avrei dato per non dovere andare
all'università! La lezione è stata una violenza; come sia andata non
lo so. Dopo ho notato un miglioramento. La sera sono andato a vedere un
film italiano: Quattro passi tra le nuvole. Mentre ritornavo a
casa, è passata una ragazza, cantando con una bella voce da contralto.
Per me giorni come questi non sono molto rari. Giorni
brutti.
Mercoledì, 3 giugno 53
Domani è la festa del Corpus Domini. Da quando
mi ricordo, il culto dell'Eucaristia — non la Messa — mi crea
difficoltà. Non comprendo il risalto che gli si da, la fissazione.
Che cosa significa la festa dell'Eucaristia? Ogni Messa
è pur una festa. Come si può celebrare la festa d'una festa? Invece
l'evento dell'istituzione si celebra il giovedì santo, con molta
discrezione.
. Sono ancora sotto l'impressione del « numero special
» del « Bulletin » della « Jeunesse de PÈglise ». Mi era stato
inviato. Contiene la presentazione di Maurice Montuclard, le vicende
del-
62
la sua secolarizzazione, insieme con alcuni documenti.
Il tono è bello, nobile, rispettoso e profondamente
partecipe. Ma quel che m'ha colpito è che per la prima volta ho
percepito l'intrinseca possibilità storica del comunismo. Come se a un
tratto ogni cosa fosse messa in forse.
Domenica, 7.6.53
Giovedì scorso sono andato a Mooshausen e ne sono
ritornato ieri sera. È stato bello e pieno d'una quieta armonia. Il
tempo è stato per lo più buono e abbiamo potuto sedere a lungo in
giardino. Sono ore in cui ci si domanda perché si partecipa
all'assurdità della frenesia cittadina. (Lo si fa in quanto ci manca
l'originalità bastante per poter attuare opere valide senza lo stimolo
della città.)
C'era anche M. El. St. È una persona preziosa;
schietta e pura come non ne conosco altre. Come si è
potuto metterla da parte? È come un signum obcaecationis.
Entrando nella mia camera, ho pensato molto ai due anni
che ho trascorso là dal 1945 al '45. Che differenza in confronto
a Berlino! Qualche ricordo opprimente, specialmente la terribile
malattia di M.B., che anzi poi è morta quando mi trovavo a Tubinga. In
quei due anni ho scritto Vreiheit, Gnade, Schicksal *, cioè la
sua ultima
63
stesura — credo l'ottava — e, sempre nell'ultima
stesura, ì'Jahr des Herrn [Anno liturgico].
Oggi il mio sermone in S. Luigi è stato registrato su
nastro, senza scopo, soltanto per averlo. Miinster è stato così
gentile da mettersi a disposizione per questo scopo. Perciò non mi sono
sentito impacciato in alcun modo dal microfono. Pensiero singolare, che
ora questo sermone, del tutto spontaneo, si trovi nell'archivio della
radio!
La « conquista » della cima dell'Himalaya è stata
offerta in « dono » alla regina d'Inghilterra. Che cosa ne avrebbe
detto un Goethe? Oppure un Eschilo? Che ora è stato dissacrato anche il
« trono degli Dèi »? Una questione di tecnica e un oggetto di
misurazione geodetica?
Esistono ancora luoghi inviolati? Inviolabili? Per
principio? Protetti dal sentimento dell'essere proibiti?
Tod in Venedig ** — l'intero volume dei Racconti
di Thomas Mann —, sempre lo stesso mondo desolato e devastato. Ma ne
comprendo ogni frase.
* Tr. it. Libertà, grazia, destinò, Morcelliana,
Broscia 19793 •{n.d.r.Y
** Tr. it. La morte a Venezia (con Tomo
Kroger, Tristano), FeltrineUi, Milano 1980' (w. d. r.).
Martedì, 9.6.53 Ieri sera ho visto lo stimolante film Antoine
64
et Antoinette.
Esattamente quello che si cerca in
un cinema autentico.
Il sorriso con cui la giovane Antoinette guarda il suo
uomo è particolarmente charmant. D'amore e di superiorità nello
stesso tempo. Ma che significa questa superiorità con cui ogni vera
donna guarda l'uomo? Non ne è buona parte l'estraneità radicale
esistente fra i sessi?
Il mondo della Lagerlòf è pieno di incantesimo. Vi si
ritorna sempre volentieri. Però temo che là dentro non sia esatto ne
l'elemento pagano ne quello cristiano, ma che ci sia un miscuglio.
Credo sarebbe bene che ogni sacerdote si facesse un'idea
molto chiara di come nasce l'anticlericalismo. La ribellione elementare
contro l'atmosfera e l'opera del ceto sacerdotale compatto stabilito,
anche di quello buono! Potrebbe evitare tante cose.
Mercoledì, 10.6.53
Pure questo trimestre il corso di etica è frequentato
ancora come prima. Adesso sono al sesto ed ho sempre più di 650
presenze, perché tanti sono i sedili, e c'è sempre qualcuno in piedi.
Oggi al corso, mentre parlavo del concetto moderno della
natura e del suo cambiamento, m'è venuta un'idea importante, o almeno
così mi sembra. Nel corso dell'era moderna la natura diventa il cosmo
divino... Provvede, vuole, ha saggezza
65
e potenza. Ha una specie di soggettività... L'uomo
l'onora, confida in Lei...
Questo sta cambiando. L'uomo futuro — e già quello
odierno — la prende soltanto come oggetto, come campo di lavoro e come
fonte di materiale.
Per questa « oggettività » essa — Dio — esercita
una terribile rappresaglia. Vi si demonizza. La bomba atomica è
già di per sé una vendetta... L'uomo le soggiace in un modo nuovo.
Venerdì, 12 giugno 53
Ieri assemblea annuale dell'accademia. Preeto-rius,
successore di Hausenstein, come presidente. Ho dovuto pensare di
continuo che quello che stava là sarei potuto essere io. Ma ero lieto
di non esserlo.
Adorno ha pubblicato sul « Merkur » un articolo sul
jazz, che contiene osservazioni intelligenti .d'ogni genere. Ma, giunti
finalmente al termine, ci si sente contenti. È come un rintronare
continuo;
una monotonia di critica che scende da una superiorità
amara. I suoi Minima moralia * sono proprio così. Quello che mi
è stato detto sulla sua figura e sul suo destino lo rende
comprensibile. Che sappia quanto egli si espone?
Seduta di facoltà: 30 o più professori, dunque secondo
la tesi uomini dello spirito. Non ho mai
66
partecipato a una seduta in cui il decano abbia dovuto
ammonire i partecipanti a non perdersi in un problema spirituale. Le
sedute sono certamente necessarie. Però si va via con la sensazione
d'aver perso il proprio tempo.
* Tr. it. con lo stesso titolo, Einaudi, Torino 1976 (w.
d. r.).
Domenica, 14 giugno 1953
Oggi in S. Luigi, in mezzo a tanta gente, vicino a una
colonna c'era un tale in piedi con il cappello in testa. Durante il
sermone questo m'ha dato molto disturbo. Quasi gli avrei detto qualcosa.
Per fortuna mi sono trattenuto.
Perché un uomo fa una cosa del genere? Per dispetto?
Per provocazione? Per una qualche distorta protesta di coscienza o
imbarazzo? O perché non è normale?
Ad ogni modo mi ha costretto in continuazione a
raccogliere le idee e ho dimenticato particolari d'ogni genere.
Ieri mattina in città m'è venuta l'idea dalla quale
potrei trarre materia per scrivere il mio contributo all'opuscolo sulla
trasmissione televisiva della celebrazione della Messa: la dichiarazione
di M. Stapp, che nel telegiornale, davanti alla ripresa d'una
processione, per la prima volta l'aveva sfiorata come l'alito freddo del
dubbio. Quale la causa di questa sensazione? Perché l'Eu-
67
caristia rientra nel riferimento esistenziale del
confronto personale-reale, che qui però manca.
Ricevuta da Reinhold Schneider la richiesta se il giorno
della prima rappresentazione del suo dramma Innocenz una Franziskus
ad Essen vorrò parlare in teatro ad una manifestazione che si terrà in
precedenza al mattino.
Forse lo farò, per la cosa in sé e per Schneider...
Forse sulla povertà e con ciò facendo distinzione dalla povertà di
Buddha e da quella di Diogene.
Nel ricordo i miei sermoni qui sono collegati con quella
parte del Giardino inglese che da sull'altro lato della grande arteria
d'accesso alla città, Dietlindenstrasse-Bogenhausen. Di regola li
preparo là il sabato. Prati, strade e alberi sono collegati con il
pensiero e con la ricerca.
Qui si levano due faggi: uno poderoso, così che si
pensa all'albero del mondo, e uno mirabilmente slanciato, ricco di belle
forme.
- - Martedì, 16.6.53
Mi sono proposto di recitare ogni giorno il Veni
Creator Spiritus.
Ogni suo verso è pieno di vita profonda. Mi commuove
sempre il primo verso della quarta strofa: Accende lumen sensibus...
Quale immagine dell'uomo e dello spirito: i sensi invero sono
semplicemente l'uomo, quello della vista,
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dell'udito e del tatto... Qui s'annuncia l'uomo
dell'eternità, non nell'anima, ma nei sensi del quale risplende lo
Spirito santo...
La frase è più profonda che cento pagine di dogmatica!
Questi sensi sono strettamente congiunti con il cuore,
che viene nominato subito nel verso successivo: infunde amore-m
cordibus...
Da quando udito e vista mi lasciano, io ne so qualcosa
di quel che sono i sensi.
Mercoledì, 17.6.53
Oggi pomeriggio elezione del rettore.
La scheda che porta il nome dell'eletto reca pure una
parola di riconoscimento, affinchè durante lo scrutinio l'elettore,
sapendo la parola che ha scritto, possa controllare se viene scrutinata
anche la sua scheda. Di solito queste parole di riconoscimento sono
scherzose, ma nessuno può affermare che presentassero tracce di
spirito. E tuttavia si è riso!
Si dovrebbe fare un'indagine per rilevare di che cosa
ride la gente oggi!
Successivamente sono entrato in un caffè e ho letto le
bozze corrette del mio secondo contributo al fascicolo: Unsero
geschichtiiche Zukunft [II nostro futuro storico].
E poi sono andato all'Hofgarten. Era inondato
69
di sole e pieno di colori, ed era una vista molto bella
— un alito della vecchia Monaco.
Adesso sotto i colonnati ci sono negozi. Mi sono
comperato una piccola scatola azzurra e ne sono contento. L'azzurro mi
da allegria. Nella galleria accanto, di K. Hielscher, ho visto un grande
piatto cinese dipinto d'azzurro. Forse me l'acquisto. È veramente
così: l'azzurro è allegro.
Venerdì, 19.6.53
Oggi è stato qui Job. Wagner del Liturgisches Institut
di Treviri e m'ha raccontato del congresso di studi liturgici
programmato a Lugano.
Durante la preparazione era risultato che l'episcopato
svizzero sollevava obiezioni; da parte francese lo stesso... Considerata
la situazione transalpina s'era pensato pure che fosse meglio sincerarsi
dell'atteggiamento benevolo di Roma. Così era andato in Italia e presso
l'eccellenza di Bergamo — che si considererebbe papabile — aveva
trovato i migliori sentimenti per la questione liturgica; a Roma pure,
anzi di più: presso il prosegretario di stato Montini, ugualmente
presso Tardini, e l'ecc. Ottaviani, segretario del S. Ufficio, aveva
promesso perfino la sua presenza. Ma soprattutto era stata assicurata
l'approvazione del Papa ed aveva motivo di credere che quest'ultimo
desideri che i problemi si debbano portare avanti « presto » e « a
fondo ».
70
Che cambiamento rispetto anche soltanto ai tempi della
nascita della Ecclesia Oransì Oppure ancora dei 19 punti
dell'arcivescovo di Friburgo!
Fra l'altro io devo tenere la relazione intro-duttiva.
Martedì, 23.6.53
Continuamente — controvoglia e combattendo la mia
avversione — devo ammirare le capacità di Th. Mann. Ricchezza del
contenuto e precisione dei particolari, un linguaggio che da sempre
qualcosa di nuovo ed è sempre pienamente sicuro di se stesso ...
Ma un mondo devastato ...
Dall'editore Kohihammer l'invito a scrivere la
prefazione per una raccolta di testi politici di grande valore. Alla mia
domanda piena di meraviglia se sapevano che sono un teologo: vogliono
appunto questo ... E se non temevano l'etichetta:
no, desideravano proprio questo.
Ora, ciò rappresenta un segno del sorgere di rapporti
di comprensione e fiducia o una bancarotta in generale?
Recentemente nel mio corso universitario ho detto: oggi
la testimonianza più valida a favore del cristianesimo è non la
qualità dei suoi seguaci, ma l'unitarietà dell'odio dei suoi nemici.
71
Mercoledì, 24.6.53
Da molti giorni tempo cattivo — afoso, opprimente,
snervante ...
Si dice che parlare del tempo è banale: una volta non
era personificato dai numi che determinavano l'esistenza quotidiana? E
dunque ragionare sul loro favore o sfavore non è una cosa molto
opportuna?
In S. Luigi sono alla sesta invocazione del Padre
nostro: non c'indurre in tentazione. Cosa vuoi dire? Ne viene a noi un
alito di tenebra. Si presagiscono cose che forse anche esistono.
Ho sognato mio padre; era così triste che ci sono
rimasto molto male. Di mio padre come di mia madre ho due immagini: una
realistica, anche critica, d'una quieta normalità, che appartiene al
giorno. Un'altra appartiene al sogno ed è un'immagine di malinconia.
Venerdì, 26.6.53
Ieri sera conferenza al Georgianum: « Fotografia e
dubbio di fede ». Sorpreso di quanto i teologi si siano trovati
concordi nel rifiutare la trasmissione della Messa per televisione.
Quando ho detto che c'era un bisogno urgente d'una disciplina
dell'arcano, è venuto un applauso spontaneo.
Oggi l'elezione del decano. È stato eletto a
72
grande maggioranza J. Spórl. Lo desiderava; così mi fa
piacere.
Poi sono andato al negozio d'arte di K. Hiel-scher e ho
comperato il piatto cinese; risale alla fine del xvil secolo. Azzurro su
fondo bianco. Ho un pochino di preoccupazione di non poter sopportare
forse questo azzurro che ha una sfumatura di violetto.
Questa sera Hans e Lene W. a cena. Sono contento che
stiano per arrivare. Da quando ci conosciamo sono passati più di 30
anni.
Sabato, 27.6.53
Accadono strani incontri. Oggi è stato qui a pranzo il
dott. Roubiczek di Cambridge ed è risultato che concordiamo in molti
punti sull'idea dell'opposizione o antitesi.
Questa sera sono passato davanti alla Casa dello
studente nella Biedersteinstrasse; un giovane mi ha chiesto se poteva
accompagnarsi a me per un momento. Era stracarico di lavori che aveva
portato avanti ampiamente o interamente, sul concetto della causalità
in connessione con i risultati della nuova fisica. E siamo arrivati a
singolari concordanze sul problema della causalità quantitativa e
qualitativa, della mia ipotesi che nella. causalità puramente
statistica dell'atomo si sveli un momento che sarebbe operante ovunque
(p. es. in ogni qualità), e altro ancora.
73
Domenica, 28.6.53
Ieri al Giardino inglese, mentre ripensavo al mio
sermone per oggi, sono capitato in un luogo lungo l'Isar a me
completamente sconosciuto e infine con grande sorpresa mi sono trovato
sul ponte della centrale elettrica bavarese. Il turbinio della cascata
sulla destra e il suo scroscio erano magnifici, come se dal regno della
carta fossi passato a quello delle forze della natura.
Bello anche l'ampio arco che la cascata tracciava sopra
l'Isar, formando un gorgo in basso, sotto il quale il grosso delle acque
riprendeva a scorrere a valle. Ma al centro galleggiava un pallone, che
restava là quasi fermo, trattenuto dal gorgo fluttuante.
La chiesa era di nuovo molto affollata. Devo stare
attento a non pensarci troppo. Sotto tutta la mia apparente naturalezza
cova la paura del fallimento.
Qui a cena W. Lipgens. È un po' mio allievo.
Desidererei molto che gli venisse affidata la dirczione dell'istituto.
di storia contemporanea (anche per amor mio).
Mercoledì, 1.7.53
Nel corso di lezioni parlato della dialettica esistente
fra la rivoluzione — quella vera, moderna — e la dittatura. Mi
appare sempre più
74
chiaro che lo spirito della rivoluzione spinge verso la
dittatura e che una delle molte cecità, per meglio dire:
accecamenti e caparbietà della mentalità moderna, è credere che
rivoluzione significhi libertà.
Ho notato come sono rimasti impressionati gli studenti.
Forse qui imparano qualcosa che serve loro non soltanto nel piano
teoretico.
Tutti i successi del mio lavoro potrebbero con-durmi a
sopravvalutarmi. Ma penso di poter dire che non mi aiutano mai ad essere
sicuro di me stesso. Una critica qualsiasi basta a risvegliare il dubbio
su me stesso, costantemente pronto nel mio intimo.
Anzi ancor più: la sensazione che tutto perda il suo
significato. Allora è come se tutto si ritraesse da me.
Venerdì, 3.7.53
Visto il film dell'incoronazione della regina
d'Inghilterra. L'impressione è stata grande.
Occorreva ripetersi continuamente che si vedeva qualcosa
che accade molto di rado e così da vicino come se si facesse parte
della cerchia più stretta dei partecipanti. Colpiva anche il contrasto
fra la giovane età della regina e l'importanza di questo atto solenne.
Il portamento di Elisabetta era così autentico e bello, da destare
profonda
emozione.
75
Per noi tutto questo è perduto. Nella vita politica
della Germania non esiste nulla, assolutamente nulla che in qualche modo
vi sia paragonabile. Inoltre, tutto è semplicemente banale; e nessun
autoconforto democratico ci può mettere rimedio.
Soltanto una cosa da motivo di continuare a protestare,
il cattolico sta ai margini. Non è coinvolto. Mi meraviglia che i
cattolici inglesi accettino questa situazione.
Leggo con grande partecipazione il libro di Moorehead
sui tré traditori dei segreti atomici. Che mentalità ne emerge!
Domenica, 5.7.53
Ieri sera sono andato di nuovo alla chiusa della
centrale elettrica bavarese — e con lo sgomento che ho provato spesso
mi sono ricordato: sei stato qui quindici giorni fa come fosse ieri. Il
tempo intercorso come fosse niente!
" Io scrivo e parlo e parlo e scrivo e la vita
scorre via.
Però talvolta ho la sensazione che qualche cosa maturi;
sommessa e impercettibile. P. es. talvolta posso avere la sensazione
reale ch'Egli mi ha creato.
A sera il figaro nel Gartnertheater. Première,
direttore Eugen Jochum.
76
Tutto è lieto e perfetto. Ma sopra v'è il dolore.
Mórike ha pur ragione nella sua novella.
Martedì, 7.7.53
Inaugurazione dell'Institut Francais nella
Kaul-bachstrasse. Molto bello, la casa, la biblioteca, il giardino.
Prima ha parlato Francois Poncet, sciolto eppure serio... I numerosi
ascoltatori sono rimasti in piedi. Poi il ministro del culto Sch-walber,
noioso, tranne un paio di fatti che dimostrano come nell'ambito delle
scuole si facciano tentativi reali d'avvicinamento reciproco.
Colloquio con Rohlfs, che mi ha raccontato di sua
figlia, entrata a far parte delle diaconesse... con Koschmieder e sua
moglie... Temo di passare fra tante possibilità senza sfruttarle.
Ho spedito alla commissione di Amburgo il parere sulla
trasmissione della Messa per televisione. Ho scritto con prudenza nel
tono, ma con molta decisione nella sostanza.
Il libro di Moorehead è inquietante... Domani ne
parlerò nel corso di etica come esempio del nichilismo derivante
dall'atteggiamento di autonomia.
77
Mercoledì, 9.7.53
Commemorazione di san Bernardo; 800° anniversario della
morte.
La cosa è stata preceduta da qualche discussione e
qualche dubbio. M. I. Rouvier aveva dato l'impulso da parte degli
organismi francesi e ha dovuto affrontare qualche situazione
imbarazzante.
Comunque alla fine è andato tutto bene. Specialmente
per l'aiuto cortese del dott. Gotze della Radio.
Sono venuti Sua Eminenza; il Magnifico Rettore
dell'università tecnica, dott. Hundhammer, l'abate di St. Bonifatius e
altri. Il Magnifico Rettore ha pronunciato l'indirizzo di saluto; poi
Schmaus del Grabmann-Institut, che patrocinava la commemorazione. Prima
e dopo un mottetto, il primo di Orlando di Lasso e il secondo di Heinr.
Schùtz.
La relazione l'ho tenuta io, sulla posizione di san
Bernardo nella Divina Commedia.
Tutto s'è svolto con molta dignità. L'aula era piena.
Dopo è venuto Speri, che con me s'era fatto carico
delle incombenze maggiori, e siamo rimasti ancora fino alle 2.
Venerdì, 10.7.53 Molto stanco. La serata di ieri è
stata molto
78
impegnativa: prima il corso nell'auditorio afoso
dell'università; poi un'ora di preparazione da Spóri al seminario di
storia medioevale. Poi la relazione nell'aula.
L'esame medico dal dott. Bruckmeier è andato bene.
Ora andremo a Hausbaden.
Mi è capitato in mano di nuovo il Porteur d'eau
di Eugenia Markowa. È apparso nel 1931 nella collana « Le roseau d'or
», edita da Jacques Maritain. (Là è apparso anche Geist der
Liturgie, tradotto da d'Harcourt *). L'Autrice dev'essere una
polacca. Speriamo che negli anni oscuri non le sia successo niente. Mi
ha inviato il libro, che mi ha affascinato. Quante volte l'ho letto!
Viene dalla corrente del cassidismo e quando lo leggo comprendo Mare
Chagall. Ho la sensazione che lo dovrò tradurre.
* Tr. it. Lo spirito della liturgia (insieme con I
santi segni), Morcelliana, Brescia 198&5 {n.d.r.}.
Sabato, 11.7.53
Verso sera sono andato nuovamente all'Isar, sulla riva
destra. È stato bello; lo spazio della corrente come un'ampia strada
piena di scrosci e l'andare non chiedeva alcuno sforzo.
Ho meditato sul mio sermone di domani:
« Liberaci dal male ». I pensieri portano sempre più
lontano.
79
Il ricordo dei miei sermoni domenicali è collegato alle
strade sulle quali li ho preparati. I pensieri mi vengono camminando.
Vengono da sé e si sviluppano. Devo crear loro spazio, custodirli e
chiamarli con l'attenzione. È faticoso; all'interno, nel vivo di me
stesso.
Poi, mentre m'incamminavo sotto i begli alberi, verso
l'uscita del Giardino inglese, all'improvviso è arrivata una grande
diligenza postale gialla trainata da quattro cavalli bianchi, e il
postiglione soffiava nel corno. Per un attimo mi sono ritrovato nel
passato. Ma soltanto per un attimo.
Domenica, 12.7.53
Dormito male, ho la testa intontita. Allora mi prende la
paura di non riuscire a parlare. E non è andata nemmeno bene. Ho
dimenticato cose importanti, e tutto mancava d'una vitalità vera.
Ma anche il modo come sono stato accolto! La cancellata
del giardino attorno alla chiesa era chiusa, e quando ne ho chiesto il
motivo mi hanno detto che vi giaceva un morto. Era deceduto
all'improvviso durante la liturgia ed era adagiato là sull'erba, dove
l'avevano posto per via delle autorità.
Si riteneva che fosse stata una bella morte:
73 anni d'età, la moglie già morta, i figli sposati,
ed ora trapassato nell'ambito della chiesa.
80
S'è rimesso a piovere. Da molte settimane continua un
tempo afoso e piovoso. L'estate passa inutilmente.
Martedì, 14.7.53
È stato qui il dott. Souchy della Editrice Herold di
Vienna. Abbiamo parlato della mia prefazione alla traduzione delle
preghiere del Papa e gli ho detto che non incomincerò il lavoro fino a
quando non mi sarò convinto che traduzione, titoli e scelta sono
giusti.
A me tutta la cosa non va. Per niente.
Al libro di I. Hommes, Zwiespaltigès Dasein [Esistenza
in dissidio] sono arrivato per caso:
un confronto, a quanto pare, molto approfondito con
l'esistenzialismo. Sapevo già prima che me ne sarei dovuto occupare con
rigorosa precisione;
adesso la cosa m'è apparsa ancora più chiara.
Qui ci sono problemi che ci riguardano molto da vicino.
Forse la risposta cristiana ad essi non è stata ancora affatto data.
Che la si possa trovare in autori come Giovanni della Croce?
Mercoledì, 16.7.55
Ultima lezione. Chiudo anzitempo, sono stanco. Una
sensazione meravigliosa: adesso per la prima volta tu non <:< devi
» più.
81
Ma accanto a me c'è un grosso pacco di bozze per il mio
libro su Riike. Ora qui « devo »; ma almeno è qualcos'altro.
Martedì, 21.7.53
Dall'ultima annotazione è passato tanto tempo, durante
il quale mi sono sentito molto stanco, infine, al punto da essere
costretto a interrompere.
Domenica ho celebrato ancora la mia Messa;
lunedì e martedì sono rimasto a letto quasi fino a
mezzogiorno.
Oggi è andata meglio, e già in mattinata ho dovuto
dettare: lo schema d'un colloquio con gli studenti all'Heim Biederstein
su rivoluzione e dittatura.
È brutto come la forza della produzione incalzi...
Domenica sera un'esperienza particolare: che Egli è
così totalmente altro. S'è delineata per la prima volta quando ho
sentito come l'essere della materia sia del tutto diverso dalla sua
apparenza. Allora come deve...
Ma vi ci possiamo riferire, perché Cristo è il
mediatore. Egli ci dice com'è disposto Dio e come gli dobbiamo parlare.
82
Mercoledì, 22.7.53
L'altro ieri è stato qui di nuovo E. Vietta. Abbiamo
parlato dei Darmstàdter Gesprache [Colloqui di Darmstadt] di
quest'anno, ai quali dovrei tenere la conferenza conclusiva. Nella
sociologia dominerebbe la tendenza a una completa funzionalizzazione.
Dell'essenziale della persona, dell'autorità, della sovranità e della
fondazione nell'assoluto non parlerebbe nessuno.
Talvolta si ha la sensazione di lavorare contro una
corrente che ti preme di continuo ovunque.
Rileggo le poesie di Goethe, una dopo l'altra. Con
stupore e diffidenza verso me stesso e con pena mi devo dire che in esse
c'è più vuoto e banalità di quanto avrei ammesso prima. Quante cose
ci sono del « diciottesimo secolo », d'una superficialità tale che ci
si chiede come Goethe abbia potuto non soltanto scrivere cose del
genere, ma accoglierle nella raccolta definitiva.
Venerdì, 24.7.53
Tenuta una lezione su « rivoluzione e dittatura » allo
Studentenheim Biederstein, aspettandomi di dover sostenere un'accesa
discussione. Ma è stata addomesticata, come sempre oggi. Non si tesse
veramente una lode del passato, quando si constata come fosse vivace
ancora 25 anni fa la spiritualità della gioventù.
83
Non s'avverte alcun senso del problema e alcun coraggio
di sostenere la propria opinione. In fondo dicono: « Signor professore,
che cosa dobbiamo considerare giusto? ». E si sente quanto siano
disponibili per chiunque sappia prenderli per il verso giusto.
Raccolta: Lyrik des Ostens dell'editrice Han-ser
(1952). Quasi 500 pagine di poesia ebraica, egiziana, turca, araba,
persiana, indiana e cinese. Probabilmente tanto dipende dalla
traduzione, che deve essere assai difficile. Ma com'è raro che ti
tocchi un accento che venga dalle forze elementari della vita, dalla
profondità del cuore. Alla fine mi coglie la noia. Ma come ho detto:
probabilmente nella nostra area linguistica si estenuano pensieri e
immagini che là, nella loro, sono densi.
Domenica, 26.7.53
Oggi s'è celebrata l'ultima Messa per gli studenti in
S. Luigi: sull'« amen ». La ventitreesima conversazione sul Padre
nostro. Ancora un'altra cosa che arriva al termine come se fosse volata
via.
Nel mio libro su Riike ho deciso di saltare tutta la
bibliografia e, come nelle mie altre inter-pretazioni, di lavorare
solamente dai testi. Contro questa decisione si leveranno molte
obiezioni, e a
84
ragione. Però non riesco a fare altrimenti. E nominare
alcuni libri ovvero « farli rientrare nel lavoro » soltanto perché ci
sia la bibliografia e per accontentare la scienza non voglio. Il libro
deve conservare il suo stile, e in questo rientrano anche le sue
carenze.
Quando il manoscritto sarà stato spedito e mi sarò
liberato di Riike potrò respirare. Che mescolanza di autentico e di
inautentico è questo mondo!
