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 S. VINCENZO FERRERI

TRATTATO

DELLA

VITA SPIRITUALE

•. Tmduzwne . • del P. S. tì. NIVOLI O. P. con note dei. migliori commentatori

torino

SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE. - Corso Regina Margherita, 1^6

Torino^ Milano Genova Parma Roma Catania

. Proprietà riservei-ia alla Società Editrice Internazionale di Torino

Scuola Tipografica.,- ^.Benigno Canavese, ig^i--

- ,- (M;-E.'.63^),'. '. • •

. PREFAZIONE DEL TRADUTTORE.

, S. Vincenzo Ferreri.nacqw nel 1346, secondo l'Echard, a Valenza di Spugna e, all'età di 18 anni, entrò nell'Ordine dei Frati Predicatori. Fin 'dalla giovinezza si notò ne' suoi costumi una gran santità. Nominato professore di filosofia, poi di teologia dopo studi solidi e .brillanti, fin, dall'età'di 25 anni, era un professore celebre per lo splendore del suo insegnamento.,

Quando scoppiò il Grande Scisma, S.-Vincenzo si schierò apertamente per i Papi d'Avignone e sostenne la loro causa fino al moménto in cui si: scopri la. mala fede di-Pietro di' Luna. Egli stava alla Corte pontificia come Maestro del Sacro Palazzo quando, nel 1398, nel corso d'una malattia che tutti credevano mortale, Nostro Signore

gli apparve, lo guai I istantaneamente e gli affidò la sua gran missione dicendogli fra altre cose : « Io t'ho eletto per fare di tè un insigne araldo del Vangelo. Va attraverso al mondo : io sarò con tè ». ,

Dopo aver rinunziato alla sua carica di Maestro del Sacro Palazzo e ricusato l'episcopato e il cardinalato, S. Vincenzo parti per compire questa famosa missione che costituisce uno dei fatti più straordinari e dei •più importanti della storia della Chiesa. Per ben vent'anni, seguito dalla sua Compagnia di disciplinanti, percorse più volte in tutti i sensi l'Europa occidentale, predicando, con un successo inaudito, le verità più terribili, attirando turbe immense e provocando conversioni senza numero. L'argomento preferito dei suoi discorsi era la necessità della penitenza e l'imminenza del giudizio. Fece miracoli a migliaio ; in particolare risuscitò morti per provare l'autenticità della sua missione. Fu per avventura il più grande taumaturgo e certamente uno dei più potenti apostoli che Dio abbia dato alla Chiesa. ,, •• "

Anche ne' suoi viaggi attraverso all'Europa conduceva una vita austerissima e da

perfetto contemplativo. Nel processo di c«-nonizzazione, si assicura ch'egli morì senz'aver perduto l'innocenza battesimale. L'iconografia lo rappresenta ordinariamente con ali d'angelo a cagione della perfetta purezza 'ed anche perche assicurava e provava risuscitando i morti ch'egli era l'Angelo di cui parla S. Giovanni al capo quattordicesimo dell'Apocalisse. Mori a Vannes in Bretagna. . . ;

Questo gran Santo scrisse.parecchie opere. Noi offriamo alle anime pie la traduzione annotata di quella in cui egli lascio i suoi migliori insegnamenti. « Vi sono dei libri che, si possono chiamare, essenziali — dice il P. Surìn —- perche si trova in essi tutto db che è necessario ali'uomo per vivere spiritualmente e santamente. Fra questi vi è l'operetta di S. Vincenzo Ferreri: La vita spirituale, che dice tutto, ma 'assai brevemente. Chi la possederà potrà dire d'avere- tutta la. scienza della vita dello spirito ». •<'••-'

S. Vincenzo la compose anzitutto per i religiosi, come del resto per i religiosi fu scritta ^'Imitazione di'Gesù Cristo e il Combatti merito Spirituale. Sfascfrà facile

ad ogni cristiano appropriarsi massime e consigli il cui carattere particolare è di essere pratici. •«. In- nessun,•;libro —assicurava S. Lodovico Bertrando — io ho visto le .virtù rappresentate così al vivo come in que-•sto ». Egli non si ferma alla super fice, alle mezze misure; nia va spieiatamente al fondo e fino alla radice delle cose. È per eccellenza il libro per formare anime forti, saldamente fondate, e per dare alla pietà nel medesimo tempo che una vera base, quella tempra virile ed energica, diventata disgraziatamente' troppo rara in mezzo a noi:.- - ' ,'\ .'

Gl'insegnamenti del Santo sono 'brevi) ma. sostanziali e fecondissimi. Offrono alla riflessione una materia inesauribile. Egli-, stesso ha cura d'avvertire « che ha. accennato '• brevemente le verità, anziché svilupparle:

affinchè, aggiunge, impariamo a meditare molto su poche parole,, ut addiscas in pau-cis magna cogitare, e affinchè ciascuna verità ci sia materia di vaste e profonde considemzieni, materia alta'e conte'mpla-tionis et spatiosae ». È dunque un libro che non si esaurisce mai.', è come il Vangelo, sempre movo. .Quanto .più vi si cerca, 'tanto più vi si trova, quanto più. lo si po§-

siede, tanto meglio si sente tutto quello, che resta ad imparare. '.

Per rendere più facile la meditazione di queste pagine abbiamo creduto utile aggiungere alcune note raccolte dai migliori commentatori come il P. Rousset e il P. Ber-nadot O. P., e di segnalarne le idee principali. Nessuno dei titoli secondari, nessuna delle note è di S. Vincenzo. Il lettore che le stimasse superflue, passi oltre.

. Uno dei libri più diffusi, forse il più diffuso alla fine del medio evo, questo trat-tatello fu per. i cristiani di quella grande epoca quello che ^'Imitazione di Gesù Cristo 'è per la nostra, il manuale preferito delle anime pie. Noi l'offriamo con fiducia a tutti quelli'che amano, le cose di Dio. ,. . • ' • '

Possa esso contribuire a rendere ai cristiani del nostro tempo la pietà.umile e virile dei'nostri. padri !:

PREFAZIONE DI ^ SAN VINCENZO.

Nel presente trattatello non intendo di far altro che esporre salutari insegnamenti estratti dagli scritti dei santi Dottori. Non faccio alcuna citazione ne della Sacra Scrittura ne di qualche Maestro in particolare, per provare o persuadere quello che dico ;

sia perche voglio essere breve, sia parche non mi rivolgo se non 'a quel lettore, che desidera vivamente di fare tutto quello che saprà tornare gradito a Dio (i). E neppure cerco di provare le mie affermazioni, perché non ho nessuna voglia di disputare con

(i) S. Vincenzo si rivolge ad anime già ben disposte, che non domandano se non di conoscere quello che devono fare, per compirlo. Gli ammirabili esercizi che compongono quest'operetta sono dunque meno esercizi di conversione che di san-ti'ficazione,

. — ro —••

•^orgogliosi, ma solo. d'illuminare gli umili. ' .'Chiunque pe'rtanto. si propone di fare del bene alle anime e di edificare il prossimo eolle sue parole, deve prima di tutto possedere in 'se. stesso quanto intende. dHnse- , gnare agli altri : altrimenti porterà poco frutto ; perché la sua parola rimarrà inefficace finché i suoi uditori nonio vedranno praticare tutto quello ch'egli insegna e molto.. di più ancora (i). ' .' • • • \.. .'

(i) Lo scopo che 'il Santo si propone è di formare l'uomo, apostolico in tutte le virtù del suo stato; da questa formazione dipendono, in gran parte, ^i frutti.del.suo. ministero.

-..PARTE PRIMA

-'.-f..^ 'i, • '. •

I Fondamenti della Vita Spirituale

CAPO I. La povertà volontaria

Amare la povertà

Anzitutto è necessario che il servo di Dio disprezzi tutto ciò che è terreno, lo consideri come spazzatura e non ne faccia uso se non per una rigorosa necessità (i). Ridurrà i suoi bisogni a poco e, per amore della povertà, sopporterà anche certi incomodi, perché, come disse un pio

(i) Prima condizione della vita soprannaturale, il distacco dev'essere anzitutto nell'intelletto mediante l'assoluto disprezzo di tutto ciò che è terreno; poi, nella volontà mediante il distacco da ogni anetto, desiderio o rimpianto ; finalmente nella pratica della vita mediante l'uso più ristretto che sia possibile dei beni terreni. L'uomo, dice S. Tommaso, è collocato tra le cose di questo mondo e i beni spirituali in tal modo che quanto più s'ai" tacca ai primi, tanto più s'allontana dagli altri, e viceversa (Sum. Jheol. II-II, q. 108, a. 4). *

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autore, quello che è meritorio non è l'esser poveri, ma, quando si è poveri, amare la povertà e sopportarne volentieri e al-' •legramente le privazioni per amor,e di Gesù (i).. ";'•• !,,-' •' '•/ ^ ,'.,*: 't,'^^'^'^ ~

Falsa povertà

Ohimè! quanti sono poveri solo di no-. me! perche si gloriano d'esser poveri solo a patto che lóro nulla manchi. Pretendono d'esser amici della povertà, ma fug-gono a tutto potere le compagne e gli amici inseparabili della povertà, la fame, la sete, il disprezzo, l'abiezione.

Non così il nostro Padre San Domenico (2), ne Colui che *« essendo ricco

(1) S. Paolo scriveva ai Filippesi : 'Per amore di Cristo ho voluto rinunziare^a tutte le cose, stimavi-' dole come spazzatura per fare acquisto di Cristo... a fine di conoscere lui e l'efficacia della sua risurrezione, d'essere ammesso alla partecipazione de suoi patimenti divenendogli conforme nella. sua morte (Phil. HI, 8-10). • • - . •• " : , '', .

(2) S. Domenico fu uno dei più perfetti modelli di povertà: viveva di limosino e si metteva in ginocchio per ricevere il pane che gli -si dava; la sua unica tonaca era della stoffa più grossolana;

nel refettorio non voleva mangiare più d'un piatto

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si fece povero per iiui », ne gli Apostoli che c'istruirono e colle parole e cogli esempi (i).

Regole pratiche

Non domandare mai nulla a nessuno, salvo il caso di necessità. Rifiuta ^utto ciò che ti si offre, per quanto ne venga pregato, anche col pretesto di darlo poi ai poveri ; e sii persuaso che facendo così edificherai grandemente e quelli che ti hanno fatto questa offerta, e tutti quelli che conosceranno il tuo rifiuto; e con ,dò potrai più facilmente indurii al disprezzo del mondo, e a soccorrere altri poveri.

Per il necessario, intendo quello di cui hai bisogno per il momento: un cibo frugale, abiti modesti e una calzatura di poco prezzo... Possedere libri non è una neces-

cóme i poveri; in viaggio non portava fflai danaro, camminava sempre a piedi;: si .coricava sulla paglia, o su una nuda tavola". ; "

(i) S. Paolo diceva : E una gran ricchezza la. pietà contenta del necessario... Se abbiamo di che nutrirci e vestirci, siamo soddisfatti (I lim., VI). Ho imparato a bastare a me stesso con ciò che-'ho. So vivere nello spogliamente {Phil. IV).' ! • ' '

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sita. Quante volte i libri servono di pretesto a un'avarizia colpevole! Contentati di quelli che la comunità possiede e che ti saranno prestati (i).

Vuoi tu conoscere chiaramente l'effetto de' miei consigli ? Comincia col praticarli umilmente. Se li discuti con orgoglio non ci capirai nulla. Perché Gesù Cristo, Maestro d'umiltà, rivela agli umili la verità che nasconde ai superbi (2). ' '" ;'

Stabilisci dunque la povertà alla base della tua vita spirituale : essa è il fondamento posto da Gesù Cristo stesso, che cominciò il suo discorso del monte con queste parole: Beati i poveri di spirilo! (3).

(1) S. Vincenzo parla ai religiosi che nella biblioteca del convento trovano i libri necessari e non hanno bisogno di libri a proprio uso.

(2) O Padre, Signore del cielo e della terra, ti. benedico perché hai tenute occulte queste cose ai saggi e ai prudenti, e le fidi rivelate,ai pargoli. \Mdtth. XI, 25). . , • ' ; : '; ' '• •

(3) Per elevarsi a Dio e tendere all'unione divina, fine di tutta la vita spirituale, è necessario, prima di tutto, distaccarsi dalla terra. Lo spirito di povertà adunque, ossia il perfetto distacco da tutte le creature, costituisce il primo passo, è come la prima tappa, nel cammino della vita spirituale e della perfezione.

- i.7 -

CAPO li. L'amore del silenzio

Poi applicati virilmente a reprimere la lingua. Tu la ricevesti per esprimere le cose utili : dunque s'astenga da ogni frivolezza, da ogni inutilità.

Per governarla meglio, non parlare mai se non per rispondere a domande neces-sarie o utili. Una domanda vana non merita che il silenzio (i).

Se poi a volte ti si rivolgesse qualche facezia, per modo di ricreazione, per non essere di peso agli altri, potrai benissimo

(i) Si tratta qui del silenzio come si pratica nel convento. È impossibile esagerare l'importanza del silenzio nell'economia della vita regolare. Se le persone che vivono nel mondo non possono praticare alla lettera le presenti raccomandazioni, devono per lo meno imbeversi del loro spirito e ricordare che Dio non si comunica se non alle anime raccolte. Se alcuno s'immagina d'essere religioso e non pone un freno alla sua lingua, .dice l'apostolo S. Giacomo, inganna se flesso e vana è. la sua religione. •

2 - S. Vincenzo, Vita spirituale.

—— r8 —,

accoglierla con volto ilare e benevolmente. Però guardati dal parlare, anche se il tuo silenzio dovesse provocare mormorazioni, tristezza o altre parole amare; anche se dovessi essere trattato da orgoglioso, esa-' gerato e intollerabile. Ma prega Dio con fervore affinchè conservi in pace il lor,o cuore.

Nondimeno qualcfate vòlta o permesso di parlare: in caso di necessità e quando la carità o l'obbedienza lo richiedono. Ma allora abbi cura di parlare solo dopo matura riflessione, di spicciarti con poche parole, umilmente e a voce sommessa. Lo stesso devi fare se hai da rispondere a qualcuno.

Sappi così tacere per alcun tempo : edificherai i tuoi fratelli, e il silenzio t'insegnerà a parlare, quando sarà il momento opportuno. Frattanto prega Dio affinchè si degni di supplire Lui, con buone ispirazioni, nel cuore de' tuoi fratelli, quei buoni pensieri che la legge del silenzio t'impedisce per il momento di comunicar loro.

In tal modo con la povertà e con il silenzio estirperai le numerose sollecitu-

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dini che soffocano il buon seme delle virtù gettato ininterrottamente nel tuo cuore dall'ispirazione divina , (i).

CAPO III. La purezza di cuore

La perfetta purezza di cuore

Sforzi anche più vigorósi ti restano da fare per conquistare quelle virtù che ti solleveranno alla purezza di cuore. Secondo la parola del Salvatore, questa purezza aprirà i nostri occhi inferiori alla contemplazione divina e ci stabilirà in. un tale riposo e in una tale pace che Quegli che tiene la sua sede nella pace si degnerà anche di abitare in tè (2).

(1) Questo lavoro 'di domare la nostra lingua e d'acquistare sopra di essa un ' impero assoluto sarà il nostro secondo esercizio, e come la seconda tappa nel cammino della vita spirituale. In questo capitolo, il Santo Dottore, ci fa conoscere la necessità di questo lavoro, un procedimento energico per condurlo a buon fine, e i felici risultati che ne derivano. '.,'.. ; . • •,. . '

(2) La purezza di cuore è là sola via possib.ile per giungere all'unióne divina. Giovanni de Castel

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Non si tratta di quella purezza che si contenta di preservarci da pensieri carnali, ma di quella purezza perfetta di cuore, che ci allontana, per quanto è possibile quaggiù, da ogni pensiero inutile e ci fa quindi innanzi cercare il nostro piacere nel solo pensiero di Dio e delle cose divine.

Per ottenerla, questa purezza, questa virtù celeste, anzi divina, poiché quegli che aderisce a Dio-è un solo spirito con Lui (i), son necessario parecchie cose.

Mortificazione della volontà propria

Anzitutto impiega tutte le tue forze nel rinunziare a tè stesso, secondo la sentenza del Salvatore : Se qualcuno vuoi redice: « Se tu desideri di arrivare per una via retta e sicura in breve tempo all'unione divina, fine della beatitudine, applicati internamente con una cura vigile a conservare sempre puro il tuo cuore, libero il tuo spirito e nel riposo i tuoi sensi;- raccogli gli affetti del tuo cuore e portali incessantemente in alto per fissarli in Dio » (L'Unione con Dio, e. V : libro che finora era stato attribuito al B. Alberto Magno).

(i) I Cor., VH, 17. ^

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nire dietro a Me, rinneghi se stesso. Ciò vuoi dire che, in tutto, devi mortificare, disprezzare, contradire la tua volontà pro-pr.'a e abbracciare la volontà degli altri, ogni volta che questa sia lecita e onesta (i). • , • " •_', • . '.' '

Di regola generale, quando trattasi delle cose materiali destinate ai bisogni del corpo, non seguire mai la tua volontà personale contro quella degli altri, anche se questa ti paresse stravagante. (2). Sopporta ogni incomodo per conservare la pace inferiore dell'anima, la quale non può non turbarsi per questa sorta di contradizioni in cui l'attacco al proprio giu-

(1) La volontà propria è quella che, non ispirandosi ne alla gloria di Dio ne alla salute delle anime, non si propone che la soddisfazione personale. Essa è direttamente contraria alla carità. Nulla vi è di più essenziale che la sua distruzione. Per annientarla, S. Vincenzo ci propone due mezzi principali: assalirla direttamente con atti contrarii assalirla indirettamente obbligandola a rinunziare a se. stessa mediante la sottomissione alla volontà di Dio in tutte le cose e mediante l'abbandono alla Santa Provvidenza.

(2) Si tratta qui di quelle divergenze nell'organizzazione materiale della vita che si producono quotidianamente nella vita comune, ma non possono avere grande conseguenza.

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dizio personale e il desiderio di fare la propria volontà provocano pensieri e parole contrarie alla carità. •'•... .

Anche nelle cose spirituali, alla tua volontà-preferisci "quella degli altri, purché questa sia buona, quand'anche la tua ti sembrasse migliore ; perché, evitando gli . alterchi, guadagnerai molto più coll'au-mentare in tè l'umiltà, la tranquillità e la pace, di quello che potresti guadagnare col praticare qualsiasi virtù'secondo il tuo piacere e contro il piacere altrui. .

Ciò si deve però intendere de' tuo1 familiari ed emuli nella pietà e nel desiderio di perfezione. Perché, in quanto a quelli che chiamano male il bene e bene il male e passano il loro tempo a scrutare e a giudicare le parole e i fatti altrui invece di correggere i loro proprii difetti, tu non devi seguire il loro, giudizio nelle cose spirituali. .

Ma nelle cose materiali fa ordinariamente la volontà degli altri, qualsisiano.

Qualche volta, quando Iddio t'ispirerà di fare qualcosa per la gloria sua, per la tua santificazione o per il bene del prossimo, ti si opporranno difficoltà, forse

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insuperabili. Sia che la difficoltà provenga da' tuoi superiori, o da' tuoi eguali, o da' tuoi inferiori, non ti trattenere a contendere. Rientra in tè stesso e, quivi raccolto col tuo Dio, va via ripetendo:

Signore, mi si fa violenza, rispondete -per me (Isai. Xxxvm). .'. ; . .

Non-ti rattristare punto di queste difficoltà: Dio non le avrebbe permesse se, alla fin fine, non dovessero essere utili a tè e agli altri. Anzi ti posso assicurare che, sebbene tu non lo veda oggi, più tardi capirai che cedesti ostacoli apparenti ti avranno in realtà giovato ad ottenere il tuo intento. Quanti esempi, tratti dalla Sacra Scrittura, ti potrei citare, quello di Giuseppe in particolare, se non mi fossi imposto la brevità ad ogni costo! Ma credi alla mia esperienza che è cosL ..

Altre volte sembrerà che. Dio stèsso frustri i tuoi sforzi con la malattia o con qualche altro avvenimento. .,.

Non tè ne contristare in nessun modo, ricevi tutto con un'anima uguale e confida interamente in Colui che conosce meglio di tè quello che ti è utile e non

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cessa di attirarti a Lui, forse a tua insaputa, se tu ti abbandoni senza riserva.

Usa dunque ogni tua cura per restar padrone di tè stesso nella pace e nella tranquillità del cuore (i). Nessun avvenimento t'affligga, tranne i tuoi peccati e quelli degli altri o le occasioni di peccato. Nessun accidente ti renda triste.

Non ti lasciar trasportare dallo sdegno contro le colpe del prossimo. Di tutti abbi pietà e compassione ricordandoti sempre che tu stesso, cadresti più basso ancora, se Gesù Cristo non ti sostenesse colla sua grazia (2). " ' , ' '

(1) La via dell'àbbandono'è una via sicura e rapida per arrivare all'unione con Dio. L'anima s'affidi interamente, con una fiducia cieca, alla bontà di Dio, L'adorabile Provvidenza, si serve di tutto per purificarci e santificarci: degli avvenimenti esterni, delle creature ed anche delle nostre colpe: Tutto coopera al bene di quelli che la volontà di Dio chiama alla santità, dice S. Paolo. L'azione divina è incessante : se l'accettiamo, il progresso è rapido. Davide afferma che la pienezza delle soavità celesti è riservata a questa confidenza filiale (Ps. XXX, 20), e Isaia dice ch'essa attira i più alti privilegi soprannaturali (Js.XL.3i).

(2) Prendere scandalo dalle colpe del prossimo è un segno certo d'orgoglio e la prova d'un grave difetto di spirito intcriore e di carità. Chi ama il proprio fratello, .dice l'apostolo S. Giovanni, . sta

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Mortificazione dell'amor proprio

Inoltre tienti pronto a sopportare per amore di Gesù tutti gli obbrobrii tutte le pene, tutte le avversità.