Mercoledì, 30.7.53
Ieri ho visto il film giapponese Rashomon e ne
sono rimasto colpito profondamente. Vi si sente un mondo straniero.
Uomini come noi, e però diversi. La logica delle passioni, come da noi,
e tuttavia in un'atmosfera che le rendeva estranee. La conclusione
conciliante — per quanto si possa parlare di riconciliazione dopo una
distruzione così completa — l'ho percepita come una concessione al
modo di sentire « occidentale », forse specialmente americano. Di
fronte allo scetticismo terribile dell'insieme, appariva piuttosto
gracile .
I miei libri diventano tanti che ne ho fin soggezione.
Se un altro avesse scritto tanto e continuasse sempre a farlo,
probabilmente su di lui non darei un giudizio amichevole. Quantità e
qualità sogliono stare in rapporto inverso fra loro.
85
Eppure sono proprio poche le cose che vorrei non aver
scritto.
In realtà non ho affatto la sensazione di dare qualcosa
di mio, pensieri propri, configurazioni proprie, piuttosto
un'interpretazione continua della realtà cristiano-cattolica. Le unità
di misura che valgono per le « opere », qui non valgono, perché
quella che parla è appunto questa realtà — così spero.
Ne deriva certo pure il fatto che non mi da apprensione
la responsabilità dei miei libri. Vengono letti in misura crescente;
quindi in effetti mi dovrei preoccupare di sapere se recano utilità o
danno. Ma non lo faccio, perché non mi sento nello stato d'animo
d'averli creati io.
Pertanto così posso proseguire.
H. W. mi ha raccontato che il rettore di St. Georgen a
Francoforte gli ha detto che da loro ai Padri destinati in altri Paesi
danno Der Herr * nella lingua corrispondente, purché ne esista
la traduzione. Ne sono stato molto contento. È una accoglienza nella
realtà della Chiesa, analogamente alla Via Crucis **, che adesso
è diffusa in circa 250.000 esemplari. Qui la ricezione l'ha compiuta il
popolo cristiano, là i gesuiti.
* Tr. it. Il Signore. Riflessioni sulla persona e la
vita di Gesù Cristo, Vita e Pensiero, Milano 1983' {n. d. r.).
** Tr. it. La Via Crucis del nostro Signore e
Salvatore, Queriniana, Brescia 1976 (n. d. r.).
86
Sabato, 1° agosto 53
Ho fatto un altro sogno che rivela il caos inferiore.
Certo, mi dico, la produzione spirituale, che procede sempre, può
verificarsi soltanto se nel profondo c'è il caos; ma non si esiste
solamente per i libri che si scrivono. Che avviene dell'essere?
Talvolta mi viene con sgomento l'idea: come deve mai
trovare un ordine tutto questo? Questa confusione che va nel più
profondo, anzi, che viene proprio dal più profondo? Nell'aldilà?
Vedo sempre più chiaramente lo sconvolgimento
fondamentale di tutto l'umano. Com'è strano l'aspetto che assumono, in
questa prospettiva, le pretese e le grandiosità di scienziati, potenti
e autorità!
Domenica, 2.8.53
Poco fa ha suonato il campanello ed ero indispettito
d'essere disturbato. Ma poi ne sono stato molto contento. Infatti il
nuovo venuto era un giovane studente di teologia indonesiano, che si
ferma qui per qualche giorno durante il suo viaggio da Lovanio, dove ha
studiato filosofia, a Lione.
Aveva letto alcuni dei miei libri in lingua francese e
sembrava amasse particolarmente II Signore.
Ho già avuto varie occasioni di parlare con
87
asiatici e ne traggo sempre una sensazione singolarmente
complessa: da un lato, una specie di timore davanti a quella estraneità
non pienamente comprensibile; dall'altro lato un senso di benessere,
quasi d'invidia davanti al nobile rispetto e nello stesso tempo alla
sicurezza, che ispira una cultura antica. Oggi quel giovane — si
chiama Pierre Thong di Hanoi, Vietnam — mi è piaciuto veramente.
Alla Ene ha detto di voler imparare bene il tedesco per
tradurre II Signore in indonesiano. Che una sorte benigna assista
tutte le traduzioni. Già adesso sono tanto numerose; ed, ogni volta, il
libro va in un nuovo ambito di vita e non so che cosa ne verrà.
2.8.53
La mia memoria per gli avvenimenti diventa sempre più
scarsa. Dimentico tutto. Il tempo passa sempre più in fretta. In
assoluto, è costituito ormai solo di 'esser-passato'. Ma la produzione
continua a crescere. In effetti io sono qui soltanto per questa.
Ma imparo anche qualcos'altro: a non fare proprio nulla
per un certo periodo. Sono lieto di potermici esercitare presto per
qualche settimana ad Hausbaden.
Giorni fa H. W. m'ha raccontato che H. K.
88
ha detto che attorno a Romano c'è molta gente la quale
s'è sentita abbandonata. La parola non mi esce dalla mente. So che è
vero. Forse posso dire più giustamente: è il fraintendimento di
qualcosa di vero. Da me l'attimo ha sempre una sovrabbondanza di valore
— e poi viene il vuoto. Chi è stato con me nell'attimo, si sente
abbandonato nel vuoto. Ma che posso fare? La gente in verità non sa che
solitudine c'è attorno a me e che da ogni breve incontro devo ritornare
nella solitudine.
È come un simbolo il fatto che il mio udito peggiori
rapidamente.
Lunedì, 3.8.53
Per lungo tempo ho pregato che Dio si voglia «
innalzare » nella mia vita. Egli, il cui nome suona: « Colui che è
qui », e tutto esiste soltanto attraverso Lui e da Lui.
Forse, molto sommessamente, sta nascendo qualcosa in
questo senso.
Ma questi giorni m'è apparso chiaramente che io sì ci
penso e ne parlo, del fatto che la persona esiste soltanto nella sua
chiamata, ma questo non lo attuo appieno. M'è apparso chiaramente che
cosa dovrebbe voler dire percepire lo sguardo — lieve, lontano, come
altrimenti? — che si posa su di me e poter guardar dentro io stesso.
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Questo non sarebbe il centro di tutto? Assolutamente
tutto? L'àp/r) in senso puro e semplice?
In questi giorni sono passato per la Residenz-strasse.
Vi si trovava un gruppo di persone, vecchi e giovani e bambini, intente
a guardare un cocchiere che dava al cavallo da mangiare del pane.
Tagliava via una fetta dopo l'altra e il cavallo la prendeva dalla sua
mano, e la gente sorrideva come se vedesse qualcosa di raro e
commovente. A tal punto sono mutate le cose.
Mercoledì, 5.8.53
Relazione di M. Heidegger da Preetorius, che è ancora
sofferente, su scienza e orientamento spirituale. Ha cercato di
dimostrare che l'epoca moderna ha un'idea della scienza fondamentalmente
diversa rispetto all'antichità e al medioevo. Però non ho capito in
che cosa dovrebbe consistere questa differenza.
Poi ho preso accordi con coloro che devono collaborare
al ciclo su « la creatività nell'era della tecnica ». Sono
preoccupato per l'iniziativa nel suo complesso e soprattutto per la mia
relazione, che la deve introdurre.
Meravigliosi quadri orientali asiatici alle pareti.
Quando ci si deve staccare da questi tesori?
Sono ritornato a casa con il dott. B. ed ho parlato
della posizione di Heidegger. Molto difficile da capire.
90
Oggi lezione sul film al corso estivo per stranieri.
Quando gli critichi il film, i giovani ti sentono come un avversario.
Sembra che lo considerino la loro arte.
Domenica, 9 agosto 53
Oggi è stato qui per il tè Martin Buber. Deve ricevere
il premio per la pace dei librai tedeschi, ha parlato in varie
università ed ora si vuole riposare un po' fino alla consegna del
premio che avverrà a Francoforte.
È stato bello rimanere in sua compagnia. È
meravigliosamente colto, saggio e degno di reverenza. Perché non
riconosce Cristo?
Cos'è che mantiene uno nella fede? Che cosa fa
sì che noi, come in un soffio, a un tratto non si comprenda più? Che
tutto svanisca? Talvolta mi sfiora una paura... Quanto sono limitate le
capacità dell'intelletto.. .
Una nuova possibilità di trovare casa, nella
Guntherstrasse, a Nymphenburg. In parte stanze meravigliose, ma è una
villa divisa in due appartamenti e la divisione non è riuscita bene.
Temo che non se ne farà nulla.
91
Martedì, 11 agosto 53
Con l'abitazione niente da fare, per vari motivi. Dunque
di nuovo pazienza.
Qualche tempo fa m'è apparso chiaramente:
la creazione è una totalità di forze legate. L'uomo
scioglie il legame e le mette in libertà. Ma può legarle di nuovo egli
stesso? Egli, se il suo essere e la sua volontà sono in disordine? Ed
ora è penetrato al nucleo dei legami e lo ha sciolto. Che cosa ne può
nascere? Può legarli di nuovo?
Alla domanda: che cos'è il bene? la risposta è:
ciò che è secondo il senso * di Dio. Non una idea. Neanche una
sostanza, ma il cuore della sua vita: il suo sentimento vivente.
Ma se la domanda prosegue: e come sappiamo noi di questo
sentimento? Allora c'è da rispondere: per mezzo del sentimento di
Cristo.
Non esistono altre risposte. Tutte le altre sono troppo
poco, o troppo, astratte, o semplicemente false.
* Gesiftftung: parola non ben traducibile, indica
il senso,- l'orientamento, l'intenzione, il sentimento, la mentalità;
"di Dio" qui è genitivo soggettivo, non
oggettivo; come appare immediatamente sotto, Guardini pensa a Fil. 2, 5,
dove 'sentimento' di Cristo è (ppóv-np.a (». d. r.).
Sabato, 15 agosto 53 Assunzione di Maria
La Messa delle undici nella Chiesa di Allersee-
92
len [i Morti]. Parlato sul vecchio vangelo della
festività: le sorelle di Befania.
Lo faccio volentieri. Una domenica senza la parola di
Dio non è piena.
Mercoledì sera sono stati qui il dott. Holscher e il
dott. Knauer. Dopo qualche titubanza mi sono associato all'iniziativa
dei più giovani colleghi, che vogliono far conoscere la loro
preoccupazione per l'invadenza delle corporazioni.
Alla festa commemorativa della fondazione
dell'università la scena è stata troppo brutta. Nelle primissime file
berretti dappertutto. Erano gli studenti. E dietro i vecchi signori, gli
stessi che hanno fatto la vecchia politica.
Il criterio operante coscientemente — e quel che è
peggio, inconsciamente — per compiere in modo giusto le cose della
vita è sempre più decisamente il movimento della macchina, esatto e
senza attriti. In sintesi, sta qui il pericolo che ci minaccia.
15.8.53
Non mi fido a crederlo, ma sembra tuttavia che Dio si
faccia per me reale. Egli è quello il cui nome significa « Colui che
è qua ». Il Verbo è tutto; è l'abisso; è la conversione. Forse
incomincio a esperirne il contenuto.
Se con Lui la cosa si facesse seria — sarebbe il
cambiamento.
93
Ma con il crescere di questa serietà cresce anche la
domanda: come può Dio volere che esista il mondo? E l'uomo nel mondo? E
come può voler divenire uomo? Specialmente dall'ultima domanda nasce un
pericolo terribile... come se ti prendessero le vertigini... È lo
scandalo, ciò che si annuncia qui.
Lunedì, 17 agosto 53
La conclusione del mio lavoro su Riike mi da molta pena.
Soprattutto l'introduzione. S'inceppa, e non riesco a stenderla in
ordine. In proposito, gli ostacoli sono molto più psicologici che
insiti nella cosa stessa. Continuamente mi smarrisco in rapporto
all'insieme e però continuo a ritornare sulla linea direttrice.
Chiaramente l'epoca dell'idolatria per Riike è passata.
Adesso incomincerà la critica. Peccato che il mio libro non sia
arrivato un anno fa; sarebbe stato più conveniente.
In ricordo della conclusione di questo lavoro, che
adesso ha toccato quasi i vent'anni, mi sono comperato un piccolo vaso
cinese. Ha una forma compatta, raccolta in se stessa come un frutto;
è blu con una traccia di violetto e un alito di grigio.
Tutt'attorno scorrono strisce lievissime, percettibili soltanto come un
moto inferiore del colore. Sopra e sotto emerge il materiale base,
94
che mette tanto più in risalto la bellezza dello
smalto.
Mercoledì, 20 agosto 53
Ho appena fatto un pacchetto con le bozze del libro su
Riike, nelle quali il testo ha assunto la sua stesura definitiva.
Sono contento. Il lavoro sulle Elegie * era
incominciato a Berlino verso la metà degli anni trenta: prima come
un'esercitazione di seminario. Poi, credo nel primo anno di guerra, come
relazioni in una cerchia privata, di cui faceva parte l'alierà contessa
Hatzfeldt, che io poi ho congiunta in matrimonio e che è andata
incontro a un così tragico destino... Attraverso Grassi tré
in-terpretazioni di Elegie (2, 8, 9) sono entrate nelle Schriften
zur geistigen Vherlieferung [Scritti sulla tradizione spirituale].
Adesso è tutto qua.
Mi domando se il risultato compensi il molto lavoro che
vi ho dedicato. Ma, a quanto vedo, è il primo confronto
critico-filosofico con Riike e lo si doveva fare, perché è importante
per la comprensione e l'orientamento di quell'epoca.
Notte, l'una e un quarto.
Un tal senso di benessere — nulla più davanti a me
— per un certo tempo.
Qui domani metto in ordine, dopodomani vado a
Badenweiler, si Deus permiserit, dice san Gia-
95
como **. Quanto lo sento questo « se ».
* Tr. it. Rainer Maria Rtike. Le elegie, 2 voli.,
Morcel-liana, Brescia 1974 (n.d.r.).
* Propriamente nella Vulgata Si Dominus voluerit
(Socv o Kùpio<; OeXilor)), Gc. 4, 15 (n.d.r.).
Hausbaden, domenica 23.8.53
Partito ieri alle 12.50. Quasi sarei rimasto ancora un
altro giorno, perché all'ultimo momento s'è staccata la maniglia della
valigia. Per la straordinaria cortesia d'un giovane aiutante al deposito
bagagli s'è fatto venire un meccanico delle ferrovie, il quale ha
rimediato. In un modo così non e antiufficiale da essere incredibile.
Il viaggio è stato noioso, cambiato treno due volte, ma
abbellito sempre da questa sensazione:
non hai niente da fare. Risparmiato il terzo cambio di
treno, dato che a Mùlheim c'era a prendermi il giovane aiuto-medico di
qui. Tanta gentilezza da tutti. Probabilmente gli aveva telefonato Alois
Eckert (come capo della Caritas anche capo di Hausbaden; l'ho incontrato
nello scompartimento a Friburgo ed è sceso a Donaueschin-gen). Bisogna
rappresentarseli uno dopo l'altro, per notare di quanti momenti è
composto un avvenimento della vita. (Uno dei pensieri che mi preoccupano
è che la forza interiore necessaria per dar forma e coesione possa
cedere. Allora prevarrebbe il caos.)
96
Adesso sto nella stessa camera dell'anno scorso.
Frammezzo c'è un anno, se n'è andato, svanito...
Regna un silenzio meraviglioso. Con l'aiuto d'una
pastiglia ho dormito otto ore. Nel pomeriggio un'altra ora e mezzo.
Oggi alle 9.30 S. Messa nella cara cappella qui;
poi, a colazione, è venuta la supcriora, suor Generosa
Herrmann, che è una donna meravigliosa, abbiamo avuto uno di quei
colloqui che nascono dal momento e spaziano un po' su tutto. (Penso che
ne vorrei fermare il contenuto sulla carta. Ma adesso non ci provo. Ne
ho troppo poca voglia.)
Poi me ne sono andato; il bosco era deliziosamente
fresco ed ho sentito fin dentro il midollo delle ossa la possibilità di
riposare. (Ho ricordato la quiete meravigliosa, lo sprofondare dentro la
quiete, dopo l'operazione soltanto due anni fa, quando mi sono svegliato
e poi sono ripiombato nel sonno.)
Dopopranzo a Badenweiler. Bevuto del tè e rimasto
seduto a lungo all'Hotel Romerbad, senza fare niente e solamente
guardando la gente. Può sembrare sciocco che lo ripeta così spesso. Ma
è delizioso.
Hausbaden, lunedì 24.8.53 Oggi per la prima volta ho
capito che cosa
97
significhi che tutte le cose parlano di Dio. Egli ha
creato tutto e ogni singola cosa. Sta dientro ogni fibra di realtà.
Tutto esiste ininterrottamente in virtù di Lui. Chi lo sperimenta ha
l'esperienza di Lui in tutto. Sempre in modo diverso, così come è
questa foglia, come mormora questo ruscello, come qui la luce è attorno
agli alberi. E questo Egli è sempre. Lo hanno sperimentato i greci,
quando per loro ogni cosa era divina.
Ma che cosa avviene quando dalla sorgente, dalla
frescura, dal mormorìo, dall'inesauribilità, dal silenzio tutt'attorno
balza fuori la ninfa? In un determinato punto avviene un sacrilegio, una
sciagura: qui, in questa cosa, l'alito rivelante che spira da Dio viene
abbattuto sul mondo e nella figura della ninfa esso si rinserra,
racchiudendo colui che così lo vede.
Di recente ho pensato come i fisici dicano che il tempo
sia la quarta dimensione dello spazio, o meglio della cosa che è
spaziale. Esso risulterebbe diverso a seconda dell'intensità
dell'essere della cosa... Che il tempo non sia semplicemente il
mutamento? Vale a dire il passare?
Hausbaden, martedì 25.8.53
II far nulla è già di nuovo abitudine e non più così
bello. Adesso si deve far attenzione a non volere di nuovo « fare ».
98
Oggi gli uomini non portano più il cappello, neanche il
bastone, ma tengono le mani in tasca. Che significa?
Mentre un tempo si considerava impossibile andare senza
cappello, strano non avere niente in mano e da maleducati tenere le mani
in tasca, specialmente davanti alle signore? E questo assumeva un valore
assoluto, come adesso vale quello?
Leggo l'Odissea, purtroppo soltanto nella
traduzione zoppicante di Th. von Schaeffer. Quando si rilegge un testo,
si ha sempre paura del disinganno. Che è pure venuto fin all'inizio,
per via del tono fondamentalmente scettico nei confronti degli dèi. Poi
è rientrato.
Ho dovuto meditare sugli « epiteti esornativi ». In
origine erano vivi e segno d'una sensitività meravigliosa aperta alla
ricchezza di significato delle cose.
Un segno della minore adattabilità dei tedeschi alla
vita sociale: italiani, francesi, inglesi dicono signore, signora,
monsieur e madame, sir e ma-dam. I tedeschi dicono: Frau [donna*] Muller,
ed è troppo poco, gnadige Frau [graziosa donna], ed è troppo; o Frau
Regierungsrat [donna consigliere governativo], ed è ridicolo.
Credo che l'aspetto caratteristico della futura
antropologia sarà questo: finora l'uomo è stato incluso nella maggior
misura possibile nella natura, adesso lo si vedrà nella sua diversità.
I due princìpi del modo di considerare: quello del massimo
avvicinamento possibile (passi piccolissimi;
99
tanti all'infinito; durante un tempo molto lungo),
quello delle distanze più ampie (i fenomeni completamente sviluppati
nella loro peculiarità, posti di fronte a noi). Credo che il secondo
diventi urgente.
Leggo le poesie di Riike raccolte da E. Zinn, che
procedono accanto alle altre raccolte curate da lui stesso. Un grosso
volume che acuisce l'impressione derivante da ogni incontro con Riike:
bellezze, finezze, profondità in gran copia... molto di
complicato, parecchio artificioso e innaturale e infine, pur con tutta
la ricchezza, una monotonia...
Credo che nella valutazione di Riike molte cose
cambieranno.
* Evidentemente qui Guardini insiste svii'originario
significato dei titoli anche se ora sono sentiti appunto come
equivalenti all'italiano "signora"; gnadig è
"grazioso" nel senso di chi da grazie o favori («. d. r.).
Hausbaden, sabato 29.8.53
Mi sento molto riposato. Talvolta penso che si potrebbe
fare qualcosa di più energico, ma probabilmente il dott. Eli ha ragione
ad applicare il suo metodo di tutto agio.
Intanto è arrivato Johannes Spori e conduciamo una vita
simpatica: metà ciascuno per conto suo, metà insieme.
Di recente mi ha colpito vivamente un piccolo
100
quadro: sul pendìo d'un piccolo avvallamento nel bosco
c'era un arbusto, credo un nocciolo. Ne sporgeva un ramo con le foglie
ben formate e sopra di esso splendeva chiara la luce del sole.
Tutt'attorno invece no; così risaltava intensamente lo spazio; s'aveva
la sensazione che il ramo fosse tenuto sospeso nello spazio; ci si
sentiva in esso liberi e un po' in pericolo.
Hausbaden, giovedì 3.9.53
Gli ultimi tré giorni sono stati splendidi. Chiari,
caldi, pieni di sole. Veri regali. Adesso il tempo sta cambiando di
nuovo, speriamo non troppo verso il brutto.
Oggi per la prima volta ho sentito d'essere riposato a
fondo. Una sensazione assai bella...
Ieri sera una piccola conferenza per le suore. Soltanto
un quarto d'ora, ma è bastato, tanto più che le suore avevano dietro
le spalle una lunga giornata di lavoro. (Sulla calma nella preghiera).
Hausbaden, sabato 5.9.53
Sono andato avanti fino alla metà della raccolta di
poesia di Riike (1906-1926). Devo proprio dire « andato avanti »,
perché non mi riesce facile. Diventa penosamente percettibile quanto di
101
ammanierato ci sia nelle sue poesie. E anche altro:
la monotonia dei pensieri e la carenza di sostanza del
mondo. D'entrambe non avevo preso ancora piena coscienza. Continuamente
dichiarazioni di un'intima pena esistenziale, dalla quale deriva certo
qualche spunto di profondità e delicatezza... continuamente i singolari
intrecci degli ambiti con la loro prospettiva diretta verso un'unità
finale... Il « mondo » di Riike non ha alcuna ricchezza. Talune
realtà ed esperienze determinano tutto. Ma quale differenza rispetto a
Hólderlin, nel quale pure in verità il processo è il medesimo. In
ciascuna delle sue poesie parlano altezza e profondità e universalità.
Ciò che di Riike rimane nel sentimento rammemorante è
appunto la gracilità.
Dopo quanto ho detto, è un po' una vergogna, ma in
questi giorni mi s'è chiarito quanta affinità esista tra me e Riike.
Altrimenti, come potrei sentirne sotto la pelle ogni verso e parola per
parola!
Hausbaden, domenica 6.9.53
Al mattino elezioni. In ultima analisi che istituzione
vacillante! Vedendo la gente andare alla Kurhaus, dove avevano luogo le
operazioni di voto, veniva da pensare: che cosa ne capivano i più di
quello su cui avrebbero dovuto decidere?
102
In fondo non ne capisco niente neanch'io, ma mi unisco a
gente di cui sento di far parte. E tutti quei giovanissimi; e le molte
donne, che con la vita politica non hanno affatto alcun rapporto.
La democrazia è un'utopia e, nel più profondo,
irrealistica. Ciò che fa politica autentica sono le forze della
stabilità, del giudizio, della visione capace di dominare dall'alto,
del ricordo e della previsione realistica. I molti come possono disporre
di qualcosa di simile? La democrazia è il mezzo per eliminare un
governo d'autorità e prepararne un altro. Credo che fra vent'anni
avremo di nuovo governi d'autorità. La differenza sarà soltanto se
rispetteranno la persona o ne abuseranno.
Nel pomeriggio bella gita al castello di Bùrgein con
Hanns e Olga Ruffin e J. Spórl. Specialmente la sera è stata splendida
con tutte le stelle sull'ampia pianura.
Hausbaden, lunedì 7.9.53
Che esito hanno avuto le elezioni! Prima siamo rimasti
sorpresi, poi sollevati, poi preoccupati. Un greco avrebbe detto: state
attenti, il favore può essere una trappola del destino.
È accaduto già più volte che dopo il fallimento delle
ingegnosità dei liberali e dei programmi socialisti sia apparsa come
l'unica prospettiva la sal-
103
olezza di coscienza dei cristiani. Ma la loro
preparazione politica e le loro qualità umane sono all'altezza della
situazione? Permane sempre la cattiva eredità del Kulturkampf,
per cui i cristiani cattolici — in fondo i realmente credenti — sono
stati allontanati dal governo.
Hausbaden, giovedì 10.9.53
Tenuta al Kursaal una conferenza sul film per scopi
assistenziali della supcriora. La sala era tutta occupata e s'è avuto
anche un bell'introito; però queste cose non hanno molto costrutto. Se
vieni qui a riposare, dev'essere vero riposo; e nemmeno il pubblico che
frequenta questi luoghi vale molto la pena.
Hausbaden, domenica 13.9.53
- Parlato nella S. Messa sul vangelo: l'esortazione a
tutta prima sorprendente ad abbassarsi fino all'infimo posto « per »
essere elevati al migliore, nella quale la virtù etica della modestia
assume un tono così sospetto di intenzionalità — ma tutto il passo
viene riferito poi al versetto, strutturato in modo analogo, sull'autoannientamento
dell'eterno Figlio di Dio, per mezzo del quale è venuta a noi la
redenzione e a Lui la gloria... Ma con
104
ciò magnanimità e forza che si getta giù nel
profondo.
Come avviene di frequente nel Vangelo, enunciazioni
diverse si collegano a strati, uno dei quali prepara e prosegue gli
altri.
Nel pomeriggio Ells, Spòri e io siamo andati a Colmar.
Le formalità per il passaggio del confine accrescono il fascino e già
si percepiva il carattere del Paese straniero. Ho ricordato l'autunno
del 1947, quando il viaggio a Strasburgo e Lione aveva preparato così
meravigliosamente quello in Italia.
Hausbaden, mercoledì 16.9.53
Rileggo le Ziiricher Novellen [Novelle zurighesi]
di Keller *. Di nuovo la stessa impressione di una forma copiosa e
fiorente, d'una moralità filistea e d'un odio contro il cristianesimo e
contro la Chiesa che pervade ogni angolo possibile. E di nuovo il dolore
per il fatto che esistano cose del genere.
Letto il discorso di Helmut Goliwitzer in ciclostilato
sugli autentici contenuti del comunismo. Da molto da riflettere.
* Originariamente 2 voli., 1878 (n.d.r.).
105
Monaco, 19.9.53
Di nuovo a casa dopo un viaggio buono, ma noioso. Di
nuovo qualcosa, è passato, quattro
settimane.
A casa corrispondenza d'ogni genere con qualche
sorpresa. R. Forni, che aveva tradotto in italiano II Signore, è
diventato vescovo (titolare di Egina) e internunzio in Iran. Strano come
questo muti il rapporto.
M. Schmaus ha dedicato a me il volume della sua
dogmatica * che tratta dell'escatologia.
Infine il dott. Karl Wucherer-HuIdenfeld mi ha inviato
il manoscritto della sua tesi di laurea che tratta della Gegensatzphilosophie
Romano Guar-dinis in ihren Grundiagen una Folgerungen [La filosofia
dell'opposizione antitetica di Romano Guardini nei suoi fondamenti e
nelle sue conseguenze].
Tutto molto singolare.
* Tr. it. Dogmatica cattolica, 6 voli., Marietti,
Torino (edizioni sempre rinnovate - n. d. r.).
Monaco, venerdì 25.9.53
Oggi è andata alla casa editrice la correzione delle
bozze impaginate del libro su Riike. Io sono molto alleggerito. Il
lavoro è durato tanti anni che talvolta mi meraviglio d'avervi potuto
dedica-
106
rè tutta quella fatica e tutto quel tempo, perché
Riike è un poeta ne veramente grande ne schietto. Ma il confronto dev'essere
avvenuto con il Riike che sta in me stesso, e questo vale la pena.
Ora voglio vedere che cosa ne dirà il pubblico. Nel
pomeriggio ho ritirato gli oggetti dal gioielliere. La corona del
rosario che mi sono fatto fare con i ciondoli del rosario buddhista: le
perle delle decine sono di smalto azzurro pallido su argento; le perle
del Padre nostro di avorio; la crocetta pure di smalto azzurro su
argento. Una sensazione strana: vedere la catena di preghiere buddhista
assunta nel culto cristiano, come quando un tempio antico diventa una
chiesa.
E poi il rosario d'oro. Un mio capriccio: avere qualcosa
di puro e molto prezioso. Non è riuscito pienamente come lo volevo io.
L'oro è troppo rosso e troppo lucido. Peccato. Ma forse ci si può fare
ancora qualcosa.
Monaco, martedì 29.9.53
Sarei dovuto partire ieri mattina. La notte precedente
non sono riuscito a dormire e ho dovuto constatare che s'era rimessa in
moto l'affezione ai seni mascellari e frontali dell'anno scorso.
Che strano quando ciò accade in momenti del genere!
Cos'è che — nella profondità dell'animo — vuole che non si possa
partire?
107
Allora sono rimasto a letto e oggi va meglio, dopo che
il dott. Bruckmeyer m'ha fatto un'iniezione e dopo avere ingoiato
intrugli d'ogni genere. Speriamo di poter partire dopodomani. In ogni
caso tré giorni persi.
Oggi m'è arrivato un invito dall'ambasciatore tedesco a
Roma a tenere una conferenza là. È ancora sempre in sospeso l'invito
di mons. Montini. Ma non rischio un soggiorno in autunno, per poi
ritornare con qualche altra storia.
Basilea, 2 ottobre 1953
Partito finalmente ieri. Sono arrivato a Basilea verso
le 5 e ho avuto subito la vecchia impressione di pulizia e benessere,
che oggi da una sensazione così ambivalente a coloro che arrivano in
Svizzera da fuori.
Poi ho parlato con il dott. H. di tutto quanto riguarda
la stampa del mio saggio sulla visione del mondo, che ora risale a più
di trent'anni fa, con l'epilogo del dott. Fries, ecc.
Nel pomeriggio di oggi sono stato dalla signora dott.
Kaegi (Adr. v. Speyr), dove ho incontrato H.U. v. Balthasar. Ci siamo
accordati nel senso che non avrebbe dato corso alla selezione dei miei
scritti che aveva programmato (su indicazione di Hagner). Essa avrebbe
dato un sistema dei miei pensieri e io vorrei rimanere ancora libero.
Per
108
questo ci sarà tempo ancora più tardi.
A sera ci siamo recati ancora con l'automobile della
signora dott. Hutton alla casa nuova del futuro Johannesbund [Lega di
san Giovanni], diretto dalla signora v. Speyr e da Balthasar. Si possono
nutrire tutte le attese per quello che ne verrà fuori. Il problema
della comunità consacrata nel mondo è così importante, e questo
tentativo è interessante.
Nel colloquio mi s'è chiarita una cosa: il problema
religioso del nostro tempo consiste non tanto nel quesito se Dio esista
e come sia, quanto nell'altro, se e come sia possibile una coesistenza
del mondo con Dio. Se in una tale (coesistenza) possa esistere Dio, e
l'uomo, quale compendio della creazione, possa essere uomo. Il problema
è nato partendo dall'esigenza di autonomia dell'epoca moderna, ed ha
trovato la sua ultima formulazione nell'alternativa dell'esistenza
formulata da Nietzsche. Comunismo ed esistenzialismo tirano le
conseguenze pratiche.
Durante il semestre passato, nel corso di etica ho
trattato solamente dell'idea di autonomia. Nel prossimo voglio iniziare
con questa formulazione.
Se è giusta, vi si dovrebbe concentrare l'intera
attività religiosa, a dimostrazione che l'uomo è uomo soltanto con e
in Dio; ma la rivelazione su Dio consiste proprio nel fatto ch'Egli è
Colui che vuole il mondo, l'uomo e la sua redenzione per farlo accedere
all'esistenza suprema, cioè « ama ».
109
Milano, dom. 4 ott. 1953
Arrivato qui ieri sera con ritardo. Alla stazione
c'erano Aleardo e Giuliano. Di nuovo in famiglia, per me ancora
una volta uno stato così poco reale, dato che ne vivo fuori dal
diciottesimo anno d'età;
per me non ha molta realtà neanche in sé, benché io
stia bene con tutti.
Stamane alla Messa in Duomo. Siamo d'accordo che
artisticamente non vale molto, è pomposo e tante altre cose, p. es. non
può sostenere il confronto con la magnifica purezza di S. Ambro-gio. E
tuttavia vi si coglie costantemente la potenza dell'enorme spazio a
mezz'ombra fra i molti pilastri giganteschi, nel quale si può incedere
con tanta solennità.
Nel pomeriggio siamo andati al Lago Maggiore. Aleardo mi
ha raccontato delle sue gravi preoccupazioni e abbiamo ponderato se
forse sia praticabile una via indicata da P. Babolin.
Milano, lun. 5 ottobre 53
Mostra di Picasso a Palazzo reale; circa 800 opere. Mi
hanno totalmente scombussolato.
Non sapevo che P. fosse così forte. Ne avevo coscienza
come di un artista valente e nello stesso tempo come di uno
sperimentatore, forse perfino di un venditore di fumo. È di più. Non
grande
110
nel significato autentico della parola, ma forte e d'una
produttività veemente.
Le sue cose tranquille — p. es. le immagini di
bambini, alcune di esse — sono belle. I vasi e piatti in parte genuina
tradizione antica. Le altre, surrealiste o comunque le si debba
chiamare, spaventose.
Con terribile monotonia, certo con mezzi sempre nuovi
nel colore e nella forma, viene ripetuto sempre lo stesso procedimento:
il legame armonico interiore della figura umana vien fatto saltare. Poi
a mano a mano ne spuntano fuori i vari elementi: membra, organi,
movimenti. Continuava a venirmi in mente il parallelo con l'«
esplosione dell'atomo ». La « natura » è l'insieme delle forze, ma
vincolate e collegate tra loro. Qui la natura vien fatta scoppiare e gli
elementi precipitano fuori come passioni, come deformazioni, come
esplosioni. La persona viene annientata. L'uomo si trasforma in animali,
blocchi, macchine. Sono impulsi che hanno innescato le ultime guerre e
azioni totali.
Nella sala del trono c'era di che rimanere atterriti. Un
ambiente enorme, alle cui pareti le innumerevoli statue e colonne erano
ancora tutte frantumate o mutilate. Completamente vuoto e illuminato
dalle direzioni più svariate con luce indiretta. Dentro due dipinti
immensi: la guerra e la pace. Non so che cosa fosse più orribile,
questa « guerra » o questa « pace » — questi esseri scatenati che
uccidevano o danzavano!
Ili
Accanto due più piccoli; il « macello », pieno di
corpi umani fatti a pezzi, e la « fucilazione » d'un gruppo di donne
nude da parte d'un guerriero non più umano proprio allo stesso modo.
Che ne è di noi, in mezzo a queste forze? Forze attorno
a noi, ma anzitutto in noi? In ciascuno di noi? Questo è uno dei grandi
pericoli del tempo futuro: le energie scatenate dall'atomo potranno
rimanere vincolate dalla forza morale? Il pericolo più grande ancora
è: gli impulsi psichici liberati dalla volontà di autonomia potranno
essere vincolati da una nuova religiosità?
Isola Vicentina, mercoledì 7.10.53
Sono stato a Bologna con Aleardo.
La strada attraversa la regione comunista
dell'Emilia; il paese di don Camillo, dove le cose hanno una durezza e
pericolosità ben diverse da quelle descrcitte nel libro, al punto da
poter pensare ch'esso in realtà ha recato molto danno, perché ha
dissolto il pericolo nell'umorismo, mentre il comunismo è un
radicalismo assolutamente privo di humor e distruttivo.
Oggi con l'automobile di Mario sono passato per Brescia
e Verona. A Brescia ho visto la Mor-celliana e discusso di alcune
questioni editoriali.
Con le traduzioni non mi trovo mai bene, in italiano
meno che mai. Di regola il lavoro dei
112
traduttori è difettoso, spesso addirittura scadente. Ma
non si riesce a metterci rimedio; ne manca il tempo.
Isola, domenica, 11 ott. 53
II giardino — o meglio ormai un parco — è stupendo.
Nei mesi scorsi ha piovuto tanto che tutto il verde è ancora in pieno
vigore e freschezza. Il tempo è straordinariamente limpido e talvolta
inoltrarsi sotto i begli alberi rende per un attimo interamente felici.
Un albero è una cosa primordiale; pieno di mistero e
nel tempo stesso si attesta come una realtà sicura. E con quale forza
quest'attestazione si compie in forme sempre nuove! Com'è decisamente
se stesso l'albero di magnolia, con le sue foglie robuste e lucenti, che
sono come oggetti e d'inverno non cadono... Il faggio sanguigno, che
sale su con il suo tronco chiaro e ben modellato, traendo fuori un mondo
dallo spazio... Gli alberi del cedrus deodara, i cui rami
s'allargano chinandosi verso il suolo, per ergersi poi sempre più verso
l'alto, fino a confluire in una punta smussata, mentre l'insieme forma
una poderosa piramide... Il pioppo bianco, chiare realmente come argento
grigioverde le sue foglie e i rami... Il gingko biloba, con le
sue foglie strane, tutto dorato nella luce del sole, davanti al quale
vien
115
fatto di pensare a Goethe... I pini — pinus
ma-ritima —, che danno un'impressione d'altezza così libera,
risvegliando sempre in me il senso d'un'antica storia del Sud... E
infine i cedri del Libano, con la loro solenne imponenza divenuta grazia
elegante... Tutto questo è bello. Chiaro, eloquente, mentre continua a
ritrarsi nella sfera dell'indicibile.
Da quasi trent'anni — tolti quelli brutti della guerra
fino al '48 — sono ritornato costantemente ad aggirarmi per questo
parco.
Quasi tutte le lezioni che poi hanno preso forma di
libri, sono nate qui. Però non m'è mai riuscito d'avere la sensazione
che tutto appartenga a noi e quindi anche a me. È stata sempre e
soltanto un permesso di starvi dentro. (Al pari che davanti alla bella
casa, così meravigliosamente equilibrata.)
In questi giorni m'è ritornata la consapevolezza di
quanto il mio pensare somigli alla creazione artistica. Dapprima va alla
ricerca attorno a sé, finché ha trovato il punto fecondo; poi lo
circonda^ e si sviluppa a poco a poco. Non posso dire che sono io a far
questo, ma si fa da sé. Però il servizio a questo evento,
l'abbracciare, il proteggere, lo starvi attenti e nel tempo stesso il
non lasciarsi fuorviare è faticoso come un'attività propria. Tutto
deve passare attraverso il centro inferiore della nascita. Nessun pezzo
si può aggiungere da fuori. Così si crea subito una forma, che poi
diventa sempre più matura e più ricca.
114
Tuttavia ciò che nasce qui non è opera d'arte, ma
intellezione, verità; rinascita di ciò che di per sé è nell'essere
conosciuto; forma, plasmata a partire dalla verità.
Per tutta l'etica, che adesso si estende già fino al
settimo semestre, non ho scritto alcun libro. Assolutamente non potrei.
Fuorvierebbe il processo, ponendo compiti di tutt'altro genere.
Ora, come ultima parte dell'intero corso, cerco di
delineare l'etica dell'esistenza cristiana. Il contesto diviene sempre
più chiaro. Di nuovo come forma vivente, dalla vicenda della
rivelazione, dalla storia sacra. Moralità cristiana come un essere
chiamati dal Dio santo e una collaborazione con il suo operare.
Isola, lunedì 12 ott. 53
Siamo stati a Verona e mi sono ordinato un vestito da
Crivellini. Poi siamo andati in giro ed ho sentito di nuovo quanto la
città mi sia più vicina rispetto a Milano. Non per niente son nato in
via Leoncino, che porta all'Arena.
Al ritorno siamo passati per Colognola ai Colli e
abbiamo visitato la villa dei nonni materni. Ci hanno lasciati entrare
nel giardino — i proprie-tari erano giusto assenti — e tutto era non
molto diverso da quando andavamo a trovare i nonni da bambini. Soltanto
che erano trascorsi più di cinquant'anni — e in parte che anni! —...
Non
115
voglio ricordare. Ciò che è passato, per me è molto
superato; a parte la considerazione che sul fondo d'ogni ricordo giace
questa sensazione:
avresti potuto impiegare meglio la tua vita; questa vita
breve, che adesso, anche se dovesse diventare « lunga », è comunque
agli sgoccioli. Come sono stravolte tutte le cose... A casa ho trovato
un telegramma dell'Accademia delle belle arti che chiede se potrei
iniziare la serie di conferenze già otto giorni prima. Questo significa
che devo lavorare di più.
Isola, mercoledì 14.10.53
Rileggo Lotte in Weimar * di Thomas Mann. Il
libro dimostra un'abilità incredibile, anche se il capitolo col
racconto di Adele Schopenhauer è sproporzionatamente lungo e anche
monotono nella forma espositiva.
La psicologia è sottile e acuta; e la risolutezza con
la quale vengono citati i lati spiacevoli o meschini di Goethe ha
qualcosa che solleva molto.
Però attraverso tutta la narrazione traspare una brutta
gnosis; vale a dire una tecnica tendente a forzare all'identità
per mezzo d'analogie e paralleli quanto è essenzialmente diverso, in
modo tale che non rimanga più alcuna distinzione e quindi alcun
carattere.
116
Qui sono sempre alla ricerca della vecchia Italia —
probabilmente quella della mia infanzia —, nella quale non esistevano
ancora cemento armato, motori e altoparlanti. Ma scompare dappertutto. E
dove rimangono ancora gli edifici, le persone tuttavia sono diverse.
* Tr. it. Carlotta a Weimar (con Confessioni
del cavaliere d'industria Felix Krull), Mondadori, Milano 19612
(». d. r.).
Isola,venerdì 16.10.53
Oggi brutti rovesci di pioggia. Un nubifragio ch'è
durato più d'un'ora e poi ancora, pure se non più con pari intensità.
L'aria è pesante e calda. Ancora adesso alle nove e mezzo di sera.
Tutta la casa è imbevuta d'umidità.
Si pensa alle inondazioni di due anni fa e ci si
preoccupa.
Che silenzio qui. Fuori nessun rumore. La casa è tanto
grande e costruita solidamente che dalle altre stanze non si ode niente.
C'è soltanto il brusìo del fuoco nel caminetto.
Quante volte, da oltre 25 anni, sono rimasto a sedere
qui nella stanza con le pareti affrescate, la libreria e la grande
tavola. Ciò significa che prima della morte del fratello Gino qui
c'erano altri mobili. Poi ci sono entrati quelli lasciati in eredità da
lui. Ma il silenzio è come allora. Qui ho scritto tutti gli
abbozzi in preparazione
117
delle mie lezioni, dalle quali poi sono nati i libri.
Tra un po' mia madre, Mario e Romana andranno a dormire.
Verso le undici e mezzo mi alzerò, darò un'occhiata al fuoco e me ne
andrò anch'io. Nell'atrio tutt'attorno arderanno i lumi alle pareti,
che Mario accende perché io ci possa vedere. Ardono silenziosamente e
in mezzo sta la grande scultura, una Venere di marmo con il Cupido. È
sempre maestosa e un pochino inquietante.
Poi giro i lumi e salgo la scala. Il pianerottolo
superiore è buio e quando vi colloco una lampada si desta
all'improvviso. È quadrangolare, 12 passi per lato e sopra una cupola
rotonda, alta penso 10 metri. Sopra, alle pareti, grisailles, e
sotto due grandi paesaggi classicheggianti.
La scena è sempre bella; l'ambiente alto, che non si
conforma perciò affatto alle nostre condizioni abitative miseramente
anguste. (Lo spazio che occupa tutta la mia abitazione è inferiore a
quello della sala da pranzo qui.) Se ne dipartono le camere da letto da
tutti i lati e istintivamente si pensa di assistere a una commedia del
Goldoni.
"Ma tutto è solitario, sempre più solitario, e
penso che non durerà più a lungo... In tutto si sente l'andare verso
la fine.
Proseguo nella lettura di Lotte in Weimar. Pieno
di pensieri ingegnosi, ma stranamente monotono. Tutto è troppo lungo.
118
Isola, domenica 18.10.53
Ieri ho finito la sistemazione — in effetti si tratta
più d'un abbozzo, perché sono 30 pagine scritte in stenografia — del
corso di etica del semestre d'inverno. Se il tempo basta, adesso
rielaboro ancora una volta tutto lo scritto e concordo meglio i
particolari fra loro. Devo vedere pure che il fattore « etico », per
meglio dire:
il compito, l'esigenza, risalti di più.
Mi preoccupa anche come concordare con quanto precede
l'ultima parte, relativa alla vera e propria dottrina cristiana della
vita. Migliorare questo aspetto sarà riservato alla seconda lettura.
Ora devo abbozzare la conferenza per l'accademia. Va
tenuta già il 16.11.
Oggi, mentre leggevo un pezzo dei soliloqui di Goethe in
Thomas Mann, forse ho capito che cos'era per lui la « natura » e che
fino a un certo punto ci potrebbe bastare essa sola: l'ignoto, quanto si
rivela in tutto; ciò che opera in ogni particolare, e tuttavia è
uno... Ma in verità v'è un secondo elemento, ribelle, demonizzato.
Isola, martedì 20.10.53
Questa notte il temporale ha infuriato in continuazione
e ha piovuto a torrenti; per alcuni minuti è grandinate come se contro
le persiane
119
battessero veri ciottoli. La grande casa spaziosa ne
rintronava.
In questi giorni mi sono arrivate come spiriti due
lettere. Una me l'ha data mia madre; gliela avevo scritta da Berlino 101/^
anni fa, così come si poteva scrivere nel 1943.
L'altra veniva da un passato ancora più remoto. M'ero
preso la Liturgische Bildung [Formazione liturgica], che deve
andare in ristampa. L'esemplare proveniva dalla biblioteca di Gino.
Gliela avevo regalato io, ed ora vi si trovava dentro una lettera appena
incominciata e diretta ad Any, ch'egli evidentemente le voleva scrivere
in Berlino nel 1923. Soltanto l'intestazione e una riga e mezza...
Oggi è arrivata una lettera da Monaco, secondo la quale
la sig.na Chr., mia segretaria da lunghi anni, ha dovuto essere
ricoverata in ospedale;
non sta affatto bene. Grande inquietudine, anche se ci
dovevo essere preparato da tempo. Chissà che ne sarà?
Isola, giovedì 22.10.53
Ho finito di leggere Lotte in Weimar di Tho-mas
Mann. Un libro scritto con incredibile abilità, mi sembra d'averlo già
detto. Ma per quanto riguarda il contenuto, ogni frase è giusta ed
errata nello stesso tempo. Ed errata in un modo cattivo,
120
velenoso, cioè gnostico. Non so se il Goethe reale
pensa così; quello di Thomas Mann, toglie di mezzo ogni decisione.
Tutto si riduce al 'tanto-quanto'. Solo che si salga in alto quanto
basta, ed ecco si risolvono tutte le contraddizioni, anzi diventano
elementi necessari della totalità. Il valore più elevato è l'ironia,
sotto l'aspetto poetico la parodia, il gioco sovrano di colui che sta
nell'intero, nella totalità e quindi, nel suo ambito, nulla prende sul
serio; l'atteggiamento dell'Angelo di Riike, per il quale tutti gli
esseri sono pupi nella rappresentazione di marionette che è
l'esistenza.
Adesso dalla biblioteca lasciata da Gino ho preso i Buddenhrook
*. Fra i due libri si stende un lungo periodo di tempo. Voglio
vedere se nell'intervallo è accaduto qualcosa. A giudicare dalle
novelle, p. es. da Tomo Króger **, verosimilmente non molto.
* Tr. it. I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia,
Einau-di, Torino 1976 (n.d.r.).
ft
* Tr. it. Tonio Króger con testo tedesco
a fronte, Rizzoli, Milano 1977 [n. d. r.}.
Isola, sabato 24.10.53
Pioggia in continuazione. Frammezzo una catena di
temporali. Poco fa un altro. Adesso c'è una schiarita, per la seconda
volta da settimane. Dalle finestre sul retro si vedono le cime delle
121
montagne bianche di neve: solenni e calme.
Ma segnalano inondazioni dovunque. In questi giorni
siamo andati a Padova e non abbiamo potuto seguire la solita strada,
perché un ponte è sommerso. Così siamo dovuti passare per Cittadella,
una cittadina antica, ancora con le sue mura medioevali, come Marostica.
Dopo averla lasciata, abbiamo visto per ampi tratti i campi sotto
l'acqua del Brenta.
Adesso è fresco. Qualche giorno fa l'aria era ancora
pesante e afosa; inquietante come minaccia di diluvio.
Isola, lunedì 26.10.53
La conferenza sulla situazione dell'uomo nel campo della
tecnica è terminata nella seconda redazione. (Deve introdurre la serie
che l'Accademia di belle arti organizza sul tema tecnica e arte).
_È stata una cosa difficile. Anzitutto perché si
tratta di prendere in considerazione nell'ambito d'una sola relazione un
fenomeno molto complesso, così da darne un quadro. E poi in quanto si
devono citare tante e tante cose che non esistono più o sono minacciate
d'estinzione, e tuttavia non deve nascere un'immagine soltanto negativa;
questo non sarebbe vero. E inoltre gli ascoltatori, i più giovani in
ogni caso, semplicemente non sta-
122
rebbero ad ascoltare. Essi devono pur vivere e quindi
poter dire di sì.
Il tutto è stenografato e questo rende impossibile una
visione d'assieme. Così non so ancora fino a che punto sono riuscito
nell'intento.
Isola Vie., giovedì 29.10.53
Un paio di pensieri o intenzioni che mi sono venuti:
A un pontificale: dopo il canto di terza, in corteo
abbastanza lungo gli accoliti recano i paramenti al seggio del vescovo,
sempre un capo dell'abbigliamento dopo l'altro. Questi capi non hanno
niente a che vedere con il « vestito » come l'intendiamo noi,
espressione di personalità, utilità, ornamento ecc. Invece ciascun
capo è una potenza, che viene indossata. Tanto quanto è possibile. E
allora il Ponfifex sta qui e, investito del potere, s'accinge
all'opera santa di cui vivono la comunità e il mondo. Così è; e ogni
protestante, ogni razionalista manderà alte grida di protesta per
l'orrore e l'assurdità, e tuttavia è così.
Perché Cristo non s'è aperto un varco nel potere o
invece non se n'è andato via e non s'è salvato? In tal caso l'intera
realtà dell'uomo non sarebbe venuta alla ribalta, l'epifania della
perdizione non si sarebbe compiuta per intero. L'uomo non avrebbe
sperimentato tutta la misura della sua distruzione.
123
Isola, domenica 1.11.53
La natura umana ha una struttura misteriosa. Tutto è
donato, poiché del patrimonio fondamentale nulla ci possiamo dare e
nulla togliere. Ma, nell'ambito del dono dell'esistenza, si può
riconoscere che quello che si ha lo si deve pagare. I,'uomo, questo
m'appare continuamente chiaro, è l'essere universale. È riferito alla
totalità del mondo, e perciò ha egli stesso un carattere cosmico.
Nell'ambito dell'universale, riceve una determinazione particolare, ma
la travalica per mezzo di quella possibilità universale. Così egli ha
cognizione della propria limitazione; e l'accettarla da parte sua è il
prezzo per ciò che egli è. Ma non si finisce mai di avvertire il
prezzo.
Esiste un tipo di creazione spirituale, che si deve
pagare con la capacità di sentire. Lo si scorge, ma non si riesce mai a
superare il dato di fatto che la vita è vuota. Affinchè possano
nascere le opere, dev'essere manifestamente così; ma il fatto che sia
così, cancella la vita. Ciò influisce in tutto;
nel proprio essere e nel rapporto con gli uomini.
-Se lo si comprendesse con chiarezza — inte-riormente,
e non soltanto intellettualmente — e lo si realizzasse fedelmente, si
potrebbe, direi quasi, diventare santi. Però è una pena che fa tanto
miseri.
124
Isola, martedì 3.11.53
Oggi mi sono chiesto perché mai cerco di portare avanti
questo « diario ». Perché, in genere, si scrive un diario?
Lo si potrebbe fare perché si vuoi vedere in faccia se
stessi, capire la struttura della propria esistenza e forse ancora
progredire con se stessi. Non è il mio caso. Propriamente non mi trovo
interessante. Qualche volta ho avuto la sensazione che dietro la mia
esistenza stiano un significato e un volere nascosto — come di volta
in volta accade a ogni uomo —, ma appunto il mio. Però non è un
significato che si colga in termini biografici e un diario non aiuta a
scoprirlo.
O si potrebbe avere un interesse esplicitamente
biografico; il desiderio di raccontare quello che è accaduto e come vi
si è sviluppata la propria vita, collegato all'idea accessoria di
raccontarlo anche ad altri. Non ho nemmeno questo interesse. La domanda:
che cos'è avvenuto? e: com'è andata? in me non è assolutamente viva;
neanche nei miei confronti.
Che motivo rimane dunque? Forse il desiderio di salvare
qualcosa del terribile passare della vita, per me nefasto in modo
particolare, perché ho una memoria tanto cattiva dei fatti, una memoria
assolutamente scadente. La mia « memoria » consiste nel fatto di poter
riproporre continuamente un pensiero. Lo stato spirituale in cui si ha
una riserva di sapere, una ricchezza d'imma-
125
gini del passato da poter richiamare, in me ha uno
sviluppo molto scarso. Devo produrre tutto traendolo dal presente. Così
ho il desiderio di salvare qualcosa del passato.
Però temo che non mi gioverà molto, perché
difficilmente lo rileggerò. Qui entra in campo l'altra potenza oscura:
la malinconia. I ricordi mi fanno paura. L'essere passato è spaventoso.
Se un giorno Dio sarà benigno, ritroveremo in Lui tutto
quanto è accaduto. Allora è Lui la mia memoria e, voglia concedermelo,
nello spazio dell'amore.
Noto che in enetti alla domanda non ho dato una risposta
giusta. Perché scrivo questo diario? Appunto... lo faccio.
Isola Vie., 5.11.53
Mi viene continuamente un'idea strana, ma è più che
un'idea: l'essere toccato da un dato di fatto, che Dio è la verità.
Detto così, però, sembra un luogo comune. Devo precisare meglio. Se
nel va e vieni delle autogiustificazioni mi devo dire: però questo è
così e così e non ci posso far nulla, allora la sensazione che provo
è questa:
l'ineliminabilità di questo dato di fatto o di questo
contesto, questo è Dio. Preciso ancora di più:
in questa ineliminabilità, che si chiama verità, si
rivela Dio.
126
« La verità » è un'astrazione; per indicare una
maniera, in cui Dio è se stesso.
È in assoluto l'ultima risposta; io dico, l'ultima che
venga data quando tutte le altre sono state date; o che viene data
attraverso tutte le altre. L'ultima risposta a tutte le domande dice:
questo è così perché Dio è Dio. Quello che fu detto sul-l'Oreb è
inizio e fine di tutto il pensare: « Io sono quello che sono» [Es. 3,
14].
Isola Vie., sab. 7.11.53
Poco fa ho dato una scorsa ad alcuni numeri del
settimanale « Oggi » e sono rimasto nuovamente disorientato davanti
all'impudenza della pubblicistica moderna. Il periodico viene
considerato buono e decente. (Detto tra parentesi, qualche tempo fa ha
pubblicato un articolo piuttosto lungo su me stesso.) Lo è anche dal
punto di vista dell'erotismo per l'unità di misura odierna. Ma da
quello della realtà personale... Qui si mostrano in figure a piena
pagina lunghe serie di coreani uccisi e le loro donne con i visi
stravolti dal dolore che riconoscono i loro uomini. O una grande
illustrazione mostra una donna condannata a morte — con nome e
circostanze —, che prende congedo dal marito e dal figlio... e così
via.
Che atmosfera ne esce! Non è lontano il giorno
127
in cui dovremo semplicemente combattere per la nostra
vita contro una pubblicistica che è più criminale degli antichi
cavalieri predoni.
E il peggio sarà che sono d'accordo le stesse persone
esposte così in pubblico.
Monaco, mar. 11.11.53
Ritornato ieri. Concluso un periodo di oltre
cinque settimane. Presagisco constantemente l'attimo in cui si dirà: «
Tutto da concludere — niente più », fino alla stessa ultima
conclusione e al passaggio aldilà.
In questo periodo s'è fatto parecchio. Se riuscirà
come l'ho meditato nella sistemazione, il corso di etica risulterà
buono. Certo che cosa diranno gli ascoltatori, quando cercherò di
derivare il dovere dal senso genuino della rivelazione? Anche la
relazione per l'accademia è in un certo qual modo a posto, pure se mi
sorprende costantemente la sensazione che non valga nulla. - E l'altra
faccenda.
La sig.na Chrz. è ancora all'ospedale. La
segretaria di Johannes Spori mi da un aiuto. Tutta la questione
diventerà un po' difficile.
128
Monaco, gio. 13.11.53
Ho trovato un biglietto sul quale avevo annotato una
specie di poesia in lingua francese, ch'era nata in sogno o nel
dormiveglia, non ricordo più bene. Una cosa singolare, l'insieme. Dice
così:
Le cygne parie:
Sois le bienvenu dans ce monde étrange
O toi dont l'àme est ouverte comme celle de l'ange
qui recoit l'ordre du Seigneur Dieu ...
Le monde est grand et tout vert et rouge
et bleues sont le profondeurs de la terre et du temps...
Non va oltre.
Monaco, dom. 15.11.53
Oggi era la prima liturgia in S. Luigi. Moltissima
gente; tanta che non si sa se rallegrarsi o inquietarsi.
Ho parlato del Verbo nella creazione e nel linguaggio.