Il più piccolo desiderio di grandezza, sotto qualsiasi pretèsto di carità, faccia capolino, è la testa del dragone infernale:

bisogna subito schiacciarla con la croce, richiamandoti alla memoria l'umiltà e la crudele Passione di Gesù che fuggì la regia dignità per abbracciare liberamente la Croce e la sua ignominia (i).

Fuggi, abbi in orrore, come un veleno mortale, ogni umana lode. Se sei disprezzato) rallegrati e sii intimamente convinto di meritare il vilipendio e le ingiurie di tutti. : .'

Non perdere mai di vista i tuoi difetti ne i tuoi peccati;'non temere d'ingradirli

nella luce e in lui non vi è nessun motivo d'i scandalo (IJoan., II, io). ; ' ' " - •• -

(i) S. Tommaso insegna che i moti dell'orgoglio sono facilmente repressi colla considerazione dell'infinita grandezza di Dio, dell'abisso della nostra miseria e dell'imperfezione di tutte le nostre buone Opere (Sum.. Jheol. II-II, q. 62, a. 9; ad i).

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a' tuoi occhi. In quanto ai difetti del prossimo, gettali dietro le spalle .per na— scenderli a tè stesso. Che se tu sei forzato a vederli, guarderai di attenuarli, di scusarli misericordiosamente, e. procurerai di recar soccorso a' tuoi fratelli (i). -" • ' . ' ,-.

Distogli gli occhi dell'anima e del corpo dal guardare il prossimo, affinchè tu possa considerare tè stesso nel lume del volto di Dio. Sì, guarda continuamente tè stesso e gi adicati sempre lealmente. Esamina ciascuno de' tuoi atti, delle tue parole, de' tuoi pensieri per trovarvi materia di compunzione, perché anche le tue buone azioni sono lontane dall'essere perfette e pervase del fervore necessario;

(i) Indarno aneliamo all'unione divina, se in. ogni occasione non ci dimostriamo larghi e generosi verso il prossimo. Dobbiamo essere ingegnosi a non vedere se non ciò che è bene e ostinati a non credere allo scandalo. L'amor del prossimo è la condizione indispensabile e nel medesimo tempo il contrassegno della vera vita. Noi sappiamo che siamo stati trasportati dalla morte alla vita, perché amiamo i nostri fratelli, afferma S. Giovanni (I Joan., Ili, 14). Il P. Faber assicura che Se qualcuno ha l'abitudine di pensare agli altri, con bontà, e ciò per motivi soprannaturali, non è lontano dal-l'esser un santo (Confer, spini.}. ' '

. ..•;-, 1.1-~ 27: ~~

la negligenza le guasta e la tua giustizia può giustamente paragonarsi ad ,uno straccio immondo. ' ;-;:'''^ ';":':,

Riprendi adunque continuamente tè stesso. Non lasciar passare senza un bia-, simo severo ne le tue negligenze in parole e in opere, ne tampoco i tuoi pensieri, non dico cattivi, ma anche solamente inutili. Esercita codesta rigorosa sorveglianza ad ogni ora osi cospetto del tuo Dio (i). " ^ , . '

Umiltà riguardo a Dio

A cagione de' tuoi 'difetti, tiénti, davanti a Dio, per vile e miserabile più di qual-sivoglia peccatore, reo di qualsiàsi peccato; come degno d'essere punito ed escluso dalle celesti delizie, se Dio ti trat-

(i) Questi pensigli vanno intesi con là discrezione supposta dal Santo Autore. Sarebbe un disastro per la nostra vita Ulteriore non uscir mai dalla preoccupazione di noi stessi e convertire ogni preghiera mentale in esame di coscienza. Ciononostante è indispensabile che l'anima si esamini, regolarmente, sopra i suoi difetti, sopra le sue imperfezioni, ed anche sopra le sue tendenze intime. Un tale esame praticato assiduamente è la condizione del nostro, emendamento.

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tasse secondo la sua giustizia e non secondo la sua'misericordia, poiché Egli ti fece tante grazie, più che a molti altri, e tu hai corrisposto coll'ingratitu-dine.

Inoltre considera attentamente e con un vivo senso di spavento che qualsiasi grazia, inclinazione al 'bène e desiderio della virtù, non l'hai avuto da tè stesso, ma dalla sola misericordia di Cristo, che avrebbe potuto arricchire di questi favori qualunque altro peccatore, e lasciare tè nell'abisso della tua ignominia e della tua miseria.

Umiltà riguardo al prossimo

Pensa ancora e procura di persuaderti che non vi è un peccatore così carico di difetti che non servirebbe Dio meglio di tè e non si mostrerebbe più riconoscente dei benefizi divini, se avesse ricevuto le medesime grazie che ricevesti tu, non per i tuoi meriti ma per la bontà affatto gratuita di Dio. Per ciò puoi bene considerarti come il più vile e il più basso degli uomini e temere con ragione che

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la tua ingratitudine spinga Iddio a cacciarti dalla sua presenza (i).

Con ciò non voglio dire che tu debba crederti fuori della grazia di Dio e in stato di peccato mortale, sia pure che altri siano colpevoli di peccati mortali senza numero. Ciò del resto ci è ignoto, perché il nostro giudizio è fallace e Dio può ben aver loro concesso tutt'a un tratto la contrizione e un'effusione della sua grazia.

Quando la tua umiltà ti paragonerà agli altri peccatori, non è utile che tu discenda ai loro disordini in particolare. Basta un confronto generale tra i loro peccati e la tua ingratitudine. Qualora volessi considerarli in particolare, potresti benissimo farne, per una certa rassomiglianza, dei peccati personali, apostrofando così la tua coscienza: Quegli è un omicida, ed io, miserabile, quante volte non ho, ucciso l'anima mia ! Questi è fornicano e adultero, ed io non lo sono tutto giorno, distogliendo la mia attenzione da Dio e

(i) II B. Raimondo da Capua racconta di Santa Caterina da Siena che « ella non solo si metteva sotto alla più vile delle anime e desiderava incessantemente d'essere considerata come l'ultima di

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cedendo alle .suggestioni, diaboliche? E ',. così degli altri. . . , .

Ma se osservassi che il diavolo approfitta di quest'esercizio per indurti alla disperazione, lascia queste apostrofi e solleva il tuo cuore alla speranza nella contemplazione della bontà e della clemenza del tuo Dio che già ti prevenne con tante grazie e certo vorrà compire l'opera che ha cominciato in tè. Di regola ordinaria l'uomo spirituale, che ha già qualche esperienza di Dio, non prova questa tentazione di disperazione quando nel suo fervore accusa se stesso^ Ma ciò può succedere e di fatto succede spesso ai principianti, specialmente a quelli che la misericordia di Dio ha liberati da, molti pericoli e grandi peccati in cui trova-vansi inviluppati (i). • / ., .

tutte, ma credeva fermamente di esser la causa di tutti i mali altrui. Ogni volta che pensava alle iniquità e alle sventure del mondo in generale o di ciascun individuo in particolare, ne attribuiva a se stessa la colpa, dicendo: « Sei tu la causa di tutti questi mali; rientra dunque in tè stessa e piangi le tue colpe ai piedi del Signore ». E la-Santa ciò spiegava dicendo ch'ella aveva mal corrisposto ai disegni di Dio sopra l'anima sua.1 '' (i) Le pagine che precedono sono piene d'un-

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CAPO IV.' Effetti della purezza di cuore

Unione divina " per mezzo della contemplazione

La pratica di questi consigli farà nascere in tè la madre e la custode d'ogni virtù, l'umiltà, la quale alla sua volta ti renderà capace della contemplazione" divina purificando il tuo cuore da ogni pensiero superfluo. :

pensiero che sarà spesso ripetuto nel corso del trattato, vale a dire, la necessità della compunzione. Per S. Vincenzo, il vero fondamento della vita spirituale è la compunzione, cioè, il dolore costante eccitato dal ricordo de' nostri peccati. Questo dolore è la disposizione fondamentale, la prima che lo Spirito Santo produce nell'anima di quelli ch'Egli chiama alla vita perfetta. È dessa soprattutto che ci purifica, ci mette in guardia contro le nostre antiche abitudini e stabilisce, vigoroso, ognora crescente nell'anima nostra, l'odio del peccato e di tutto quello che può separarci da Dio. Ci fa paventare le condizioni della nostra lotta quaggiù e desiderare il Cielo. Importa assai alla santificazione che l'anima senta spesso questo dolore, questo timore e questo desiderio.

—.32 —, •

Infatti, quando l'uomo si ripiega sopra la propria bassezza, si disprezza, si .riprende, si detesta, considera il suo nulla e giunge a dispiacere profondamente a se stesso; allora si occupa cosi bene degli affari dell'anima sua che ogni altro pensiero inutile si dilegua. Tutto quello che altre volte ha potuto vedere e udire, tutto quello che è temporale, egli lo elimina, lo dimentica. Comincia a ritornare in se stesso e a ripiegarsi sopra di sé in modo così ammirabile da avvicinarsi alla giustizia originale e alla purezza celeste. Nel medesimo tempo le potenze contemplative dell'anima sua si sviluppano ed egli mediante un'ascensione misteriosa si eleva fino alla contemplazione degli angeli e della divinità, contemplazione che l'infiamma del desiderio dei beni celesti e gli fa riguardare le cose della terra molto da lontano, come un nulla (i).

(i) Si vede che S. Vincenzo riguarda la contemplazione come la mèta a cui tendono tutti gli esercizi della vita spirituale. Questa è la dottrina tradizionale dei grandi mistici. È lecito e lodevole desiderare il dono della contemplazione, perché è d'immenso aiuto nella vita interiore. Del resto Iddio non suole rifiutarlo alle anime che

• , — 33 — • y ,,„,.,

Ben presto s'accende la carità, fuoco ardente che consuma la ruggine dei vizi e riempie talmente il cuore che non vi è più posto per la vanità. Quind'innanzi ogni pensiero, ogni parola, ogni azione procedono dall'amore.

Ammirabile sicurezza

Allora l'uòmo può predicare agli altri con ogni sicurezza, senza detrimento per se stesso, senza pericolo di vana gloria. Perché, ancora una volta, la vanità non può penetrare in un cuore totalmente occupato dalla carità (i).

Potrebbe occuparsi di qualche interesse

vi si dispongono colla perfetta purificazione del. cuore, benché sia un puro dono della .sua misericordiosa bontà.

(i) E una gran disgrazia che cristiani, e specialmente sacerdoti, intraprendano l'esercizio dell'apostolato senza essere essi medesimi sufficientemente provvisti di vita inferiore. Senza vita intcriore, l'esercizio dell' apostolato è non solo inutile, ma nocivo. In questa manchevolezza sta la spiegazione del poco frutto di tante opere. Non sono le opere ne le risorse, ne gli uomini d'azione che mancano : sono i santi. Solo i santi conver-tono e santificano. La vita attira, dice S. Tom-maso, suppone l'abbondanza della contemplazione. •

3- S. Vincenzo, Vita spirituali-.

—3^.'- , ,

corporale, lui che riguarda le cose temporali come fango? Potrebbe il desiderio della lode insinuarsi nel suo cuore, quando dinanzi a Dio si considera come un vile mondezzaio, come un miserabile degno d'abominazione e che cadrebbe nei peggiori disordini, se la misericordiosa potenza di Dio non lo sostenesse incessantemente?

Come potrebbe inorgoglirsi d'alcuna buona opera quando vede più chiaro della luce del mezzogiorno ch'egli non può assolutamente far nulla, se ad ogn'i-stante non è spinto e come costretto dalla virtù divina?

Come potrebbe attribuirsi alcuna cosa come proveniente da se stesso quando, .non cento ma mille volte, ha sperimentato la sua impotenza in ogni opera, grande e piccola; quando così spesso non ha potuto fare il bene che voleva, do-vechè, tante altre volte, senza volerlo per così dire e quasi senza pensarci, ha sentito la grazia di Dio che lo trasportava con un ammirabile fervore e gli faceva fare quello che oltrepassava le sue forze?

Infatti, se Iddio permette che rimaniamo così a lungo in quest'impotenza,

•-•—3.5-—1,

è perché impariamo ad umiliarci, a non gloriarci mai in noi stessi, ma a riferire ogni bene a Dio, non solo come per uso, ma nella sincerità del nostro cuore.

Ciò è facile a colui che è ammaestrato dall'esperienza e vede più chiaro della luce meridiana ch'egli è incapace, non solo di fare un'opera buona, ma anche di pronunziare il nome di Gesù, se non per la virtù dello Spirito Santo e per la grazia di Colui che disse: Sema di Me, non 'potete far nulla. ' . .

Questo pensiero ti faccia lodare Iddio con tutta l'anima tua, dicendo: Siete voi, o Signore, che avete operato in noi tutte le opere nostre (Isai. xxvi), e col Salmista:

Non a noi, o Signore, non a noi, ma solo date gloria al vostro nome. <

Non vi è dunque motivo di temere la vanagloria per colui che è già pienamente occupato della vera gloria di Dio e dello zelo delle anime.

Conclusione

Fin qui ho tracciato un rapido schizzo delle virtù intcriori necessarie a chi vuole

; - 36 -utilmente e senza pericolo procurare la salute dell'anima sua. Questo potrebbe bastare a un uomo illuminato, di alta intelligenza e che possedesse una lunga esperienza della vita inferiore, perché gli sarebbe agevole riallacciare ciascuno de' suoi esercizi a questi tré principii della vita spirituale perfetta: la povertà volontaria, il silenzio, l'intima purezza del cuore. La loro pratica gl'insegnerebbe facilmente come occorra applicarsi agU altri esercizi.' .

Ma siccome non tutti sono in grado d'intendere facilmente un breve sunto, perciò insisteremo più a lungo sugli atti particolari delle virtù.

PARTE SECONDA

La Pratica della Vita Spirituale

CAPO I. Il Direttore della coscienza

È da sapere che chi ha un direttore al quale obbedisce senza riserva in tutte le cose, piccole e grandi, giungerà alla perfezione molto più facilmente e più presto di quello che potrebbe fare da solo, anche con un'intelligenza perspicacissima e con libri dotti in'materia spirituale (i).

(i) La necessità d'un direttore nella vita'.interiore è una verità approvata dall'autorità e dalla pratica della Chiesa. Sarebbe una grave temerità non volerne tener conto, salvo circostanze affatto eccezionali. - ' .' " :. !, '. . • ;• ,' .

Due disposizioni essenziali nei nostri rapporti col nostro direttore: i) una completa apertura del cuore che ci fa scoprire con semplicità, senza mai ascoltare l'orgoglio o il timore, tutto quello che vi è di bene e di male nell'anima nostra: peccati, cattive tendenze, tentazioni, pene, disgusti, lumi, consolazioni ; — 2) un'obbedienza assoluta,

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Anzi Gesù Cristo non concederà mai la sua grazia, senza la quale non possiamo far nulla, a colui che, avendo a sua disposizione un uomo capace d'istruirlo e di dirigerlo, trascura questo soccorso, persuaso di' bastare a se stesso e di poter trovare da solo quello che gli è utile alla salute. Perché la via dell'obbedienza è la via regia che conduce sicuramente gli uomini ' alla cima di quella scala misteriosa a cui il Signore pareva appoggiato (i). j

È la via che seguirono tutti i Padri del deserto e, in generale, tutti quelli che giunsero alla perfezione, salvochè per una grazia speciale Dio non abbia direttamente istruito certe persone che non avevano potuto trovare direttore. In questo caso la bontà di Dio supplisce all'assenza totale di soccorsi esterni, purché si faccia ricorso a Lui con un cuore umile e fervente.

umile, in tutto ciò che riguarda la nostra vita in-teriore. Un'anima non ha il diritto di lagnarsi del suo direttore, se essa manca di sincerità o di ob-bedienza.

(i) Gen. XXVII,, 13.

— 4i —

Purtroppo! in questi tempi disgraziati quasi nessuno è capace d'insegnare là perfezione. Peggio ancora, se alcuno vuoi darsi a Dio, trova molti che ne lo ritraggono, e quasi nessuno che lo- aiuti (i). In tal caso ricorri a Dio con tutto il tuo cuore e domandagli con preghiere insistenti ed umili che t'istruisca. Gettati nelle sue braccia, abbandonati a Lui, come un orfano. Egli ti accoglierà con bontà, perché non vuole la morte di nessuno ma che ciascuno giunga alla cognizione della verità. , . ,

(i) Queste parole vanno intese dei tempi infelici in cui viveva S. Vincenzo Ferreri; la spaventosa peste nera e il Grande Scisma avevano devastato e come disorganizzata la Chiesa. Nondimeno, che sia difficile trovare un buon direttore, è un fatto che si verifica in ogni tempo. Il ministero della dirczione è una grazia altissima che Dio non da a tutti indistintamente. L'anima che vuoi progredire deve spesso chièdere a Dio un buon direttore e non sceglierlo se non per motivo soprannaturale: sia egli dotto, uomo d'orazione, sperimentato nella condotta delle anime, prudente, disinteressato. La scelta d'un direttore è d'una grand'importanza. Sceglilo fra mille, diceva San Francesco di Sales. ' •

— 42 —

CAPO II. L'ubbidienza

Mi rivolgo pertanto a tè che- desideri ardentemente di trovare Dio e aspiri alla perfezione, per essere più utile alle anime. A tè parlo che t'accosti a Dio con semplicità di cuore, senza doppiezza, che vuoi praticare a fondo la virtù e per la via dell'umiltà giungere alla gloria della maestà.

Dopo aver già posto, come fondamenti principali dell'edifizio spirituale, la povertà e il silenzio, l'atleta di Gesù Cristo si cinga i reni e si tenga pronto a seguire in tutto e per tutto la via dell'ubbidienza, irremovibilmente (i). Osservi la regola, le costituzioni, le rubriche dell'ordinario e degli altri libri, dovunque, sempre, dentro, fuori, nel refettorio, nel

'(i) Inutile; pensare a santificarsi senza sottomettersi continuamente alla volontà di Rio. Questa volontà si manifesta, in generale, mediante i comandamenti; e, in particolare, per il sacerdote secolare, mediante le leggi liturgiche e disciplinari, per il religioso mediante la regola, per i semplici fedeli mediante i doveri del proprio stato. Il religioso deve usare un'estrema delicatezza nel-

dormitorio, nel coro, in quanto alle inclinazioni e prostrazioni, alzandosi e stando in piedi; in quanto a tutti questi atti si studii di osservare alla lettera tutti gli ordini dei superiori e di tener sempre presente la parola di Gesù: Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me.

CAPO III.

Condotta che si deve tenere nella mortificazione del mangiare e del bere

Assoluta necessità della ' ,.., ; mortificazione

Poi l'atleta di Cristo si adoperi ad adattare totalmente il suo corpo al servizio di Gesù Cristo e a regolare tutti i suoi atti

l'osservanza della Regola le cui minime prescrizioni contengono una grazia di santificazione. Un religioso che per spirito soprannaturale osserva la sua Regola in tutti i suoi particolari è molto vicino ad essere un santo. Il papa Giovanni XXII diceva: Datemi un Frate Predicatore che osservi la sua Regola fino all'ultimo jota, ed io lo, canonizzo senza che vi sia bisogno d'altro miracolo, ' ' ' '

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e movimenti esterni secondò la decenza e la disciplina regolare.

Ti sarebbe dunque affatto impossibile reprimere le ribellioni interne dell'anima, se non avessi prima ridotto il corpo a una disciplina che gli vieti non solo ogni atto, ma anche ogni moto disdicevole e sconveniente. , .

In quest'opera dell'adattamento del corpo al servizio di Cristo, hai da insistere anzitutto contro la gola (i). Perché, se non sei padrone di questo vizio, non potrai acquistare nessun'altra virtù.

Fa dunque ciò che ti dirò (2).

(1) Bisogna prima di tutto adoperarsi a mortificare il senso del gusto a cagione dei funesti effetti della gola che sono, secondo S. Tommaso :

l'accecamento spirituale, una gioia irragionevole, una loquacità eccessiva, modi buffoneschi, le ribellioni della carne e l'impurità. S. Vincenzo c'insegna i mezzi: mangiare al tempo voluto e solo il necessario ; mai cibi ricercati ; evitare l'eccesso nella q uantità ; non darsi pensiero della qualità degli alimenti ; durante il pasto occuparsi di pensieri spirituali.

(2) Le regole che seguono sono specialmente destinate ai religiosi. Ma alle persone del mondo sarà facile ritenerne lo spirito d'austerità che deve animare tutti i cristiani senza distinzione ed anche qualche pratica conciliabile con la loro condizione. • ; .

45

Regole generali

Anzitutto non ti procurare nessuna vivanda speciale, ma sii contento di ciò che si passa alla comunità. Se persone secolari ti offrono ghiottonerie per tuo uso personale, non le accettare in conto alcuno; se vogliono darle al convento, lo facciano alla buon'ora. ' . .

Non accettare alcun invito fuori del refettorio, ma, assiduo al refettorio conventuale, osserva tutti i digiuni dell'Ordine secondo le forze che Dio ti ha dato.

Se cadi malato, lasciati usare le cure necessarie, senza nulla procurarti da tè stesso, ma accettando con riconoscenza quello che ti è offerto.

Per evitare ogni eccesso nel mangiare e nel bere, esamina con attenzione quello che esige il tuo temperamento e sappi quello che ti è necessario e quello che è superfluo. Ma di regola generale mangia tanto pane quanto ne hai bisogno, specialmente in tempo di digiuno, e diffida del demonio quando

:! -46-':,^,-,, .-.^

ti spinge a fare astinenztf nel paare (r).