Come introduzione all'attività del semestre. Che cosa penseranno —
nella media — gli ascoltatori nel sentirsi parlare della
responsabilità del linguaggio? Che in assoluto ne pensino qualcosa?
La mia influenza mi preoccupa. Speriamo che non mi
intralci il cammino, domani dovrò tenere la relazione all'accademia.
129
Monaco, lun. 16.11.53
Dunque la relazione è stata tenuta. Il numero degli
ascoltatori elevato oltre ogni aspettativa. L'auditorium maximum
dell'università tecnica era sovrafEollato; inoltre trasmissione in
altri due auditori.
Che cosa abbiano recepito gli ascoltatori non so. Stando
a quelle notizie che ne sento io, la cosa è molto incerta. (Quanto più
esercito il mestiere dell'oratoria, tanto più la cosa mi riesce
problematica. Ma ormai ci s'è dentro e se ne dipende e si spera che ne
esca pur qualcosa di buono.)
Monaco, ven. 20.11.53
Ora le conferenze sono passate. Sette in tutto. Dopo la
prima il numero degli ascoltatori è aumentato ancora. Quello che ne è
uscito sotto l'aspetto spirituale, non è deciso. Ad ogni modo è stato
un tentativo dell'accademia d'uscire dalla sua quiete dignitosa e di
fare qualcosa di ciò che dovrebbe fare.
Monaco, ven. 20.11.53 Oggi pomeriggio seduta di
facoltà. Fra l'altro
130
il problema dei collegamenti, specialmente quelli
decisivi. Ha parlato Pfeiffer, bene e con linearità di dirczione.
Dietro suo invito pure io, la prima volta da quando faccio parte della
facoltà.
Non ne è uscito molto. La cosa è piuttosto
sconsolante. La resistenza contro la restaurazione si perderà per
strada e anche qui le cose andranno come andavano, cioè appunto peggio
di come andavano, perché ci sono di mezzo i dodici anni della guerra e
del dopoguerra. Non s'è imparato niente e non si sente la forza per un
nuovo inizio.
Questa sera è stato qui Heidegger. Una visita
umanamente bella, intima.
Monaco, lun. 23.11.53
Serata singolare. Certe volte è così. Sto a sedere,
leggo qualcosa e continuo a posare il libro. Come se le pareti
diventassero più sottili. Le pareti delle cose. Anche le pareti del mio
proprio essere; e di quando in quando ho sentito come sarebbe se sapessi
cosa si intende di fare di me...
Forse oggi — o ieri e oggi — ho ricevuto un dono.
Ritorna costantemente il pensiero: come può Dio essere quello che noi
crediamo se crea il mondo, Egli che puramente e semplicemente è *, il
mondo, questa piccolezza? Allora mi aiuto con il pensiero di Josef W.:
l'amore fa queste cose. Detto teologicamente: appunto questo è Dio,
proprio Lui, e appunto così come devono essere le
131
cose se Egli deve agire in tal modo.
Ho soltanto la preoccupazione che un giorno il pensiero
non riesca più ad operare...
Ed ora m'è venuta un'altra idea: è presunzione da
parte tua volerlo racchiudere in un « perché ». Prendi questo
pensiero come una cortesia di Dio, come una piccola porta, e Lui stesso
come l'incomprensibile.
Forse questo basta. Quanto ci sarà da pentirsi un
giorno davanti alla morte...
* In termini scolastici lo Schlechthin-Seiende
dell'originale tedesco si potrebbe tradurre ipsum esse subsistens (n.d.r.).
Monaco, mer. 25.11.53
Ho qui una montagna di richieste e d'inviti. Conferenze
a Roma, Bruxelles, Parigi, Città di Messico, Colonia, Zurigo, Torino e
così via e via. Sembra che appartenga veramente alla cerchia degli
uomini « guida ». Ma è cosa da rabbrividire. Io non reggo
all'attività che vi è collegata. Non ho ne l'interesse ne la forza
d'ordinare ne la capacità di tenere presenti i nomi e le cose, tutto
ciò che fa parte di tale affaccendamento. In principio ho tribolato per
starci dietro. Poi non ci sono riuscito; ma il fallimento mi ha turbato.
Adesso la cosa mi diviene indifferente.
Il democratismo è terribile. Ognuno si rivolge a
chiunque altro e s'offende se l'interpellato non
132
resta a disposizione. L'unico rimedio — finché
funziona — è l'indifferenza. Si dice no, o non si risponde affatto.
Con il tempo si crea un'atmosfera che un po' protegge.
Monaco, ven. 25.11.53
Oggi m'è ritornato il vecchio quesito di com'è quando
una persona ne giudica un'altra. Me l'ha riportato una certa occasione.
Un tale m'ha detto:
questi è così e così. Poi parla l'altro: il primo è
così e così. E io non riesco a far combaciare i giudizi. Questo
avviene continuamente ed io mi domando, se un vero giudizio sia in
assoluto possibile. Prima — quanto spesso! — cercavo di far
combaciare i due giudizi; temo, in fondo, sempre invano. Anzi,
abbastanza spesso questo peggiorava la situazione, perché l'uno mi
rimproverava di parteggiare per l'altro. O mi accusava di non voler
prendere partito e di recitare la parte di chi è superiore alle cose
della vita, e questo, mi si diceva, era anche peggio.
Di regola giudicare vuoi dire prendere posizione: io
sono per tè o contro di tè. Posizione nella lotta per la vita. Può
essere duro; comunque è chiaro. Ma rivendica pure d'essere vero,
perché questo da il fondamento al diritto. Ed è un'arma a favore o
contro. Ma è vero? E giusto?
Di solito è sbagliato; e completamente giusto
133
mai. E pure quando tutto fosse stato visto nel modo
giusto, motivi e motivi dietro i motivi, tutto fino all'inconscio più
profondo, allora rimarrebbe ancora il fatto che io non sono lui e che lo
metto sotto giudizio, e questo sarebbe errato.
Monaco, 27.11.53
Oggi sono arrivate le prime copie del libro su Riike. Ne
ho meditate e scritte le frasi così spesso che mi sembrano
completamente logore.
Ci ho messo tanto lavoro, ed ora non so se tutta
questa fatica abbia avuto un senso.
Inoltre stampa e copertina sono deludenti. Forse una
soddisfazione verrà una volta in seguito.
Oggi pomeriggio per strada un bambino m'ha domandato: «
Quant'è tardi? » *. Un modo malinconico di chiedere l'ora. Quanto è
tardi? Quanto vicino alla fine?
A sera sono stato per la prima volta da B., nella sua
abitazione nuova. Luminosa, ordinata e convincente. Mi rallegro per lei.
Ora è finalmente di nuovo a casa, dopo tutto quello ch'è seguito alla
Wùrttembergallee di Charlottenburg. Se sono ben studiate e s'è
lavorato senza risparmi, le nuove abitazioni sono molto adeguate. E
tuttavia ne desidero tanto una vecchia, ritengo di prima del 1850. Il
desiderio è quasi fisico;
come d'un abito caldo e ben fatto.
134
* In tedesco per chiedere « Che ora è? » si può dire
« Wieviel Uhr ist es? » oppure « Wie spat ist es? », che qui si è
tradotto letteralmente per far capire il senso della nota di Guardini
(». d. r.).
Monaco, dom. 29.11.53
Prima domenica d'Avvento. Domenica scorsa avevo iniziato
un ciclo sulla Chiesa. Oggi l'ho interrotto e ho parlato di quel venire,
che opera nella vita; di ciò che viene a una persona e che si deve
aspettare, certo anche accogliere. Della venuta di Cristo, allora e
continuamente poi...
In questo semestre la chiesa è molto piena;
la voce mi crea difficoltà.
Monaco, mart. 1.12.53
Concerto nel grande Residenzsaal; trio Fischer,
Schneiderhahn, Mainardi; Brahms, Beethoven, Schubert.
Gli artisti hanno suonato magnificamente; la sala era
piena fino all'ultimo posto. L'atmosfera come a una festa: elevazione,
gioia, qualcosa come uno sfolgorìo sopra ogni cosa.
Perché ci si deve tormentare con l'orribile pe-nosità
delle arti più moderne, quando esistono cose del genere? Che cosa
avrebbero detto i greci, italiani, francesi dei bei tempi davanti
all'imposi-
135
zione di una tale pretesa? Non si finisce mai di
chiedersi che cosa significhino le nuove correnti. Di regola le
discussioni prendono le mosse da teoremi e princìpi che sembrano dire
cose d'ogni sorta. Ma appena uno guarda con i propri occhi, gli viene
incontro qualcosa di repellente. Perché questo lo si deve trovare
confacente, adeguato ai - tempi, impegnato e via via di questo passo?
Ieri ho incontrato Riezier, il quale diceva di aver
sentito a Colonia la musica elettronica; gli è parsa come una
rivelazione del demonio.
Monaco, ven. 4.12.53
L'altro ieri è stato a pranzo da me il prof. Manacorda.
Un ricordo di più di vent'anni fa. Gli avevo fatto visita a Firenze e
lui m'aveva mostrato uno scorcio della Firenze di Dante durante una
camminata per la città di notte. Adesso era qui per una conferenza.
Martedì aveva parlato al seminario di lingue romanze sull'apparire
delle • varie arti nella Divina Commedia. Non avevo capito
molto, perché il mio udito va peggiorando a vista d'occhio. (Voglio
vedere quanto passerà prima che mi debba decidere a comperarmi un
apparecchio.)
Egli dice « mio caro amico ». In italiano questo
significa poco, come in francese. Però sembra che lo pensi per davvero.
Questo mi spiace, perché non mi sento legato a lui.
136
È invecchiato molto. Mentre parlava, mi sentivo
costretto a pensare in continuazione come l'avrebbe ritratto sulla tela
un pittore del Quattrocento. Una testa calva, occhi piccoli e
ravvicinati fra loro, colorito pallido, un gran naso affilato e sottile,
pochi denti. Deve aver esaminato in profondità tante cose e conosciuto
persone importanti: Pio xi, Mussolini, Hitler e tanti altri. Letteratura
tedesca, patristica, traduzione di testi di Richard Wagner, estetica,
filosofia — un miscuglio singolare.
Monaco, dom. 6.12.53
Ieri la seduta di facoltà è stata molto istruttiva. In
una lista del 1948 s'era convenuto di mettere K. al primo posto con
esplicita raccomandazione per la cattedra di storia della letteratura.
Per « motivi di convenienza », così mi disse l'alierà referente
dell'università H. Rheinfelder, fu nominato il protestante Borcherdt,
che si trovava al terzo posto e del quale poi nessuno è stato contento.
Ora — naturalmente per una forte influenza esercitata da Borcherdt,
diventato professore emerito — K. non è stato neanche incluso nella
nuova lista; ma invece elementi molto più giovani. Noi — Dempf e io,
che siamo stati messi in commissione — abbiamo cercato di segnalare il
valore di K. e la dequalificazione di cui era stato
137
vittima. Ma non è servito a niente e il vero motivo è
chiaro. Ci si comporta in termini molto scientifico-oggettivi; in
realtà non si vogliono cattolici in cattedra.
Oggi in S. Luigi si potevano vedere molti berretti. A
quanto sento a Bonn è stato deciso di consentire di portare i colori.
Adesso ritorna di nuovo una cosa dopo l'altra. Restaurazione in tutto.
Non si è imparato niente.
Monaco, mer. 9.12.53
II corso di etica è un'impresa difficile. Nei semestri
passati — adesso è il sesto — sono andato avanti con fiducia.
Sapevo che gli ascoltatori avrebbero reagito vivacemente. Adesso mi
riesce difficile. Parlo dell'etica cristiana. Se non lo si fa con piena
chiarezza, la cosa non ha senso. Ma farlo davanti a 600 ascoltatori mi
costa un grande superamento. Si ha la sensazione di par-"lare
contro un muro. Raramente penso di riuscire nell'impresa. Ma forse
proprio qui avviene qualcosa di giusto. Chi presume di sapere quando
realmente nell'intimo si fa qualche chiarezza? E come questo avviene?
Quando parla il magister interius docens?
138
Monaco, ven. 12.12.53
Oggi c'è stata una festa singolare: per un
gruppo di circa 200 studenti particolarmente assistiti dall'opera
studentesca, nella casa dell'opera stessa.
La casa sembra bella. Una costruzione semplice e
luminosa nella Veterinarstrasse, vicinissima all'università. La festa
ha avuto luogo nella sala della mensa.
M'aveva invitato il sig. Schwaiger della Bie-dersteiner
Studentenhaus. Avevo esitato; c'era tanto da fare. Neanche sapevo come
avrei dovuto tenere una conferenza natalizia davanti a persone delle
quali ignoravo l'atteggiamento religioso. Schwaiger aveva dichiarato nel
modo più deciso che si doveva procedere in termini del tutto
positivamente cristiani.
Dunque così ho fatto e, dopo aver dato netto risalto
rispetto a credenze errate o periferiche, ho parlato dell'incarnazione e
del mistero dell'iniziazione divina. M'è costato fatica; ma credo di
esserci riuscito bene e nella sala c'era veramente silenzio.
Bella musica: Buxtehude, Bach, Handel.
Alcune parole cordiali, tenute sulle generali, del
Magnifico Rettore Koestler; un intervento conclusivo fiacco e un po'
untuoso del consigliere di stato M.
139
Monaco, dom. 13.12.53
I sermoni in S. Luigi mi danno la sensazione di qualcosa
di colmo. Tanta gente riunita. Soprattutto l'atteggiamento magnifico di
Forsthuber, che gioisce e s'impegna con partecipazione nel-l'assolvere
il compito. Parroci del suo genere ne dovremmo avere di più. E poi il
meraviglioso uditorio. In gran parte uomini; tra loro moltissimi
studenti. E ascoltano con una serietà così attenta. Io tengo lontano
tutto ciò che possa apparire ad effetto; ma la grande chiesa è tutta
piena.
Le conferenze — metà conferenza, metà prediche,
forse ancor più importanti le meditazioni — m'affaticano molto. Ma mi
danno gioia, finché posso. I tanti volti in ascolto! Ho fiducia in
loro. Ma non devo pensare troppo a quanti sono e a ciò che avviene in
loro.
Monaco, mer. 17.12.53
Oggi è stata l'ultima lezione prima delle vacanze di
Natale. Questa volta sono lunghe. Succede che rincomincio soltanto l'il.l.
Ma ci vogliono. È bene che io rallenti un po' il ritmo.
Ho sottoscritto con altri un voto particolare perché
alla cattedra locale venga designato K. Insieme con Rheinfelder, Dempf,
Lersch. Voglio vedere chi si assocerà ancora. Il modo in cui K. è
stato tenuto fuori dalla lista dei chiamati della
140
facoltà è stato cattivo. Ci si potrebbe scrivere una
dissertazione. Il vero motivo è appunto che non si vogliono cattolici.
Probabilmente all'inizio di maggio avrò da tenere la
relazione introduttiva sulla responsabilità dello studente per la
scienza e l'arte all'assemblea delle Studentenschaften tedesche.
Va congegnata in modo da mettere un po' in movimento la gente.
Prima gli studenti erano l'avanguardia. Adesso sono la
retroguardia. Hanno paura per il loro futuro.
Monaco, 42 d'Aw. 1953
Voglio scriverlo anche se non c'è niente da scrivere.
Ho acceso le candele della ghirlanda * e mi sono seduto accanto al
tavolo in sala da pranzo. Era già passata mezzanotte e mezza, ma volevo
leggere ancora un po'. Così mi sono messo lì le Donauland-Màrchen
e ho incominciato a leggere. Poi ho percepito il silenzio, le candele
ardevano e ho avvertito un senso di pace piena ' e tutto era, sì, era
colmo. La presenza era qua in tutto. Nulla si sarebbe potuto vedere o
percepire. Il basso lungo buffe e il tavolo con il vecchio tappeto e le
tende alle finestre. Ma « Esso » era qua. Nulla si sarebbe potuto
dire. Ma se quello che, inafferrabile, era in tutto, fosse apparso,
tutto ne sarebbe stato colmato.
141
Allora mi sono inginocchiato ed ho cercato di esprimere
la profonda reverenza e la preghiera, senza disturbare. Poi sono
ritornato al mio libro e quando ne alzavo gli occhi tutto era ancora
calmo e benigno; ma la presenza non v'era più.
* È Y Adventkram, una "corona" con
candele che si accendono man mano in corrispondenza delle settimane
d'Avvento fino al Natale (n.d.r.).
Mo., 25.12.53
Talvolta giudicare è necessario, perché non giudicare
sarebbe ancora peggio. Quando si deve scegliere o quando si deve agire.
Allora si tratta semplicemente di andare avanti, perché altrimenti la
vita s'arena. Dunque in modo approssimativo. In fondo nessun giudizio su
una persona è possibile.
Perciò Cristo ha detto: « Non giudicate! » [Mt. 7,
1].
E però di per sé il giudizio sarebbe così necessario;
ma soltanto Dio lo può pronunciare, in quanto Egli soltanto penetra
tutto con lo sguardo. Ma soprattutto perché Egli soltanto, il Creatore
sovrano che per mezzo della Sua chiamata da fondamento all'uomo come al
Suo Tu, ha la libertà, che s'identifica con la verità e con il
diritto. Il suo giudizio è l'altra faccia della creazione. (Ma adesso
il pensiero mi si fa vago e non so più se penso soltanto parole.)
142
Ieri sera nel mio piccolo ménage ho festeggiato
il Natale, come sempre. Non avevamo l'albero;
ma un bei presepio. Me l'ha fatto l'anno scorso Maria
Stapp; grande, non sentimentale e tale da essere più che una semplice
scenografia per bambini.
Ma la tristezza, che a Natale v'è sempre, non mancava
anche questa volta.
Monaco, dom. 27.12.53
La notte di Natale sono stato alla Messa di mezzanotte
nella chiesa dei Teatini. Tewes ha celebrato, io ho tenuto la predica e
Kahiefeld ha diretto il coro.
Tema della predica: che la nostra immagine dell'uomo
viene garantita solamente in Cristo.
Il giorno di santo Stefano ho parlato a Hesse-lohe: sul
racconto intorno a santo Stefano come rivelazione della provvidenza.
Poi, da Hans Waltmann, dettata un'esposizione della
dottrina di Kierkegaard sul paradosso assoluto; come contributo a una
discussione sulla teoria della demitizzazione. Poi letto negli scritti
di Gogarten...
Tutto questo modo di pensare mi scoraggia. Mi riesce
troppo complicato. Il mio è molto più semplice. Più semplice
nell'impostazione fondamentale, nonostante tutte le complicazioni nei
particolari. Così mi accade pure con Heidegger.
143
Spesso non capisco non soltanto che cosa s'intenda volta
per volta, ma neanche che cosa voglia e debba dire l'insieme. (Del resto
l'ho già detto a lui stesso che non lo comprendo perché io penso molto
più semplicemente. Ne è rimasto assai meravigliato.)
Io mi ritiro costantemente sulla posizione, per la quale
altro non voglio se non interpretare la Chiesa.
Monaco, gio. 31.12.53
Martedì e mercoledì lunghe discussioni con Kahiefeld,
Messerschmid, H. Waltmann e Frank sulle iniziative letterarie.
S'è parlato soprattutto della ristrutturazione della Christliche
Besinnung [Riflessione cristiana]. Essa aveva già una sua storia.
Era stata progettata da H. W. e me nell'estate del 1938 a Wilheimshohe;
come serie di buoni opuscoli su problemi religiosi e filosofici da
vendere a poco prezzo e che potessero contribuire all'approfondimento e
chiarimento, appunto alla riflessione. Si sono sviluppati bene e
Winterswyl ed io vi abbiamo lavorato molto, specialmente nel primo
inverno di guerra. Se ne sono pubblicati 40 fascicoli in cifra tonda e
ne sono stati mandati molti sui campi di battaglia. (Vi sono entrate in
parte le mie conferenze serali in St. Canisius.) Nel 1940 il lavoro ci
è stato reso impossibile.
144
Quando infine si è potuta ricostituire la casa
editrice, s'è ripresa anche la Cbristliche Besin-nung
[Meditazione cristiana]. Ma non essendovi più alcuna simpatia per i
fascicoli, ora l'abbiamo pubblicata sotto forma di volumetti. Nel 1950
è apparso il primo, a cura di Guardini, Kahiefeld e Messerschmid;
finora sette in tutto. Un numero esiguo in quasi quattro anni.
Ora pensiamo a una ristrutturazione nel senso che i
volumetti devono uscire quattro volte all'anno e volta per volta
riferirsi a un tema unitario. Il dott. Frank assumerà la dirczione
reda-zionale. Speriamo che la cosa funzioni.
Contemporaneamente Kahiefeld vuoi pubblicare una serie
intitolata Rothenfelser Vortràge [Conferenze di Rothenfeis],
derivata dal lavoro svolto alla rocca. Dev'essere collegata alla Besinnung.
Dalla Centrale federale per il servizio interno ho avuto
e ho incominciato a leggere il libro su Hitler di Allan Bullock *. È
scritto con pacatezza, certo quello scrittore inglese ignora del tutto
ciò che nella natura tedesca sta dietro le cose sulle quali scrive con
tanta sobrietà.
In questa visione tutto appare ancora molto più
incomprensibile di quanto sia Oggi. Cornee stato possibile tutto ciò? E
come s'intrecciano le « necessità » con quanto v'è di più
imprevedibile?
* Tr. it. Hitler, studio sulla tirannide, Mon'dadori,
Milano 1965 (n. d. r.}.
145
Monaco, ven. 1.1.1954
Sermone ad Hesselohe su ciò che passa e ciò che resta.
Credo sia riuscito quello che a me sembra l'elemento peculiare della
parola spirituale. La parola schietta che viene dalla sostanza della
rivelazione e della realtà.
La cosa più elevata sarebbe: narrare di Dio.
Monaco, dora. 3.1.54
Anche oggi di nuovo ad Hesselohe. Là è bello. La
liturgia senza sentimentalità e orpello, limpida e convincente.
Sermone sulla grazia della conoscenza di Cristo.
Nel pomeriggio sono stati qui i Gotze. È una gioia
stare con loro. Hanno una serietà così bella e aperta.
Ho ricominciato a leggere Pindaro. Purtroppo non lo so
fare in greco. È ampio e luminoso.
Ieri sera sono stato dai Sattler, che si fermano qui,
provenienti da Roma, per 2-3 settimane.
Come sono cresciuti i bambini. Stephan, il più piccolo,
è già un vero scolaro. Christoph, il mio figlioccio, è grande come
suo padre, e Birgit e Moni sono ragazze avvenenti in modo molto
particolare. Però Maria è il centro tranquillo come sempre, e chiunque
la veda ne gioisce.
146
Monaco, lun. 4.1.54
Chiamata da Milano. Notizia che R. avrebbe il polmone in
pericolo. Dopo la radiografia ancora incerto se si tratta d'una forte
congestione bron-chitiea o d'un focolaio tubercolare.
Tutto spaventato; R. stesso in preda a una ribellione
violenta. Un responso definitivo dovrà venire dalla prima visita. E
tutto è già così difficile!
Monaco, mer. 6.1.54
Festeggiata l'Epifania a Grosshesselohe. Una pia e bella
celebrazione corale in tedesco, tenuta con un'accuratezza che
rendeva felici.
Ho parlato sul senso della festa. Là si può parlare
bene. Tutto è vicino, attento e appare preparato.
Notizia da Milano: lo stato di salute non sarebbe
cattivo.
Ho avuto una profonda impressione dai primi inni di
Pindaro. Questa è esistenza grande.
E gli inni più belli, quelli religiosi — tré quarti
dell'intero complesso —, perduti.
Quando a Delfo si preparava il sacrificio, appariva un
araldo sacerdotale e, molto tempo dopo la morte di Pindaro, gridava: «
Che Pindaro possa sedere alla mensa degli dèi ».
147
Monaco, gio. 7.1.54
Al congresso della Studentenschaft tedesca, in
maggio, dovrò tenere la prima delle tré relazioni principali: « Sulla
responsabilità degli studenti per la scienza ».
Ho esitato lungamente a accettare, perché cosa si può
dire su questo tema davanti a un uditorio — 2000 soltanto da fuori
Monaco — così vasto? Ma adesso penso che la cosa andrà.
Oggi ho dettato la maggior parte della prima stesura. Ho
grossi timori per il congresso in sé. Se va come sembra, la massa di
giovani sarà enorme. A prescindere del tutto dal problema d'un tal
numero di per se stesso, non mi pare che l'ordine del convegno sia stato
strutturato bene.
Monaco, ven. 8.1.54
Dettato un altro pezzo della relazione. Il progetto è
troppo vasto. Saranno circa quaranta pagine con il margine largo.
Naturalmente così non -va; ma prima deve venir fuori tutto quello che
si cela nel tema. Ad accorciarla ci penserò dopo.
Questa sera visto un film stimolante: Lili. Una
cosa che da veramente allegria, rende lieti e pensosi nello stesso
tempo. Un bei miscuglio. Qui, nel gioco fra due cuori umani, alcune
marionette creano un campo intermedio, nel quale i pupi possono dire
cose che gli uomini non osano dirsi,
148
anzi, che questi nella loro parte consapevole ancora non
sanno.
Monaco, sab. 9.1.54
Sempre di nuovo gli stessi sogni: la perduta Rothenfeis;
la perduta Isola; e dover studiare quello che non capisco, dover
sostenere un esame che va oltre le mie possibilità. La forma peggiore
dell'ultimo sogno non è ritornata più da molto tempo: che devo fare
una cosa da cui dipende qualcosa d'importante, puramente e semplicemente
tutto, e non so che cos'è.
In compenso tanto più spesso i due primi e il terzo,
nella forma citata di « Rothenfeis » e « Isola », assumono
conformazioni di vario genere. Alla base c'è sempre la rocca medioevale
e la villa italiana. Ma si presenta come già perduta o deve essere
abbandonata.
C'è parecchio di inquietante: il mio udito peggiora
sempre. Dimentico con frequenza crescente i nomi, come se mi si parasse
davanti un muro. E si rafforza l'ascoltare-se-stesso. Ma che si deve
fare? È l'invecchiamento, e non ho tempo di occuparmi più a fondo dei
sintomi.
Monaco, mer. 13.1.54
Corso sul signiEcato etico della creaturalità. Credo
che sia venuto fuori quello che intendevo.
149
Se l'ultima parte del mio corso sull'etica riesce bene,
c'è un abbozzo d'una effettiva morale cristiana. Non derivata da
concetti e comandamenti, ma desunta da una lettura della concreta storia
della salvezza, quale s'è svolta.
Ho incominciato a leggere il libro di Simenauer su Riike,
Fondamentalmente una psicoanalisi della sua personalità.
Molto sapere, molto lavoro. S'impara molto, anche
d'importante. Ma dopo tutto si rimane disgustati della psicologia della libido.
E delusi, con la domanda: tutto qui? Che stupidità: quando si è in
possesso del meccanismo psicologico, pensare di sapere qualche cosa sul
significato!
Nelle Holwege * Heidegger cita la frase d'un
filosofo — al momento non ne so il nome — secondo cui l'intera
filosofia europea sarebbe una nota in calce a Fiatone. In realtà è
anche così. Fiatone costituisce l'elemento determinante. Ed ogni
rivolta contro « Plafone » è rivolta contro l'essere. Con essa ha
inizio l'irresponsabilità.
* Tr. it. Sentieri interrotti. La Nuova Italia,
Firenze 1968 (n. d. r.).
Monaco, ven. 15.1.54
Una brutta lombaggine. E avevo sperato che con gli
esercizi del sig. Novotny il pericolo sarebbe stato scongiurato.
Non ci si può far nulla, invece devo continuare
150
gli esercizi e con maggiore costanza.
Ad ogni modo pare che la cosa non sia così
grave.
Grande prospettiva d'un'abitazione. Si trova a
Bogenhausen, in una villa, nella mansarda. Se ne occupa attivamente Hans
Waltmann. L'abitazione è collocata proprio giusta rispetto
all'università:
una mezz'ora a piedi e meno in proporzione con
l'omnibus. Belle possibilità d'andare al Giardino inglese e sulle rive
dell'Isar. Sono tré stanze più grandi, una più piccola, una piccola
per la segreteria e uno stanzino accanto alla cucina. Al centro un
grazioso ingresso e un pezzo di giardino. La posizione non è proprio
bella, ma libera e tranquilla. Certo moltocara.
Monaco, 16.1.54
Oggi è arrivata una notizia che mi ha messo d'umore
più serio che lieto, pur essendo bella: la facoltà di filosofia di
Friburgo m'ha conferito all'unanimità il dottorato ad honorem.
L'iniziativa è partita da Johannes Spori; in considerazione del fatto
che faccio parte della facoltà di filosofia, ma ho il dottorato in
teologia.
Le motivazioni più precise non le conosco. Il decano di
Friburgo, Max Miiller, vuoi venire qua e consegnarmi il diploma.
Così vengono le onoranze e la vita avanza rapidamente.
151
Monaco, 20.1.54
L'indisposizione continua. Certo a causa del tempo
mutevole s'è aggiunta l'asma e, a quanto pare, anche una specie
d'influenza.
Queste malattie mi tolgono sempre molto tempo. Io mi ci
adatto facilmente, e i giorni passano. Allora tutta la passività della
mia natura, gli aspetti deteriori della mancanza di precisi intenti e
propositi vengono fuori, creando una specie di stato da montagna
incantata *.
S'aggiunga che in fondo non mi sono ancora ripreso dalle
intense fatiche del periodo dai 45 ai 52/3. Qui il riposo e la
libertà da impegni mi fa molto bene. In fin dei conti al prossimo
compleanno avrò 69 anni; a un uomo di questa età certo è consentito
più che in età più giovanile.
* Riferimento trasparente al romanzo di Th. mann, La
montagna incantata, tr. it., Mondadori, Milano 1965 [n.d.r.).
Monaco, 25.1.54
Ancor sempre non a posto. Probabilmente uno psicanalista
direbbe che voglio essere ammalato. Nella mia vita ho avuto poche
vacanze.
Questi giorni leggo con grande partecipazione il libro
di Simenauer su Riike. È la psicologia o meglio la psicoanalisi di
Riike, che già da lungo tempo era necessaria. Metterà fine alla
diviniz-
152
zazione. Dapprima se ne rimarrà indignati; tuttavia
l'atmosfera cambierà.
È un brutto svelamento. Essa porta avanti il processo
iniziato da Demetz e prima ancora dai libri di Butier e Mason, che non
conosco: mostrare l'uomo al posto del « santo » e del « veggente ».
Molto, incredibilmente molto di giusto. Naturalmente confronto
continuamente il mio libro con quello e vedo che entrambi, per vie
diverse, arriviamo a risultati analoghi. A un punto tale da dover
considerare una fortuna che prima dell'uscita del mio libro quello non
ci fosse ancora.
Però, nonostante tutte le verità, l'atmosfera è
spiacevole, come sono appunto i libri dei freudiani. Passione per le
smascherature e materialismo. Del mondo della realtà spirituale non
sanno niente; di quella religiosa poi assolutamente nulla;
e credono d'aver detto qualcosa sul valore e
sull'essenza per avere indicato i meccanismi secondo cui emergono.
Monaco, ven. 29,1.54
Ho firmato il contratto d'affitto e sono contento
d'essere fuori dalle preoccupazioni e dalle titubanze. L'abitazione
costa parecchio e il contratto è per 10 anni, un periodo lungo per la
mia età! Ma infine voglio avere un po' di comodità.
La posizione è buona e la distanza dall'univer-
153
sita favorevole. Posso andare in mezz'ora
all'Università e a S. Luigi, le mie due mète ufficiali. Così arrivo
anche presto in centro.
Per le passeggiate c'è qui il Giardino inglese, anche
se è la parte meno bella, e poi la riva del-l'Isar.
Il pensiero del trasloco e di parecchi nuovi arredi mi
fa venire la pelle d'oca, ma passerà anche questa e speriamo bene.
Monaco, sab. 30.1.54
M'ha telefonato Eugen Jochum, dicendomi che il Santo
Padre starebbe per morire. Lo sa dalla radio; la notizia non è stata
ancora diffusa.
Mi ha toccato da vicino, anche se c'era da aspettarselo.
Penso all'udienza in Castel Gandolfo, che in me ha destato un sentimento
sempre vivo di comunione e d'impegno. Da allora egli è per me il
Papa. Quello che mi ha espresso la fiducia della Chiesa, che io, outsider
*, ho sempre desiderato.
S'egli adesso se ne va, chi verrà poi? Che ne sarà
della sua riforma liturgica? Quale regime verrà, nella dialettica della
successione per elezione?
* In ted. Eimelganger (propr. « chi cammina
solitario »):
l'A. si riferisce alla sua posizione singolare rispetto
alla teologia ufficiale scolastica (». d. r.).
154
Monaco, lun. 1.2.54
Ieri è stata qui la signora R.-Rolland. Parlato di
parecchi argomenti.
Ancor sempre non a posto. Utilizzo il tempo per
riposare.
Però c'è anche qualcosa in gestazione. Così il
secondo discorso per la laurea ad honorem è quasi terminato.
Allo stesso modo quello per l'assemblea degli studenti, tranne la
conclusione.
La sera leggo i piccoli profeti. Com'è forte Gioele. E
Amos e il misterioso Giona, che fugge davanti a Dio non perché ha
paura, ma affinchè l'odiata Ninive non si converta in seguito al suo
richiamo alla penitenza!
Monaco, mer. 4.2.54
Oggi ho fatto di nuovo lezione per la prima volta dopo
esattamente tré settimane. Dove sono andate queste settimane?
Era bello stare di nuovo in cattedra nell'aula 224.
Spero d'essere in S. Luigi domenica.
Devo collaborare alla pubblicazione in onore di
Preetorius. A dire il vero con lui non ho nessun rapporto, ma lo dovrò
fare per amore dell'accademia.
Forse sull'ultimo sonetto della Vita Nova e sul
suo rapporto con la Divina Commedia.
155
Monaco, mar. 16.2.54
Ieri sera nel grande auditorio di fisica m'è stato
consegnato il diploma della laurea ad honorem.
Prima e alla fine due pezzi eseguiti da un quartetto di
fiati. Poi il saluto da parte di J. Sporl. Indi il discorso del decano
M. Muller di Friburgo, entrambi molto cordiali. (Purtroppo il secondo ha
esaltato un po' troppo la massa.) È seguita la consegna e poi ho
ringraziato. Nella parte personale ho parlato della dottrina degli
opposti o antitesi e di Karl Neundórfer senza citarne il nome.
Successivamente c'è stata una cena comune, alla quale,
insieme ai due decani, hanno partecipato anche Schnabel, Dempf, Klinger,
Pfeiffer, Spindler e Wenzi. Tutto s'è svolto in modo davvero armonioso.
Ho sentito il conferimento come un'approvazione della
mia attività intellettuale da parte dell'università, così come il
conferimento del titolo prelatizio è un'approvazione da parte della
Chiesa, e, pure se non in modo così netto, il premio dei librai come
un'approvazione da parte dell'opinione pubblica letteraria. È bello
poter sperimentare Queste cose.
Monaco, lun. 22.2.54
Scrive Kunisch che la facoltà di filosofia di Berlino
avrebbe deciso di conferirmi il dottorato ad
156
honorem'. Gli onori vengono e la vita va.
Però è rassicurante che l'università riconosca i
meriti di qualcuno. In verità essa è il mio amore infelice. Cioè, non
è proprio esattamente così. È più complesso. Io amo l'università.
Ogni volta che arrivo nei suoi pressi gioisco. I corsi sono ben
frequentati, in parte molto bene, e gli studenti hanno fiducia in me. E
tuttavia continuo ad avere la sensazione di non avere propriamente
diritto d'essere all'università. L'unità di misura che in essa vale e
secondo la quale se ne entra a far parte o no, per intero o a metà, è
la scienza. Ma io non sono uno scienziato. Devo compensare continuamente
la carenza di « specializzazione » con più « spirito ». La
situazione è in un certo qual modo illegittima. Manca il senso naturale
di appartenenza. A Berlino s'era aggiunto il rifiuto dell'università
ufficiale. A Tubinga m'è andata meglio. Gli studenti mi hanno
riconosciuto e i colleghi in qualche modo pure. Qui è andata ancora
meglio. Sono qualcosa come un pezzo raro, e tuttavia...! Si provvede a
che non ci si illuda di nulla.
Monaco, mar. 23.2.54
Tenuta al Georgianum una relazione sulle fasi del
movimento liturgico e specialmente sulla crisi odierna. Se ne dovrebbe
scrivere e parlare con maggior precisione. È connesso con la nostra si-
157
tuazione culturale, ma anche e specialmente con la
mentalità della gioventù che studia teologia.
Monaco, 28.2.54
Ultima domenica del semestre in S. Luigi. Concluso il
ciclo sulla Chiesa.
Nonostante la lunga interruzione dovuta alla mia
malattia, la frequenza è stata sempre ugualmente buona. Un uditorio
meraviglioso. Per me le prediche in S. Luigi sono importanti quasi come
le lezioni. La verità ha una forza così chiara e calma. Così penso
debba essere per la mia attività di cura d'anime: aiutare per mezzo
della verità.
' Adesso incominciano le vacanze, ancora una volta. Il
tempo scivola via « come un alito », dice il salmo [90, 9]. Si fa come
se ci si abituasse alla fine; però non è vero. La caducità è
terribile. Se soltanto « l'Altro » fosse più reale.
Durante le vacanze non farò molto. La relazione per il
congresso degli studenti in maggio, forse quella per la settimana della
gioventù... Rimeditare un po' il corso sulla rivelazione. Sul fatto che
il processo della rivelazione va inteso come una apertura graduale dall'alto-dall'interno...
Poi alcune considerazioni (situazione liturgica, lealtà...). E lettere.
Le scrivo così malvolentieri. Qui l'elemento personale sta sulla carta
e vi assume un aspetto strano.
158
Monaco, dom. 7.3.54
Ora il semestre è passato, domenica vado di nuovo a
predicare a Grosshesselohe.
Là la celebrazione liturgica è così bella e genuina e
fa tanto bene che si sente davvero devozione. La comunità ascolta con
molta attenzione e si ritorna a casa lieti.
Sulla strada di casa abbiamo riparlato della convenienza
di pubblicare in fascicoli separati discorsi religiosi ben maturati. Si
potrebbero far comporre a mano dalla piccola cerchia di Rieger. Poi
fondere le lastre e stampare a seconda del bisogno.
Pubblicherei per primi i discorsi già apparsi nelle «
Frankfurter Heften » [Quaderni franco-fortesi]; poi altri successivi.
Forse di questo progetto si realizzerà qualcosa.
Monaco, mar. 9.3.54
Ho ricevuto da Fr. W. Foerster una lettera che mi ha
toccato molto da vicino. Vi dice cose molto gentili sulla mia attività
e concorda specialmente con il mio scritto Verantwortung
[Responsabilità].
Foerster è colui dal quale ho imparato di più nel
campo pedagogico. In effetti, insieme a Streh-ler, il cui convitto di
Neisse mi ha impressionato per sempre, l'unico. Da lui ho imparato a
vedere
159
— e a percorrere —, la via che si deve percorrere
costantemente fra idea e realtà concreta.
Monaco, mar. 11.3.54
Un'esperienza singolare: in questi giorni lavoro a uno
scritto sull'attuale situazione liturgica in connessione con le varie
fasi del movimento complessivo, che ora va avanti già da oltre
cent'anni. La situazione odierna m'è parsa determinata dal fatto che i
processi e atti liturgici non vengono sperimentati vitalmente. Abbiamo
un insieme molto artistico di avvenimenti, testi, simboli; però manca
la capacità di sperimentarli. Donde la necessità d'un'educazione
nell'ambito fondamentale.
Ora, leggendo nelle Holzwege il pensiero di
Heidegger sul concetto di nichilismo di Nietzsche, all'improvviso m'è
apparso chiaro in quale stretta connessione esso stia con quanto da me
scritto nel 1928 sulla Glaube in der Reflexion [Fede nella
riflessione ]. Con quanta aderenza quello che 'vi s'intende rappresenta
il mio problema più proprio. L'impressione è stata così viva, che
lasciando la lettura ho dettato l'ultimo capitolo del lavoro.
Qui sta realmente uno dei problemi fondamentali di
tutto. E delle decisioni fondamentali: se la struttura intesa qui,
volutamente o per noncuranza, passa all'effettivo nichilismo o se viene
160
accolta e usata quale fondamento d'un atteggiamento
molto parco, ma molto decoroso e del tutto positivo.
Monaco, dom. 21.3.54
Nel diario grosse lacune. Spesso dover scrivere quello
che è successo perde il suo senso globale.
Quante volte m'accade che per me perda assolutamente il
suo senso, diventi una cosa inconsistente, vuota. La coscienza s'accorge
soltanto del fatto che passa.
In me succede qualcosa, ma non so che sia. La sensazione
inquietante d'udire parlare me stesso... La preoccupazione che la
struttura organica delle funzioni del pensare e parlare non sia
attendibile... Dimenticare i nomi, come se fra me e i nomi
s'intromettesse un muro.
Ma la produzione non diminuisce. Talvolta balena un
pensiero, chiamo la sig.na Chrz. e detto per 1-2 ore ed ecco il capitolo
o la relazione, utilizzabile, nella prima stesura. Ma perciò la vita,
intorno, cola via, svanisce.
Monaco, mar. 23.3.54 Bella giornata primaverile. Sono
stato al Giar-
161
dino inglese, prima alla diga, poi giù per la riva
destra dell'Isar. M'ha fatto bene.
Al mattino dettato un abbozzo per un corso del semestre
invernale: potere e nichilismo, con una presa di posizione nei confronti
di Nietzsche.
Durante l'estate dovrò leggere molto, affinchè durante
le vacanze mi restino da leggere soltanto le cose più importanti,
specialmente Fróhiiche Wis-senschaft, Gótzendàmmerung, Wille zar
Macht *. Spero di riuscirci. Ne uscirebbe il terzo volumetto dopo Ende
der Neuzeif e Die Macht **.
Ieri sera ho visto il film Dróle de ararne.
Splendidi gli attori, ma il complesso è idiota. Dovrebbe essere un
grottesco, ma è soltanto scemo. {Arsente and olà lace [Arsenico
e vecchi merletti] lo è e così pure My friend Harvey [II mio
amico H.], ma non questo). E non so nemmeno perché al centro della
vicenda ci debba essere un vescovo in veste di ipocrita subdolo,
mangione e lascivo, alla fine in kilt scozzese.
Il pubblico peggiora sempre. Il ridere!
* Tr. it. rispettivamente La gaia scienza, II
crepuscolo degli idoli. Volontà di potenza, nelle Opere
complete, a cura di G. Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano 19652,
1976 ~{n. d. r.}.
** Tr. it. rispettivamente La fine dell'epoca
moderna, Mor-celliana, Brescia 19794; II potere,
19632.
Monaco, ven. 26.3.54 Con il tempo si comprende anche da
un'espe-
162
rienza quanto siano importanti i sogni. In essi parla
quell'interiorità che meglio dell'intelletto sa come stia andando la
propria vita.
Ieri sono uscito da un sogno che mi ha parlato della
trascuranza e del vuoto della mia vita, e come aveva ragione. Oggi ho
fatto un sogno particolare, ero deciso ad assumere un impegno, anche se
avevo già molto da fare, e tutto era confuso. Ma confidavo che dalla
confusione sarei arrivato alla verità. E com'ero depresso ieri, così
sono lieto oggi.
Sul giornale si dava notizia della penetrazione dei
pensieri e metodi di meditazione asiatici, specialmente buddhisti, in
Europa. E qui mi s'è chiarito come nulla di « nuovo », tecnica
atomica, psicoanalisi, religioni straniere, tecniche meditative,
modifichi qualcosa della consistenza e dello stato fondamentali
dell'esistenza. Tutto è « mondo » e ogni cambiamento un cambiamento
al suo interno. L'unica realtà nuova è il modo di sentire * dello
Spirito Santo nella sua distinzione rispetto al mondo; per meglio dire:
il suo giudizio sul mondo, il suo accostarsi al mondo e il passo con cui
l'uomo si dirige al di là verso di Lui.
* Vedi nota con asterisco a p. 92.
Mooshausen, lun. 12.4.54 Dopo tanto tempo eccomi di
nuovo a Mooshau-
163
sen, certo solamente per due giorni. Mi è ripassato
davanti agli occhi il periodo dall'autunno 1943 al '45, che ho trascorso
qui. Ma come tutto è passato. Due facoltà così nobili mi appaiono
tanto preziose, e scompaiono sempre più: la memoria e l'udito.
Nel pomeriggio siamo andati a Tannheim ed ho parlato a
Josef del problema che mi perseguita e di cui non vengo a capo, così
che a volte temo possa farmi perdere la fede; come debba essere
possibile che il Dio assoluto possa produrre il finito, ma soprattutto
possa entrare con il finito in un rapporto che Lo vincola. Un conoscente
ci ha portati a casa con la macchina. Qui a un tratto, è venuta una
risposta: con l'inconcepibilità di quanto è annunciato s'additerebbe
qualcosa di assolutamente incomprensibile in Dio, nella sua natura, nel
suo modo di sentire e nella sua opera e questo sarebbe la sostanza
autentica di quanto è rivelato e il senso di tutto.
Il pensiero m'ha dato calma. Tiene ferma l'univocità
della rivelazione e tuttavia apre allo sguardo l'incommensurabile.
Isola Vicentina, 29.4.54
Domani ritorno a Monaco.
Sono stato in Italia due settimane, sempre a Isola.
Durante tutto questo tempo in questo libro non ho scritto niente; non ne
avevo voglia.
164
Il tempo è stato molto brutto fino a 2-3 giorni fa. Per
lo più freddo, spesso piovoso. Così non m'è rimasto altro che
dormire, secondo la possibilità — che per me è limitata —, e per
il resto lavorare.
Ho ripreso ancora una volta la relazione per l'assemblea
degli studenti — la sesta redazione —, l'ho rielaborata e in un
punto importante anche ampliata. Inoltre ho abbozzato la relazione per
il giubileo di sant'Agostino nel semestre estivo e quella per Friburgo.
Infine e soprattutto ho preparato il corso estivo sul contenuto della
rivelazione del Nuovo Testamento. Credo ne sia uscita una buona cosa.
Ciò che riferisce il foglio precedente, ha avuto in
seguito una forte efficacia sia interiormente che idealmente. Mi si sono
chiarite molte cose e talvolta ne sono stato tranquillamente lieto.
Del resto grosse difficoltà ne ho incontrate spesso.
Non so come si debba andare avanti con esse.
Monaco, mar. 4.5.54
Sono arrivato qui venerdì dopo un buon viaggio.
Sabato ho sbrigato faccende d'ogni genere; domenica
parlato ad Hesselohe alla Messa cantata. Nel pomeriggio riveduta ancora
la relazione per gli studenti.
165
L'ho tenuta ieri, nella sala dei congressi del museo
tedesco. Circa 2500 ascoltatori, quasi tutti studenti. Mi hanno salutato
con molta gentilezza e ascoltato con molta attenzione per l'ora e mezza
ch'è durata. Ho avuto la sensazione che spiritualmente qualcosa sia
avvenuto.
Ed ora è passata anche questa.
Monaco, dom. 16.5.54
In questo libro le annotazioni diventano rade. Siamo al
punto che se voglio che proseguano me le devo imporre come un dovere.
Le lezioni sono incominciate. Ho ripreso il corso
sull'etica. Il primo, di un'ora per lezione, è andato avanti per sette
semestri. Poi, a mezzo del tentativo di esporre l'« etica » cristiana
in senso vero e proprio, ho smesso. M'era diventato troppo difficile, in
vari sensi. Adesso prendo un secondo slancio. Due ore. Voglio vedere fin
dove arrivo. Forse questa volta la cosa mi riuscirà.
Hans Waltmann e io progettiamo di fare una specie di
edizione di lavoro stampata prò ma-nuscripto a mano a mano che i
pezzi sono pronti. Così la composizione è disponibile, almeno in una
prima forma.
Inoltre leggo la seconda parte deìì'Offenbarung [Rivelazione],
che poi dovrà andare pure essa alle stampe. Seconda edizione, ma quasi
comple-
166
tamente, no, in gran parte riscritta. Nell'ultimo pezzo
un tentativo di rappresentare il contenuto del messaggio cristiano,
direttamente da se stesso, senza convenzioni.
16.5.54
L'intuizione avuta sulla strada Tannheim-Mooshausen
tiene. È proprio l'assolutamente inverosimile ad essere la realtà
autentica. La fede significa far riferimento all'interno di quella
realtà, e forse di là che viene la pace. Sarebbe una « pace della
ragione » al di sopra della ragione;
stando al modo in cui la sento, dovrei dire meglio:
« dall'aldilà della ragione », non contro di essa.
Talvolta ho la sensazione che qualcosa cambi in me. In
modo del tutto sommesso, quasi impercettibile, come procedono in genere
le cose autentiche in me; ma — se non m'inganno e non lo guasto
— realmente.
Il mese prossimo spero di poter traslocare. Sarebbe
bello trovare un po' di focolare domestico. Di trovarlo davvero,
non ci conto; così come non conto su parecchie altre cose. Ma un
pochino...
Sto leggendo un libro bellissimo, semplice e vero: Les
grandes amitìés * di Raissa Maritain. Ricordo come ho conosciuto
Jacques Maritain a Salisburgo, quando ci sono andato per parlare su
Dostojevskij alle prime settimane universita-
167
rie. Raramente ho sentito una tale presenza. Nel libro
la ritrovo continuamente.
* Tr. it. I grandi amici, Vita e Pensiero, Milano
19833.
Monaco, gio. 20.5.54
Nuova esperienza meravigliosa: mi s'è avvicinato il
pensiero della vita eterna. Quando Dio mi dona la grazia, io vengo a
Lui. Allora cessa l'insufficienza che pervade ogni cosa, tutto quanto è
distrutto e privo di senso. Egli mi fa vivo e mi da pienezza di senso.
Però allora il pensiero; ma che ne faccio?
Che cosa faccio io finito in un'esistenza che è eterna?
Ho sentito questo a un punto tale da avere la sensazione che sia
qualcosa che non mi riguarda.
Vi ha risposto un altro pensiero: in questa realtà
eterna io non vi sono come il puro io-stesso. La realtà eterna è Dio.
Io vi ci sono come in Lui. Mi da la partecipazione alla sua vita e al
suo essere-eterno. Poiché Egli — e con ciò il pensiero si collegava
a quello che ho detto del viaggio a Mooshausen — è Colui che ha
assunto la nostra nella sua esistenza. Così l'eco di questo mistero è
che Egli ci concede di accogliere la sua nella nostra esistenza. Questo
« in » è il cielo.
Admirabile commerclum — per la prima volta
168
presagisco qualcosa di ciò che è l'eternità della
salvezza. E precisamente come qualcosa di reale, che mi riguarda. Me
realmente; così che ne posso gioire e aver paura... Per tutto il
giorno ne ritorna ancora la sensazione.
Monaco, 13.8.54
Quasi quattro mesi di pausa.
Intanto il semestre estivo è passato in un attimo.
Il numero degli ascoltatori al corso di etica s'è
ridotto. Adesso sono appunto due ore alla settimana invece di una, e
inoltre molti hanno già seguito il primo ciclo. In compenso, il numero
è aumentato al corso sulla rivelazione. Sembra che più studenti di
quanti si creda vogliano sapere che cosa voglia essere propriamente il
cristianesimo.
I discorsi in S. Luigi hanno mantenuto il loro numero di
presenze, piuttosto è aumentato. Ma la più bella cosa ancora è che
l'ascolto è ancora più attento e durante il canone c'è un silenzio
effettivo.
La nuova abitazione m'ha portato parecchia inquietudine.
Preoccupazione che i costi non siano troppo elevati. Poi la casa era
umida e così via.
Adesso sono entrato. Alcune delusioni le ho già avute;
soprattutto che il traffico in realtà è
169
molto più intenso di quanto avessi temuto. Specialmente
le motociclette.
Mi ritorna tanto forte il desiderio di silenzio... È
necessario come l'aria e il pane e tutto coopera a distruggerlo.
Hofgastein, 17.9.54
Fine del soggiorno a Gastein.
Durante questo periodo non ho fatto assolutamente nulla,
come mostrano questi fogli, non ci ho scritto neanche una volta. Nel
complesso in questo periodo il tempo è stato mediocre. Ho adoperato
tutto il tempo per le cure, che erano necessarie, senza dover pensare
che trascuravo qualche cosa.
Maurois: A la recherche de Marcel Proust, penetrante,
ma piuttosto stancante.
Bello: van de Meer, Dieu et les hommes *. Talvolta
un po' caricato, però non il libro, ma l'uomo, mi sembra.
Se la cura m'ha fatto bene, non lo so. Quasi ritengo di
no.
Inoltre adesso so che l'aorta è « un po' danneggiata
».
Domani ritorniamo, noi, cioè Hans Waltmann, che è qui
con me, e io.
* Tr. it. Uomini e Dio, Paoline, Roma 19699
(n. d. r.}. 170
Monaco, 23.9.54
Stamane ho sperimentato di nuovo quel modo di
pensare nel quale un concetto svela il suo significato come per la prima
volta e si fa insistente in una maniera così strana da sembrare una
chiamata o un dono.
E invero è emersa anzitutto la verità — che mi
appare come una chiave per il concetto di Dio — che soltanto Dio
essenzialmente e veramente « è » ;
« essere » costituisce il suo nome; mentre noi siamo
soltanto « davanti » a Lui. Ma poi il pensiero si è mosso fino a
rappresentarsi come sarebbe se « esistesse » soltanto Dio, Egli per
sé, in sé, con sé. E questo sarebbe sufficiente, intero, pieno e non
mancherebbe nulla. E poi il mistero che Egli ha voluto liberamente che
io sia; però, comprendere questo equivarrebbe a una comprensione del
mondo nel suo fondamento e di Dio nel suo modo di sentire. Ed egli ha
determinato che nella profondità di questo mistero io possa avere
partecipazione alla sua vita, e questo è gloria e cielo.
Monaco, 23.9.54
Qui ho sbrigato faccende d'ogni genere. La
corrispondenza s'è di nuovo ammucchiata, aggiungendosi al mucchio già
in giacenza. Sono in debito dappertutto, ma semplicemente non ce la
faccio.
171
Però un domani nessuno indagherà a quante lettere non
ho risposto, tanto più che le mie lettere sono sempre molto asciutte,
ma si guarderà ai libri che ci sono e ci saranno qui: così
spero di non avere troppe cose da biasimarmi. Comunque soltanto se
finirò le 3-4 grandi opere che stanno nascendo...
Isola, 25.9.54
Di nuovo a Isola da ieri sera. Entrato nuovamente nel
giardino attraverso il portone, verso la casa bianca, con la vecchia
sensazione familiare che quanto da sempre ho cercato sia qua, il
profumo, la vicinanza, la felicità, forse quello che il bambino aveva
sentito nel giardino dei nonni a Colognola? Poi i primi gesti: andare in
giro, aprire le porte, stare nelle camere, e la delusione:
non è qui.
Ieri il viaggio, fatto così spesso, attraverso il
Brennero, guastato dalla massa dei turisti. Essa diventa sempre più
terrificante e distrugge tutto.
Oggi in San Lorenzo mi s'è chiarito pienamente che non
posso vivere nella forma del mondo che si sta sviluppando adesso. La
comprendo teoricamente; vedo che il suo tempo è qua e che essa sarà
immane; traendo impulso dalla mia professione, cerco di gettare ponti
per la gioventù, affinchè il nuovo possa essere fatto in qualche modo
bene e il vecchio essere portato al di là;
172
ma io stesso non ne faccio parte. Da un vecchio angolo
di casa mi alita incontro un soffio familiare, e le più grandi novità
mi lasciano freddo!
Ma è un dolore costante — i termini non sono
esagerati — vedere come un apparato mostruoso distrugga tutto ciò che
amo, dal di fuori e dal di dentro, nelle cose e nel modo di sentire
degli uomini. E questi non sanno affatto che cosa distruggono. Trovano
naturale se stessi e il loro modo di fare, il loro attrupparsi in massa,
il loro chiasso, il terribile raggelarsi della loro sensibilità, il
micidiale mettere in pubblico l'anima.
Isola, lun. 27.9.54
Ho appena iniziato a leggere la Vie de Melarne di
Leon Bloy. Che libro della sessantanovenne e che esistenza!
È singolare: tempo fa m'è venuto a trovare un giovane
monaco, che si voleva laureare con una tesi sui miei pensieri. Ho
cercato di dirgli il necessario, tutto nella convinzione che fosse un
chierico gesuita. E poi invece mi ha dettò:, sono monf orfano...
Questi giorni ho letto il libro di Grignion de Montfort,
che G.Kr. m'aveva inviato insieme a una lettera di ripulsa d'esso,
scritta con tutta l'asprezza di cui è capace la sua natura. L'ho preso
in mano con veementi presentimenti e nella so-
173
stanza non l'ho potuto respingere, ma ne ho tratto
questa sensazione: nella camera recondita della tua teologia,
naturalmente in modo diverso per colore e tono e motivazione, tutto
questo lo pensi anche tu.
Ed ora il libro di Melante... Com'è strano. Penso alla
prima visita ad Altótting; alla promessa che con la stesura del primo
tentativo dieci anni fa è stata mantenuta soltanto in parte... Lo
voglio riprendere; forse adesso riesce. Il fatto che sia Joseph che
Kahiefeld e Karl Rahner l'abbiano approvato è un aiuto.
Isola, mar. 28.9.54
Ho iniziato a leggere la Vie de Melarne. Che
libro e che esistenza. Scritto con una semplicità e un rinnegamento di
se stessa così abissale, che per penetrare ciò che vi si dice
propriamente si deve continuare a riflettere.