Distinguerai poi il necessario dal superfluo a questo segno: nel tempo in cui ti è permesso di fare due pasti, se dopo Nona ti sentirai aggravato a tal punto da non poter pregare, leggere o scrivere, ciò ordinariamente avviene perché hai commesso qualche eccesso. Così parimenti se proverai la medesima gravezza dopo il Mattutino, quando hai cenato, o dopo la Compieta quando digiuni (2). Mangia dunque del pane a sufficienza, ma in modo che dopo la refezione tu possa leggere, scrivere o pregare; Se però in queste ore ti sentissi meno dispo-

(1) E utile notare che la, mortificazione nel mangiare e nel bere, come ogni penitenza esterna, dev'esser regolata dalla discrezione. Dio non vuole che ci roviniamo la salute. Dunque, pur combattendo con zelo la gola, dobbiamo dare al corpo il necessario. Il partito più sicuro è di sottomettere tutte le nostre mortificazioni all'approvazione dell'obbedienza. ' " ' • . ! .• ••

(2) Per l'intelligenza di quanto qui si dice dal Santo, è da notare, che a' suoi tempi nei giorni di digiuno si mangiava una sola volta al giorno, dopo l'ora di Nona, la quale si recitava intorno alle tré dopo mezzogiorno. La Compieta poi si recitava dopo il tramonto del sole, e il Mattutino verso la mezzanotte.

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sto che in altre, non tè ne turbare : ciò non è segno che tu abbia oltrepassato la misura, purché non senta quel gravame di cui si è parlato.

Procura dunque di sapere quello che basta alla tua costituzione fisica secondo il metodo che ora t'ho indicato o qualche altro che t'ispirerà il Signore che tu devi pregare instantemente. Poi abbi gran cura di osservare sempre questa misura e di sorvegliare sempre quello che mangi a tavola. Se mai trascorri a qualche eccesso, non lo lasciar passare senza una condegna penitenza.

In quanto al bere, non saprei qual regola darti, se non che ti restringa a poco a poco, bevendo ogni giorno un po' meno, non però a tal punto da provare giorno e notte una sete eccessiva. In particolare quando mangi minestra brodosa, puoi più facilmente privarti del bere e non permetterti che l'indispensabile. Non bere mai fuori di pasto, se non alla sera in tempo di digiuno e ancora con molta temperanza, oppure dopo un viaggio o" una straordinaria fatica. Il vino poi lo berrai talmente adacquato che non abbia più la

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sua forza; e se fosse generoso vi metterai acqua fino a metà o più.

E fa così, più o meno, secondo che il Signore t'ispirerà. -, .-

Prima del pasto

Al segnale del campanello, lavati le mani con gravita e asciugati nel chiostro;

poi, al secondo segnale, entra in refettorio, e, senza risparmiarti, benedici il Signore cantando con tutte le tue forze, pur serbando la modestia esterna. Poi prendi il tuo posto e pensa che stai per mangiare i peccati del •pòpolp (i).

Disponi il tuo cuore per giovarti della lettura che si fa durante la mensa o, se non. si legge, a meditare qualche piò pensiero, per non mangiare con tutto tè stesso. Mentre il corpo prende la sua refezione, anche l'anima abbia il suo nutrimento.

Durante il pasto

.A tavola, componiti decentemente gli abiti, raccogliendoti la cappa sulle giti) Osea, IV". — I doni che i fedeli hanno' offerto per l'espiazione dei loro peccati.

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nocchia. Fa con tè stesso un patto stretto di non guardare mai i tuoi vicini di tavola, ma di vedere solamente ciò che viene somministrato a tè.

Appena seduto non ti precipitare per servirti. Rimani tranquillo per un momento, almeno per il tempo di dire un Pater e -an'Ave per le anime più bisognose del Purgatorio.

Imponiti, come regola generale, di osservare una certa modestia ne' tuoi movimenti e nel tuo atteggiamento.

Se ti sta davanti del pane fresco e del pane duro, del bianco e di qualità inferiore, scegli il più vicino, e preferisci ancora quello'^ch|e lusingherà meno la tua sensualità. ;

Non chiedere mai nulla per tè, ma permetti che lo domandino i vicini. Se non lo domandano, abbi pazienza.

Non appoggiare i gomiti sulla tavola, ma solo le mani. Non tenere le gambe divaricate, ne l'una su l'altra.

Non ricevere doppia porzione ne qual-siasi vivanda che non fosse servita agli altri, foss'anche mandata dal Priore, ma lasciala tra i resti oppure nel piatto.

4 - S. Vincenzo, ' Vita spirituale.

— 50 —

Ricordati che è pratica, gradita a Dio il lasciar sempre -un po' di minestra nella scodella per Cristo nella persona dei poveri. Fa altrettanto per il pane. Lasciagli i pezzi migliori e mangia gli altri. E non t'inquietare se la tua carità eccita qualche mormorazione, purché il tuo Prelato tè lo permetta. In generale, di tutto ciò che mangi serbane un poco a Cristo povero, e sempre ciò che vi sarà di meglio. • </ i-':,1;.*1'"-.',^,,^-;-^^^'^;^;^,^-.^^ ^

Vi sono di quelli che danno a Cristo solo i rifiuti, come agli animali immondi. Se una sola portata ti basta per poter mangiare del pane a sufficienza, lascia l'altra per Cristo.

Se Dio ti da grazia, puoi praticare bellissimi atti di penitenza tanto graditi a Dio quanto ignorati dagli uomini. Se un alimento è insipido per difetto di sale o per altra causa, non aggiungervi ne sale ne condimento, in memoria di Gesù abbeverato di fiele e d'aceto. Resisti alla tua sensualità. Tutte quelle salse che non servono ad altro che a solleticare la gola, lasciale senza fartene accorgere ; così quei buoni bocconi che a volte ti si offrono

.,,. ..,.,, ,—. 5^-,'. ,

alla fine (iella mensa, il formaggio, la frutta, il vino prelibato, i liquori, lasciali per amore di Dio. Nulla di tutto ciò è indispensabile alla salute, anzi ciò è spesso nocivo: quello che lusinga il gusto non sempre fa bene.

Se fai queste penitenze per amore del Signore Gesù, non dubito che ti prepari una deliziosa refezione di dolcezze spirituali, dolcezze ch'Egli ti farà trovare anche negli altri alimenti di cui ti sarai contentato per Lui. -, ,

Se vuoi renderti facile qualsiasi asti-, nenza, andando a tavola, pensa che i tuoi peccati ti obbligano a digiunare in pane ed acqua, che il solo tuo cibo dev'essere, il'pane e che non prendi il resto se non per poter meglio mandar giù il pane. Questo pensiero ti renderà delizioso tutto ciò che aggiungerai al pane.

Vi sono molte pratiche simili ch'io non posso indicarti, ma che Gesù t'ispirerà, se Lo preghi con fervore e se riponi in Lui tutta la tua speranza. Chi potrebbe dire le innumerevoli industrie divine nella santificazione dell'anima tua?

— 52 —

Non essere di coloro che non finiscono mai di mangiare. Ali' opposto, appena potrai, cessa di mangiare per essere più. .attento alla lettura.

Dopo il pasto

Alzandoti da tavola ringrazia di tutto cuore Iddio che ti ha fatto parte de' suoi doni e ti ha dato forza per trionfare della tua, sensualità. Non risparmiare la tua voce, ma con tutto'il tuo potere, rendi grazie al distributore di tutti i beni. Mio

•caro fratello, pensa quanti poveri crederebbero di fare un pasto delizioso se avessero solo il pane che Dio ti ha dato colle altre vivande! Non dimenticare che è

•Cristo che ti ha dato tutto, anzi ch'Egli stesso t'ha servito a mensa. E vedi con quale ritenutezza, con quale rispetto, con quale gravita e con quale timore devi prendere un pasto che Dio ti serve in persona.

Come saresti felice se arrivassi a vedere queste cose cogli occhi dell'anima tua ! Vedresti Cristo e la moltitudine dei

.Santi percorrere il refettorio..

— 53 —

Per perseverare

Se vuoi perseverare a lungo (i) in queste pratiche di sobrietà e d'astinenza, man-tienti saldo nel timore, riconosci che tutto viene da Dio e domandagli la perseveranza.

Per non cadere, bada a non giudicare nessuno e a non sdegnarti ne scandaliz-• zarti se qualcuno oltrepassa la misura. nel mangiare, ma eccita nel tuo cuore una compassione sincera, prega per loro, scusali per quanto è possibile, ricordando che ne tu ne essi potete nulla se non per la forza di Cristo che distribuisce le sue grazie non secondo i nostri meriti, ma secondo il suo beneplacito.

Questi pensieri ti renderanno incrollabile. ''.•/'r

Perché mai vi sono tanti che, dopo es-sersi lanciati coraggiosamente nella pratica dell'astinenza e delle altre virtù, si

(i) Questi mezzi di perseveranza si possono applicare alla pratica d'ogni virtù. Ve ne sono tré :

riguardo a Dio, attribuirgli tutto nel passato e da Lui attendere tutto nell'avvenire ; riguardo al prossimo, non giudicarlo mai ; riguardo a noi stessi, eccitare nel nostro cuore la compunzione.

—<54 -

, lasciano • poi abbattere dalla stanchezza del corpo e dalla tiepidezza dell'anima? Unicamente a cagione del loro orgoglio e- della loro presunzione. Presumendo troppo di se stessi, si sdegnano contro gli altri e li giudicano nel loro cuore : Dio Sottrae loro la sua grazia ed essi cadono nella tiepidezza, oppure eccedono i giusti limiti della discrezione e contraggono qualche malattia. Allora oltrepassano la misura in senso contrario: troppo occupati dalla cura di ristabilirsi in salute,, diventano molto più golosi di quelli ch'essi condannavano, com'io stesso ne vidi parecchi. Infatti accade comunemente che Dio lasci cadere colui che condanna suo fratello nella medesima colpa e qualche volta anche in una colpa più grave (x). •

(i) « Un uomo è press'a poco, in fondo, quello ch'egli pensa degli altri. Se tu odi che qualcuno attribuisce bassezza a un altro, puoi star sicuro, non solo che vi è qualcosa d.i cattivo nella sua natura, ma ancora che vi è nel suo fóndo il medesimo elemento di bassezza che non tarderà a svilupparsi, se pure non è già comparso, alla luce. Uno è sempre capace .A'un peccato di cui égli crede capace un altro, 'oppure che è disposto a imputare ad altri. Anche un sospetto ben fondato degrada più o meno il suo autore » (Faber, Conf. spirit,}. :

—55;-

Servi dunque Iddio con timore (Ps. xxvii). E se provi orgoglio al pensiero dei benefizi dell'Altissimo, armati contro tè stesso di riprensioni e di sdegno, affinchè il Signore non s'adiri cantra di tè e non t'allontani dalla via della giu'sfizia (Ps. xi, 12). • .

Tal è il modo, gradito a'Dio, di combattere la gola. Pochi l'osservano: gli uni per eccesso, ed altri perché non tengono conto delle circostanze.

CAPO IV.

Condotta che si deve tenere nella mortificazione del sonno

Poi applicati a una cosa che è molto difficile: regolare il sonno e le veglie secondo la discrezione.

.La discrezione necessaria

Nota che due eccessi specialmente sono pericolosi per il corpo e conseguente-mente per l'anima: un'astinenza esage-. rata e veglie disordinate. Qui, più che

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nell'esercizio delle altre virtù, si ha da temere l'eccesso. Perciò il demonio si vale di quest'astuzia: se vede ano pieno di fervore, gli suggerisce di lanciarsi in astinenze e veglie prolungate che lo ridurranno a un'estrema debolezza, lo renderanno malato e buono a nulla e, come ho detto, l'obbligheranno poi a mangiare e ?, dormire più degli altri. Memore delle malattie ch'esse gli procurarono, questi non oserà più riprendere ne le sue veglie, ne le sue astinenze. D'altra parte il diavolo gli suggerirà : « Non far penitenza: dimentichi fórse che la penitenza ti fece ammalare? » Mentre non erano punto l'astinenza ne le veglie che l'avevano fatto cadere malato, ma la sua indiscrezione nella pratica della penitenza. Un principiante senza esperienza non sa riconoscere i sofismi del diavolo che lo spinge agli eccessi da due parti. Infatti, sotto pretesto di portarlo al bene, gli dice:

« Quanti peccati hai commesso ! Come potrai espiarli ? » Oppure, se non ha gravi colpe da rimproverarsi, gli dice : « Vedi tutto quello che hanno voluto soffrire i martiri e gli eremiti ? »

— 57 —

Ubbidienza e umiltà

Perché questi pensièri barino l'apparenza del bene, il semplicione crede ch'essi non possano venire se non da Dio. Dio permette ch'egli s'inganni soprattutto perché non ha abbastanza umiltà e diffidenza di se stesso per pregare Dio con fervore, affinchè lo illumini e/lo diriga in assenza d'una guida capace. Infatti chi vive sotto la santa obbedienza e s'attiene alle sue prescrizioni è al sicuro da queste illusioni, anche se per un caso straordinario il suo padre spirituale sbagliasse. A cagione della sua umiltà e della sua obbedienza Dio fa volgere ogni cosa a suo vantaggio, come sarebbe facile dimostrare con molti esempi (i).

Alcune pratiche

Ecco pertanto quello che potrai fare per il sonno e per le veglie. Nell'estate, dopo il pasto del mezzogiorno, quando la

(i) La penitenza non è un fine, ma un mezzo;

deve dunque essere proporzionata alle necessità

-58 -.

campana ha dato il segnale del. silenzio, prendi un po' di riposo? Quei momenti sono meno favorevoli agli esercizi di pietà. E codesto riposo ti permetterà di prolungare là tua; veglia notturna.

Di regola generale, ogni volta che ti disponi a dormire, abbi cura di meditare qualche salmo, qualche pensiero spirituale in cui il sonno ti sorprenderà e che ti ritornerà all'immaginazione.

Alla sera, ordinariamente, veglia poco :

quelli che vegliano alla sera mancano di attenzione e di divozione all'uffizio del Mattutino; sono sonnolenti, pesanti, senza fervore. Qualche volta perfino mancano all'uffizio (i).

della vita iriteriore e alle operi? di zelo.'Importa grandemente di non abbandonarsi a nessun ec-" cesso nel praticarla. L'obbedienza deve regolarla e imporle la giusta misura che tenga lontano tanto da un ascetismo esagerato quanto dalla mollezza. La macerazione del corpo, dice S. Tommaso, non è gradita- a. Dio se non in quanto è fatta con la necessaria discrezione ; essa deve padroneggiare la concupiscenza senza opprimere la natura.

(i) Bisogna prendere la notte per dormire, ciascuno secondo i suoi bisogni, ne più ne meno di quanto è richiesto per lavorare bene e utilmente durante il giorno... Io credo, dice S. Francesco di Sales, che sia una sollecitudine virtuosa il prendere

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Fissati dunque alcune brevi preghiere, letture o meditazioni da fare alla, sera prima di addormentarti. Se la tua divozione vi ti porta, puoi occuparti dei patimenti che Gesù soffrì durante là sua Passione in quell'ora, e così in tutte le altre ore, secondo il metodo di S. Ber-nar.do (i) o secondo che lo Spirito di Dio t'ispirerà ; giacché non tutti hanno la medesima divozione, trovandosi uno più portato alla pietà per una cosa, un altro per un'altra. A taluni basta abitare con semplicità dentro i forami della -pietra (2). Ma, qualùnque sia là tua superiorità d'ingegno, non trascurare nulla di ciò che può eccitarti alla divozione. . --,

Nella notte, al primo segnale (3), scuoti ogni pigrizia e balza subito dal letto come se esso fosse in fiamme. Mettiti in ginocchio e fa salire dal tuo cuore una fervida preghiera, almeno -an'Ave Maria

il sonno, di buon ora alla sera per poter svegliarti e alzarci di buon mattino. , '

(1) Vedi VOrario, nell'Appendice I, pag. 119. '

(2) Cani. II, 14. —Le piaghe di Gesù Crocifisso.

(3) Si tratta del segnale che chiama all'uffizio del Mattutino. "• . •

— 6o —

o qualsisia altra preghiera capace d'infiammare il tuo crfore.

E qui nota che ti sarà assai più facile alzarti senza mollezza, ed anche con una certa alacrità. Se ti corichi vestito e dormi sul duro. Un servo di Dio deve fuggire ogni mollezza nel letto, senza però oltrepassare i limiti della discrezione. Abbi un pag'iericcio che ti riuscirà tanto più gradito quanto più sarà duro. Per proteggerti contro il freddo prendi una o due coperte secondo la stagione e i tuoi bisogni. Il tuo capezzale sia un sacco pieno di paglia. Non guanciali pieni di piume :

sarebbe una mollezza, come certe altre consuetudini per nulla necessarie. Dormi interamente vestito come durante il giorno e contentati di toglierti le scarpe" e di slacciarti la cintola (i). Tuttavia, nei grandi calori estivi, puoi deporre la cappa e conservare solo lo scapolare. Se dormi così, ti alzerai senza difficoltà, ed anche con gioia e sveltezza.

(i) Parecchi di questi consigli non sono diretti, alla lettera, se non ai religiosi dell'Ordine Domenicano a cui S. Vincenzo Ferreri apparteneva. Ma tutti, anche le persone del mondo devono ri-tenerene lo spirito d'austerità. '

6i

CAPO V.

Condotta che si deve tenere ' nello studio (I)

Riconduci a Cristo le tue letture e i tuoi studi di cui Gli parlerai e di cui Gli chiederai l'intelligenza (2).

Durante lo studio, fermati frequentemente. Per un istante raccogliti e nasconditi nelle Piaghe di Gesù. Poi riprendi lo studio. Di quando in quando inginocchiati e lància al Cielo una breve e ardente preghiera. Oppure esci dalla cella, vattene in chiesa, nel .chiostro, nel capi-

(1) Per la facilità della lettura, abbiamo legger-mente cambiato di posto questo paragrafo senza però modificare in nulla il testo stesso.

(2) S. Vincenzo raccomanda qui di stabilire l'anima nell'unità. Se vogliamo giungere alla perfezione, prendiamo l'abitudine di allacciare tutto a un'idea centrale, l'idea di Dio, per mezzo della quale noi vedremo, comprenderemo, giudicheremo, ameremo. Qualunque sia l'oggetto immediato del nostro studio, riconduciamo tutto a Dio: ciò .Sarà la fine delle, distrazioni.

. — 62 -

fóto, 'là dove .io Spirito Santo ti porterà :

con una preghiera vocale o semplicemente con gemiti e ardenti sospiri del cuore implora il soccorso divino, presenta all'Altissimo i tuoi voti e i tuoi desideri, invoca i Santi in tuo aiuto.

Questi slanci si possono produrre senza il soccorso di salmi ne d'alcuna preghiera vocale. Qualche volta, all'opposto, sorgono da un versetto di salmo, da un passo della Sacra Scrittura, o. da qualche libro spirituale, ed altre volte, per la grazia di Dio, sono il frutto dei nostri proprii pensieri e dei nostri desideri.

Questo fervore d'anima è- &Fdnrarra-mente rapido. Quando sarà passato, ri-chiamad al pensiero quello che stavi studiando: allora ne avrai un'intelligenza più chiara. Poi ritorna allo studio o alla lettura, e di nuovo alla preghiera, combinando i due esercizi. Con quest'alternativa avrai e il cuore più fervoroso nella preghiera e la mente più illuminata nello studio (i). ' , ••

(i) Questa bella pagina insegna al cristiano come deve leggere e studiare. Lo studio dev'essere più che un lavoro intellettuale. Un'opera del-

_6s -

Questo fervore della divozione dopo lo studio si può provare in qualsiasi ora, secondo che si degna di concederlo Quegli la cui libera volontà dispone soavemente ogni cosa. Nondimeno, di solito, esso s'impadronisce più completamente dell'anima dopo il Mattutino. Bisogna perciò vegliar poco alla sera e riservare, per lo studio e per la preghiera delle ore mattutine, tutta la forza dell'anima.

l'intelligenza, sì, ma dove il cuore ha il suo posto, dove l'anima si nutre nella bellezza dei divini misteri ; lavoro che dev'essere esso medesimo un'orazione. La preghiera deve sostenerlo, pervaderlo, fecondarlo. Per S. Vpicenzo, preghiere liturgiche, orazioni private, studio, si suppongono a vicenda, si chiamano, si compenetrano e in qualche modo si confondono. Per la preghiera e per lo studio sorreggentisi l'un l'altro, studiando per meglio amare, pregando per meglio studiare, l'anima si solleva a Dio e giunge, senza scosse, alla vera contemplazione.

CAPQ VI.

Condotta che si deve tenere nella preghiera liturgica

Prima dell'Uffizio

Durante l'Uffizio della Vergine tienti alla porta della tua. cella, in piedi, senz'appoggiarti, e recitalo con voce chiara, colla mente attenta, col cuore lieto come se vedessi co' tuoi occhi la Vergine gloriosa (i).' .,

Terminato quest'Uffizio, va in chiesa 'o in coro, là dovè troverai maggiore divozione. Ma, quando vai o vieni nel convento, fa molto attenzione a non rimanere colla mente vuota. Medita i salmi o qualche pensiero spirituale. Puoi anche,

(i) Le Costituzioni domenicane ordinano la recita dell'uffizio della Madonna immediatamente dopo la prima alzata e prima dell'uffizio notturno. Questa recita si fa nel Dormitorium. Leggendo questo capitolo, si ricorderà che S. Vincenzo si rivolge anzitutto ai religiosi del suo Ordine.

prima dell'Uffizio, recarti in coro e prepararti con una pia meditazione a una recita più attenta e" più fervorosa (i).

In Coro

Dato l'ultimo segno del Mattutino e fatte le prostrazioni o inclinazioni, salmeggia in piedi, senz'appoggiarti, col cuore e col corpo virilmente disposti dinanzi al tuo Dio. Canta lietamente le sue lodi in compagnia degli Angeli certamente presenti e che bisogna riverire incessantemente durante l'Uffizio, perché contemplano in Cielo la faccia del Padre Omnipotente, che noi non vediamo ancora se non come in uno-specchio in'modo oscuro (2). .:

(1) Per celebrare degnamente l'Uffizio divino, è indispensabile prepararvisi accuratamente: sia con una preparazione remota mantenendosi nel raccoglimento e nella preghiera abituale, sia con una preparazione immediata allontanando i pensieri estranei, vani o cattivi ed entrando nei fini del santo Uffizio : l'adorazione, il rendimento di grazie, la soddisfazione, la preghiera. Se un'anima non trova nell'Uffizio un potente soccorso spirituale, la ragione è perché vi-si dispone male.

(2) I Cor., XIII,. .12.; , . ' .,

>5 - S. vhicctzq. Vita spirituale.

Non risparmiare, la tua voce, serbando però la necessaria discrezione. Non omettere yn jota ne dei salmi, ne. der versetti, ne delle lezioni, ne del canto. Se non puoi fornire tanta voce quanto gli altri, canta lo stesso, a voce più bassa. Se è possibile, abbi un libro per cantare i salmi e gl'inni. Mentre, hai la mente occupata dei salmi e delle altre preghiere, per attingervi consolazioni spirituali, abbi cura di n&ii lasciar apparire di fuori, nel tuo atteggiamento o nella tua voce, nulla che tradisca leggerezza. Allora specialmente, devi. restar grave e padrone di tè stesso, perché la gioia spirituale degenera presto' in una specie di leggerezza, se la discrezione non continua a governare i moti esterni.

Ci vorranno tutti i tuoi sforzi per salmeggiare colla mente e col cuore, perché non è una piccola impresa, specialmente per il principiante ancora malfermo in Dio, il preservarsi dalle distrazioni durante. la salmodia (i).

(i) Le distrazioni nella preghiera sono una delle grandi pene delle anime ulteriori. Se sono volontarie, almeno , in causa, .per. difetto di pre-

-'67-

Occupa sempre il tuo posto in Coro, ordinariamente il medesimo, salvochè per un casostraordinario non lo debba cedere a un nuovo venuto.

Modestia in Coro

Se in Coro prevedi qualche difetto, procura di prevenirlo o per tè stesso o per altri. Sarebbe cosa gradita a Dio lo studiare alla vigilia le rubriche e il canto del giorno dopo e prepararti a impedire ogni sbaglio e ogni negligenza. Ma evita d'immischiarti nelle discussioni che possono sorgere in Coro circa la salmodia e il canto, anche se sapessi con certezza quello che bisogna fare. A volte si sollevano gran discussioni per minuzie. Sarebbe minor male sbagliare che il discutere tanto. Tuttavia, se con una parola è possibile correggere un errore, la devi dire,

parazione, negligenza, iminortincazioni, è necessario applicarsi generosamente a fare scomparire queste cattive disposizioni. Chi più merita nella preghiera non è colui che non ha mai distrazioni, ma colui che contro di esse lotta con maggior coraggio,

— 68 -

specialmente se sei uno dei correttori del Coro. Ma se ti senti agitato dall'impazienza, è meglio che ti applichi a reprimere la tua agitazione interna.

Se qualcuno fa degli sbagli nella lettura, nel canto o in altro modo, guardati dal mormorare o dal correggerlo. Questa correzione e una forma d'orgoglio. Qual si sia lo sbaglio, non fare .neppure un cenno; ciò sarebbe segno di un'anima gonfia d'orgoglio. , '

Evita di guardare da una parte e dall'altra, e di sorvegliare il contegno de' tuoi vicini. Gli occhi devono stare bassi a terra o sollevati al ciclo o chiusi o fissi sul libro.

Sia stando ih piedi che seduto, non tenere le mani sotto il mento, ma sotto lo scapolare o sotto la cappa; ne i piedi l'uno sull'altro, ne le gambe divaricate. Mantienti in quella modestia ch'esige la presenza di Dio. Il diavolo si serve spesso di piccole miserie per distrarre dall'Uffizio certuni il cui atteggiamento palesa una gran tiepidezza.

Vi sono molte altre cose che non è possibile esporre in particolare; ma se hai

-r:.- -••,,,...:. ! ;-69~ l'umiltà e la carità perfetta, l'unzione dello Spirito Santo t'insegnerà tutto.

Spirito di discrezione

Avverti però, o lettore, che, circostanze diverse potendo far apprezzare diversamente le medesime azioni, tu non devi biasimare alcuno, se vedi fare altrimenti da quello ch'io dico, per, esempio, se in Coro si corregge uno sbaglio, poiché, a un vecchio è permesso di fare una correzione. Devi però ritenere che ordinariamente il servo di Dio non deve entrare in discussione. Tollerare con pazienza un errore è minor male che disputare; tanto più in Coro, dóve tali discussioni produrrebbero scandalo e impedirebbero l'attenzione e la pace inferiore. ' '

Lo stesso intendo quando dico che, in Coro, bisogna sempre leggere o cantare, perché qualche volta può avvenire nell'anima uno slancio di fervore che il canto soffocherebbe; allora sarebbe meglio recitare l'Uffizio a bassa voce, almeno se vi sono abbastanza coristi da soddisfare al Coro.

— 70 —

E così di-molte altre cose circa le quali Dio t'istruirà, purché tu aderisca a Lui con purezza e semplicità di cuore. Tutta vìa-non devi credere a ispirazioni speciali e fare altrimenti da quello che ho detto, sé non quando una pratica prolungata delle virtù ti avrà dato lo spirito

di discrezione. •

i

CAPO VII.

Condotta che si deve tenere nell'esercizio del santo ministero

Nelle prediche e nelle esortazioni (i), usa un parlare semplice e familiare per spiegare in particolare quello che bisogna fare. Per quanto è possibile appoggia la

(i) In questo capitolo S. Vincenzo si rivolge all'uomo apostolico. Ma ciascuno, religioso o laico, può e deve trar partito da' suoi consigli compenetrandosi del loro spirito. Si potrebbero riassumere con una sola parola: la bontà. Il discepolo di Gesù deve prendere per regola invariabile delle sue relazioni col prossimo la bontà. Il segno del falso zelo è quello d'essere amaro, impaziente.

« Dio volle che nessun bene si facesse all'uomo se non amandolo, e che l'insensibilità fosse per

' — ?i — . .„ ,

tua parola con esempi, affinchè il peccatore reo del medesimo peccato si senta colpito òpme se tu predicassi per lui solo. Ma parla in tal modo che apparisca che le tue parole sono il frutto, non di un'anima superba e irritata, ma delle viscere d'una carità paterna. Sii un padre che s'impietosisca dei suoi figli colpevoli, gravemente malati, giacenti in una fossa profonda e ch'egli vuoi liberare. Sii una madre che carezza i suoi figli. Riponi la tua gioia nei progressi che loro meriteranno la gloria del Paradiso. ;

Così tu farai del bene a' tuoi uditori, dovechè sarebbero poco commossi se tu non facessi altro che svolgere idee generali sui vizi e sulle virtti.

,Lo stesso dicasi per le confessioni: sia che abbi da incoraggiare i timidi o da

sempre incapace, sia di dargli la luce, sia d'ispirargli la virtù » (P. Lacordaire).

* La bontà ha convertito più peccatori che lo zelo, l'eloquenza o l'istruzione, e queste tré cose non hanno mai convertito nessuno senza che c'entrasse in qualche modo la bontà... È la manifestazione di questo sentimento negli uomini apostolici che attira i peccatori verso di essi e che così li conduce alla loro conversione » (P. Faber, ,Conf. Spirti.).

— 72- — . • ,

spaventare gl'induriti,: mostra a tutti una carità profondar.Fa-sì che il peccatore senta sempre che la pura carità ispira le tue esortazioni. Perciò qualche parola dolce deve sèmpre preparare un rimprovero.

Tu adunque che vuoi essere utile alle anime, comincia col ricorrere a Dio con tutto il tuo cuore, e, domandagli / con semplicità che infonda in tè la carità, che è la somma delle virtù e il mezzo per comp-ire quello chei desideri.

CAPO Vili.

Condotta che si deve tenere in certe tentazioni

Per la gloria di N. S. Gesù Cristo t'indicherò i rimedi contro alcune tentazioni spirituali che Dio permette molto comunemente in questo tempo (i) per la purificazione e prova degli eletti. Esse non attaccano apertamente nessun articolo

(i) Nacque il. Santo intorno : al 1346 e mòti-nel 1419.

. • -73 .—,,,^

principale della fède, ma l'uomo perspicace vede subito che tendono a distruggere questi fondamenti della nostra ^religione e preparano all'Anticristo la cattedra e il trono.

Non le esporrò minutamente per non essere occasione di scandalo o di caduta a nessuno, ma ti dirò con quale prudenza devi regolarti per trionfarne.

Queste tentazioni vengono da due lati:

prima dalle suggestioni e illusioni del demonio che inganna l'uomo nelle sue relazioni con Dio e in tutto ciò che si riferisce a Dio; poi dalla dottrina corrotta e dai costumi di quelli che già sono caduti in queste tentazioni. T'indicherò dunque quale, dev'essere la tua condotta . riguardo agli uomini, riguardo alla loro dottrina e al loro modo di vivere.

§ I. — tentazioni CHE VENGONO DALLE SUGGESTIONI DIABOLICHE.

Ecco dunque i rimedi contro le tentazioni spirituali che il diàvolo eccita in alcune anime.

- 74 -

Non desiderare . le grazie straordinarie

Primo rimedio. Quelli che vogliono vivere nella volontà di Dio non devono desiderare di ottenere coll'orazione, colla contemplazione o con altre opere di perfezione, visioni, rivelazioni o sentimenti soprannaturali che eccedono lo stato ordinario di quelli che hanno per Dio un timore e un amore sincerissimo (i). Perché un simile desiderio non può venire che da un fondo di orgoglio e di presunzione, da una curiosità vana riguardo a Dio e da una fede troppo fragile. La grazia di Dio abbandona l'anima presa da questo desiderio e la lascia cadere in queste'illusioni e in queste tentazioni del demonio che la seduce con false visioni

(i) S. Paolo (I Cor., XII, 3) metteva già in guardia i primi cristiani contro la stima esagerata ed esclusiva delle vie straordinarie e ricordava loro che la perfezione della vita cristiana consiste nella carità. È un pericolo terribile la tendenza che c'inclina troppo a stimare e desiderare le visioni e rivelazioni. I Santi sono unanimi nell'avvertircene. È la carità che da a questi favori mistici il loro valore reale.

— 75 —

e con rivelazioni. È la tentazione più comune del nostro tempo (i).

Sappi che le vere rivelazioni e godimenti spirituali dei segreti di Dio non sono il frutto di questi desideri, come di nessuno sforzo umano. Dio solo li da all'anima profondamente umile, che desidera ardentemente e rispettosamente di conoscerlo.

Ma sarebbe un commettere il medesimo sbaglio l'esercitarsi nell'umiltà e nel timore di Dio per ottenere visioni, rivelazioni e consolazioni spirituali.

Consolazioni spirituali e umiltà

Secondo rimedio. Quando preghi o contempli, non tollerare mai nell'anima tua alcuna consolazione, sia pure minima, se

(i) Se erano frequenti al tempo di S. Vincenzo;

queste tentazioni, non sono rare anche ai giorni nostri, purtroppo! Sarebbe facilissimo citare numerosi esempi d'anime chiamate a un'alta perfezione e che fallirono alla loro vocazione soprannaturale perché soccomberono a questo pericolo. Le donne specialmente sono inclinate a credere alle visioni. E di frequente sono nell'illusione, con grande scapito della loro pietà.

. . , -76-. . ,

vedi ch'essa fondasi nella presunzione e nella stima di tè stesso, se t'induce a desiderare felicità e riputazione e a crederti degno di lode e di gloria in questo mondo o delle gioie del Paradiso (i).

L'anima che si prende piacere di simile consolazione cade in parecchi errori funesti. Dio, per un giusto giudizio, permette al demonio di accrescere queste consolazioni, di rinnovarle e di far nascere in quest'anima sentimenti falsissimì, e pericolosissimi ch'ella prende per comunicazioni divine. Ahi! mio Dio, quante anime ingannate da queste illusioni 'Tieni percerto che tal è la sorgente della maggior parte dei rapimenti, o piuttosto dei furori dei precursori dell'Anticristo.

(i) Notiamo questa regola capitale: ogni consolazione che non ha per risultato di svolgere l'umiltà è un'illusione. Quante anime, chiamate a uno stato eminente, sono restate nella mediocrità, perché al principio cercarono consolazioni e dolcezze e fecero consistere la pietà nella divozione sensibile ! Prendiamo per regola di non cercar mai direttamente le consolazioni, di sopportarne generosamente la privazione ed anche di respingerle ogni volta che non vengono evidentemente da Dio. Abbiamo in orrore quelle che ci spingessero all'orgoglio.

. — 77. —

Guardati adunque, nell'orazione o contemplazione, dall'accettare alcuna consolazione, se non viene dalla perfetta cognizione e dal sentimento completo della tua bassezza e imperfezione, sentimento e cognizione ch'essa deve sviluppare, e se in presenza della grandezza e sublimità di Dio essa non fa nascere un rispetto profondo con un ardente desiderio del suo onore e della sua gloria.

Visioni, fede e purezza

Terzo rimedio. Qgni sentimento, anche altissimo, ogni visione, anche sublime, quando t'indispongono contro un articolo di fede, contro i buoni costumi, specialmente contro l'umiltà e la purezza, abbili in orrore: sono certamente opera del demonio (i). „

Quando pure la tua visione non t'ispiri nulla di simile e ti rechi la certezza che

• (i) Infatti, col permesso -di Dio, il demonio può eccitare sentimenti straordinari e produrre visioni. La loro origine si riconosce dai loro efietti: il turbamento, la presunzione, l'orgoglio, l'impurità.

- 7,8 ~.

viene da Dio e ti spinga a fare la volontà divina, tuttavia non t'appoggiare sopra di essa (i).

''•'•''t- • ••••,' ' Consigli dei visionar!

Quarto rimedio. Qualunque sia la pietà, la santità di vita, l'elevatezza d'intelligenza ed altre qualità d'una persona, non seguire mai i suoi consigli e i suoi esempi, se hai ragiona di credere che i suoi consigli non sono secondo Dio o- secondo la prudenza cristiana e che non t'impegnerebbero nella via tracciata da Gesù Cristo e tlài Santi e rischiarata dalle sante Scritture.

Disprezzando i loro consigli, non, avere alcun timore di cadere nell'orgoglio o nella presunzione ; perché agisci per zelo e per amore della verità. , «

(i) La prudenza impone di non basare l'edi-fizio spirituale su fatti straordinari a cagione dell'illusione sempre possibile. Appoggiamoci sulle virtù cristiane, l'umiltà, la penitenza, l'obbedienza, la carità. Anziché desiderarli, i Santi resistevano a questi movimenti che fanno uscire dalla via comune, e generalmente supplicavano Dio affinchè ne,.U liberasse. ;......

— 29-

Non frequentare i visionar*

Quinto rimedio. Fuggì la compagnia e la familiarità di coloro che seminano e divulgano' queste tentazioni, come di coloro che le difendono e le lodano. Non ascoltare ne i loro racconti, ne le loro spiegazioni. Non cercar di vedere ciò che fanno. Perché il -demonio non mancherebbe di farti vedere, nelle loro parole e nei loro gesti, dei segni di perfezione, a cui forse presteresti fede per (Cadere e; perderti con essi.

§ z. — tentazioni

CHE VENGONO DALLE FALSE DOTTRINE E DAI CATTIVI ESEMPI.

Ti verrò pure indicando i rimedi da usare contro la dottrina e gli esempi di talune persone che propagano queste tentazioni.

8o

Prudenza e discrezione nell'esame

Primo rimedio. Non far gran conto delle loro visioni, dei loro sentimenti straordi-nari ne delle loro estasi. Anzi, se ti dicono qualche cosa contro la fede, la Sacra Scrittura o i buoni costumi, abbine orrore : tutte queste visioni ed estasi sono pure follie, frenesie diaboliche (i),

Ma se sono conformi alla fede, alla Sacra Scrittura, agli esempi dei Santi e ai

(i) Di frequente Iddio si è servito di visioni o di rivelazioni concesse a qualche anima fedele per produrre un grandissimo frutto in queste anime e a volte in molte altre. Bisogna dunque guardarsi dal rigettare a priori le rivelazioni private. Ci si esporrebbe a perdere grazie preziosissime e a mancar di rispetto e di sottomissione a Dio. . . ...

Ma è anche vero che il demonio ha spesso ingannato anime semplici per gettarle, insieme con altre, in nefaste illusioni. E quante altre sono lo zimbello della loro propria immaginazione.

È dunque necessaria una gran prudenza. San Paolo definì la condotta da tenere, dicendo: Non disprezzate le profezie, ma esaminate tutte le cose e ritenete quello che è tuono (I Thess., V, 20).

- 8t -

buoni costumi, non le disprezzare, perché ti esporresti a disprezzare ciò che viene da Dio. Non tè ne fidare però senza riserva, perché spesso, specialmente nelle tentazioni spirituali, il falso si nasconde sotto l'apparenza del vero, il male sotto rapparenza del bene : il demonio può così spandere il suo veleno mortale in un maggior numero d'anime senza diffidenza.

La condotta più gradita a Dio in queste occasioni, mi sembra, è di non fermarsi punto a queste visioni, a queste estasi ed altri fatti straordinari, nonostante la loro apparenza di bene e di verità. Lasciali per quello che sono, salvochè non accadano a persone d'una tale santità, d'una tale prudenza e d'una tale umiltà da essere certo che non possano essere sedotte dalle illusioni e dagli artifizi del diavolo. Anche allora, quantunque sia bene rispettare le visioni e i giudizi di tali persone, tu avrai la prudenza di prestare la tua fiducia non tanto perché sono visioni, quanto perché sono conformi alla fede cattolica, alla Sacra Scrittura, ai buoni costumi e agli esempi dei Santi. •

6 - S, Vincenzo, Vita spirituale.

82

Riflessione e consiglio prima d'agire

Secondo rimedio. Se qualche rivelazione o movimento straordinario ti spinge a compire un'opera, specialmente un'opera importante che esce dalle tue abitudini 'e di cui ti domandi se essa piacerà a Dio, prima d'agire aspetta finché tu abbia esaminato tutte le circostanze, particolàr-mente il fine, e abbia la certezza d'essere accetto a Dio.

Tuttavia non ne giudicare da tè stesso, ma, per quanto è possibile, seguendo le regole tratte dalla Sacra Scrittura e dagli esempi dei Santi che possiamo inaitare. Dico: esempi che possiamo imitare, perché S. Gregorio c'insegna che molti Santi fecero cose che non sono imitabili, per ;

quanto buone in se stesse. Basta aver per esse rispetto e ammirazione.

E se non arrivi a conoscere la volontà di Dio, domanda a persone di vita e di dottrina sicura un consiglio sincero.

-83-

Rallegrarsi di seguire la via ordinaria

Terzo rimedio. Se sei esente da queste : tentazioni a tal punto da non averle provate, o se., avendole provate, ne hai trionfato, solleva la tua mente e il tuo cuore a Dio per riconoscere umilmente questo grande benefizio. Ringrazialo spesso o piuttosto non cessar di ringraziarlo di questo favore. Guardati bene dall'attribuir alle tue forze, alla tua, sapienza, a' tuoi meriti, alla tua condotta o al caso quello che hai avuto gratuitamente dalla bontà di Dio. .1 Santi c'insegnano che per questo soprattutto Dio ci sottrae la sua grazia e ci lascia in preda alle tentazioni e alle illusioni del demonio.

Non far nulla nel dubbio

Quarto rimedio. Quando provi qualche tentazione spirituale che ti getta nel dubbio, non intraprendere di tua propria iniziativa nulla di grave che già prima non eri solito di fare. Reprimi l'impulso del

, ,-•84-

tuo cuore e della tua volontà; aspetta umilmente nel timore e nel rispetto di Dio ch'Egli si degni d'illuminarti. Tieni per certo che se, nel dubbio, intraprendessi da tè stesso una cosa grave e insolita, non riusciresti a nulla di bene. Non intendo parlare se non di cose gravi e che escono dall'ordinario, sulle quali tu hai un dubbio.

Perseverare nelle pratiche comuni

Quinto rimedio. Per tutte queste cose straordinarie non lasciar mai un bene che avevi intrapreso prima che esse si producano. Soprattutto guardati dall'abbandonare la preghiera, la confessione, la comunione, i digiuni e le altre opere di pietà e d'umiltà, quand'anche non ci trovassi alcuna consolazione.

Abbandono alla divina volontà

Sesto rimedio. In queste occasioni solleva la tua mente e il tuo cuore a Dio pregandolo umilmente di fare quello che sarà più utile alla sua gloria'e alla sa-

Iute dell'anima tua. Sottometti la .tua volontà alla sua volontà divina. Se è sua volontà di lasciarti in queste tentazioni,la tua sia di non mai offenderlo (i).

(i) Insomma, si vede che la raccomandazione fondamentale di S. Vincenzo è di mantenersi nell'umiltà. L'umiltà difatti è il mezzo e di sfuggire all'illusione nelle tentazioni e di ricevere con profitto i doni di Dio. È anche il segno dell'operazione divina, perché queste grazie straordinarie, nell'anima chs le riceve, sono sempre accompagnate da un sincero e profondissimo disprezzo di se stesso. Questa regola non ammette eccezione.

PARTE TERZA

Riassunti e Massime Spirituali

CAPO I.

Alcuni motivi di tendere alla perfezione (i)

Lieto del bene che hai intrapreso per la gloria divina e desideroso d'aiutarti a perseverare e a salire più in alto, o almeno a dartene il desiderio, voglio esporti alcuni dei motivi che abbiamo d'eccitare il nostro cuore ad una vita più perfetta:

il che tuttavia non potresti ne intraprendere ne continuare colle tue proprie forze.