L'introduzione di Leon Bloy è spesso insoppor-'tabile.
Talvolta il suo « style hyperbolique », come dice Raissa Maritain,
supera ogni misura. Questo non è soltanto sgradevole e falso, ma anche
un gran peccato. Con ciò nasconde pure quel che ci sarebbe da dire.
L'aria che alita qui è strana. Non soltanto mistica, ma
apocalittica. Ti afferra, ma le pretese poste alla sensibilità e alla
volontà sono così
174
enormi che subito dopo diventano inconsistenti. E
parlare secondo senso e realtà sempre al superlativo non è soltanto
esagerato, ma anche semplicemente sbagliato. Il mondo non è così;
neanche davanti a Dio, penso.
Dal libro il pensiero va continuamente al dogma
dell'Assunzione di Maria... Il dogma avrà conseguenze molto profonde.
Non tanto per il suo primo contenuto; a questo anzi s'è creduto sempre;
a meno che crei divisione, e coloro che non riescono a fidarsi
completamente della Chiesa s'allontanino. Ma per il suo significato
indiretto.
Anzitutto, chiarisce nettamente che supporto e norma del
contenuto della fede non è la Scrittura, ma la Chiesa. E la Scrittura
in mano alla Chiesa, Non ho mai pensato diversamente. La Chiesa è
profeta. Essa insegna e garantisce. D'essa ci si deve fidare. Tutte le
impostazioni diverse sono mezze misure e rendono la posizione
inautentica.
E l'altro elemento: l'appello elementare alla forza
della sacra femminilità. Con l'elemento mascolino, il mondo va in
rovina, letteralmente. Qui la Chiesa risponde alla necessità più
profonda dell'uomo oggi. Il messaggio della fede è nel contempo
messaggio storico.
Isola, mer. 29.9.54 Proseguo la lettura della Vie de
Melarne e so-
175
no pieno di meraviglia. Una tale originarietà e
semplicità di vita nella fede semplicemente geniale non l'ho ancora
incontrata da nessuna parte.
L'introduzione di Leon Bloy non è buona. Ma dico più
giustamente: in essa è grandioso il modo in cui egli riconosce,
identifica religiosamente Mé-lanie. Ma la pone interamente
nell'assoluto. Scavalca l'umano e vede tutto a partire dal sovrumano. E
l'umano è così meraviglioso e rende tutto così credibile. Quando M.
viene trattata male dalla madre e gettata fuori di casa e dalla
famiglia, per lui questo è semplicemente il dolore dell'esistenza
congiunta a Cristo. Ma perché non dire che un comportamento come quello
di questa bambina, che s'impauriva davanti ad ogni cosa terrena, che
viveva interamente nel divino e contemporaneamente era una piccola
personalità dotata d'una forza indistruttibile, doveva essere
insopportabile? Che era veramente una « louve », una « muette »,
una « selvaggia muta »?
Isola, gio. 30.9.54
La Vie de Melarne è un grande libro! Quella che
scrive qui, adesso ha settant'anni. Parla il linguaggio della
letteratura religiosa convenzionale. Inoltre ha già vissuto a lungo in
Italia, ma per desiderio della sua guida spirituale deve scrivere in
francese, così che talvolta, per capire certe parole, si devono
ricondurre all'italiano che ne
176
sta alla base. E tuttavia che libro! E a volte anche il
linguaggio stesso spezza i limiti della convenzionalità, diventando
meravigliosamente ardito.
Continuamente la sofferenza. Soffrire è la forma di
vita inferiore già della bambina, che in un abbandono di cui non si
può render conto riceve le stimmate. Si pensa se qui non ci sia qualche
elemento morboso e la psicologia avrebbe pronto tutto un apparato per
registrarlo. Ma non coglierebbe la realtà autentica.
Penso a concetti che ho letto in Leon Bloy, e accennati
anche da I.W., secondo cui la sofferenza non viene dal peccato e si
sarebbe potuta evitare. Vale a dire, una sofferenza sicuramente, quella
tormentosa, distruttiva, cattiva. Però ne esiste anche un'altra. Forse
la finitezza stessa è una cosa che si realizza nella sofferenza;
negativamente, se afferma se stessa; positivamente, se viene portata
entro Dio attraverso il sacrificio.
E penso ancora che in Dio stesso esista una misteriosa
realtà concreta che vi corrisponde oppure, per esprimersi più
giustamente, alla quale questa sofferenza della finitezza corrisponde.
Forse il fatto originario che Dio vuole e crea e sostiene il finito...
Questo non termina nell'incarnazione?
Ma non se ne deve parlare tanto, e come arrivo mai a
farlo?
Ieri sono stati qui Eugen, Maria e Veronika Jochum. Ho
mostrato loro casa e giardino, e sotto il loro sguardo m'è apparso
tutto nuovo e bello.
Poi abbiamo pranzato a Breganze; dopo siamo
177
andati a Bassano e infine ad Asolo, e anche questo m'è
apparso di nuovo bello. Il movimento dei corpi architettonici nelle
vecchie strade è delizioso, e la vista sulla pianura veneta dalla rocca
è come un sogno.
Isola, sab. 2.10.54
Ho ripreso un progetto d'un libro su Maria, che risale
al 1943. L'approvazione di Karl Rahner m'ha rincuorato assai e le sue
osservazioni mi sono servite molto.
Domani ancora un ultimo pezzo, e poi la y
redazione sarà conclusa. Poi ne sarà necessaria ancora un'ultima e
spero che lo scritto potrà andare in stampa.
Isola, mer. 6.10.54
Ho incominciato l'abbozzo del corso invernale sulla
rivelazione; l'ultima parte, che tratterà del suo contenuto.
L'esposizione deve uscire dalla consuetudine;
far emergere l'elemento particolare, quello che guida
alla decisione fra scandalo e fede, il Dio vivente e il suo modo di
sentire, e l'esistenza a cui l'accettazione porta l'uomo.
Speriamo che riesca.
178
Isola, ven. 8.10.54
È tardi; mi trovo nella stanza a destra della porta
anteriore e il fuoco borbotta nel caminetto. In questa stanza da quasi
trent'anni — eccettuati quelli tra il 40 e il 47(6) — sono nate
tutte le mie lezioni e in esse i miei libri. Tutt'attorno sta il
passato... Se avessi una memoria più viva, ci sarebbe da aver paura...
Non mi sono mai fidato di dire, di dire con me stesso:
Isola appartiene a noi. Ed ora sento che tutto va verso la fine. Mia
madre ha 92 anni;
per M. la proprietà con tutto ciò che ne dipende è un
peso. La famiglia a Milano perde il rapporto con qui, ad eccezione di R.
Chissà che cosa avverrà durante l'anno, senza parlare delle
preoccupazioni politiche. Che tristezza grava su tutto...
Isola, sab. 9.10.54
È di nuovo come ieri: tutto zitto, il fuoco borbotta
nel caminetto; io che scrivo in questo libro. Abbiamo una gattinà, un
animale grazioso; vigile e sempre intento all'ascolto nel silenzio...
Ora è balzata sulla sedia alle mie spalle, poi sul tavolo, ed ispeziona
i comici oggetti che ci stanno sopra, carte e libri e fiori. La matita,
con il suo movimento nello scrivere, la interessa e stende la bianca
zampetta verso di essa... Poi viene vicinissima e vuoi. essere
accarezzata — vicino e pure, con la
179
sua vita, un mondo irraggiungibilmente lontano.
Isola, dom. 10.10.54
Di nuovo sera; di nuovo il fuoco che borbotta;
di nuovo passato un giorno, passate due settimane qui;
passati tré quarti delle vacanze. Presto incomincerà il semestre nel
quale compirò settant'anni e s'approssima il problema se farmi mettere
in pensione o no. Sembra che la risposta dipenda da me, perché la
politica mi ha preso sei anni;
e che cosa devo fare?
Oggi ho letto molto Leopardi. A un tratto mi s'è
chiarita la differenza fra lui e Hòlderlin.
Isola, 28.10.54
Domani ritorno a Monaco via Milano. Il periodo trascorso
qui è stato molto tranquillo. Per un po' s'è udito ovunque il trattore
che arava i campi. Quanto tempo è passato da quando, invece del suo
strepito, si udiva il richiamo dei contadini che incitavano i buoi? Come
fosse ieri, e aveva veramente un suono migliore. Ma i contadini sono
contenti d'essersi liberati da quella tribolazione. Anzi, poi è tornata
una bella quiete.
Durante il periodo trascorso qui non sono stato
180
da nessun'altra parte. Mario ha passato 10 giorni a
Montecatini; quindi non avrei avuto nessuna macchina a disposizione e
non avevo voglia d'andare in treno. Dunque ho portato avanti le mie cose
e riposato molto.
L'abbozzo del corso non è finito del tutto. Hans
Waltmann gradiva pubblicare la Lettera sulla Madonna a Natale,
così mi sono dovuto mettere al lavoro. M'ha dato ancora molto da fare,
tanto più che ho dovuto scrivere tutto a mano, ma adesso è a buon
punto.
Penso a quel tardo pomeriggio ad Altotting. Forse la
parola ora è mantenuta...
Monaco, 7.11.54
I giorni hanno portato ancora lavoro straordinario
d'ogni genere alla Lettera sulla Madonna. Adesso è stesa e credo
che nel complesso sia buona.
Sono rimasto molto colpito dal libro di Th. Merton: Thè
sign of ]onas *. Prima sentivo l'influenza dello spirito americano
nel campo religioso semplicemente come un fattore negativo. Sbagliavo.
Può anche contribuire a far acquistare alle cose una peculiare
immediatezza, a farle diventare semplici e fresche.
Oggi la prima celebrazione liturgica in S. Luigi. Con la
vetrata sotto l'organo la chiesa ci ha gua-
181
dagnato molto. Il rumore della strada è realmente
escluso & l'intero ambiente risulta molto più raccolto.
Ho cercato di dire che cosa possa significare anche per
gli studenti il concetto paolino del santo inteso come l'uomo toccato
dal messaggio.
Qui c'è una comunità meravigliosa. Fitti fitti e in
gran prevalenza uomini, fra cui molti studenti.
* Tr. it. Il segno di Giona, Garzanti, Milano
1963 (n. d. r.).
Monaco, giov. 11.11.54
Per la prima volta ho sentito come dev'essere quando sai
che Dio ti guarda. Quando ci si sa pensati nel fondo dell'essere. Nel
bene; bene totale. Al sicuro, in patria. Si sa dove si appartiene. E non
psicologicamente, ma, se così si può dire, ontologicamente; appunto
nell'essere.
Monaco, dom. 14.11.54
Ieri pomeriggio sono stato dai Worringer. L'ultima mia
visita a loro risale al 1922 o 1921 e allora come questa volta c'era
Martin Buber, questa volta anche sua moglie.
È stato bello. Da così lontano, le linee delle
182
strade della vita convergevano in quella stanza
tranquilla dalla libera panoramica. E il fatto che io dovessi andar via
dopo poco più d'un'ora, perché c'era da preparare la conferenza in S.
Luigi, ha dato all'incontro una compiuta pienezza.
Sul mio scrittoio c'è un vaso di Murano. L'ho comperato
dopo qualche esitazione ed ora conduco con esso costantemente una lotta
sommessa. Quando l'ho portato a casa pensavo che fosse azzurro chiaro.
Ciò significa che questo avevo creduto osservandolo la prima e la
seconda volta. Poi ho visto che conteneva un po' di rosso e questo
significa una difficoltà, perché il lillà propriamente non mi va. Ma
il colore è così pieno di vita che il vaso, specialmente quando ci
batte il sole, è come una pietra preziosa o come un colchico autunnale
o come un'atmosfera piena di nuvole e puntini luminosi — si tratta
cioè delle piccole bolle d'aria che il soffiatore del vetro vi ha
imprigionate dentro. Quindi è indubbio che è bello. Qualcosa in me lo
sa. Ma qualcos'altro non vuole. E così devo accogliere insieme i due
elementi discordi per poterli trovare in pace fra loro. Questo non è
facile, e non so come andrà a finire.
Oggi parlare in S. Luigi m'ha affaticato molto.
Veramente m'accade sempre, ma da qualche tempo il cuore non vuoi fare il
suo dovere, e allora tutto diventa più difficile.
183
Monaco, mer. 17.11.54
Siamo andati a vedere il film 0;?'^ a besoin des
hommes al piccolo Reprisenkino — cioè solitamente sono repliche,
come indica il nome — nella Occamstrasse.
Il film m'ha toccato da vicino come raramente un altro.
Una cosa genuina, pura e grande, inoltre realizzata ineccepibilmente.
T'infonde fiducia. Il tempo che crea opere del genere
non s'è perduto. Mi sono sentito nuovamente portato a non criticare
troppo, ma ad avere fiducia e rispetto.
Questi giorni ho ricevuto da W[ilhelm] Wor-ringer il suo
opuscolo: Problematik der Gegen-wartskunst [Problematica
dell'arte attuale]. Tanto tempo fa con il suo saggio Formprobleme der
Gotik [Problemi formali del gotico] m'ha insegnato a capire gli
intenti dell'arte non classica del medioevo — egli e, da ricordare con
lui, Richard Benz. Adesso m'ha aperto un'altra porta. Forse;
non lo so ancora. Qualcosa mi mette sul chi va là.
Forse l'analogia è in qualche modo ingannevole. Devo mettere alla prova
i suoi pensieri.
Monaco, gio. 18.11.54
Otto giorni fa la prima lezione sulla parte conclusiva
del corso sulla « Rivelazione », cioè sul contenuto della
proclamazione biblica.
184
Qui ho tentato d'aprire la via a quello che sarebbe
seguito. Voglio mostrare l'aspetto innovatore del messaggio, che nel
contempo redime e indirizza, senza cercare affatto di indebolirlo e
livellarlo. Così ho cercato di chiarire che cosa s'intende per scandalo
nel Nuovo Testamento; ma non soltanto esponendo il significato del
fenomeno in sé, bensì dichiarando con la massima precisione che anche
il parlare e udire adesso nell'aula stava sotto il discrimen, la
linea di demarcazione della possibilità dello scandalo. Infine ho
manifestato pure che cos'è che mi rende tanto difficile parlare di cose
cristiane davanti a un uditorio assolutamente così eterogeneo!
Dopo di che il numero dei frequentanti sarebbe potuto
diminuire; invece oggi l'aula magna era .così piena che molti sono
rimasti in piedi. Dunque è realmente così, che essi vogliono sentirsi
dire proprio questo.
Monaco, 19.11.54
II primo vero concerto di Veronika Jochum, cioè la
ripetizione di quello di ieri. Ha suonato un concerto per pianoforte di
Beethoven ed ho trovato meraviglioso come quella giovane creatura abbia
eseguito così seriamente e coraggiosamente il suo pezzo davanti al
pubblico nella grande sala. Sul fatto musicale in sé non posso dire
molto, per-
185
che qui non mi permetto alcun giudizio. Comunque la sua
esecuzione m'è sembrata ferma, ben strutturata e con una potenza di
caratterizzazione sia ricca che sicura.
Bello anche l'uditorio: uno dei concerti per la
gioventù nella grande sala del ministero dell'economia; m'hanno detto
attorno ai 2000, quasi tutti giovani fra i sedici e i venticinque anni
d'età; con i loro abiti migliori e con la lieta consapevolezza che
quello che si svolgeva era cosa loro. L'ha detto anche l'applauso che
hanno tributato a Ve-ronilca. E io pure ho partecipato in un modo
particolare, perché i figli Jochum sono miei nipoti adottivi al pari
dei figli Sattler più anziani.
E poi ho avuto modo di chiarirmi cosa occorre, per
potere, pur alle soglie della vecchiaia, godere liberamente di tutto
cuore con giovani per la loro strada e rallegrarsi con loro non soltanto
con intenti pedagogici, ma realmente, anche se spesso non li si
comprende.
Monaco, sab. 21.11.54
In S. Luigi l'ultima domenica ho incominciato un ciclo
su « le prime cose »: una spiegazione dei tré capitoli introduttivi
della Genesi.
Oggi ho cercato di far comprendere che cosa significa
creare ed essere-creato e l'atto religioso in cui ci si rende conto
reale di questo.
186
Alla celebrazione liturgica delle 11 la comunità cresce
sempre più e nel contempo diventa più unitaria. Durante il canone c'è
stato un silenzio assoluto. Questo ne è una prova.
Se il ciclo riesce, ne nasce una specie di teologia
dell'esistenza. Sarebbe tanto necessario che il credente non si fermasse
soltanto alla superficie, ma scendesse anche alle radici. Poiché, in
realtà, il vero credente pronuncia la frase « io sono » in un
modo diverso da chi non crede.
Monaco, mer. 24.11.54
Ho visto ora il film di Walt Disney Deserto che vive.
Secondo la critica c'era da aspettarsi molto. È anche una cosa vigorosa
sotto molti aspetti. Ma l'impressione complessiva non è bella.
La musica, per incominciare da quella, è desolata. Ma
di solito nei film della natura è così. Appena arriva la natura,
l'orchestra incomincia a lamentarsi. Lo stesso il testo che
l'accompagna. .Niente di più falso del discorso sulla « natura
eternamente viva » e « che provvede a tutto ».
Ma era brutto anche il soggetto stesso. Un continuo
uccidere e divorare. E a renderlo ancora più brutto, quasi tutti
insetti, rettili e serpenti. I più ripugnanti gli insetti. Che l'uomo
proprio non abbia intuito quali sentimenti non buoni avrebbero suscitato
necessariamente negli spetta-
187
tori, traendoli fin dall'inconscio, le loro immagini,
eccessivamente ingrandite, i loro movimenti, le loro forme, la loro
fredda estraneità?
E prima ancora una specie di film alla Mickey Mouse.
Anche qui c'è soltanto da meravigliarsi:
che uno non sappia cosa combina traducendo l'uomo e la
sua vita nella figura e nelle le2iosag-gini di questa creatura subumana,
di questa caricatura d'un folletto?
Monaco, ven. 26.11.54
Noi — H. Waltmann ed io——siamo andati a Tubinga,
dove dovrei parlare. Il viaggio d'andata è stato brutto. Per qualche
giorno aveva fatto freddo, poi l'aria s'era riscaldata un pochino; era
scesa la nebbia, aveva piovigginato e adesso sull'autostrada c'era il
velo di ghiaccio. Invece di tré ore ne abbiamo impiegate cinque.
A Tubinga ho abitato al « Lamm » [Agnello]. Nel tardo
pomeriggio sono andato ancora in giro 'a lungo per la vecchia Tubinga;
pensavo alla pena dei primi due semestri, il cui trauma è ancora in
me..., alla fortuna capitatami durante il secondo soggiorno di studio,
quando qui avevo trovato la mia strada, specialmente a quella sera sotto
l'antico edificio dei collegi universitari nella medesima vecchia via...
Da allora è passato mezzo secolo...
188
La conferenza sugli studenti e la loro responsabilità
per la cultura ha avuto luogo nella sala delle feste ed è stata
trasmessa nell'aula magna e nell'aula 9, e alcuni ancora sono andati
via... Che differenza fra il 1903 e il 1954... E adesso fra poco avrò
70 anni.
La sera dal rettore gente simpatica: Gottron, Otto,
Letterer, E. "Wasmuth.
Monaco, dom. 28.11.54
In S. Luigi l'uditorio continua a aumentare. Ma sento
con preoccupazione come il mio pensare, parlare, trovare e formare la
parola non proceda più così speditamente. Prima il meccanismo aveva
una sua sicurezza che quasi non mancava un colpo. Il pensiero passava da
sé nella parola. Adesso non è più così.
Prenderò nota di quello che accadrà. Fra tré mesi
avrò settant'anni. Questa è la soglia della vecchiaia; qui non si può
togliere nulla a forza di discorsi.
Monaco, mer. 13.1.55
Di nuovo una lacuna d'un mese e mezzo. Mi devo lasciar
convincere che per me un diario non
significa niente.
189
E intanto è accaduto parecchio che meritava d'essere
scritto. Soprattutto la questione A. ... E così parecchi aspetti
spirituali; intuizione, lavoro. Ma quello che succede, che mi avviene,
manifestamente non m'interessa fin nell'intimo. Altrimenti troverei il
tempo.
Voglio riprendere ancora una volta e questa volta
prendendo lo spunto più dal pensiero; senza molta fiducia...
Monaco, mer. 13.1.55
Uno scrittore è un uomo nel cui pensiero il nascere
della forma s'avvia già nella prima impostazione della ricerca dell'intellezione.
In lui la semplice questione della verità non esiste; è sempre
collegata con il 'come' dirla, con il processo di strutturazione.
Bello e difficile nello stesso tempo... Ne deriva il
subisso dei compiti. Ogni predica potrebbe diventare un'« opera ».
Monaco, g. 14.1.55
Oggi è moda parlar male di Piatene, in quanto sarebbe
un « idealista ». Ma a parte l'arroganza insita in questo
atteggiamento, il rimprovero risponde al vero?
190
Sotto l'impeto della scoperta dello spirito e nella
lotta contro l'opportunismo sofistico, il corpo e la storia
impallidiscono, ma dal punto di partenza platonico deve essere
necessariamente così?
Si deve far distinzione fra il Plafone
storico-individuale e la sua filosofia nel suo fondo. In essa si può
rendere piena giustizia al problema dell'uomo come a quello
dell'esistenza storica.
Riprova: Agostino, che è consapevole dell'unicità
dell'uomo {Confess. i, 1-5) e degli avvenimenti nel tempo come
decisione d'eternità, e Dante, di gran lunga non visto abbastanza. La
sua dottrina del corpo umano e la sua coscienza storica!... «Roma»...
191
PARTE TERZA
15.12.56
DEFINIZIONI NON SISTEMATICHE DI DIO
Dio è quell'essere capace d'essere interamente presente
per ogni uomo senza disperdersi e senza essere a sé infedele. Però
questo non come essere universale, ma come persona — come 'Egli'.
Questa definizione è esclusiva, e quindi vera.
17.12.56
ESPRIT DE PINESSE
è il punto di vista
1. del concreto-individuale come tale
2. della forma globale, dell'elemento sinfonico
3. del valore e della figura di valore
4. dell'espressione (viso, gesto) e del simbolo.
19.12.56
FORMA
Ciò che si chiama « forma » non si risolve ne 193
nel quantitativo ne nel qualitativo. La forma è un
terzo — o primo — non ulteriormente riducibile. P. es. un
triangolo...
Che il suo elemento costitutivo fondamentale si possa
vedere nella proporzione?
20.12.56
DOMINARE E SERVIRE
Nell'immagine di Dio [l'uomo] dominare e servire sono
certo ambivalenze, che soltanto entrambe insieme formano la totalità.
Dominare senza servire diventa egoismo e violenza...
Servire senza dominare viltà e indegnità. Soltanto la loro unità,
nella quale ciascuna azione arriva alla pienezza del proprio
significato, fa l'uno-intero.
Il « servire » di Dio... La sua umiltà, la sua
dedizione alla dignità-oggettiva d'ogni essere!
26.12.56
EQUIPARAZIONE DEI DIRITTI
Tutti sono equiparati nei diritti; in fondo e nelle sue
ripercussioni sociologiche questo significa: tutti sono identici. E dove
rimangono i caratteri specifici propri?
La frase « tutti hanno altrettanti diritti » si
194
trasforma inarrestabilmente nella frase « tutti hanno
gli stessi pochi diritti ».
28.12.56
CULTURA SPIRITUALE
È pura e grande nella misura in cui ogni forma emerge
limpida, al tempo stesso si adatta con le altre e si fa chiara l'unità;
dietro tutto traluce l'Uno e l'ultimo e onnifondante, però al tempo
stesso nessuna forma sfuma nell'altra, ciascuna sta invece chiaramente
in sé.
4.1.57
CLERICALISMO
È uno dei peggiori malanni della vita religiosa. Il ci.
è il collegamento di errori e insufficienze umane con il ministero
sacerdotale.
Sete di dominio, invidia, maldicenza, attaccamento al
mangiare e bere, avidità di denaro, sensualità, tutto assume un
carattere maligno particolare quando si collega con la carica di chi
riveste un'autorità ecclesiastica.
21.1.57
OTTIMISMO - PESSIMISMO
II materiale psicologico delle virtù e quello dei 195
difetti sono la stessa cosa. Di queste due ultime
categorie le une sono volta per volta il rovescio degli altri.
Formulazione ottimistica:
I difetti sono le virtù che non hanno ancora avuto
tempo di definirsi come tali.
Pessimistica:
Le virtù sono i difetti rimasti ancora imboz-zolati
nell'innocuità.
21.1.57
LA PAURA SEGRETA
Quando per lungo tempo si è pensato, e si è cercato
come poter volgere al positivo l'intrico delle forze storiche, insorge
sempre più ostinata una paura: che in fondo l'intera storia non sia un
portare all'esito finale ciò che la rivelazione chiama il primo
peccato.
Con ciò nulla si rinnega di tutto quanto di buono e
remoto nel tempo è stato fatto nella sto-"ria. Rimane anche
l'esigenza di compiere tutto il possibile per volgere le cose al bene.
Ma si fa sempre più insistente il pensiero che alla fine « storia »
significhi trarre dal peccato originale tutte le conseguenze. Non dice
anche Cristo che alla fine sta la catastrofe totale?
196
26.1.57
CHE COSA VUOLE L'UOMO DALLO STATO
Anzitutto vuole sicurezza e promozione del
proprio benessere.
Più profondamente, vuole diritto e giustizia. Nel più
intimo vuole che la sovranità (Hoheit} si mostri chiaramente.
Perciò in tutta la democrazia è insito un senso di cosa a buon
mercato, almeno in Europa.
29.1.57
ROCK AN ROLL
Dopo poco tempo sensazione d'una grande monotonia.
Povertà di sostanza nell'ambito umano e in quello
spirituale.
Raffreddamento della sensibilità.
Esplosione di frenesia.
Il brutto è che nella foresta vergine le sue forme
hanno un senso, ma qui sono soltanto forzate e rimangono vuote.
29.1.57
RAFFREDDAMENTO DELLA SENSIBILITÀ
Oggettività *, apatia, mancanza di contatti,
organizzabilità — forse tutti preparativi della na-
197
tura a orrori futuri — così come gli animali si
coprono d'un pelame più spesso quando l'inverno diventa duro.
* Sachiichkeit: propriamente è l'atteggiamento
che considera solo le "cose" (Sachen), quindi tutto
tratta come oggetto {n.d.r.}.
29.1.57
PROGNOSI
Sembra che lo stato della cultura e della vita umana
proceda sempre verso il livellamento — una entropia psichica.
Allora il futuro sarebbe monotonia crescente, noia,
interrotte da eruzioni di pazzia furiosa.
Dom., 9.2.58
In efletti mi dovrei dire che non ho alcuna
predisposizione a scrivere un diario. Ma oggi mi sono capitati in mano i
vecchi fogli e m'ha ripreso la voglia.
Frattanto sono accaduti avvenimenti d'ogni genere.
Soprattutto ha avuto sviluppi spiacevoli la nevralgia del trigemino, che
ho sentito per la prima volta come la scarica di un fulmine sulla strada
del paese di Neggio. Dai primi di dicembre dell'anno scorso non ho più
tenuto lezioni ne la celebrazione liturgica a S. Luigi e l'altro ieri
198
ho scritto al decano della facoltà che devo
interrompere per tutto questo semestre. Nei due mesi trascorsi da allora
non sono stato fuori di casa più di 24 ore in tutto e la nevralgia
stessa non è stata — ne è — realmente una bella cosa. Qualche
volta ho perduto il coraggio. Una mezza dozzina di medici non ha
combinato nulla, neanche tré soggiorni a Kohigrub. Rimane da aspettare
se adesso il dottor Korn ottiene qualcosa di buono.
Chissà che ne sarà del mio lavoro all'università ed
in S. Luigi in queste condizioni. È una brutta cosa, tutto così
incerto! Comunque ora voglio tentare di nuovo. Intanto s'è realizzato
qualcosa. Le cinque in-terpretazioni di Mórike del congresso a
Rothen-feis dell'autunno del 1956 sono apparse in forma di libro (si
chiama Gegenivart una Geheimms [Presenza e mistero]; sarebbe
dovuto essere Gegenwàrtigkeit [Presenzialità] und Geheimnis,
ma la prima parola è parsa troppo lunga). Poi sono stati raccolti i
vari saggi su Dante, che usciranno presto come Dante-Studien *.
Le Predigtbeffe [Quaderni di omelie] sono al
numero 19 e le ho già pronte per la stampa fino al n. 22.
La Psychologie Jesu ** doveva essere presentata
per così dire come pubblicazione postuma dal dott. Frank, stava pure
già qui in bozze; ma poi ha dovuto retrocedere su istruzioni della
facoltà di teologia e ora non si sa come si debba procedere.
199
Fin qui l'attività letteraria.
Alla trattazione degli argomenti personali mi dedicherò
di volta in volta.