Toccherò solo rapidamente ciascuno di questi motivi senza spiegarli, affinchè

(i) Per facilitare la meditazione di questo capitolo, ne abbiamo leggermente modificato l'ordine, ma senza cambiar nulla al testo stesso. Sarà salutarissimo meditare frequentemente e' a lungo questi profondi pensieri.

. ..-90 —,.

impari a meditare lungamente sopra poche parole, e affinchè ciascuno di questi pensieri sia per tè il soggetto di contemplazioni profonde ed estese. Però se vuoi trame profitto, non basta occuparne l'ia-" telletto, ma bisogna farli passare nel cuore e decidere la volontà a fare quello che questi pensieri consigliano. Per aiutarti, ti mostrerò in poche parole come questi motivi non produrranno qualche effetto nell'anima tua se non sono compenetrati d'un sentimento e d'un amor soprannaturale.

L'onore dovuto a Dio

Primo motivo : l'amore e l'onore che 'Dio merita per la sua bontà, per la sua sapienza e per le altre sue perfezioni innumerevoli e infinite. Considerandole, capirai che quello che fai per onorarlo e ringraziarlo e che tu credevi essere molto, è in realtà pochissimo e come nulla in confronto di quello che merita.

Questo motivo è il primo, perché anzitutto le nostre opere devono essere dirette a glorificare, a rispettare Dio, a dargli l'a-

;,. . "- 91 ~

more che merita sopra tutte 1& creature (i).

Questo primo motivo tocca solo le anime grandi che sentono ed amano di contemplare la nobiltà, la perfezione e la maestà divina e si sforzano di proporzionare il loro amore e il loro culto all'infinità di Dio (2).

I patimenti di Gesù per noi

Secondo motivo: i disprezzi, le ingiurie, le privazioni, i dolori e l'amaris-

(r) Tutta, la pietà cristiana poggia su quest'i-' dea fondamentale: noi siamo creati per Dio, per glorificarlo, la gloria divina è il tutto della nostra vita sopra la terra e nell'eternità, e tutto ciò che non è fatto per Dio non è niente. Ogni vita che non tende a glorificare la divina Trinità scorre nel falso e finisce nel nulla... Noi, afferma S. Paolo, fummo predestinati per un decreto di Colui che fa tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà, affinchè serviamo alla lode della sua gloria {Eph. 1,12).

(2) Non vi è nulla di santificante come la contemplazione delle infinite perfezioni della divina Trinità. Se la pietà di tante anime è mediocre, è principalmente perché non pensano a onorare e amare le perfezioni di Dio. « Molti cristiani, dice il P. Faber, invece di fare progresso nella via spirituale, restano stazionarii, perché loro non si an-nunziano le perfezioni divine o perché essi non ne fanno il soggetto delle loro letture. Molti servirebbero Dio per amore, se studiassero la sua essenza e i suoi attributi ». . .

— 92 — ,

sima Passióne che il Figliuolo di Dio soffrì per tuo amore, affinchè tu stesso l'amassi e l'onorassi. Se tu li mediti, vedrai quanto poco hai fatto per l'onore e l'amore di Dio rispetto a ciò che avresti dovuto fare (i). , ' .

Questo motivo è più elevato e più perfetto dei seguenti, perciò l'ho messo al secondo posto. Esso trascina solamente le anime che provano una devozione affettuosa all'amore e alla bontà che il Figliuolo di Dio ci manifestò nella sua Passione. Queste anime desiderano con tutte le loro forze di contraccambiare a Dio la sua bontà e il suo amore,

La nostra vocazione soprannaturale

Terzo motivo : l'innocenza e la perfezione a cui ci obbliga la legge di Dio che esige, insieme cori l'assenza d'ogni vizio

(i) «.È la meditazione della Passione di Gesù che ha fatto tutti i grandi Santi » (P. Lacordaire).

« Ogni amore che non trae la sua origine dalla Passione del Salvatore è frivolo e pericoloso » (S. Francesco di Sales).

« II mezzo più perfetto e più ineffabile per arrivare al fine ultimo, è quello dì portare dovun-

. 93: ~

e d'ogni peccato, la pienezza della virtù. Difatti è ciò che richiede il comandamento d'amare Iddio con tutto il nostro cuore, con tutta l'anima nostra e con tutte le nostre forze. Pensaci, e vedrai la tua debolezza e la distanza che ti separa da questa purezza perfetta.

Questo motivo non produce effetto se non nell'anima che sente quale alta perfezione esige il Signore da ogni creatura e nell'anima che questo motivo sublime induce al compimento generoso della volontà divina (i).. .

que in se stesso, con un amore e con una riconoscenza somma, il ricordo della Passione del Salvatore» (Tauleroj.

Il più efficace senza dubbio è di contemplare le perfezioni di Dio manifestate nella Passione di Gesù.

(i) II desiderio della perfezione è necessario ad ogni cristiano. Siate perfetti come il vostro Padre celeste è perfetto (Matth. V, 48). È volontà di Dio che voi siate santi (I Thess., IV, 3). Dio ci elesse prima della creazione del mondo affinchè siamo senza macchia e santi al suo cospetto, nell'amore (Eph. I, 4).

Ma questo desiderio efficace della perfezione è l'obbligo fondamentale del religioso che colla sua professione si è impegnato a tendere alla perfezione. « Lusingati quanto vuoi, persuaditi tutto quello che ti piace, fabbricati scuse e pretesti quanti ti parrà bene, ma tu non sei meno tenuto

94

I benefizi di Dio

Quarto motivo: l'abbondanza e la grandezza dei benefizi di Dio. Ricordati dei favori temporali e spirituali ch'Egli distribuisce a tutti e particolarmente a tè stesso, e sentirai che ciò che fai e. ciò che potrai fare per Dio non è nulla in confronto de' suoi benefizi e delle sue grazie, massimamente se poni mente alla liberalità e alla bontà che presiedono alle sue larghezze.

Questo motivo eccita soltanto le anime che ripensano in una meditazione affettuosa la grandezza e la nobiltà dei benefizi e della grazia di Dio e si sforzano di rendergli un culto proporzionato alla sua generosità (i).,

Le gioie del Cielo

Quinto motivo: la grandezza e la nobiltà della ricompensa e della gloria che

a tendere con tutte le tue forze alla perfezione. Ecco la verità. Se finora l'hai ignorata, d'ora innanzi non la ignorerai più » (Lodovico Blosio). fi) Cir. Imitazione di G..C..1. Ili, e. XII: i. Del

ficordo dei benefizi di Dio ».

— 95 —

Dio promette e prepara a quelli che Lo;

glorificano colle loro virtù, ricompensa' la cui magnificenza sarà .proporzionata, agli sforzi compiuti.

Questo pensiero ci fa comprendere che il nostro merito non è niente in confronto di tanta gloria ed eccita il desiderio di fare per l'avvenire opere più meritorie. Ma non fa del bene se non quando l'anima stima ed ama d'un amor fervente la gloria del Paradiso e l'attende con una fiducia così ferma che la sua speranza la fa risolvere a praticare virtù che le meriteranno questa gloria (i).

La bellezza della virtù e la deformità del peccato

Sesto motivo: la bellezza e la generosità della virtù, la nobiltà ch'essa conferisce all'anima e d'altra parte la bassezza Vergognosa del vizio e del peccato.

Questa considerazione spinge un uomo

(i) Cfr. Imit. 1. Ili, e. XLVII: « Bisogna essere pronti a subire per la vita eterna quello che vi-è di più penoso », — e. XLVIII : < L'eternità

beata e le miserie di questa vita ». ' ' • -.'

-96-

saggio ad acquistare maggiore virtù e ad evitare più diligentemente il peccato. Per essere efficace essa richiede un'anima pervasa d'orrore per ogni vizio, d'odio per ogni peccato,'-di simpatia e d'amore per la bellezza della virtù e dei doni di Dio. Odio ed amore che devono possedere l'anima tutta quanta fino nelle sue profondità.

Gli esempi dei Santi

Settimo motivo: la sublime perfezione della vita dei Santi, il numero e l'eccellenza delle loro virtù. Che differenza in confronto dell'imperfezione della nostra vita e della tiepidezza delle nostre opere 1 (i).

Questo motivo può ottenere un effetto solo quando l'anima, eccitata da una grande stima della vita dei Santi, desidera di riprodurla, principalmente la vita dei Santi assolutamente perfetti : la Vergine Maria prima di tutti, S. Giovanni Battista, S. Giovanni Evangelista, gli Apostoli ed altri ancora, '.

' (l)Cfr. Imit. 1.1, e. XVIII: «L'esempio Sei Santi».

— 97 —

La riparazione delle nostre colpe

Ottavo motivo: la gravita e la moltitudine de' tuoi peccati contro Dio. Per quanto buone siano le tue opere, non son niente per soddisfare i tuoi debiti per via di giustizia.

Questo motivo sarà utile solamente all'anima che non teme di rivolgere contro se stessa i peccati che ha commesso contro Dio e che è fermamente risoluta di rendere giustizia a Dio e a pagare il suo debito con opere meritorie.

Il pericolo di dannazione

Nono motivo : le tentazioni della carne, del mondo e del demonio che ti mettono in pericolo da ogni parte.

Questo pensiero ti ecciterà ad essere più saldo e a salire più in alto che mai nella virtù a fine di resistere più sicuramente a queste tentazioni. Ma non può servire che all'anima pervasa dal sentimento della sua debolezza e dal grave pericolo delle ten-

7 - S. Vincenzo, Vita spirituale.

fazioni, e determinata a fuggire le occasioni per mettersi al sicuro sotto la protezione della grazia (i).

Il timore del giudizio di Dio

Decimo motivo : il rigore del giudizio di Dio. Tu desideri di comparire a questo giudizio con molte buone opere e soddisfazioni pe' tuoi peccati. Ma che cosa sono', le tue buone opere e la tua penitenza in confronto di ciò che avresti dovuto fare?

Questa considerazione suppone nell'anima la cognizione de' suoi peccati, il timore e il terrore intimo della sentenza die sarà pronunziata nel giudizio universale contro i peccatori impenitenti (2).

L'incertezza della morte

Undecimo motivo: la brevità della vita e l'avvicinarsi della morte della quale ignori l'ora e dopo la quale non potrai

(r) C£r. Ìmit. 1. IÌI, e. XXXV. s. Durante questa vita siamo sempre esposti alla tentazione ».

(2) Lo stesso S. Vincenzo ottenne innumerevoli conversioni predicando i rigori del giudizio divino. Cfr. Imit. 1. I, e. XXIV: •«; Giudizio e pene dei peccatori »,

- 99 -

fare alcuna opera meritoria, alcuna penitenza. Perché non usiamo uno zelo più generoso nelle nostre mortificazioni e nelle nostre opere? •

Questo pensiero non produce frutti se non in un'anima atterrita dalla morte e fermamente decisa di fare opere meritorie (i). ;

I pericoli dell'orgoglio e della tiepidezza

Dodicesimo motivo : qualunque siano i tuoi principii e i tuoi progressi nella virtù, se non'desideri. una vita sempre più perfetta e non ti sforzi per arrivarci, è parche c'è in tè un fondo di presunzione e d'orgoglio, molta tiepidezza e negligenza. Ora la presenza di questi due vizi trascina sempre seco una turba di

(i) Lo Spirito Santo dice: In ogni occasione ricordati del tuo fine, e mai non peccherai {Eccli. VII, 36). S. Teresa soleva dire alle sue figlio :

« Figliole mie, un'anima, un'eternità ! > E vo-leva dire : noi abbiamo un'anima ; se la perdiamo, siam perdute per sempre. — Cfr. Imit. 1. I, e. XXIII.

— 100 —

disordini spirituali. Se vuoi liberartene, fa degli sforzi costanti per condurre una vita più sublime e più perfetta, qualunque sia la perfezione de' tuoi inizi. A quelli che cominciano coll'esser ferventi e cadono poi nella tiepidezza, perché credono d'essere qualche cosa, S. Bernardo dice : « Ah ! se sapessi quanto poca cosa è ciò che hai e quanto presto la perderai, se Chi tè la diede non tè la conserva ! »

Questa considerazione, per essere effi-cacs, domanda un'anima che sente e comprende che darsi alla pratica della virtù senza il desiderio di salire più in alto suppone orgoglio e tiepidezza, e precipiterà in grandi sventure chi non evita questi vizi,

I segreti giudizi di Dio

Tredicesimo motivo: gl'imperscrutabili giudizi di Dio in alcune persone che, dopo una lunga perseveranza in un'alta santità e in una grande perfezione, sono state abbandonate da Dio a cagione di alcuni vizi nascosti ch'esse non credevano d'avere.

Questa considerazione, qualunque sia la tua perfezione di vita, ti deciderà si-

— 101 —

caramente a purificare ogni giorno i tuoi affetti e le tue intenzioni, a correggerti più sollecitamente che mai d'ogni difetto, a tendere a una santità più perfetta e a temere che non vi sia in tè qualche vizio nascosto che ti faccia abbandonare da Dio. Ma non tocca se non un'anima piena di sollecitudine per la sua salute e che teme d'essere privata della grazia (1).

Le pene dell'inferno

Quattordicesimo motivo : le pene dell'inferno riservate a tutti i peccatori. Pensaci e troverai leggere tutte le penitenze, umiliazioni, povertà e tutte le prove che potrai sopportare per Dio in questa vita a fine di sfuggire queste pene. Il timore di questi supplizi non cesserà di spingerti a una vita più alta e più perfetta.

Questo motivo tocca principalmente un'anima atterrita dalle pene eterne, convinta d'averle meritate per le sue colpe e che si sforza di sfuggirle colla penitenza.

(i) Cfr. Imit. 1. Ili, e. XIV: * Bisogna considerare i segreti giudizi Si Dio per non inorgoglirsi del bene che si è fatto*. < :

— 102 —

Riassunto ; due punti essenziali

Nota che in ciascuno di questi motivi tutto si riduce a due punti: prima al sentimento della nostra imperfezione e del nostro nulla, poi al desiderio efficace di sollevarsi a una vita più perfetta. Così il sentimento della nostra imperfezione e del nostro nulla non deve mai essere senza il desiderio e lo sforzo di giungere a una vita più perfetta e viceversa.

CAPQ II. ,

Due fondamenti della vita spirituale

Chiunque voglia sfuggire i lacci e le insidie finali dell'Anticristo, ossia del demonio, deve eccitare nel suo cuore due sentimenti. - •

Rinunziarea se stesso nell'umiltà

Anzitutto provi davanti a se stesso-il medesimo sentimento che davanti ad un

— i03,—

cadavere, brulicante di vermi, fetente, nauseante fino a tal punto da doversi turare le narici a cagione della puzza e rivoltare la faccia per evitare un simile orrore, i • ..

Ecco, fratello mio, quello che ogni giorno dobbiamo fare, tu ed io. Io più di tè, perché l'intera mia vita .è un'infezione, tutto un'infezione sono io stesso, il mio corpo e l'anima mia e tutto ci6 che sono io, nella feccia e nella putredine de' miei peccati e delle mie iniquità, non è che un fetore e un oggetto d'orrore. E quello che è peggio, sento che questa infezione si rinnova e cresce ogni giorno. .

Al sentimento della, sua corruzione il servo di Dio deve aggiungere una confusione profonda alla presenza di Dio, giudice rigoroso, come davanti a Colui che vede e sa tutto, e un vivo dolore d'aver offeso Iddio, d'aver perduto la grazia, frutto del Sangue di Gesù, .e- dell ' acqua battesimale. ; "

Di questa confusione che prova davanti ase stès.so e .davanti a Dio, dev'essere pervaso anche davanti agli angeli, alle anime sante e perfino davanti a tutti gli

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uomini. Deve convincersi ch'egli è un oggetto d'abominazione e di disgusto per tutti e che le persone non solo sdegnano di occuparsi di ciò ch'egli dice e fa, ma che sono forzati, davanti a lui, a turarsi le n'arici, a rivoltare la faccia per non vederlo, a rigettarlo come un cadavere putrefatto, a segregarlo dalla società e a relegarlo come un lebbroso ributtante.

In quanto al suo corpo, sia persuaso che gli si renderebbe giustizia strappandogli gli occhi, amputandogli le mani, il naso e le orecchie, torturandolo in tutti i suoi sensi e in tutte le suemembra:

perché ne ha abusato per offendere il suo Dio e il suo Creatore. Desideri d'essere disprezzato e calpestato. Sopporti pazientemente, con somma gioia ed allegrezza, tutti i rimproveri, le vergogne, le diffamazioni, le ingiurie, i brasimi e le contradizioni d'ogni genere (i).

(i) Tale fu di fatto la condotta dei Santi : vollero diventare simili a Cristo abbeverato d'umiliazioni. Per citare solo un esempio, la Liturgia dice di S. Domenico : La sua più gran gioia era quella d.'esser disprezzato, ,., „ .

- io5 —

Unione colla santa. umanità di Gesù

In secondo luogo bisogna che, con un sentimento di telale sfiducia di tè stesso, •delle tue buone opere e di tutta la tua vita, ti volga tutto quanto a N. S. Gesù Cristo, poverissimo, umilissimo, abbeve-'rato d'insulti e di disprezzo, morto per tè, e che t'abbandoni nelle sue braccia, finché non sii morto ne' tuoi sentimenti umani e Gesù Cristo viva nel tuo cuore e nell'anima tua. Bisogna che, completamente trasformato e trasfigurato, tu più non abbia nel più intimo di tè stesso se-non il desiderio di vedere, .d'udire, d'amare Gesù per tè confitto in Croce, come faceva la Vergine Maria. Morto al mondo,. vivrai nella fede (i), t

(i) Dopo che il cristiano sarà morto a se stesso, si rivolgerà a Gesù per non vedere più che Lui e per non occuparsi che di Lui ; per conoscere, come dice S. Paolo, Lui e la virtù della sua risurrezione, per essere ammesso a parte dei suoi patimenti e diventare a Lui conforme nella sua morte (Phil. lili io). Perché il cristiano deve modellarsi sopra Gesù Crocifisso: Quelli eh Egli ha pre-

— io6 —

In questa fede, tutta l'anima tua sarà viva, fino al giorno della rinnovazione, in cui il Signore spanderà la vita spirituale e il dono dello Spirito sopra tè stesso e sopra tutti quelli in cui deve rinnovarsi la vita degli Apostoli e il fervore della Santa Chiesa.

Esercitati nella preghiera, nelle sante meditazioni, e nei santi affetti, a fine di ottenere i doni delle virtù e la grazia. :

di Dio.

veduti, li ha anche predestinati ad essere come l'immagine del suo Figliuolo [Rom. Vili, 29). Identificato coll'Esemplare divino, trasformato, il cristiano vivrà d'una vita nuova in Gesù. Camminate in Gesù Cristo, radicati in Lui, edificati su di Lui e crescendo di giorno 'in giorno più in Lui con rendimento di grazie (Coloss. II, 6). E ciò fino ' al giorno in cui potrai dire: La mia vita è Cristo... Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me [Phil. I, zi; Gai. II, 29). Ecco la perfezione: essere trasformati in Gesù e per mezzo di Lui rendere alla divina Trinità la lode di gloria, per la quale siamo creati (Eph. I).

107

CAPO III.

Disposizioni abituali dell'anima che vuole unirsi a Dio

Nostro contegno riguardo a Dio

Riguardo al Signore devi esercitarti in sette disposizioni principali:

Un amore ardentissimo ;

Un timore sommo;

II rispetto di sua Maestà;

Uno zelo perseverante ;

II ringraziamento e la lode ;

Un'ubbidienza pronta e universale ;

Un gusto vivo, per quanto è possibile, ^ delle soavità divine.

Devi dunque chiedere continuamente queste disposizioni dicendo:

' — Buon Gesù, fate ch'io sia, fino nel più intimo del cuore e dell'anima, pervaso d'amore, di timor sommo, di rispetto e di zelo ardente per la gloria vostra, di modo-che, geloso del vostro onore, io provi il più violentò orrore

— io8 —

contro tutti gli oltraggi che vi si fanno, principalmente, o mio Dio, contro quelli che sono stati compiuti in me, da me o per causa mia.

Fate inoltre ch'io vi riconosca e vi adori umilmente come mio Signore e mio Creatore, e che per i. vostri benefizi io non cessi di rendervi fervide grazie.

Fate che sempre e in ogni cosa io vi benedica, vi lodi e vi glorifichi nell'allegrezza e nel giubilo del cuore ; che, ubbidendovi in ogni cosa, io possa, nonostante la mia indegnità e la mia in^ gratitudine, gustare eternamente le vostre ineffabili dolcezze cogli angeli e apostoli vostri.

Nostro contegno riguardo a noi stessi

Riguardo a tè stesso, esercitati in sette altre disposizioni:

Confusione profonda riguardo a' tuoi vizi e a' tuoi difetti ;

Dolore acutissimo e amarissimo che ti faccia piangere e deplorare i tuoi peccati perché hanno, offeso Dio e macchiato l'anima tua;• ,

— lo9 —

Umiliazione di tè stesso con disprezzo:

riguardati come un oggetto vile e corrotto e desidera d'esser disprezzato;

Stretto rigore per macerare il tuo corpo;

risoluzione di trattarlo come una sozzura di peccato, anzi come un luogo immondo, una sentina, un ammasso di corruzione ;

Odio implacabile contro tutti i tuoi vizi e tutto ciò che t'induce al peccato;

Vigilanza energica sopra tutti i tuoi sensi, tutte le tue azioni e tutte le tue potenze che devi rigorosamente tener disposte al bene;

Discrezione perfetta ossia moderazione:

in tutte le cose osserva diligentemente la giusta misura tra il troppo e il troppo poco, l'esagerato e l'insufficiente, di modo che tu non faccia ne più ne meno di quello che bisogna.

Nostro contegno riguardo al prossimo

Riguardo al pròssimo, esercitati in sette altre disposizioni:

Tenera compassione che ti faccia sen-

— no —

, - ' <t '

tire i mali e gl^incomódi del prossimo come se fossero tuoi; .. '" ;

Dolce piacere del bene che loro avviene come se avvenisse a tè stesso ; ; ~

Paziente tolleranza e perdono dell'ingiurie, che riceverai con calma e perdo-, nerai con tutto il tuo cuore ; . , :>

Affabilità piena di benevolenza che ti •renderà amabile verso tutti ne' tuoi atti' e nelle tue parole; ;

Umile rispetto : preferirai gli altri a tè stesso, li onorerai tutti e nel tuo cuore' ti sottometterai a loro come a' tuoi padroni ; ' ;.\ '"•". • 1,1'1'•1'-'B '\—^: .;...

Concordia perfetta : per quanto puoi e Dio tè lo permette, sii del parere altrui, segui i loro desideri legittimi e considerati come una sola cosa con essi;

Dono della tua vita ad esempio di Gesù: come Lui sarai pronto a dare la salute pe' tuoi fratelli. Avrai cura di pregare e di lavorare giorno e notte perché essi s'uniscano intimamente a Gesù e Gesù ad essi.

Tuttavia da questi ultimi consigli non concluderai che tu non debba evitare e fuggire con tutte le tue forze i vizi degli

.— "I"' —

uomini. Anzi ogni volta che la compagnia dei cattivi e dei tiepidi può esser per tè un pericolo e distoglierti dalla perfezione, devi fuggirli come si fuggono i serpenti e i mostri. Perché il carbone più ardente si spegne nell'acqua o si raffredda; invece il più freddo s'accende al conlatto d'altri carboni ardenti. Ma se questo pericolo di corruzione non esiste, distogli semplicemente gli occhi dai difetti. del prossimo, oppure, se non puoi non vederli, sopportali, con compassione, come i tuoi. .

Nostro contegno riguardo alle cose temporali

Per regolare la tua condotta riguardo alle cose dell'eternità e delle cose del tempo, procura d'acquistare verso queste ultime le quattro disposizioni seguenti:

Diportati come un pellegrino e uno straniero : considera tutte queste cose esteriori ed estranee a tal segno che gli stessi tuoi abiti ti siano così indifferenti come se fossero nell'India;

Paventa l'abbondanza nella tua. vita

112

•come un veleno e cóme un mare che t'inghiottisse ;

All'opposto, ama di provare l'indigenza, d'esser nel bisogno: è la scala che fa salire alle eterne ricchezze del Paradiso;

Evita la compagnia, il commercio e il fasto dei ricchi e dei grandi, ma senza disprezzo. Ama solamente la compagnia dei poveri. Sia per tè un piacere ricordarti di' loro, vederli, conversar con loro. Sono essi l'immagine di Cristo: con loro, come con dei rè, vivi pieno di lieto rispetto e orgoglioso della loro compagnia.

CAPO IV. La scala della perfezione

Quindici perfezioni son necessario a chi s'applica al servizio di Dio.

Vita purgativa

Una chiara e perfetta cognizione dei proprii difetti.

Un coraggio ardeatè e perseverante con-

li3

tro le cattive inclinazioni, desideri e passioni contrarie alla ragione. .

Un vivo timore che dopo tanti peccati egli non abbia fatto penitenza abbastanza e non sia rientrato in grazia con Dio.

Un gran terrore che la sua fragilità lo faccia cadere nei medesimi disordini e forse in più gravi.

Una disciplina rigorosa e una severa sorveglianza per governare i sensi esterni e sottomettere il corpo al servizio di Gesù Cristo. . .

Una forte e valorosa pazienza nelle tentazioni e'nelle prove.

La fuga coraggiosa d'ogni persona che potrebbe esser causa od occasione di peccato o anche solo d'imperfezione. Queste persone sono demoni d'inferno.

Vita illuminativa

Portare la croce di Gesù che ha quattro braccia: quello della mortificazione dei vizi, quello della rinunzia a tutti i beni temporali, quello della rinunzia a tutte le amicizie carnali della famiglia, e quello

8 - S. Vincenzo, Vita spirituale.

— ii4 —

del disprezzo, dell'annientamento di se stesso. :

II ricordo prolungato e continuo dei benefizi di Nostro Signor Gesù Cristo.

La perseveranza nella preghiera di giorno e di notte.

Vita unitiva

II sentimento e il gusto abituali delle soavità divine.

Un insaziabile desiderio di glorificare la nostra fede, di far conoscere, temere e amare Gesù Cristo. ; ^

Una misericordiosa compassione per il prossimo in tutti i suoi bisogni.

Rendere grazie incessantemente e con tutto il cuore; glorificare e lodare Dio e Cristo Gesù in ogni cosa. -

Dopo aver fatto tutto ciò, confessare dal fondo del cuore: — Mio Dio e mio Signore, o Cristo Gesù, io non son nulla, non posso nulla, non valgo nulla, vi servo male e sono un servo inutile. —

— 115 —

CAPO V. Massime spirituali

Alcune massime essenziali

La povertà evangelica praticata dagli Apostoli è fondata su tré punti essenziali :

L'abdicazione di tutti i proprii diritti;

L'uso ristretto delle cose materiali ;

L'amore abituale degli effetti della povertà.

Vi sono tré parti nell'astinenza :

Indebolire i desideri della carne e la cura dei bisogni della vita; •,>'.'-:/:,%,^-'.:'

Rendersi indifferenti alla quantità i $ alla qualità dei cibi ;

Fare un uso sobrio di ciò che ci -si da.

Vi sono tré cose chg bisogna evitare e fuggire sollecitamente :

Di fuori, la distrazione delle faccende;

— n6 —

Dentro, l'orgoglio e l'ambizione ;

L'attacco eccessivo e sregolato ai beni materiali e un'affezione umana e disordinata verso noi stessi, i nostri amici secondo la carne o secondo il nostro Ordine.

Vi sono tré cose che bisogna ricercare in modo particolare : >•"-.,:, ,, "^ : , ••i-: :.:\.

Il desiderio d'esser disprezzato, calpestato, pubblicamente abbassato;

Un'intima compassione per Gesù Crocifisso ;

La tolleranza delle persecuzioni e del martirio per amore di Gesù e 'per riprodurre la vita evangelica.

Fra il giorno chiedi queste tré cose con preghiere prolungate e accompagnate da gemiti e ardenti sospiri.

Vi sono tré cose che dobbiamo meditare assiduamente :

Gesù nella sua Incarnazione, nella sua Passione e negli altri suoi misteri ;

La vita degli Apostoli e dei primi Frati

— n7 —

del nostro Ordine, eccitando in noi il desiderio d'imitarli ;

La vita che condurranno più tardi gli uomini evangelici.

La vita degli uomini evangelici

Devi meditare giorno e notte la vita di quegli uomini poverissimi, semplicissimi e mansuetissimi, umili fino a stimarsi vili, uniti per un'ardente carità a Gesù, non pensando che a Gesù, non parlando che di Gesù, non gustando che Gesù e Gesù Crocifisso, indifferenti al mondo, dimentichi di sé, contemplando la gloria eterna di Dio e degli eletti, a cui, tutto il loro essere anela nel desiderio incessante della morte ad esempio di S. Paolo che diceva : « Desidero di morire e d'essere con Cristo ». Essi possederanno i tesori immensi e inestimabili delle ricchezze celesti. Saranno maravigliosamente invasi e sommersi dalla deliziosa abbondanza delle dolcezze e delle gioie del Paradiso.

Nelle tue meditazioni figurati questi uomini che cantano sull'arpa del loro cuore, nel rapimento dell'estasi, il cantico

- n$ -

degli angeli. Questa visione ti farà desiderare con incredibile ardore la venuta di questo tempo; dissiperà le nubi deldub' bio e dell'ignoranza e t'introdurrà in una mirabile luce: distinguerai chiaramente tutti i mali del nostro tempo e comprenderai la misteriosa disposizione di tutti gli Ordini religiosi che dal tempo dell'Incarnazione di Cristo sono nati e nasceranno dalla Chiesa sino alla fine dei secoli, sino al momento in cui sarà con- s sumata la gloria del nostro sommo Signore Gesù Cristo.

Porta sempre nel tuo cuore Gesù Crocifisso, affinchè ti conduca alla sua eterna gloria. Amen (i).

(i) Vedi Appendice, II, pag. 125.

APPENDICE I

Orario della Passione del Signore relativo a quanto suggerisce il Santo nel Capo IV della Parte li

Secondochè per ben dodici anni ogni settimana ebbe a contemplare in visione e con dolori acerbissimi a provare in se stessa, rapita in estasi per ventotto ore continue, S. Caterina de' Ricci Fiorentina Vergine Domenicana, i misteri della Passione del Signore si compirono giusta il computo moderno nelle ore seguenti: .

Alle ore 12, ossia al mezzogiorno del giovedì, incominciò Gesù Cristo Signor Nostro a licenziarsi dalla sua Santissima Madre, che la voleva Maestra degli afflitti e Regina dei martiri; ma solo dopo un

•—120 —

colloquio di quattro ore si venne alla dolorosissima separazione.

Alle 4, Gesù partì da Befania, e s'incamminò coi discepoli verso Gerusalemme parlando intanto con essi dell'imminente sua Passione. Entrato in città, e salito il Sion, s'avviò al Cenacolo preparato per la celebrazione della Pasqua.

Alle 5, s'incominciò la cena legale, e mangiato l'agnello. Gesù lavò i piedi a' suoi discepoli, istituì il Santissimo Sacramento, quindi diede principio al suo Sermone che continuò fino a quelle parole:

Alzatevi, -partiamo di qui, dopo le quali, cioè:

Alle 7, partì dal Cenacolo, e seguitando per istrada il Sermone, in mezz'ora giunse a una certa casa che stava poco lontano dall'Orto degli ulivi e quivi fatto fine al suo parlare, dopo un'altra mezz'ora, cioè:

Alle 8, entrò nell'Orto, dove scostatesi dai discepoli cominciò la sua Orazione, nella quale, compresa l'agonia, il conforto dell'Angelo e il sudore di sangue, la durò tré ore, non contato il tempo speso nel-l'andare dai discepoli per risvegliarli, che fu pure di mezz'ora.

— 121 —

Alle 11,30, arrivò Giuda e si appressò-al Signore con la coorte, e tra il cadere in terra di quegli scherani, il fuggire dei discepoli, e il legarlo passò un'altra mezz'ora. Quindi: ^y';;; ;

Alle 12, ossia alla mezzanotte, condotto Gesù fuori dell'Orto, lo menarono per la città fra strepiti, strapazzi, e continui dileggiamenti in faccia del popolo, che correva a turme ad incontrarlo; finché arrivarono dopo un'ora alla casa di Anna;

al quale ... • ' "

Ad i ora dopo la mezzanotte lo presentarono: e lo trattennero alla sua presenza un'altra ora, esaminandolo e percuotendolo pure nella faccia.

Alle 2, fu presentato a Caifasso, e la sua disamina, per le diverse accuse, i testimoni falsi e le lunghe interrogazioni del pontefice, durò più di un'ora.

Alle 3 e poco più, fu mandato Gesù al presidente Filato, e tra l'andare e l'aspettare passò più di mezz'ora, talché non arrivò alla sua presenza che alle tré e tré quarti; e mezz'ora impiegò Filato nel-l'esaminarlo.

Alle 4 e 1/^, fu mandato da. Filato ad

— 122 —,

Erode; nel condurvelo vi s'impiegò un 'quarto d'ora, ed Erode lo trattenne mezz'ora.

Alle 5,30, fu ricondotto a Filato, il quale, conosciuta l'ingiustizia del popolo, lo voleva rilasciare, e lo esaminò per un'altra mezz'ora, dopo la quale, cioè :

. Alle 6, lo fece flagellare, e la flagellazione durò fino alle sette e un quarto.

Alle 7 e 1/^, fu vestito dagli empi ministri della porpora, e poco dopo coronato di spine: e standosene così Gesù inginocchioni colla canna in mano. venne caricato d'obbrobrii, sputacchiato e in-sultato in mille modi, il che durò tré quarti d'ora, ^ /

Alle 8, fu mostrato da Filato al popolo con quelle parole: Ecco l'Uomo; e fra il tumulto del popolo, e le nuove interrogazioni fatte a Gesù, e l'esitazione del giudice passò il tempo di un'ora e mezzo. Finalmente, cioè:

Alle 9,30, Filato pronunciò l'iniqua sentenza che Gesù fosse crocifisso in mezzo a due ladri: e in mezz'ora si compose la croce, si prepararono i chiodi, e tutto il necessario per crocifiggerlo.

••— 123 —

Alle io, si presentò a Qesù la croce, e con essa sulle spalle fu condotto al Calvario, nel qual viaggio cadde più volte in terra, fu aiutato dal Cireneo, e incontrato dalla sua Santissima Madre.

Alle n. Gesù giunse al monte, ove in mezz'ora si fecero le fosse, e gli altri preparativi per la crocifissione, e in un'altra mezz'ora lo spogliarono, lo distesero sulla croce, e barbaramente ve lo inchiodarono.

Alle 12, ossia nel mezzodì fu alzato in alto, e piantata la croce, sulla quale Gesù la durò vivo tré ore, tormentato e dai dolori delle sue agonie, e dagli oltraggi e dalle bestemmie de' suoi crocifissori.

All'1,30 dopo mezzogiorno. Gesù consegnò Maria sua Madre al discepolo S. Gio vanni, e

Alle 3, spirò 'l'Anima sua benedetta.

Alle 4, finalmente venne deposto dalla croce, e consegnato il suo Corpo alla Madre sua.

Fu anche rivelata alla medesima S. Caterina quello. che. avvenne dòpo queste 28 ore di Passione, la quale, come abbiamo detto, provava sensibilmente in se stessa, cioè che:

— 124 —

Alle 5> fu portato il Corpo di Gesù Cristo alla sepoltura, e ? ^^ '

Alle 6, Maria Santissima ritornò a Gerusalemme, e si ritirò nella casa dell'evangelista S. Giovanni.

Vedi la Vita della Santa, composta dalP. Domenico Maria Sandrini de' Predicatori, e stampata in Firenze nel 1747, a pag. 45, dalla quale fu tratta e ridotta in compendio, questa relazione..:

— Così il P. Morassi O. P. " • •'.

APPENDICE II

Gli uomini apostolici degli ultimi tempi

5. Vincenzo Ferreri, alla fine del suo trattato annunzio che uomini apostolici d'una grandissima santità saranno dati alla Chiesa. Il B. Grignon de Monfort menziona espressamente questa visione del nostro Santo. Ricevette egli stesso lumi affatto simili e molto precisi su questo importante argomento : '

L'Altissimo colla sua Santa Madre — dice egli (i) — devono formarsi dei grandissimi Santi, che di tanto supereranno in santità gli altri Santi, quanto i cedri

(i) Trattaìtì. della vera divozione alla SS. Vergine.

— 120 —

del Libano sovrastano agli arboscelli. Queste grandi anime, piene di grazia e di zelo, saranno scelte per opporsi ai nemici di Dio, che fremeranno da ogni parte ; saranno singolarmente devote alla SS. Vergine, rischiarate dalla sua luce, nutrite dal suo latte, condotte dal suo spirito, sostenute dal suo braccio, e custodite sotto la sua protezione; di modo che con una mano combatteranno e coll'altra edificheranno. Con una mano combatteranno, rovesceranno, schiacceranno gli eretici colle loro eresie, gli scismatici co' loro scismi, gl'idolatri colle loro idolatrie, e i peccatori colle loro empietà. E coll'altra mano edificheranno il tempio del vero Salomone e la mistica Città di Dio, cioè, la SS. Vergine, così chiamata dai Santi Padri. Colle loro parole e co' loro esempi indurranno tutto il mondo alla sua vera divozione ; il che loro attirerà molti nemici, ma altresì molte vittorie e gloria per Dio solo. Ecco quello che Dio rivelò a S. Vincenzo Ferreri, come lo notò sufficientemente in una delle sue opere. .

Maria, deve rispiendere, più che mai,

— 127 —

in misericordia, in fortezza e in grazia, in questi ultimi tempi. In misericordia, per ricondurre e accògliere amorosamente i poveri peccatori e traviati, che si con-vertiranno e ritorneranno alla Chiesa cattolica. In fortezza, contro i nemici di Dio, gl'idolatri, gli scismatici, i maomettani, i giudei e gli empi induriti, che si solleveranno terribilmente per sedurre e far cadere, con promesse e minacce, tutti quelli che saranno loro contrari. E finalmente deve risplendere in grazia, per animare e sostenere i valorosi soldati e fedeli servitori di Gesù Cristo, che combatteranno pe' suoi interessi. '-.,• '''••,..'. \ .

Il Beato descrìve-poi 'il carattere e la. vita di questi uomini apostolici; i particolari molto precisi ch'egli da vengono ammirabilmente a completare il quadro tracciato da S. Vincenzo Ferreri.

Ma quali'saranno.—-dice egli —questi servitori, schiavi e figli di Maria? Saranno un fuoco ardente, ministri del Si • gnore, che' appiccheranno il fuoco dell'a-i mor divinò da per tutto; et sicut sagittae,

. , , - 128 —

•in manu potentis, frecce acute nella mano della potente Maria, per trafiggere i suoi nemici. : ,

Saranno figli di Levi, ben purificati dal fuoco di grandi tribolazioni, e ben attaccati a Dio; i quali porteranno l'oro dell'amore nel cuore, l'incenso dell'orazione nello spirito, e la mirra della mortificazione nel corpo ; e saranno dovunque il buon odore di Gesù Cristo ai poveri e ai piccoli, mentre saranno un odore di morte ai grandi, ai ricchi e agli orgogliosi mondani.

Saranno nubi tonanti e volanti per aria, al minimo soffio dello Spirito Santo;

i quali, senz'attaccarsi a nulla, ne stupirsi di nulla, ne darsi pensiero di nulla, spanderanno la pioggia della parola di Dio e della vita eterna. Tuoneranno contro il peccato, e contro il mondo, colpiranno il diavolo e i suoi satelliti, e pas-.seranno da banda a banda, per la vita o per la morte, colla loro spada a due ta-;gli della parola di Dio, tutti quelli a cui saranno mandati da parte dell'Altissimo.

Saranno veri apostoli degli ultimi tempi, ai quali il Signore delle virtù darà la parola e la forza per operare meraviglie

— 129. —

e riportare gloriose vittorie sui nemici. Dormiranno senza oro e senza argento e, quello che è più, senza cura, in mezzo agli altri sacerdoti, ecclesiastici e chierici, inter medios cleros (i); eppure avranno le ali argentate della colomba, fennae columbae deargentafae, per andare, colla pura intenzione della gloria di Dio e della salute delle anime, dove lo Spirito Santo li chiamerà; e, nei luoghi dove avranno predicato, non lasceranno dietro di se, che l'oro della carità, in 'pallore auri, che è il compimento di tutta la legge. Finalmente sappiamo che saranno, veri discepoli di Gesù Cristo, che, camminando sulle tracce della sua povertà, umiltà, disprezzo del-mondo, e carità, insegneranno la via stretta di Dio nella pura verità, secondo il Santo Vangelo, e non secondo le massime del mondo; senza darsi pensiero ne fare accettazione di persone, senza risparmiare, ascoltare ne temere alcun mortale, per quanto potente egli sia.

Avranno nella bocca la spada a due tagli della parola di Dio; porteranno sulle

(i) ps. Lxvn,. 14.

• • • '. f ' . 9 - S. Vincenzo, Vita spirituale.

s '•.-;- - ^o— •

loro spalle il vessillo insanguinato della Croce, il Crocifisso nella mano destra, il Rosario nella sinistra, i sacri nomi di Gesù e di Maria sul loro cuore, e la modestia e la mortificazione di Gesù Cristo in tutta la loro condotta. . , '

Ecco i grandi uomini che verranno ^ ma Maria sarà presente per ordine dell'Altissimo, per estendere il suo impero sopra quello degli empi, degl'idolatri e dei maomettani. Quando e come ciò sarà?... Dio lo sa: a noi spetta di tacere, di pregare, di sospirare e di attendere:

Expectans expecfavi (i).

(i) Ps. XXXIX; i.

,— I3I — PREGHIERA

DEL BEATO QRIGNON DE MONFORT

PER DOMANDARE A dio UOMINI APOSTOLICI E, IL TRIONFO DELLA chiesa

« Ricordati, o Signore, ricordati della tua Congregazione, che hai posseduto fin da principio » (i), pensando ad essa fin dall'eternità; che tenevi nella tua mano onnipotente, quando, con una parola, traevi l'universo dal nulla; e che nascondevi ancora nel tuo cuore, quando il tuo Figliuolo, morendo in Croce, la consacrò colla sua morte, e, come un deposito prezioso, l'affidò alle cure della sua Santissima Madre: Memor esto Congregaiionis tuae quam -possedisti ab initw.

Esaudisci, o Signore, i disegni della.tua misericordia, suscita gli uomini della tua destra, quali Tu li mostrasti dando co-

(1} Ps. LXXIII, 3. l

— 132 """^

gnizioni profetiche ad alcuni de' tuoi più grandi servitori, a un S. Francesco da Paola, a un S. Vincenzo Ferreri, a una Santa Caterina da Siena, e a tante altre grandi anime nel secolo scorso ed anche in quello in cui viviamo.

Memenfo: Dio onnipotente, ricordati di questa Compagnia, applicandovi l'onnipotenza del tuo braccio, che non si è abbreviato, per darle vita ed esistenza, e per condurla alla sua perfezione. Innova signa, immuta mirabilia, sentiamus ad'jutorium brachii fui. O grande Iddio ! che puoi dalle pietre trarre figli d'Abramo, di' una sola parola da Dio per mandare buoni operai nella tua messe e buoni mis-sionari nella tua Chiesa.