Ad ogni modo adesso ho davanti a me — Deo favente
— tré mesi di tempo libero e spero di fare qualche cosa.
Soprattutto di andare quattro settimane a Hindelang alla ricerca d'un
miglioramento generale. Anche quattordici giorni a Isola. E se
possibile, una vacanza per il semestre estivo. Se non mi verrà
concessa, dovrò presentare domanda di essere messo in pensione e darmi
la vacanza io stesso.
I prossimi lavori sono anzitutto il completamento delle Lebensalter
[Età della vita]. Manca ancora la fase dell'uomo completamente vecchio.
Non molto bella, ma necessaria.
Poi la Psychologie Jesu. In qualche modo la
dovrò mettere in ordine.
Infine la nuova edizione deìì'Offenbarung
[Rivelazione], che in pratica vuoi dire un libro nuovo di mole doppia.
Nel giugno dell'anno scorso ho ricominciato » leggere
tutta la Sacra Scrittura.. Adesso sono al secondo libro di Samuele.
La leggo nella traduzione di Buber. Per suo mezzo tutto
acquista una capacità di penetrazione nuova. Talvolta le cose assumono
un tono un po' volgare; per quanto si comprenda quello che s'intende.
Talvolta non so proprio bene, è qualche e-sigenza" artistica o
queste cose vanno dette così per principio, partendo dalla prima
realtà concreta?
200
Ma davanti a questa caratterizzazione così umana
talvolta s'inorridisce. Tanto sangue...
* Tr. it. Studi su Danie, Morcelliana, Bresda
19792 (n.d.r.}.
** Tr. it. La realtà umana del Signore. Saggi sulla
psicologia di Gesù, Morcelliana, Brescia 19792 (». d.
r.}.
Lunedì, 10.2.58
Ieri ho incominciato a leggere Giovanni della Croce
nella tradizione francese. La montée du Carmel *.
Mi sembra chiaro e forte, ma che rigorismo! Ogni
attaccamento, ogni amore per una qualsiasi creatura è inconciliabile
con la dedizione a Dio. E l'amore per la persona cui sei legato? Per la
professione? Per le cose nobili? Il Vangelo dice così?
Le due vie... quella metodico-sistematica e quella della
vita concreta!!
A suo tempo, dopo l'assegnazione del premio dei librai
tedeschi dell'anno scorso a Thornton Wilder, avevo ricevuto una lettera
da Lambert Schneider con un assegno di 10.000 dm. Wilder aveva disposto
che l'importo venisse dato a me, affinchè lo usassi a mio giudizio per
scopi assistenziali. Bello da parte di Wilder, e grande fiducia in me.
1500 andranno alla laureanda Ricarda Winterswyl per la pubblicazione
della sua tesi, che è stata giudicata molto buona. Non ha un
201
soldo. Altri 1500 per la guarigione del giovane vicario
Schwenneke, profugo, ridotto alla fame dallo studio e che adesso è
completamente a terra. 1200-1500 per Hedwig Conrad Martius, ses-sant'anni,
• importante bioioga teoretica e filosofa senza incarico ne entrate.
Penso che corrisponda di più all'intenzione del
donatore se si opera in modo ordinato, che rechi frutto, piuttosto che
concedere piccoli aiuti, che si consumano in fretta.
Dovrò vedere che si pensi in ugual misura a
personalità catt. e prot., in quanto Wilder, per quanto ne so, è
protestante.
Oggi finito di dettare l'abbozzo del capitolo « l'uomo
senile ». Non facile. Tutto ancora molto disordinato.
* Tr. it. Salita del monte dirmelo, in Opere
complete, ed. Carmelitani Scalzi, Roma 1979 (». d. r.).
Gio., 13.2.58
Sembra che la nevralgia vada meglio. Molto lentamente,
con tante ricadute, ma pur tuttavia.
Il dott. Korn dimostra un'ostinazione meravigliosa.
Questa sera scritta una parafrasi della sequenza di
Pasqua per un ufficio pasquale tedesco. In esametri binati, di cui il
secondo con un'intonazione ascendente al centro. Forse un po'
classicista, ma
202
molto solenne, almeno credo. Il dott. Korn li metterà
in musica. •
Oggi H. Kahiefeld qui a pranzo. Parlato della mia Psychologie
J. Chr. Dunque uscirà, come ho scritto, senza le note e gli inserti
programmati da parte di un altro.
Credo che sarà apprezzata. (Del resto ne sono già
prenotati 1500 esemplari).
Lun., 17.2.58
Ho settantatrè anni. Succederà certo a tutti di non
riuscire ad accordare se stessi con il numero crescente dei propri anni.
In questi giorni scrivo l'ultimo capitolo di Lebensalter,
sulle persone senili, vecchissime. Sensazione singolare, delinearsi la
prognosi così da sé.
Gli ultimi mesi sono stati annullati in un modo tutto
particolare dalla nevralgia; tolti fuori dal normale... Non mi posso
figurare ancora che cosa sarà: pensionamento... o un semestre di
vacanza... o ferie prolungate. E che ne sarà di S. Luigi?
Gio., 20.2.58
I miei pensieri ruotano sempre attorno a due punti, che
verosimilmente rientrano nello stesso ambito.
203
Il primo, l'incomprensibilità, che s'impone
costantemente, di come Dio voglia il finito e si sia rapportato ad esso,
di come ciò possa essere... Così che il pensiero deve tener fermo il
concetto dell'assoluto e al tempo stesso superarlo continuamente.
L'altro, che l'uomo non si può pensare partendo dal
concetto della natura, ne la sua storia sulla base del concetto del
progresso (dell'evoluzione). Ma che ogni attività umana è
essenzialmente un passo nella libertà e quindi nel pericolo; quindi è
soprattutto importante « sostituire » la sicurezza, inesistente o in
costante regressione, che viene offerta dalla natura con quella data in
un « ethos della responsabilità »; anzi, intendere lui stesso
come l'essere essenzialmente in pericolo, che vive del riferimento a
quella decisione di Dio.
Lun, 24.2.58
Questa sera il rettore mi ha telefonato per chiedermi di
considerare se il 12 luglio sarei disposto a tenere il discorso
celebrativo all'inaugurazione del cortile coperto dell'università nel
quale a suo tempo i due Scholl, fratello e sorella *, avevano sparso
dall'alto i volantini con l'appello contro Hitler, e del monumento per i
sei nello stesso cortile.
204
Ho avuto subito la sensazione di doverlo fare. Non è
certo indifferente come riuscirà il discorso, che si dovrà tenere
davanti a un grande uditorio accademico, ma pure ufficiale.
Dunque ci devo riflettere bene. La mia posizione
personale non ne risulterà più semplice.
Forse parlerò sull'impegno verso la storia, vista
l'indifferenza vigente in Germania occidentale nei riguardi della storia
contemporanea. Il comportamento diventa sempre più astorico: denaro,
divertimento, tecnica, sport... La sera di sabato scorso alla
celebrazione degli Scholl hanno presenziato circa 150 studenti e una
dozzina di professori. Alla riunione per il motto della cancellata del
cortile coperto {Dulce et decorum...) ce n'erano da 2500 a 3000.
Ma qui si trattava anche di far del fracasso.
* Guardini si riferisce all'episodio famoso degli
studenti della Weisse Rose (Rosa bianca), organizzazione
antinazista;
vedi inge scholl, La rosa bianca. La Nuova
Italia, Firenze 1967 {n. d. r.).
Mer., 26.2.58
I messaggi di lunedì e quelli di oggi m'hanno dato
fiducia. È singolare vedere con quanta tenacia continua a lavorare il
dott. Korn. E in me una fiducia si lega a lui, così che forse la cosa
riuscirà e potrò riprendere a lavorare.
205
C'è ancora tanto da fare! E se non è troppa
presunzione, ce ne sono tanto pochi che hanno la mano...
La lettura del libro su Raabe di H. Pong mi fa un
effetto strano. Tanti suoni d'un tempo giungono qua.
Giov., 27.2.58
L'ufficio propaganda di mister Cecile de Mille aveva
inviato senza soste informazioni sul prodigioso film I dieci
comandamenti. Ieri l'ufficio di qui ha telefonato per sapere se la
sera del 28 sarei andato alla « première ». Ho rifiutato, trovo la
cosa spaventosa e non volevo averci nulla a che fare.
Ven-, 28.2.58
Oggi onomastico. Dopo tré mesi per la prima volta in
città. Ho notato come dovrebbe essere facile ritirarsi in un ambito
più limitato e silenzioso, e come non ci perderei molto.
Nella libreria della Briennerstrasse ho visto una
pubblicazione su Raffaello. M'è ritornato vivo il ricordo della mia
esperienza con lui. Prima, naturale ammirazione; poi, meditato rifiuto;
poi, credo davanti alla Scuola d'Atene in Vaticano, emozione per
la sua arte inaudita.
206
Lo si deve riscoprire di nuovo. Non è facile da capire,
perché è così perfetto. Nessun pittore regge al confronto con lui.
Mozart, Prassitele...
Credo che il modo in cui una persona reagisce a
Raffaello sia un test.
Dom., 2.3.58
Ieri pomeriggio dal conte Podewils Heidegger ha letto
qualche pagina da un suo corso. Doveva servire come saggio di quello che
vorrebbe dire nella serie di conferenze all'Accademia delle belle arti
in autunno.
È faticoso seguirlo. Ogni cinque frasi ci si vorrebbe
fermare e riflettere. Stanca pure il modo in cui si passa sempre da
un'immagine verbale all'altra, e talvolta non si sa che cosa in sostanza
venga detto e se venga detto.
La cerchia piuttosto ampia degli amici stava là seduta,
credo, del tutto sprovveduta.
Dal professor Hùbinger, che ha l'organizzazione della
sezione religiosa della parte tedesca, m'è arrivata un'altra richiesta
urgente di assumermi la relazione all'esposizione mondiale di Bruxelles.
Nonostante il rischio collegato alla mia nevralgia.
Non so affatto che cosa devo fare.
207
Mar., 4.3.58
Ieri sera è stato qui Heidegger. Abbiamo cenato insieme
e parlato di parecchi argomenti. È stato molto gentile.
Adesso ci diamo del tu. Ci conosciamo dal 1912 o 13, da
Friburgo.
Stamane incontro al Prinz-Karl-Palais: Heidegger,
Georgiades, Pode-wils e io. (Wimmer sedeva ora qua ora là e ha fatto
schizzi di H., del quale sta eseguendo il ritratto).
Abbiamo discusso il progetto del congresso d'autunno. Se
ce la facciamo, potrà riuscire molto bello. Preetorius deve salutare;
poi: Buber;
Weizsacker e Burckhardt; Heidegger; W. F. Otto e
Georgiades; io.
Gio., 6.3.58
Ieri sera il prof. Lotz e il dott. Forster da me.
Abbiamo parlato della celebrazione annuale dell'accademia, che nel
contempo dev'essere il contributo catt. all'8000 anniversario
della fondazione di Monaco. Sono contento d'aver dichiarato che per
l'estate non posso assumermi altri impegni oltre Bruxelles e il discorso
del cortile coperto.
Ora speriamo che il discorso lo tenga Lotz. Oggi bella
mattinata alla mostra di Spitzweg. I suoi quadri sono un vero ristoro.
208
Il dott. Forster ha detto che deve fare qualcosa per
l'anniversario di Lourdes e precisamente ha proposto di tenere alcune
conferete sul miracolo sotto vari aspetti.
Ho ripreso il mio ciclo di conferenze mai concluso su
miracolo e legge naturale ed ora sono alla il conferenza:
miracolo e segno.
Dom., 9.3.58
Non sono più ritornato sul pulpito da metà novembre.
Così vuole Dio, ma adesso presto riprenderò.
L'altro giorno ho ricevuto la matrice per la incisione
su disco del mio discorso su Kultur als Aufgabe und Gefahr
[Cultura come compito e pericolo]. M'è sembrata una cosa molto sciocca.
Non riesco più a entrare in quest'epoca.
Mer., 13.3.58
Non so se per conseguenza del tempo pazzo, nel quale
neve, pioggia, caldo e freddo s'alternano in modo selvaggio, comunque la
nevralgia continua a perseguitarmi.
La terapia prosegue regolarmente: massaggio del tessuto
connettivo, tarmaci, agopuntura, iniezioni di vitamine. Forse riesco a
guarire. Appena
209
l'attacco è in corso sul serio, non c'è rimedio che
giovi. Allora provo con la pazienza.
Di quando in quando prendo coscienza di quanto scorra
sempre uguale e, in fondo, quieta la mia vita. M'incontro assai poco con
altri; una visita ogni tanto. Non vado neanche alle manifestazioni.
Qualche volta, tanto per avere un piccolo cambiamento, però senza
alcuna pretesa, un film o una passeggiata in città. Per il resto
leggere, scrivere, passeggiate silenziose con i miei pensieri. È bello
la sera, quando non c'è più da sentire niente e mi metto allo
scrittoio.
Attualmente sto terminando l'interpretazione del
frammento di Riike (Lass Dir, dass Kindheit war). Diventa
piuttosto ampia. Circa 60 pagine. Credo che riuscirà bene.
Inoltre va avanti la relazione richiesta dal prof.
Doerfler per la comunità evangelica locale: Evan-gel. Christentum in
katholischer Sicht beute [II cristianesimo evangelico nella visione
cattolica oggi]. Voglio seguire una via indiretta: che cosa significa
per me la Chiesa.
-Ancora, due conferenze su « Miracolo » e « Segno ».
E infine la conferenza commemorativa per il circolo
degli Scholl: sull'atteggiamento astorico dell'uomo tedesco occidentale
del nostro tempo.
Piuttosto estesa. Ma, dato che nessun termine mi
incalza, vado avanti tranquillo.
Ho rinunciato alla relazione da tenere all'esposizione
mondiale di Bruxelles.
210
Ven., 15.3.58
Nel pomeriggio il prof. Maak (matematica), membro
del nostro circolo del venerdì, è stato qui a prendere il tè.
Purtroppo va a Gottinga.
Cose singolari sul modo come il ministero dei culti
tratta questioni di chiamate [a cattedre]...
Ma poi colloquio su questioni matematiche e filosofiche,
particolarmente il concetto dell'infinito, e alla fine toccato il tema
religioso.
Sembra che si possa vivere nel lavoro scientifico più
intenso e non avere alcuna esperienza di realtà religiose.
Lun., 18.3.58
Finita l'interpretazione del frammento di Riike (Lass
Dir, dass Kindheit war).
Concerto mirabilmente bello del trio di Trieste.
Sensazione particolarissima della perfezione. Tutte le volte che la cosa
riesce, la stessa sensazione di definitività. E che qualche cosa esca
fuori dal tempo, entri nel regno del valore.
Ven., 21.3.58
Ecco il volume con gli studi su Dante. Non suscita in me
una gioia particolare. Propriamente l'ho finito per amore del dr. Wild.
211
Talvolta tutta la faccenda dei libri mi si fa così
indifferente; leggere, scrivere, pubblicare... Una sola esperieirza pura
e profonda vale più di tutto questo.
Dom., 23.3.58
Ieri ho letto i fogli che Ludwig Neundorfer aveva fatto
copiare per me dal diario di Karl per il 70° compleanno. Inverno 1906/7
... Più di mezzo secolo fa ... Vi ricorre continuamente anche il mio
nome.
Mi domando se tutto questo sia vero... Sono io quello di
cui vi si parla?
Fuori ancora tutto bianco di neve. Di notte molti gradi
sotto zero. Perdiamo di nuovo la primavera.
La nevralgia è ancora sempre tanto forte che non mi
fido a intraprendere un viaggio. Stamane m'è venuta l'idea di voler
andare ancora una volta a Magonza a vedere i vecchi posti, finché
esistono ancora... la Gonsenheimer Strasse, St. Bonifatius, il
seminario... l'« Alterhausen ».
Mar., 26.5.59
Quattordici mesi fra questa e l'ultima annotazione.
212
Mar., 26.5.59
II panteismo è una tecnica per avere la vita intera
piena di religiosità e neanche un'ora di vera responsabilità nei
confronti di Dio.
Scritto dopo un tentativo di trovare un senso profondo
negli aforismi dì Morgenstern.
Mer., 27.5.59
Corso sulla redenzione; più esattamente sul « problema
» dell'amore di Dio.
Sarebbe bello poter realizzare l'insieme: una
esposizione della globalità della fede, senza specializzazione
teologica, nel linguaggio della cultura generale. Ovunque il tentativo
di arrivare al « fenomeno », di vedere tutto con freschezza.
L'aula magna di nuovo tutta piena, ovunque ascoltatori
in piedi. Soltanto che io fossi finalmente sicuro di me stesso. Ma
questo verosimilmente non sarà mai.
Gio., 28-sab., 30.5.1959
Sembra che nello spirituale parecchio stia sommessamente
cambiando. Una prima cosa: il problema rimasto sempre vivo per tanti
anni di come siano possibili il mondo e il destino dell'uomo da-
213
vanti all'assolutezza di Dio sembra stia per risol-versi
dopo il colloquio ad Isola con padre Babolin, il quale m'ha fatto capire
che dietro potrebbe es-serci la pretesa di voler giudicare che cosa sia
possibile a Dio. Ad ogni modo il problema tace, e il mio orientamento e
modo di sentire prende « Dio » così come ne parla la rivelazione.
Una seconda cosa: nel leggere il libro di Bal-thasar
su Buber * la visione di come il giudaismo — al pari del
protestantesimo — abbia un'importanza durevole senza che ne venga
messa in causa la validità della Chiesa cattolica.
E infine: la sensazione ch'Egli guarda qui ed io Lo
posso guardare.
* H.U. von balthasak, Einsame Zwiesprache,
Einsiedein 1958 (n. d. r.}.
Sab, 6.6.59
Incontro sul tema del preconvegno scientifico per il
congresso eucaristico del 1960.
.Proposto di adottare un tema che sia intensivo e possa
costituire un polo opposto rispetto alla convenzionalità e monotonia
dei consueti argomenti eucaristici: la coscienza. Verosimilmente sarà
accettato.
Ma che fenomeno « cristiano » è questo! L'Eucaristia,
un tempo l'arcano assoluto, adesso oggetto d'un congresso mondiale con
tutto il suo spaventoso affaccendamento.
214
Gio., 11.6.59
Lunedì andato a Bonn. Capitolo annuale dell'Ordine Poar
le ménte. La sera ricevimento del rettore dell'università.
(Presente il presidente federale. Sedevo accanto a lui; è veramente
gentile.) Al mattino successivo, dalle 9 alle 13, il capitolo. Me n'ero
dimenticato, fortunatamente mi trovavo a casa ed ho potuto ricevere la
chiamata telefonica dell'ufficio del presidio, cosicché sono arrivato
là con V-2. ora di ritardo. (Non confuso come sarei potuto
essere. Non ne ho avuto il tempo.)
La seduta molto dignitosa. Dunque adesso conosco
collegialmente molte persone eminenti.
A mezzogiorno pranzo in casa del presidente federale.
Dapprima ha salutato i mèmbri dell'Ordine, in particolare i nuovi
accolti. È una bella dote saper agire così. (« Lei, signor Guardini,
ha richiamato la nostra attenzione su tante cose ... ») A tavola in una
bella lunga sala con la vista sul Reno. Sedevo tra Hahn e v. Laue.
Adenauer a destra di fronte. Aveva qualcosa di grigio e rigido
nell'indole. Mi ritornava di continuo alla mente il pensiero di che cosa
sia il momento tragico:
qualcosa di piccolo in sé, ma nel quale prende
l'abbrivo un grande evento.
Nel pomeriggio alle 17 riunione pubblica nell'aula
dell'università; presidente federale, cardinale, autorità d'ogni
genere. Tutto molto dignitoso. Saluto e breve comunicazione del
cancelliere dell'Ordine Kaufmann. Bergengruen ha commemo-
215
rato molto bene il suo predecessore Reinhold Schneider;
Litt, che avrebbe dovuto ricordare Alfr. Weber, era gravemente ammalato;
Ritter ha parlato sul generale v. Kuhi; io ho tenuto la relazione « su
alcuni tratti della figura di Dante nella Commedia ».
La sera di nuovo ricevimento dal ministro federale
dell'interno al club della stampa. Alla fine faticoso, ma bello. Mi sono
messo a parlare con Hindemith della possibilità d'una musica sacra
moderna di consumo. Egli crede che non sia possibile, soltanto il canto
gregoriano.
La mattina di mercoledì ho girato a lungo per Bonn. 37
anni fa ho fatto l'esame di abilitazione qui, nel 1922 ... Molti motivi
per ricordarsi e meravigliarsi.
Questo dovrebbe essere stato il culmine.
216
PARTE QUARTA
Monaco, dom., 30.8.59
Ho incominciato queste note quando mi s'è chiarito che
non sono capace di condurre un diario.
Per quanto mi sia apparso sempre desiderabile, ha
continuato a languire. Manifestamente non sono interessante a me stesso
quanto basta per dedicare regolarmente tempo a questi resoconti e nel
mio bilancio spirituale la memoria ha una funzione troppo limitata,
altrimenti la preoccupazione di conservare quel che è stato sarebbe
rimasta più attiva.
Così voglio tentare di proseguire in un altro modo:
fissare pensieri che nascono al di fuori del lavoro organico.
Monaco, dom., 30.8.59
Sto leggendo lo Zauberberg * di Th. Mann. Nel suo
discorso agli studenti di Princeton egli dice che il libro gli era
cresciuto raggiungendo
217
la statura d'opera d'arte, solo dopo che aveva superato
la sua propria esperienza diretta a Davos ed acquisito la capacità di
trasferirla nel « gioco » sovrano della pura raffigurazione. Deve
essersi ingannato. In realtà sotto l'aspetto esistenziale non è mai
uscito veramente dalla montagna incantata della malattia. E mai da
quella d'un pseudo-mito, altrimenti nei romanzi su Giuseppe l'Ebreo **
non avrebbe tentato di mitizzare l'Antico Testamento, la cui essenza
consiste nel superamento del mito.
* Tr. it. La montagna incantata, Mondadori,
Milano 1965 («. d.,-.).
** Tr. it. Le storie di Giacobbe, Mondadori,
Milano 19634;
11 giovane Giuseppe, Mondadori, Milano 1981; Giusevpe
in Egitto, Mondadori, Milano 19632; Giuseppe il
Nutritore, Mondadori, Milano 19632 (n. d. r.).
Gallarate, mere., 2.9.59
La psicologia ci dice come un impulso che non venga
soddisfatto in conformità al suo senso ne sublimato in modo
corrispondente produca uno stato morboso. Se Dio è reale e il rapporto
con Lui è essenziale, allora il tentativo di eliminarLo deve diventare
una forza patogena senza pari.
I primi segni di ciò potrebbero consistere nell'aperta
e proclamata amoralità della politica totalitaria, le cui conseguenze
non sono ancora affatto prevedibili.
218
Isola Vie., mar., 9.9.1959
II piccolo schnauzer Bella è entrato in casa:
qui si vede subito come si stabilisca il legame tra
l'animale e noi. Per la prima volta prendo coscienza di come legando
così a sé un animale l'uomo faccia in un certo qual modo la parte del
destino. Ma non pensa affatto a quello che fa, invece di solito prende
l'animale come una cosa, la cui « soggettività » non viene presa in
considerazione.
Isola Vie., 11.9.59
Nevralgia del trigemino: per così dire, dolore puro.
Senza cause ne alterazioni fisiologiche rilevabili; si manifesta senza
passaggi; cessa all'improvviso in un modo così totale che non rimane
neanche un ricordo della sua natura. Ma quando c'è, è così penetrante
che rimuove ogni tentativo di autoaffermazione inferiore.
Isola, 12.9.59
Nello Zauberberg Th. Mann usa tutto, anche le
realtà più decisive, come materiale per quel gioco ch'egli chiama «
opera d'arte ». Ma lo si può fare senza che, sotto l'aspetto
esistenziale *, tutto di-
219
venti non serio? Il tenore dell'opera può essere
continuamente ironico senza che tutto diventi un tradimento?
Per di più, il modo in cui mette in relazione la figura
e l'atteggiamento dell'olandese con il Getse-mani è semplicemente
sconcezza nello spirito; non rappresentato, ma reale in colui che
rappresenta.
Per poterlo fare, bisogna essere increduli fin nel
nocciolo, d'una fredda incredulità.
* Existentiell: a differenza di existential,
per gli scritti di Martin Heidegger l'aggettivo viene reso con "esistentivo"
(non "esistenziale"); ma qui non ci sembra usato così
tecnicamente da Guardini (». d. r.).
Isola, 13.9.59
Talvolta in un viso appare una bellezza che è
completamente inconsapevole di sé, anzi subito svanirebbe se ne si
avesse coscienza. Allora appartiene alla persona interessata? Esiste un
possesso non consapevole? Forse si può dire che entra nella totalità
della personalità, con la sua purezza non riflessa; però questa
totalità entra continuamente nella sfera della consapevolezza. Oppure:
essa appartiene al tutto dell'umanità e ne configura la
vita. La risposta autentica suonerà certo così: Dio la conosce e in
Lui la dobbiamo trovare.
220
Isola, 14.9.50
Che cos'è propriamente l'alchimia? Il pensiero
alchimistico? Facendo astrazione da ciò che in essa è forma che
precorre la chimica scientifica, si potrà dire: tutte le cose umane:
affetti, atti fondamentali, relazioni hanno analogie nell'extraumano.
L'alchimia da loro profondità di significato umano e le ipostatizza in
forze ed essenze mitiche. P. es.: in questo o quel processo la sostanza
si « purifica » in... Oppure: in esso questa sostanza celebra le nozze
con quella...
Isola, 15.9.59
L'importanza che s'attribuisce all'elemento estetico per
l'esistenza è inversamente proporzionale a quella che si da alla
verità. Quanto più incerto è il « che cosa » dell'esistenza, tanto
più importante diventa il « come ».
Da un certo punto in poi, questa constatazione s'impone
con tanta forza allo spirito esistenzialmente determinato da un serio
proposito, che l'estetismo diventa non soltanto grottesco, ma
ripugnante.
Per Th. Mami l'arte trova la sua compiutezza nell'ironia
e nella parodia (G. Benn).
221
Isola, 15.9.59
II discorso di Heuss del 12.9.59. Vi definisce la
democra2Ìa come « dominio a scadenza » e caratterizza la monarchia
sulla base delle deficienze d'un dominio permanente e senza la
possibilità d'un'alternan2a regolare. Nei riguardi di coloro che nel
regime democratico soffrono, perché in ultima analisi appare loro
povero di sostanza, sarebbe stato giusto — e saggio — parlare anche
dell'aspetto positivo della monarchia, cioè della possibilità d'una
tradizione genuina. Poi avrebbe sempre potuto aggiungere ancora che essa
ha fatto il suo tempo e come noi si sia obbligati dalla nuova
situazione.
Isola, 16.9.59
Nel cristiano ciò che decide tutto, assolutamente
tutto, pensiero, azione, essere, è se la realtà di Dio viene sentita,
s'egli sta nell'esistenza come il Reale, come in ultima istanza l'unico
Reale.
Tutto il resto ne viene determinato; quindi è vivo o
solamente pensato, anzi parlato.
Isola, 18.9.59
Qui negli ultimi tré anni s'è potuto rilevare
visibilmente il passaggio dall'esistenza agricola a
quella industriale.
222
L'agricoltore lavorava nei campi e in stalla; di solito
era sporco e maleodorante. Adesso è pulito e si rade la barba con il
rasoio elettrico; ma s'è allontanato dalla natura.
È libero dal servizio degli elementi; ma in cambio è
soggetto a quello della macchina. E ha perduto quella saggezza che viene
dalla natura e dalla tradizione ch'essa determina. Ha guadagnato? Ne
troverà un'altra, d'uguale validità?
Isola, 20.9.59
Le prime novelle di Th. Mann: si vede come si sviluppano
i mezzi destinati poi ad essere manipolati magistralmente, si vede anche
l'esagerazione giovanile. E la crudeltà con la quale viene scovata e
messa a nudo la miseria umana...
Forse che in germe tutta l'arte sia crudele? Se poi
ancora ci si arriva esplicitamente, è una questione di temperamento e
del caso. Ma a -priori e in modo determinante questo è
l'atteggiamento connaturale dell'artista, il quale esce dal rapporto con
la vita e fa oggetto di raffigurazione in genere quanto ha di fronte a
sé. Qui sta il motivo d'una immoralità profonda dell'opera d'arte, a
parte tutto il contenuto: nella freddezza dello sguardo oggettivo *.
* Sachiich: propriamente 'reificante', 'cosalizzante'
(». d. r.). 223
Isola, 20.9.59
Saggezza:
avere di più di quanto si mostra, potere di più di
quanto si da a vedere, essere di più di quanto si sembra.
Isola, 1.10.59
La formazione della consapevolezza cristiana è
anzitutto una questione d'esperienza inferiore, nella quale la realtà e
l'essenza del rivelato si fanno chiare e penetranti. Ma poi una
questione di sforzo spirituale. Non a caso Kierkegaard ha parlato di «
esercizio del cristianesimo » *.