Momento: Dio di bontà, ricordati delle tue antiche misericordie, e per queste misericordie, ricordati delle promesse ripetute che facesti per bocca de' tuoi Profeti e del tuo Figliuolo stesso, di esaudirci in tutte le nostre domande. Ti rammenta delle preghiere che i tuoi servi e le tue ancelle ti hanno fatto a questo proposito da tanti secoli; i loro voti, i loro gemiti, le loro lacrime e il loro san -

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gue versato vengano al tuo cospetto, per sollecitare potentemente la tua misericordia. Ma soprattutto ricordati del tuo caro Figliuolo; Respice in faciem Christi tui (i). I tuoi occhi contemplino la sua agonia, la sua confusione e il suo lamento amoroso nell'orto degli Ulivi, quando disse: Quae utili fas in sanguino meo ? (2). La sua morte crudele, il suo Sangue versato Ti gridano altamente misericordia, affinchè per mezzo di questa Congregazione, il suo impero sia stabilito sopra le rovine di quello de* suoi nemici.

M emento: Ricordati, o Signore, di questa Comunità negli effetti della tua giustizia. Tempus faciendi. Domine, dissipa-verunt legem fuum (3): è tempo di fare quello che hai promesso. La tua divina fede e trasgredita; il tuo Vangelo disconosciuto ; la tua religione abbandonata ;

i torrenti dell'iniquità inondano tutta la terra, e trascinano seco: perfino i tuoi servi ; tutta la terrà è desolata :- Desolala Ps. LXXXIir, io. (2) Ps. XXIX, io.

(3) ps. cxvm, 29.

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tuonè desolata est omnis terrami)', l'empietà è sul trono ; profanato il tuo santuario, e l'abominazione è perfino nel luogo santo. Lascerai così ogni cosa nell'abbandono, o giusto Signore, Dio delle vendette? Diventerà forse tutto, alla fine, come Sodoma e Gomorra? Tacerai Tu sempre ? .Non è forse necessario che la tua volontà sia fatta in terra come in Cielo, e che venga il tuo regno ? Non hai Tu mostrato anticipatamente ad alcuni tuoi amici una futura rinnovazione della tua Chiesa? Non devono i Giudei convertirsi alla verità ? Non è forse ciò che la Chiesa aspetta? Tutti i Santi del Cielo non gridano a Tè: « Giustizia ! V'indica! » ? Tutti i giusti della terra non Ti dicono : « Amen, veni, Domine »? (2). Tutte le creature, anche le pia insensibili, non gemono forse sotto il peso dei peccati innumerevoli di Babilonia, e non domandano forse la tua venuta per ristabilire ogni cosa ? Omnis creatura inge-miscit (3). .

Signore Gesù, memento Congregationis

(1) Jerem. XII, II.

(2) Apoc. XXII, 20.

(3) fio»». Vili, 22. : ,

— 135 —

.ttìae. Rammentati di dare a tua Madre una nuova Compagnia, per rinnovare per mezzo suo, tutte le cose, e per finire per mezzo di Maria gli anni della grazia, come per Lei li cominciasti. Da Mairi tuae li-beros, alioquin mo'riar : da figli, servitori a tua Madre : altrimenti ch'io muoia.

Da Mairi tuae. Per tua Madre Ti prego io. Sovvienti delle sue viscere e delle sue mammelle, e non mi respingere ; sov-vienti di chi sei Figlio, ed esaudiscimi;

sovvienti di quello ch'Essa è e di quello che Tu sei per Lei, e soddisfa i miei voti. Che cosa Ti domando io ? Nulla in mio favore, tutto per la gloria tua. Che cosa Ti chiedo? Quello che Tu puoi, ed anche, se mi è lecita l'espressione, quello che Tu devi concedermi, quale Dio vero che Tu sèi, a cui ógni potere fu datò in Cielo e sopra la terra, e come il migliore di tutti i figli, che ami infinitamente tua Madre. •• . , . ''. ^t^.^.'y-i'^^'^'

Che cosa Ti domando ? Liberos : Sacerdoti liberi della tua libertà, distaccati da tutto, senza padre, senza madre, senza fratelli, senza sorelle, senza parenti secondo la carne, senza amici secondo il

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mondo, senza beni, senza imbarazzi, senza cure, ed anche senza volontà propria.

Liberos : Schiavi del tuo amore e della tua volontà ; uomini secondo il tuo cuore, che, senza la propria volontà che li i n\ sozza e li arresta, facciano tutti i tuoi voleri, e abbattano i tuoi nemici, come altrettanti David, col bastone della Croce e colla fionda del Santo Rosario nelle mani : In baculo Cruce, et in virgo Vir-gine.

Liberos : Anime elevate dalla terra e piene della rugiada celeste, che, senza impedimento, volano da ogni parte secondo il soffio dello Spirito Santo. Sono quelli, in parte, di cui i Profeti ebbero cognizione, quando domandarono : Qui sunt isti qui ut nubes volani ? (i). Ubi erat impetus spiritus, illuc gradiebantur (2).

Liberos : Persone sempre a tua disposizione, sempre pronte ad obbedire a Tè, alla voce dei loro superiori, come Sa-muele : Praesto sum ; sempre pronti a correre e a soffrire ogni cosa con Tè e

(i) Isai. LX, 8. (z) Ezech. L, 12.

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per Tè, come gli Apostoli : Eamas et '%os, ut mol'iamw cum eo (i).

Liberos : Veri figli di Maria, tua santa Madre : generati e concepiti dalla sua carità, portati nel suo seno, attaccati alle sue mammelle, nutriti del suo latte, allevati dalle sue cure, sostenuti dalle sue braccia e arricchiti dalle sue grazie.

Liberos : Veri servi della Santa Vergine, che, come altrettanti S. Domenico:, vadano da per tutto, colla fiaccola ardente e luminosa del Santo Vangelo in bocca, 'e col Santo Rosario nella mano, ad abbaiare, come cani fedeli, contro i lupi che non vogliono altro che dilaniare il gregge di Gesù Cristo; ad ardere come fuochi, e a rischiarare le tenebre del mondo come dei soli, e che, per mezzo di una solida divozione a Maria, schiaccino, dovunque andranno, la testa dell'antico serpente, affinchè la maledizione che gli desti sia interamente compita. Inimicitias •fonam inter tè et mulierem, et semen tuum et semen illius ; i-psa conterei caput tuum (2}.

(1) Joan. XII, 16.

(2) Gen. Ili, 15.

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È vero, gran Dio, che i.lmondo, come predicesti, tenderà grandi insidie^tì.1'-tallone di questa donna misteriosa, cioè alla piccola Compagnia de' suoi Figli che verranno verso la fine del mondo, e che ,,vi saranno grandi inimicizie tra questa beata posterità di Maria e la razza maledetta di Satana ; ma è un'inimicizia affatto divina, e la sola di cui Tu sia l'autore : Inimicitias ponam. Ma queste lotte e persecuzioni, che i figli della razza di Belial moveranno alla stirpe della tua santa Madre, non serviranno che a far risplendere maggiormente la potenza della tua grazia, il coraggio della loro virtù e l'autorità della Madre tua, poiché, fin dal principio del mondo, le desti l'incarico •di schiacciare quest'orgoglioso coll'umiltà del suo cuore. I-psa conte'ret-caput tmmn

Alioquin moriar. Non è egli meglio per me morire, anziché vederti, mio Dio, tutti i giorni così crudelmente e così im-punemente offeso e veder me stesso ogni giorno in pericolo d'esser trascinato dai torrenti dell'iniquità che ingrossano ad ogni istante senza che niente vi si opponga ? Ah ! mille morti mi sarebbero più

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tollerabili. O mi mandi soccorso dal Cielo, o toglimi la vita. Sì, qualora non avessi la speranza che Tu, tardi o tosto, esaudirai questo povero peccatore, negl'interessi della tua gloria, come già ne hai esauditi tanti altri : Iste pauper clamami, et Dominus exaudivif eum (i), 'io Tè ne pregherei assolutamente, come il'Profeta:

Tolle animam meam (2).

Ma la fiducia .che ho nella tilà misericordia mi fa dire, con un Profeta : Non moriar, sed vivam, et narrabo opera Domini (3)-; imo a che 'io possa dire 'con Si-meone : Nunc dimittis servum tuum. Domine,... in pace (4), quia viderunt oculi mei, etc. ^ -^' ; - '

Memento: Santo Spirito. Ti rammenta di produrre e di formare figli di Dio, con la tua divina: e fedele Sposa Maria. Tu formasti Gesù Cristo, capo dei predestinati, con Lei e in Lei; con Lei e in Lei devi' "formare tutti i suoi mèmbri; Tu non generi alcuna Persona divina nella Divi-

. (i) Ps. XXIII, 6 " \ (2) III Reg., XIX, 4.

(3) Ps. CXVII, 17.

(4) Lue. II, 20.

— 140 —

nità; ma Tu solo formi tutte le persone divine fuori della Trinità; e tutti i Santi che furono e saranno sino alla fine del mondo, sono altrettante opere del tuo amore unito a Maria. Il regno speciale di Dio Padre durò fino al diluvio, e terminò con un diluvio d'acqua; il regno di Gesù Cristo terminò con un diluvio di sangue, ma il tuo regno, o Spirito del Padre e del Figliuolo, continua al presente, e terminerà con un diluvio di fuoco, d'amore e di giustizia.

Quando verrà egli questo diluvio di fuoco del puro amore, che Tu devi accendere sopra tutta la terra in modo cosi dolce e così veemente che tutte le nazioni, i Turchi, gl'idolatri, gli stessi Giudei ne arderanno e si convertiran-no ? Non est qui se abscondat a calore eius (i). .

Accendatur : Questo divin fuoco, che Gesù Cristo venne a portare sulla terra, sia acceso prima che tu accenda quello della tua collera, che ridurrà tutto in cenere. Emitte Sf)iritum tuum, et creabuntw,

(i) Ps. XVIII, 7.

— ^ — . ,. ,:„,. '

et renovabis faciem terrae (i). Manda questo Spirito tutto di fuoco sopra la terra, per crearvi sacerdoti pieni di fuoco, per il ministero dei quali tutta la faccia della terra sia rinnovata, e la tua Chiesa riformata. -

Memento Congregationis tuae: È una congregazione, è un'adunanza, è una scelta, è un'accolta di predestinati, che devi fare nel mondo e del mondo (2), È un gregge d'agnelli pacifici che devi racco-• gliere fra tanti lupi ; una compagnia di caste colombe e d'aquile reali fra tanti corvi; uno sciame d'api fra tanti calabroni ; un branco di cervi agili tra tante tartarughe; un battaglione di leoni coraggiosi fra tante lepri timide. Oh! Signore:

Congrega nos de nationibus (3) ; raccoglici, uniscici, affinchè se ne renda tutta la gloria al tuo nome santo e potente...

Memento Congregationis tuae: A tè solo spetta di fare colla tua grazia questa riunione; se l'uomo ci mette per il primo la mano, nulla sarà fatto; se ci mescola

(1) Ps. XIII, 30.

(2) Joan. XVII, 6.

(3)Ps.CV,47.

— 142 ~

del suo con tè, guasterà tutto, rovescerà tutto. Tuae Congregationis: è opera tua., gran Dio: Opus tuum fac, fa' l'opera tua;. tutta divina ; raccogli, chiama, raduna da tutti i luoghi del tuo dominio i tuoi eletti per farne un corpo d'armata contro i tuoi nemici. -

Vedi, o Signore, Dio degli eserciti, i capitani che formano compagnie complete, le potenze che formano eserciti numerosi, i marinai che adunano intere flotte... Un punto d'onore, un; interesse da nulla, un miserabile piacere che si ha di mira, riunisce una moltitudine innumerevole di reprobi che, sebbene divisi gli uni dagli altri, per lontananza di luoghi o per differenza d'indole, o per i loro proprii interessi, tuttavia s'uniscono tutti insieme fino alla morte, per farti la guerra sotto la bandiera e la condotta del demonio,

O gran Dio! quantunque vi sia tanta gloria e vantaggio, tanta dolcezza e guadagno nel servirti, quasi nessuno si schiererà dalla tua parte? Quasi nessun soldato si schiererà sotto le tue bandiere? Quasi nessun S. Michele, esclamerà in

— ^ -

mezzo a' suoi fratelli/zelando la tua gloria : Quis ut Deus ?

Ah ! permettimi di gridare dovunque :

— Il fuoco ! il fuoco ! il fuoco ! aiuto \ aiuto ! Il fuoco nella casa di Dio ! il fuoco nelle anime! il fuoco fino nel santuario? Aiuto al nostro fratello che viene assassinato! aiuto ai nostri figli che vengono scannati ! aiuto al nostro buon Padre che ' viene pugnalato ! Si quis est Domini, jun-gatur mihi (i): tutti i buòni sacerdoti che sono sparsi nel mondo cristiano, e quelli che sono attualmente nella lotta, e quelli che sono tratti dalla mischia per sprofondarsi nei deserti e nelle solitudini, tutti questi buoni sacerdoti vengano e s'uniscano a noi : Vis unita fit fortior^ per formare sotto il vessillo della Croce, un esercito ben ordinato in battaglia e ben regolato per assalire di concerto i nemici di Dio che già hanno dato il segno della pugna: Sonuerunt, frenduerunt, fremuerunt^ multiplicati sunt. Dirumpamus vincula eo-rum et projiciamus a nobis jugum ipsorum. Qui habitat in coelis irridebit eos. Exurgat

(i) Ex. XXXII, 26.

— M4 —

Deus et dissipentur inimici ejus. Exurge, Domine, quare abdormis? Exurge.

Sorgi, Signore: perché fai le viste di dormire? Sorgi in tutta la tua potenza, in tutta la tua misericordia e giustizia, per farti una compagnia scelta di guardie del corpo, per custodire la tua casa, per difendere la tua gloria e salvare quelle anime che costano tutto il tuo sangue, affinchè non vi sia che un solo ovile e un solo pastore, e tutti Ti rendano gloria nel tuo santo tempio: Et in tempio ejus omnes dicant gloriam.

APPENDICE III

Regole di vita spirituale tracciate a' suoi religiosi dal pio fra Girolamo Savonarola

In- queste'regole che dava a'suoi religiosi, nel 1495, cioè tré anni -prima, della sua morte, l'illustre Predicatore fece come un -piccolo riassunto del Trattato di S. Vincenzo Ferreri. ' - '

II principale studio del religioso dev'essere quello di sforzarsi giorno e notte per tenere l'anima sua unita al Signore, suo Dio, mediante l'orazione, la contemplazione e un amore attuale di tutti gl'istanti. Egli non vi riuscirà mai, se non a patto di mantenere la pace del cuore;

e non potrà mantenere la pace del cuore,

IO - S. Vincenzo, Vita. spirituale.

—.I4*^ •~~~

se non a condizione di spogliarsi interamente dell'amore di tutte le creature e di se stesso, e non sia giunto fino al disprezzo,, e all'odio della sua propria vita; ;y :

Ora, se il religioso vuole ottenere tutti questi beni è necessario che prima osservi con ogni cura possibile le regole che indicheremo.

Primo : Egli deve amare la povertà, tanto per se stesso quanto per la comunità, a tal segno da essere fermamente risoluto nel suo cuore di non voler possedere assolutamente nulla e di non avere a proprio uso se non quello che gli è estremamente necessario : in tal modo che egli odii tutte le ricchezze, grandi o piccole, e perfino le sue vesti senza delle quali tuttavia non potrebbe vivere decentemente ; si rallegri della povertà del suo monastero, si affligga, se tutto è ivi in abbondanza, e abbia almeno il desiderio di vivere il più poveramente possibile, perfino nell'estrema necessità; perché il vero -povero si rallegra nella povertà. .

.—i47 —

Secondo: In quanto al .voto di castità» deve fuggire le soddisfazioni della carne, a tal segno da astenersi non solo dai piaceri illeciti, ma anche dai trastulli e ricreazioni legittime. Non si diparta mai interamente dall'austerità che gli è imposta; ma, sempre irritato contro se stesso, castighi il suo corpo, nei limiti di una penitenza ragionevole, reprima tutte le dilettazioni dei sensi, non soddisfaccia i proprii desideri, e, all'opposto, si compiaccia sempre nella compunzione e nelle lacrime, e, nel cantiàre al Signore questo versetto : « Trascorrerò tutti i miei anni nell' amarezza dell' anima mia » (Isaia, xxxviii, 15).

Terzo r Tenendo sempre davanti agli occhi della mente la sottomissione del Signor nostro Gesù Cristo alla sua Madre e a S. Giuseppe, suo padre putativo, e la sua ubbidienza « fino alla morte, e morte di croce » : applichi tutte le sue cure e tutti i suoi sforzi a sottemettersi non solo a' suoi superiori, ma anche a' suoi uguali e inferiori, anzi agli ultimi di tutti, e a ubbidire loro umilmente,

— 148 — ,

quanto lò ' possono permettere le convenienze del suo stato ; dicendo con l'Apostolo : « Quantunque libero, mi son fatto servo di tutti » (I Cor., ix, 19).

Quarto : Si studii di governare così bene la lingua, che non solo non dica cose proibite, e vieti a se stesso le parole inutili o che eccitino a ridere: ma che anche

•nelle cose necessarie, sfugga di estendere « di prolungare il discorso; parli sempre di ogni cosa con timore, preferisca ascoltare e imparare dagli altri, anziché parlare e insegnare lui stesso.. Perche « tutti manchiamo in molte cose, e chi non manca nel parlare è un uomo perfetto » {Jac. in, 2). Il demonio non ha mezzo più sottile per ingannare il religioso, che la grande facilità di parlare. Per essa egli lo trae dall'orazione e dalla contemplazione : una volta distolto di lì, il religioso perde ogni forza spirituale, e così il nemico ha ogni facilità per vincerlo come vuole, e come gli pare.

Quinto : Si guardi dalle distrazioni, o

•da tutto ciò che di solito divide lo spi-

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rito, per esempio, la curiosità dei sensi o dell'intelletto. Infatti coloro che vogliono vedere, udire, sapere molte cose inutili, dividono il loro cuore tra una folla di oggetti. Bisogna dunque lasciare da parte le faccende e le azioni del prossimo, a tal segno da non volere neppure udirne parlare. Anche quanto alle faccende del convento, siano esse interamente lasciate agli ufficiali a cui sono affidate-Certnni, per uno zelo che non è secondo la scienza, vogliono avere l'ultima parola di tutto, s'inquietano, e il loro cuore si. riempie di fantasie, di dispetti, di mormorazioni e qualche volta d'invidia, di ambizione, di detrazione riguardo ai superiori e agli altri fratelli. Se tu non hai nessun ufficio nel convento, rallegrati :

potrai acquistare una pace più profonda. Hai tu un ufficio? Fa il tuo dovere con umiltà e senza lagnarti. Non desiderare:

alcun impiego, ma tienti nella pace in;

cui ti lasciano, e accetta gli uffizi abietti preferendoli a. quelli che passano per onorevoli. In una parola, devi accuratamente guardarti da tutto ciò che ti può distrarre-dalla contemplazione e dalla pace inte-

— ' r5c?1— ^ . y -

riore, per quanto ciò potrai senza mancare alla carità o all'ubbidienza; altrimenti non troverai il riposo,

Sesto: Deve evitare la^conversàzibrie degli uomini, specialmente quella dei secolari e dei religiosi dissipati, e soprattutto quella delle donne e 'dèi parenti ;

amare la solitudine, non comparire mai in pubblico, se una causa necessaria, onesta o utile non lo esige, e ritirarsene sempre prontamente. Con ciò, tuttavia, il religioso non giudica ne disprezza nessuno ;

sempre pieno di disprezzo di sé stesso, si reputa vile a' suoi proprii occhi, e si stima indegno di portare l'abito religioso e di essere ammessso nella compagnia degli altri fratelli.

Settimo : Deve, con una cura e con uno zelo estremo, darsi all'orazione e alla contemplazione : in modo da elevare molto frequentemente l'anima a Dio con brevi preghiere, a tavola come in chiesa, per le strade come in casa, quando cammina come quando sta in riposo. Ripeta molto spesso questo versetto: « Mio Dio, venite

—i5i——

in mio aiuto; Signore, affrettatevi a soc-; -corrermi» (Ps. lxix,; i) ; $ quest'altro:

« La vostra misericordia, o mio Dio, sia con me,... affinchè io abiti eternamente nella , casa vostra >? (Ps. xxn, 6-7). Facendo così, egli otterrà la tranquillità dell'anima e sarà così profondamente unito a Dio, che non potrà più pensare ad altro ne ad amare altro, e, in certo modo, sarà beato fin da questa vita.

Colui che osserverà queste sette regole sarà riempito dei sette doni dello Spirito Santo. E sotto l'azione di questo divino Spirito, l'anima sua gusterà quei beni che « l'occhio non vide-, ne l'orecchio udì, ne il cuore dell'uomo comprese, e che Dio riserva a quelli che lo amano » ?I Cor.,, n, 20). Allora riguarderà come nulla le pene della Religione, e « i giorni gli parranno brevi a cagione della grandezza del suo amore » [Gen. xxxix, 20).

Ma i religiosi che non pensano punto all'oggetto di queste regole, e camminano senza considerare il fine proprio del loro stato, diventano tiepidi, inquieti, mormoratori, ambiziosi, irascibili, grandi par-

•;w.^ . ~ I52 -latori, sensuali, buffoni, e più nemici della penitenza che non siano i secolari ; e se Dio nella sua misericordia, non li arresta e non li preserva, cadono in altri precipizi da cui sarà impossibile essere liberati. Perché, dice S. Tommaso, i religiosi che peccano per malizia diventano del tutto cattivi, e incorreggibili, e Sant'Agostino assicura che, come non trovò mai uomini migliori di quelli che si sono perfezionati nei monasteri, così pure non vide mai dei peggiori di coloro che vi sono vissuti nel rilassamento.