Un'esperienza decisiva è quella della paternità di
Dio. Però l'esercizio consiste nell'accogliere insieme il fatto dell'«
impegno » paterno di Dio nel finito, o piuttosto, nella nostra
insignificanza propria, e la sua assolutezza senza che nessuno dei due
« elementi » ne soffra. Ma vivo deve rimanere anche il terzo elemento,
l'incommensurabilità; un'occasione costante per la decisione biblica
tra fede e scandalo. Se giustamente superata o risolta, ne derivano
l'adorazione, la gratitudine e una fiducia al di là di tutte le
motivazioni.
* Vedi, in tr. it.. Esercivo del cristianesimo,
in Opere, a cura di C. fabko, Sansoni, Firenze 1972, pp. 693-822
(w. d. r.).
224
Isola Vie., 4.10.59
Monte Berico. - Di quando in quando vien dato di credere
di toccare il cuore delle opere di Dio.
Cristo ci ha rivelato — e prima lo ha motivato con la
sua incarnazione —, che Colui che è e ha valore in senso assoluto è
diventato il nostro, no, mio padre. Non in modo immediato, cosmico,
psicologico, etico, ma attraverso il Figlio fatto uomo.
Così per chiunque creda è in corso qualcosa che va «
al di là di tutta la ragione »: il Padre realizza in lui la «
incorporazione alla forma di Cristo », il divenire-figlio. Il Padre lo
opera per mezzo di tutto ciò che il credente è e fa e che gli avviene.
E ora mi ritorna alla memoria quel che m'ha detto J. W.
quando poco tempo fa mi trovavo a M.: qui si dilata quell'evento che,
nel mistero al cuore dell'esistenza cristiana, trae pane e vino,
trasformandoli, nella realtà viva di Cristo: trasforma la sostanza
dell'esistenza di questi uomini nella novità, nella partecipazione di
Cristo, nel figlio di Dio. Così chi crede; così, per mezzo di lui, il
mondo.
Qui sta il nucleo del messaggio paolino.
Il credente deve erigere continuamente contro le forze
dello scandalo il mistero, anche e proprio contro la voce che dice
essere follia, anzi in fondo bestemmia, coinvolgere Colui che, unico,
è, in qualcosa del genere.
225
Così nel più intimo, in mezzo al pensare e motivare e
all'esistere in genere, la consapevolezza cristiana significherà:
questo pensiero, no, questa realtà esiste e opera. Ciò allora è fede
e fiducia e amore e azione, tutto in uno.
Qui certo non si deve dimenticare che la forma di tutto
questo, fondata nella vita dì Cristo, è la croce.
Monaco, 11.10.59
II periodico « Antaios », caratterizzato come «
periodico per un mondo libero » e edito da Mircea Eliade e Ernst
Jùnger. Il primo fascicolo tratta temi della scienza dei miti. Rudolf
Pannwitz ragiona con parole oscure dell'eterno ritorno come termine
ultimo per il superamento della limitatezza dell'individuo e Georg
Friedrich Jùnger illustra gli intenti del periodico per mezzo d'una
singolare interpretazione del mito di Antaios [Anteo].
Che qualcuno dei curatori e collaboratori indubbiamente
intelligentissimi si riprométta da ciò qualcosa che in un
qualche senso si possa dimostrare serio per l'uomo del nostro tempo?
Che senso di disgusto si ricava da tutta questa smania
di scriverei
226
Monaco, 21.10.59
La definizione più profonda dell'uomo — o meglio la
più ricca — è quella secondo la quale egli non viene assorbito da
nessun ambiente, egli solo fra tutti gli esseri viventi, ma per sua
natura sta in relazione con il mondo come una totalità. Di là
travalica — o almeno lo può fare — costantemente ogni limite
ambientale.
La misura del talento d'un uomo è il grado di questa
relazione con il mondo, si può dire anche la misura dell'intensità con
cui il mondo raggiunge consapevolezza, si fa valere in lui.
Anche qui c'è la somiglianzà dell'uomo con Dio.
Monaco, 26.10.59
Com'è strano il processo della produzione! Zampilla un
motivo, cade nell'interiorità e si comporta come un essere dotato d'una
volontà propria. Cresce, si sviluppa, prende sostanza vitale dal sapere
e dal ricordo e se ne appropria.
L'arte più importante di colui al quale accade questo
è quella di circondarlo con una cura, che gli lasci libertà; di
incoraggiarlo, senza influenzarlo direttamente; di tenerlo nella
coscienza, senza guardarlo direttamente.
È bello sentire quando quest'autonomia del fattore
creativo s'agita di nuovo!
227
Monaco, 25.11.59
A tutto quello ch'è connesso all'arte inerisce un
qualcosa di freddo, crudele. È strano dir questo, quando creazione e
oggetto artistici portano pure con sé tanta ispirazione, dedizione,
armonia, rapimento. Tuttavia pare sia così.
Verosimilmente questo deriva dal fatto che l'artista,
per essere realmente uno che si giustifica davanti ai grandi criteri di
misura, deve costantemente andare verso la vita in una lontananza del-l'oggettività
che abolisce l'umano.
In tutto quel che si chiama estetismo questo
s'estrinseca poi in manifestazioni mille volte ripetute.
Monaco, 6.1.60
Ampie lacune... Nevralgia, ospedale, operazione...
Dopo le feste:
- uno dei grandi pericoli per la fede, per la prestazione
della fede:
il fatto che i grandi numeri: della storia, dell'uomo,
della vita, della struttura del mondo... delle masse e dei volumi del
mondo... inoltre delle prestazioni culturali del nostro tempo, degli
uomini ecc. erodono tutta la sua importanza alla nostra esistenza di
uomini su questa terra e riesce molto difficile collegare ad essa quella
significati-
228
vita divina di cui parla la rivelazione.
Questa difficoltà, sorta con l'era moderna (Pascal), a
quanto pare adesso ha superato però un limite critico.
Qui è necessaria una nuova grazia; una rassicurazione
per opera del Dio che è la verità e la potenza.
Ma anche una nuova « prestazione », un'«
esercitazione » nell'atto di fede, che essenzialmente è superamento
del mondo: « Questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede
» [1 Gv 5, 4].
Quel che si supera è l'effetto di quei numeri e
precisamente non soltanto, come in Pascal, attraverso la consapevolezza
delle dimensioni qualitative dell'uomo, ma anche riferendosi al rapporto
personale con Dio, al suo amore.
Monaco, 6.1.60
Epifania, festa dell'apparire luminoso di Dio in Colui
che è veduto... Dov'è andato a finire questo significato! Nella
vicenda sentimentale dei variopinti « tré rè magi » e della loro
venuta da lontano...
Che cosa s'è perso di vista che invece l'Epifania
coglie? Vi si può rimediare in qualche modo?
Da quale profondità l'immagine dell'acqua emerge nella
liturgia: maria et fiumina... passa in quella del battesimo di
Cristo e delle sue nozze
229
con la Chiesa, e avanti ancora in quella del vino al
banchetto nuziale di Cana... e di qui le assonanze liturgiche procedono
in chi ne ha conoscenza, come eco dopo eco: acqua, diluvio universale,
Mar Rosso... Cana, Eucaristia, banchetto nuziale dell'Apocalisse,
Gerusalemme celeste, sposa e nuova creazione.
Colui che celebrasse la liturgia nel modo giusto,
entrerebbe nello scenario in cui così emerge un'immagine dietro
l'altra, risuonano ed echeggiano parole sacre, e vi avanzerebbe.
Monaco, 9.1.60
Si dovrebbe creare una teologia che derivasse dalle
realtà fondamentali della Scrittura, dal contenuto elementare della
Chiesa e dall'essenza della vita, scritta in un linguaggio che il
teologo vivo e il non specializzato avessero in comune.
Monaco, 9.1.60
Che cosa sarebbe stato più grande, una creazione
riuscita... un trionfo del giusto e del bene che s'elevi fin
dall'inizio... Oppure questa, così terribilmente sconvolta, nella quale
Dio sta come Egli vi sta?
Un mondo che si fosse compiuto nella grazia,
230
o il nostro che è perduto e che va verso Dio perché
Egli lo redima, anzi che in gran parte non vuoi essere anatto redento e
per il quale i credenti devono appellarsi all'amore di Dio « contro
ogni speranza» [Rm 4, 18], affinchè in un prodigio d'eternità Egli
faccia « tutto nuovo » [Apoc21,5]?
Monaco, 20.1.60
Appena penetra nell'esistenza umana, il grande numero
diventa una potenza apocalittica. Manda in rovina tutto ciò che è
grande, nobile, intcriore, prezioso, degno d'onore.
La sua penetrazione è così terrificante perché ogni
passo può essere sostenuto con le motivazioni più importanti.
Davanti a essa l'animo che dispera ha soltanto una
controdifesa; di testimoniare: il nobile è nobile anche se in apparenza
lo si vende all'emporio e lo si stampa da Rowohit, la testimonianza va a
Dio ed è certa della sua conferma.
Monaco, 27.1.60
La rivelazione che Dio ha creato il mondo — e me —
rende falso fin dalle fondamenta il detto che la cosa migliore sarebbe
non essere nato.
231
Per l'uomo l'essere nato si basa direttamente sulla
creazione dell'esistenza.
Monaco, 27.1.60
I cavalieri dell'Apocalisse:
II grande numero
La tecnica perfetta
II benessere assoluto
La chiusa compattezza del « mondo ».
Monaco, 12.5.60
Per la meditazione mattutina:
Io sono qui, presente in raccoglimento.
E Dio è qui, realtà. No, non « qui », ma in
assoluto... e il solo di per sé e semplicemente reale.
Tutto l'altro, pure io, reale soltanto in virtù di Lui,
e davanti a Lui, chiamato, al mio posto. , Questo nell'adorazione si fa
atto.
Nell'aprirsi... disponibilità... « Io sono qui »...
« Parla, Signore ».
Poiché Egli solo è Colui che è dalla radice, il solo
naturalmente essenziale, perciò può ignorare di essere negato con
parvenza di verità.
La perfezione « scompare »... La sua umiltà
ontologica...
Dall'altra parte: l'autentica vigilanza — e ca-
232
valleria — « notare » Lui e stare volti verso di
Lui.
Isola, 7.5.60
Quanto più perfetto un atto, un essere, una forma,
tanto meno sono appariscenti...
Dio è pura perfezione: Egli può essere ignorato...
Egli da fondamento a tutto in modo perfetto: è possibile vedere
soltanto ciò che è stato fondato da Lui e ignorare Lui.
Il Totalmente perfetto si comporta come il nulla. Ma
quale nulla! Il nulla che è; il puro altruismo *...
* Nell'originale Selbstlosigkeit, propriamente
"distacco da sé" (». d. r.).
Isola, 19.5.60
Se i Salmi devono rimanere la base della preghiera
sacerdotale, deve accadere qualcosa che lo renda possibile.
Anzitutto, la premessa prima è una traduzione buona e
corretta. Poi un'esegesi adeguata, anche sotto l'aspetto della storia
dello spirito.
Ma, infine e soprattutto, un'indicazione di come possano
diventare preghiera, rapporto con Dio, atteggiamento religioso
interiore. Perché non sono
233
cristiani. In essi l'ordine dei valori non è ancora
quello di Cristo. Sono precristiani, vanno verso di Lui, ma non sono
ancora presso di Lui. Si deve indicare, dimostrare come questo mondo
previo si possa realizzare cristianamente. Questo mondo realistico,
irretito nel terreno, senza consapevolezza d'una vita eterna, pervaso
dalle passioni più elementari...
Qui il concetto dell'esemplarità non basta;
tanto meno il semplice adattamento.
Si deve essere onesti... e si devono vedere le profondità
della vita, anche quelle cattive...
Molto difficile...
Monaco, 19.8.60
II fascicolo speciale « Tabu ».
Pensiero stimolante: il secondo illuminismo... Tutto
deve passare attraverso la radioscopia del sapere. Anzi, attraverso
quella della visione (fotografia), della pubblicazione. Quello che vi
viene distrutto, deve essere distrutto.
Rischio terribile. Primo: si presuppone che l'uomo sia
l'uomo come è, e sopporti la procedura senza danni essenziali. Secondo:
colui che esegue la procedura abbia le qualità necessarie per non
distruggere realtà d'importanza vitale...
E il rispetto, il pudore che ne sarà?
234
Monaco, 21.8.60
Sensazioni nell'incontro con il mondo greco:
Prima il rapimento per la bellezza
poi la tristezza per la decadenza.
Infine la sensazione che ci si debba difendere dalla
presunzione degli « umanisti », da Goethe a Nietzsche.
Monaco, 26.8.60
L'uomo moderno si vuoi liberare della sua persona,
perché lo opprime con la responsabilità — così diventa comunista.
E si vuoi liberare della sua anima, perché gli porta il
dolore — così sacrifica il mondo privato e si getta in
pubblico.
Monaco, 14.1.61
Quasi cinque mesi di vuoto...
Credo che l'incarnazione del Figlio si debba meditare
molto più profondamente, pienamente, vorrei dire: dolorosamente —
perfino pericolosamente, di quanto avvenga di solito. Per lo più viene
meditata dalla risurrezione all'indietro, o in genere soltanto partendo
dalle formule dogmatiche. Per lo più non ha alle spalle nessuna
esperienza di realtà — di questa realtà singolare.
235
M., 16.1.61
Sequela di Gesù—quando diventa reale? Quando i modi
in cui Egli assolve i compiti concreti della vita, diventano [per noi]
esemplari. Quando il volonteroso può dire: come lo fa Egli?, e poi fa
così lui stesso. Però, affinchè così avvenga, la sua divinità dev'essere
entrata realmente nell'umano, così ch'Egli si trovi in situazioni umane
— soltanto con risolutezza divina.
Monaco, 25.1.61
La concezione, che diventa sempre più dura, secondo cui
il « mondo » è un sistema chiuso nel quale non esistono aperture o
finestre verso l'« esterno »; che il relativo, per me, è
totalizzante, ha il carattere di « intero ».
Allora la « fede » come può essere una convinzione di
cui si assuma responsabilità personalmente — differenziandosi quindi
dal sapere da un lato e dall'ipotesi soggettiva, per quanto dinamica
sia, dall'altro lato —?
Che cosa viene « dimostrato » dalla finitezza del dato
di fatto finito? Certo l'esistenza e la qualificazione spirituale di Dio
in genere; ma in un caso determinato? Di una guarigione? (Leggo appunto
lo scritto di Michaélis sulla disputa intorno alla guarigione
Blumhardt-Dittur). In che cosa consiste la prova della
soprannaturalità, se si tien
236
conto di tutto, di ciò che cade da un lato sotto i
fenomeni dell'autosuggestione, dall'altro sotto quelli dell'energia
psichica?
Forse il momento dell'« osmosi »,
dell'espressione, è in realtà l'unico che porti avanti... Ma certezza
oggettiva?
Oppure la testimonianza della persona carismatica, del
santo?
O l'autorità di fede della Chiesa, ma poi si ripresenta
intero il problema del modo in cui sorge la fede in questa autorità...
M., 25.1.61
C. Fr. v. Weizsacker ha posto la domanda se alla lunga
la linea della scienza e quella del benessere umano corrano parallele.
E la linea della salute — tutti i metodi della sua
promozione, compresi quelli psicologici e psicoterapeutici — e quella
della salvezza. Se si prende in considerazione tutto, che cosa
significano peccato originale e croce di Cristo?
M, 25.1.61
Leggo il Nuovo Testamento con ordine e continuità
secondo la traduzione molto incisiva di F. Sigge. Per la prima volta
vedo quanto siano
237
frammentar! e umanamente limitati i racconti dei Vangeli
e come dietro ad essi stia grande e misteriosa la figura di Gesù.
M., 30.1.61
L'interpretazione, no, già prima: il vaglio della
figura di Gesù gioca fra due poli.
Il primo è la preoccupazione per la realtà
dell'incarnazione, la sua arditezza, la sua compiutezza, tutto ciò che
la parola della lettera ai Fi-lippesi contiene e che si prende tanto
poco sul serio: la categoria dell'umano-divino.
Il secondo è la sovracomprensibilità appunto di questo
umano-divino, che rende impossibile ogni sforzo di risolverlo in
categorie psicologiche, sto-riche o sociologiche.
M., 5.2.61
Non è raro che uno si domandi se i Salmi non abbiano
una funzione troppo ampia nella liturgia, specialmente nel Breviario.
Anzitutto perché il loro contenuto è spesso davvero uniforme. E poi
perché, quanto più esattamente s'impara a co-' noscerli, tanto più
risulta chiaro che sono appunto veterotestamentari. Forse se ne dovrebbe
fare una selezione. E non sarebbe possibile dare più
238
peso nel Breviario al Nuovo Testamento? A me sembra che
dovrebbe essere possibile.
M., 12.2.61
Che cosa c'è in effetti dietro l'immane sforzo della
tecnica scientifica?
1. Il tentativo di liberarsi della terra come base
dell'esistenza, ma anche vincolo d'essa.
2. Il far esplodere l'atomo-uomo, per andare oltre la
forma d'uomo attuale.
3. Del tutto ultima, la volontà di liberarsi di Dio.
M., 16.2.61
Kerényi, Mythologie der Griechen*. Gli dèi,
certamente in fondo sono esseri-E.? ** e quindi amorali. Che se poi
s'aggiunge l'ineffabilità della bellezza greca, allora la protesta
tace. Ma soltanto per un po': perché proprio la bellezza si dirige
sempre all'uomo, e allora la protesta prorompe. Fra l'amorale con
carattere <l'Es e l'umano si spalanca un'inconciliabilità e
allora l'intera compagnia degli dèi, con le loro sessualità, menzogne,
suscettibilità, appare appunto come una canaglia e accanto a loro
l'uomo più semplice,
239
dotato di coscienza e decenza, è un essere pulito.
* Tr. it. La mitologia dei Greci. I racconti sugli
dèi e sull'umanità. Astrolabio, Roma 1951 (w. d. r.).
** II neutro, nel senso noto anche dalla psicanalisi
(n.d.r.).
M., 20.2.61
La speranza di fronte al pericolo della tecnica
scientifica non si dirige alla possibilità in futuro di trovare un
criterio etico-razionale, ma ad una rivoluzione derivante Jdall'ambivalenza
dei senti-_menti;..
Questa speranza non manca di prospettive di adempimento.
M., 25.2.61
La coscienza cristiana_ schietta pone le cose della vita
intcriore e di quella esteriore in relazione diretta fra loro. P. es.:
ieri ho mancato di carità, perciò oggi m'è capitata questa
disgrazia...
Dio e il suo atto creativo sono eterni, vale a dire
fuori del tempo; temporale è la loro realizzazione. Egli è semplice e
semplice l'ordine che fa esistere la creazione; differenziata ne è la
realizzazione. Così Dio vede e realizza l'intera struttura e in essa
anche tutti gli atti liberi come unità
240 . .
eterna-attuale-semplice. Vi è — o vi può essere
realmente questo, perché v'era quello...
Bayrischzell, Tannerhoi, 10.3.61
Penetra nella coscienza la verità che la terra è un
minuscolo granellino di polvere nell'universo. Ugualmente, che in nessun
modo essa ha il carattere d'un centro, ma è « in un qualche posto ».
E così pure che, per quanto riguarda il tempo, è nata e sussiste in un
qualche momento del processo del mondo.
In conseguenza, sembra che tutto quanto la rivelazione
ha detto sul legame d'una « storia di Dio » con la terra diventi
inconsistente e non si possa « realizzare » * più.
Ma verosimilmente, se così va perduta tutta la «
necessarietà », si deve riconoscere il suo contrario — non
contraddittorio —, cioè la pura realtà di fatto, come estrema
espressione della finitezza, e che Dio appunto questa vuole. (Transcensione
** dell'assolutezza; umiltà).
* Nel senso dell'inglese to realize,
"rendersi conto reale" (n.d.r.).
** Riproduciamo così, con la fonetica italiana,
l'intraducibile Transzension: insieme 'ttascendimento' e
'condiscendenza' (». d. r.).
241
Bayrischzell, Villa Reh, 13.3.61
Jl_ fatto .antropologico.. che l'uomo non .e, legato a
un ambiente, ma rapportato al mondo come totalità o intero; che
pertanto ogni ambiente lega soltanto in modo relativo, e si può
superare continuamente, direttamente o indirettamente (mediante apparato
e calcolo), al momento o nella prosecuzione della storia,
forma un'espressione della somiglianzà rispetto a sé
nella quale Dio ha fondato l'uomo.
Is. Vie., 20.4.61
Sto leggendo Die Lente von Seldwyla * di Kel-ler.
Pieno di vita, forma, bellezza. Cose squisite. (Non tutte: la noiosa
predica liberale della signora Regel Amrein).
Ma colpisce una cosa: una crudeltà subliminale sua
propria, p. es. nel modo di condurre il destino.
* La gente di S.; ve. it. in G. keller, Tutte
le novelle, 2 "voli., Adelphi, Milano 1963 s. (n. d. r.).
Is. Vie., 1.5.61
G. Keller, un anticristianesimo attivo ovunque. Nessun
prete o religioso è simpatico, neanche soltanto onesto.
242
Il modo particolare con cui viene usato il termine « la
persona »... Qualcosa in cui v'è la sensibilità al valore, un che di
gentile, quasi tenero.
Monaco, 11.1.64
DaU'1.5.61 fino all'11.1.64 grossa lacuna. Molto
impedimento dalla salute. Ora sto all'inizio del 79° anno e ricomincio.
Prima m'era venuta una intuizione particolare. Avevo
appena letto Marionettentheater * di Kleist e meditato sulla
superiorità del moto [dell'animo] derivante dal puro istinto rispetto a
quello consapevole. Allora mi s'è chiarito quale pericolo significhi la
celebrata crescita della condizione universale di consapevolezza
[riflessa] ** per il giusto operare dei popoli e dell'umanità:
la zona istintiva s'indebolisce sempre più.
* Tr. it. H. von kleist, II teatro delle marionette.
II Melangolo, Genova 1979 (». d. r.).
** Bewussfheit: lo stato di dò che è "consaputo"
(». d. r.).
11.1.64
L'intero Faust * è l'abbandono dell'esistenza
etica-personale alle forze mitico-magiche — anche l'ultimo atto della
« redenzione » avviene non attraverso il lavoro e il sacrificio, ma
tramite la
243
magia. Così in tutto manca la vera serietà. Anche
nella fantasmagoria di redenzione della conclusione.
(Qualora, malgré le poète, non fosse tutto
parodia, teatro dei burattini).
* Tr. it. J.W. goethe, Faust -Urfaust, 2 voli.,
Feltrinelli, Milano 19802 (n.d.r.).
12.1.64
Tra le cose più incomprensibili che esistano
rientra la cecità del liberalismo per le conseguenze storiche dei suoi
atteggiamenti e concezioni. Mi capita di rilevarlo in continuazione
dalla corrispondenza di Th. Mann *, di cui leggo il secondo volume. La
distruzione di tutti i criteri assoluti, della possibilità d'una
autentica decisione, anche di ciò appunto da cui prende il nome, la
libertà. Il liberalismo tedesco è stato — e in una qualche forma
sarà ancor sempre — il padre del nazismo.
' * Tr. it. Epistolario (1889-W6), Mondadori,
Milano 1963 (n. d. r.).
13.1.64
Sembra sia diventata una regola citare un termine
straniero appartenente a un genere diverso da quello del corrispondente
in tedesco, con l'arti-
244
colo nel genere del termine tedesco: « Der Étoile in
Paris » *. Perfetta barbarie!
* Infatti la stella (Étoile) in tedesco (Sfern)
e maschile e vuole l'articolo corrispondente [der); ma buona
regola è, in tutte le lingue, apporre ai termini stranieri l'articolo
del genere che è loro proprio nella lingua originaria (n. d. r.).
13.1.64
Che cosa voleva la Riforma:
L'uomo adulto vuole avere a che fare direttamente con la
prima parola di Dio;
senza il « clero », nel più intimo faccia a faccia,
come persona esperta, che aspira alla salvezza;
quello che si annuncia nel Concilio è una volontà
analoga; come sarà soddisfatta nella Chiesa senza che diventi «
protestante-»?
Come l'esistenza del cristiano cattolico maggiorenne, a
contatto immediato con Dio nella Chiesa?
20.1.64
La dottrina degli opposti [o contrari] avrà ancora un
futuro. È ovunque operante l'idea fondamentale gnostica che le
contraddizioni sono polarità: Goethe, Gide, C. G. Jung, Th. Mann, H.
Hesse... Tutti vedono il male, il negativo... come elementi dialettici
nella totalità della vita, della natura.
245
5.4.64
J. Paul Sartie: Les mots *.
Di nuovo attaccato un idolo: la pura, amabile infanzia.
Il piccolo J. Paul è un raffinato ipocrita.
Visto perché in effetti persone molto vigili e per bene
— in fondo gran parte della gioventù — approvano il processo con il
quale si distruggono i vecchi valori e le vecchie forme. Leggo il Faust
e spesso mi sorprendo a stendere la mano verso uno dei poeti
altrimenti a me tanto incomprensibili: E. Pound, Eliot, Bachmann.
Capisco come proprio i più vivi fra i giovani sentano in questo
linguaggio la retorica.
* Tr. it. Le parole, II Saggiatore, Milano 19804
(». d. r.).
5.4.64
Talvolta la teologia nel suo complesso — alla quale
s'è pur dedicata metà della propria vita, mentre, con il resto, ci si
propone di fare lo stesso — appare come un'enorme escrescenza sulla
vita della lieta novella, della proclamazione e della fede cristiana...
Allora si capisce pure che di tempo in tempo — naturalmente tempi
lunghi — deve succedere qualcosa che faccia morire l'escrescenza...
almeno faccia sì che si crei una distanza e si renda possibile un nuovo
inizio...
246
3.5.64
Pensiero dai margini del sogno.
« Quid Deus sit, nemo scire potest ». Assioma
fondamentale della teologia. Tutto il pensiero e tutte le enunciazioni
teologiche rientrano in questa frase. Dio:
è l'Unica realtà della quale dovremmo sapere partendo
dal nostro esser-ci.
Tutto in Lui è « Io », tutto in Lui è « Tu »...
Egli « è » l'assoluto dialogo eterno-infinito.
In Lui è « essere » — coscienza — ardore. In Lui
è il mistero centrale dell'autotranscensione per calarsi nel finito...
Ogni atto di Dio è eternità... Quindi il mondo è «
secondariamente eterno »?
11.5.64
Una parte rilevante dell'umanità odierna nella sua
volontà di non credere si comporta come scolaretti scappati al maestro
e che facendo chiasso dissimulano con impudenza il disagio del loro
stato fuor della regola — vuoto e cattiva coscienza —.
247
12.5.64 Letto:
L'aspetto inquietante di specchi, campane, gatti.
12.5.64
II mondo dell'odierna letteratura « realistica » è il
mondo dal quale l'incredulità ha cancellato l'unica « spiegazione »:
il peccato originale e, con esso, l'unica speranza: la redenzione. È
comunque un mondo « selvaggio e cieco ». Così Enzensberger su Blechtrommel
* di G. Grass. L'uomo vi è rinserrato; e soltanto questa
letteratura è onesta in esso.
* Tr. it. Il tamburo di latta, Feltrinelli,
Milano 19815 (». d. r.).
25.5.64
Beati i poveri...
Cos'è la povertà? È non avere niente di ciò di cui
la vita si nutre... La vita nel senso più lato, da quello corporeo allo
spirituale fino al bisogno più" elevato... Specialmente la
povertà di sentimento, che sa cos'è quando si sente... Anche qui certo
esiste un'accettazione, la quale fa sì che la povertà diventi « beata
»...
248
10.6.64
In questi giorni mi occupa spesso questo pensiero:
Io aspiro molto alla conoscenza della natura. Però non
delle scienze naturali, ma di quella profondità di sentimento che si fa
presagire nel mistero della natura. Essa si rende accessibile soltanto
nella sfera religiosa; sono arrivato a questa formulazione: si
chiarirebbe che cos'è un albero, se si chiarisse come deriva dal
pensiero e dal potere sia creativo che amoroso di Dio. Questo non accade
nella temporalità, ma accadrà soltanto nella vita eterna. Soltanto la
vita eterna, cioè donata da Dio, darà la conoscenza — che appartiene
pure alla beatitudine — del mondo e della forma del tempo.
Quanto è stata dimenticata questa verità. Tanto quanto
il fatto connessovi che soltanto la vita eterna mi darà la conoscenza
di « chi » sono e di che « cosa » sono io, il nuovo nome sulla
pietra bianca nella lettera dell'Apocalisse all'« Angelo di Pergamo »
[Apoc 2, 17].
30.7.64
Forse questo caratterizza la differenza fra
l'atteggiamento cattolico e quello protestante:
il protestante pone al centro la domanda: « Come trovo
la mia salvezza? ».
249
Il cattolico:
« Come si realizza la gloria di Dio? In essa si
realizza anche la mia salvezza ».
250