Dunque, fratelli miei, sforziamoci di acquistare nel monastero una perfezione tale, da diventare i migliori uomini della terra, e' meritare una magnifica corona in Cielo, dove regna Dio benedetto nei. secoli dei secoli. Così sia!

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BREVE ESERCIZIO DI PERFEZIONE

PROPOSTO DAL Ven. P, LUIGI DI GRANATA nel suo libro : Memoriale della vita cristiana

$ I. —— Di DODICI COSE CHE HA DA FARE IL SERVO DI dio.

Perché molti desiderano d'avere sempre sott'occhio i principali punti della vita spirituale, perciò riduco qui in compendio le cose principali che deve fare il servo di Dio, e quelle dalle quali principalmente si ha da guardare ; affinchè in questo breve sommario, come in un esemplare, veda quello che a lui conviene.

Ora, inquanto a quello che deve fare:

Primo : procuri di star sempre alla presenza del Signore, poiché è manifesto per la dottrina dei Santi, che l'uomo non si muove mai a far cosa che sia grata a Dio, se prima Dio stesso non lo tocca e

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non lo muove. E se ciò non potrà fare continuamente, almeno spesso fra il giorno e la notte sollevi il cuore a Lui con brevi, amorose e umili orazioni e sospiri, chiedendogli sempre il suo soccorso ed amore, come quegli che senza di Lui non può cosa alcuna.

Secondo : da tutto ciò che udirà o leggerà procuri sempre di trarre qualche divota ed amorosa considerazione, con cui nutrire e accrescere dentro di sé il dolce miele del divino amore, a guisa delle api che sempre cercano di trarre;

dai fiori qualcosa da portare nell'alveare. Di modo che, come un gran fuoco converte in fuoco tutto quello che vi si getta, ' sia acqua o ferro od altro, così parimenti il suo cuore dev'essere per tal modo acceso dal fuoco del divino amore che qUal-sivoglia cosa dal mondo gli sia materia e stimolo d'amore.

Terz)^ : quando a volte cadesse in qualche dijfetto o distrazione di cuore, non si sgomenti, ne si lasci cadere sotto il peso, ma ritorni al Signore con umile e amo-

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rosa conversione, riconoscendo là sua gran miseria e la grandezza della divina misericordia, e facendo quanto potrà dal canto suo per rimettersi nello stato primitivo, e progredire nell'intrapreso cammino.

Quarto: procuri d'avere purezza d'intenzione in tutto quello che farà ; perciò deve diligentemente esaminare tutte le sue parole, pensieri ed opere e soprattutto l'intenzione da cui è animato, procurando ognora di purificarla e di rettificarla coll'aver sempre di mira la gloria di Dio in tutto quello che fa ; e ciò non una sola volta al giorno, ma ogni volta .che intraprende qualche cosa di niuovò,,

Quinto : sebbene sia per lui tempo di pace, procuri d'andar sempre armato, e di trovarsi preparato a ricevere con umiltà e mansuetudine tutte quelle cose che gli occorreranno contrarie,'anche all'improvviso ; poiché, quantunque l'ira giovi talvolta a qualche cosa, è meraviglia però che riesca bene, perché lascia sempre la coscienza angustiata e inquieta se abbia o no oltrepassato i giusti limiti. Sicché

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l'irascibile è una Certa passione dalla quale si ha più danno che vantaggio per progredire nel servizio di Dio. Giacché è manifesto che chi superasse questa passione vivrebbe sempre in gran pace.

Sesto: se non è superiore, non stia ad osservare i difetti altrui, ma sempre consideri i proprii : perché il notare i difetti del prossimo sempre reca seco rincrescimento, superbia, giudizio temerario, inquietudine di coscienza, zelo indiscreto ed altri sentimenti sregolati che turbano il cuore ; dovechè il guardare i proprii difetti reca seco confusione di sé, umiltà, timor di Dio, e pace di animo.

Settimo : s'allontani dalle cose transitorie non solo collo spirito, ma anche col corpo e aderisca a Dio Con tutto il cuore, perché quanto più si eserciterà in questo, tanto meno avrà dell'uomo e tanto più

Erteciperà di Dio; giacché chi ama le ;e passeggere anch'egli passa e se ne' con esse ; invece chi mette il suo cuore unicamente in Dio, partecipa in qualche modo alla fermezza e stabilità

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di Lui. Si guardi inoltre dalle molte faccende, quando siano smoderate, anche se non male in se stesse ; perché distraggono il cuore, e non lo lasciano pienamente, quietare nel Signore.

Ottavo: consideri sempre la vita di Gesù Cristo e la sua Sacratissima Passione e conversazione e dottrina e travagli, per imitare,; quanto gli sarà possibile, i divini esempi delle sue virtù : umiltà, carità, misericordia, obbedienza, povertà, asprezza^di, v'ita, disprezzo del mondo e amore della'nostra salute, ecc.ecc.

Nono : procuri continuamente, quanto potrà, di negare la propria volontà, rassegnata pienamente nelle mani di Dio;

di modo che sia morto in Lui tutto il proprio volere, e solo viva quello di Dio, perché in tal modo non regnarne noi, ma il Signore in noi. E, ciò si deve fare in ogni cosa, avversa o prospèra, mesta o allegra, dolce o amara. . —

Decimo : nelle sue tribolazioni, esercizi e negozi ricorra a Dio umilmente

, . - 158 -

con gran confidenza e ct>ri animo e cuore di figlio, essendo Egli potentissimo e pietosissimo Padre ; rimettendo tutte le cose alla sua Provvidenza, pigliandole tutte come dalle sue inani, scacciando e gettando da sé ogni fastidioso pensiero, e abbandonandosi in tutto nelle braccia di Dio.

Undicesimo: sia grato al Signore di tutti i benefizi ricevuti e lo ringrazi sempre tanto dei piccoli come dei grandi, non guardando tanto ai doni, quanto all'indegnità di chi li riceve e alla grandezza ed amore di Lui, che glieli da ;

poiché Egli non da meno con amore le cose piccole che le grandi.

Dodicesimo : strappi e scacci da,sé eoa cuore grande e generoso tutte quelle còse che lo distolgono dalla perfezione, siano cose corporali o spiritualii, come l'amor disordinato di qualche persona, di libri, di studi, e le conversazioni, esercizi e familiarità, quantunque spirituali, quando vedrà che gli turbano il cuore e gl'im-pediscono di avanzarsi nella via di Dio.

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•§ 2.: Di DÓDICI DIFETTI CHE DEVE . SCHIVARE IL SERVO DI dio. •

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Vi sono molti difetti che impediscono il progresso nella via spirituale per i quali non pochi, dopo molti anni sono quei medesimi che sempre furono.

Ne accenneremo qui dodici dei più notevoli, affinchè il servo dì Dio confrontandosi in essi, come in uno specchio, possa conoscere le sue mancanze, e la loro causa che impedisce il suo progresso;

,e così procuri di emendarsi :

Primo : egli s'applica soverchiamente agli esercizi e alle faccende esteriori ; dal che deriva che spesso ,è privo delle visite e consolazioni intcriori ; perché nessuno può trovare fuori di sé ciò che si deve trovare dentro.

Secondo : cerca disordinatamente di essere amabile e compiacente con tutti. Da ciò nasce che non sa separarsi dalle persone e dalle faccende quando bisogna ; e

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così, perde il tempo e manca molte volte a' ,suoi 'esercizi, per non' mancare agli uomini, onde avviene che tanto meno piace a Dio, quanto più cerca di piacere alle creature.

Terzo : ha poca umiltà con Dio, è poca riverenza per Lui, e così viene a perdere quella spirituale verecondia che con Lui si richiede, la quale è figlia dell'umiltà e madre del progresso spirituale.

Quarto; è come senza freno, e si precipita inconsideratamente negli affari^più per impeto d'animo, che con giudizio di ragione ; donde avviene che per il suo soverchio trasporto perde la pace e la tranquillità del cuore, e per la troppa sua fretta fa malamente quello che vuoi .fare ; poiché sta scritto che colui che cammina frettoloso, inciamperà (Prov. xix, 2). Perciò in tutte le cose si deve procedere con maturo giudizio, il quale è amico e fedele compagno della prudenza.

Quinto : si stima disordinatamente e presume di sé e delle sue virtù, sebbene

— i6r—

non lo conosca, e, così, come il Fariseo, disprezza segretamente gli altri, e si crede migliore di loro, e perciò non ha la vera umiltà, che è il fondamento di tutte le virtù.

Sesto : è inclinato a giudicare gli altri e a condannare i fatti loro, e perciò si raffredda nella carità ; perché, quanto più esagera i mali altrui, tanto più affila la spada con cui assale la carità, la quale nasce in parte dalla buona opinione che abbiamo del prossimo.

Settimo : ha tuttora molto del suo amore riposto in cose passeggere, quindi con ragione, gli è tolto molto dell'amor divino.

Ottavo : è assai tiepido e lento negli esercizi dell'orazione, incominciandoli con pigrizia, proseguendoli con negligenza e finendoli senza frutto ; onde molte volte è privo delle visite di Dio e dell'accrescimento della divozione.

Nono : è molto negligente e trascurato nel vincere e mortificare se stesso ; donde

11 - S, Vincenzo, Vita spirituale.

— 102 —

procede che non può vivere a Dio, perché vive a se stesso, ne può essere trasformato in Dio, perché non muore a se stesso.

Decimo : non sta intcriormente raccolto, ma molto distratto nelle cose esteriori ;

dal che deriva che non si conosce quanto bisogna, e perciò non sa considerarsi, e disprezzarsi come dovrebbe,

Undicesimo: è tuttora molto amante della sua propria volontà e de' suoi comodi : da ciò proviene che non può negare se stesso ed abbracciare la Croce di Cristo, e mortificare il suo naturale ; e così non può giungere alla perfezione della vita evangelica. ^

Dodicesimo : è incostante e leggero nelle buone risoluzioni che fa, mutandole facilmente in qualsivoglia occasione che gli si presenti : da ciò proviene che, mancandogli la perseveranza che sola conduce a termine le cose, perde tutto il suo tempo in cominciaTè, e'così non va avanti e non

i — 163 —

fa progresso nella vita spirituale ; e questa è la cagione per cui si trovano taluni che si potrebbero paragonare a quell'albero del quale dicesi che fa frutti sette volte all'anno, ma non ne porta mai alcuno a 1 maturità.

11" - S. Vincenzo, Vita spirituale.

COMPENDIO DEL TRATTATO

SOTTO FORMA D'ESERCIZI SPIRITXJAU

ESERCIZIO I. L'anima è destata dal suo sonno

, '« È ora che ci svegliamo dal Sonno ». ,Row,.xm, n.—«Levati su, tu'che dor-.ini; risuscita da morte, e Cristo t'illuminerà». Eph. v, 14. \.... '

trattato. — Leggere qualcuno dei Xiv motivi per eccitarci a tendere se'm-pre a una vita più perfetta. P. Ili, e. i.

Nuovo testamento. — II talento. rimasto sepolto. Matth. xxv, 14-31. —^11 fico sterile. Lue. xin, 6-10. — Quello che. fe-

— 166 -—

cero i nostri Padri. Hebr. xi. — Quello che Gesù soffrì per noi. Matth. xxvi e

XXVII. • .

Il figliuoi prodigo. Lue. xv, 11-32. — La Maddalena in casa del fariseo. Lue. vii, 36-50.

La morte. Lue. xn, 13-22; 35-41. — II giudizio. Matth. xxv, 31-46. — « Cruciar in hac fiamma ». Lue. xvi, 19-31. — L'unico necessario. Lue. X, 38-42.

imitazione. — Esame di coscienza, fermo proposito di emendarsi, 1. IV, e. 7.

— Zelo nella riforma della nostra vita, 1. I, e. 15. — Riferire tutto a Dio, come al nostro ultimo fine, 1. Ili, e. 9. — È dolce servire Dio, disprezzando il mondo, 1. Ili, e. io. — Esempi dei Santi Padri, 1. I, e. 18. — Amare Gesù sopra tutte le cose, 1. II, e. 7.

La compunzione del cuore, 1. I, e. 21.

— L'uomo non deve stimarsi degno di consolazione, ma piuttosto di castigo, 1. Ili, e. 52.

La meditazione della morte, 1. II, e. 23.

— Giudizio e pene dei peccatori, 1. I, e. 24. — Sopportare tutte le prove per ottenere la vita eterna, 1. Ili, e. 47.

— 167 —

ESERCIZIO II.

',•: '. .'\y '.' ,"•

L'anima si libera dalle cose esteriori

« Nessuno può servire due padroni ». Matth. vi, 26. — « Beati i poveri di spirito, perché ad essi appartiene il regno-de' Cieli ». Matth. v, 3. : ; .

« Se qualcuno crede d'esser religioso, e non mette un freno alla sua lingua, la sua religione è vana ». Jac, i, 26.

L'uomo si scioglie dalle cose della terra mediante la povertà ; dalle cose esteriori, mediante il silenzio.

I. — La povertà.

trattato. — La povertà. P. I, e. i. — Disposizioni con cui dobbiamo esercitarci riguardo alle cose temporali. P. Ili,

e. 3, § 3. ,

Nuovo testamento. — Gli esempi di Gesù Cristp. Lue. n, 1-8 ; ix, 58. — I suoi insegnamenti, Matth. vi, ,24 34. — Lue. xn, 13-35 ; .xvin, 22-31.

- r68 —.

imitazione.— Trascurare tutte le creature per trovar il Creatore, 1. ITI, e. 31, :— La grazia di Dio è incompatibile con il gusto delle cose della terra, 1, III, e. 53.

II.La repressione della lingua.

trattato. — II silenzio. P. I, e. 2. Nuovo testamento. — ,Gli esempi di Gesù Cristo. .Lue .'ti,' 40-52.,—.Giovanni Battista nel deserto. Lue, i, 80. ,'•

imitazione. — Evitare le parole . inutili, 1. I, C. io.—• La considerazione di se stesso, 1. II, e. 5. —. Contro i vani giudizi degli uomini, I. Ili, e. 36..—Non credere a. tutti : difficoltà di moderare le parole, "I. .HI, e. 45. ' •

ESERCIZIO III.

L'anima s'adopera a spogliarsi di se stessa

« Chi vuoi venire dietro a' me, rinneghi se stesso ». Matth. xvi,,24: —- •«Se:

il grano di frumento, 'eadendo ih ferra..,.

.•;; , — 169 .—

non muore, resta solò... Chi ama l'anima

sua la perderà». Joan. xn, 24..': :; :'.

L'uomo si spoglia della volontà propria', mortificandola, sia direttamente, cogli atti contrari; sia indirettamente, sottomettendosi alle disposizioni del beneplacito divino.

I. — La mortificazione diretta della volontà propria.

trattato. -— La mortificazione ; della volontà, P. I, e. 3,'§,2, -— II soccórso d'un Direttore, P. Il, e. i. La pratica dell'obbedienza, P. II, e. 2.

Nuovo testamento.— « Egli era loro sottomesso ». Lue. i, 40-52. — « Padre, non la mia volontà, ma la tua ». Matth. xxvi, 3'6-47.

imitazione. — L'obbedienza dell'umile suddito, ad esempio di Gesù Cristo, 1. Ili, e. 13.—• Rinunziare intéramente'a se stesso per ottenere la libertà del cuore, L III, e. 37.

-, 170 —

'.'";•"'• ' \ , '"'•'' ' ' ^ .f II. — La. mortificazione della volontà

mediante il santo abbandono.

trattato. — La moTtificaEione della volontà propria. P. I, e. 3, § 3, 4, 5.

Nuovo testamento. — Gì' insegnamenti di Gesù Cristo, Matth. vi, 24-31. — I suoi esempi, Matth. xxvi, 36-47.

imitazione. — Rimettere a Dio ogni cura di se stesso, 1. Ili,, e. 17. — Evitare la fretta nelle faccende, 1. Ili, e. 39. — Come bisogna regolare le proprie azioni e le proprie parole, quando l'anima sente un desiderio, 1. Ili, e. 15. —L'oblazione di Gesù sulla Croce, e la rassegnazione di se stesso, 1. IV, e. 8.

ESERCIZIO IV.

L'anima s'adopera ancora a spogliarsi di se stessa

« Imparate da me che sono mansueto e umile di cuore ». Matth. xi, 29.

« II comandamento mio è questo, che

- i7i —

vKamiate l'un l'altro, com'io ho amato voi ». Joan. iXV, 12.

L'uomo si spoglia dell'amor proprio, coll'umiltà riguardo a se stesso, colla carità riguardo al prossimo.

I. — L'umiltà,

trattato. — La mortificazione dell'amor proprio. P. I, e. 3, § 3. — Due fondamenti della vita spirituale. P. Ili,

C. 2. •.•1.'-^1'

Nuovo testamento. — Gì' insegnamenti di Gesù Cristo. Matth. xvi, 21-27.

— Il fariseo e il pubblicano. Matth. xvill, 9-18.

imitazione. — Avere umili sentimenti di se stesso, 1. I, e. 2. —Rinu.nzia a se stesso e a ogni. cupidigia, 1. Ili, e. 32. — L'amore di sé è l'ostacolo che per lo più ci distoglie dal sommo bene, 1. Ili, e. 27.

— Considerare i santi giudizi di Dio, per timore di ritrarre vanità dalle buone opere, 1. Ili, e. 14. — Piccolo nu,nero dei veri amici della Croce di Gesù, 1. II, e. il. . . , • -,;' •,?•"'•

—' 172'-:

II. —. La carità.

trattato. — La mortificazione della volontà propria. P. I, e. 3, § 2. — Mezzo di perseverare. P. II,e. 4, § 6. — Disposizioni in cui dobbiamo stabilirci riguardo al prossimo. P. Ili, e. 3, § 3.

Nuovo testamento. — II precetto del divino Maestro. Joan., Xlìl, 33-36. '— Non , giudicare. Matth. vii, 1-6. — L'eccellenza della carità. I Cor., xm; Jac. ni, 13-18.

imjtaziome. — , Sopportare i difetti altrui, 1. I, e. '16. — Evitare i giudizi te-merari, 1. I, e.14. — Opere di carità, 1. T, e; 15. — Fuggire là curiosità, non discutere la condotta altrui, 1. IH, e. 24,

— L'uomo pacifico, 1. II, e. .3.:''

ESERCIZIO V.

L'anima s'applica all'Umanità di Nostro Signore

- « Io sono la vite, e voi i tralci. ,Sé uno si tiene in me, io mi tengo in lui, questi porta gran frutto, perché senza di me

.;,•,,...•,' —.i73'-7'_, , ;

non potete far nulla ». Jóari: xv, 5. '—-' « Della pienezza di lui tutti abbiamo ricevuto». Joan. i, 16.

trattato. — I due fondamenti della vita spirituale. P. Ili, e. 2. — Disposizioni in cui dobbiamo stabilirci riguardo a Dio, P. Ili, e. 3. \

Nuovo testamento. —Gesù, la vite,, è :

noi i tràlci. Joan.. xy, 1-8. — Gesù la via, la verità e la vita. Joan. xrv, 6. —Gesù, capo del corpo mistico della Chiesa. Col. li, 9.

imitazione. — Corruzione della natura, efficacia della grazia divina, 1. Ili, e. 55. — Dobbiamo rinunziare a noi stessi, e imitare Gesù Cristo-portando la croce, 1. Ili, e. 56. — La familiarità dell'anima con Gesù, 1. II, e. 8. ',. :

ESERCIZIO VI.

L'anima, spogliata di se stessa e rivestita di Gesù Cristo, s'unisce a Dio

« È per" me cosa buòna unirmi a Dio ». Ps. lxxii, 28. —«'Vivo, non più io, ma è Cristo che viye.in me », Gai. il, 20.

- i74 -

trattato. — Come l'anima purificata si unisce a Dio. P. I, e. 4.

Nuovo testamento. —II regno di Dio dentro di voi stessi. Lue. xvii, 21; Matth. vi, 6. — La Maddalena seduta ai piedi di Gesù. Lue, x, 38-42.' — « È cosa buona star qui ». Matth. xvn, i-io.

imitazione. — La conversazione inferiore, 1. II, e, i. — II trattenimento interno di Gesù con l'anima fedele, 1. Ili, e. i. — Riposare in Dio, 1. Ili, e. 21. — Mirabili effetti dell'amor divino, 1. Ili, e. 5.

ESERCIZIO VII.

L'anima s'adopera ad assicurare la sua perseveranza

« Chi persevererà sino alla fine si salverà ». Matth. x, 22.

trattato. — Mezzo di perseverare, P. II, e. 3> § 6. ,

Nuovo testamento. — L'édifizio fabbricato sulla pietra. Matth. vii, 24-28. — Sermone di Gesù nell'ultima cena, joan, xm, ecc.

— i75 —

imitazione.—Instabilità del cuore, che non può fissarsi che in Dio, 1. Ili, e, 33. — Prova del vero amore, 1. Ili, e. 6. — Nessuna sicurezza in questa vita contro le tentazioni, 1. Ili, e. 35. — L'uomo non deve lasciarsi abbattere quando cade in qualche mancanza, 1. III,. C. '57.—Indie cosa consistono la pace e l'avanzamento spirituale, 1. Ili, e. 25.

 

INDICE

Prefazione del traduttore . .' . . . . 3 Prefazione di S. Vincenzo . . . ' • • 9

parte prima. 1 fondamenti della vita Spirituale.

Capo ,"

I.;La povertà Volontària ..... 13

II. L'amore del silenzio. . . . . . 17

III. La purezza di cuore . . .. :". , '. 19

IV. Efletti della purezza di c'uore ". ' . ... ,31 •

parte seconda. > La pratica della vita spirituale.

"I. Il Direttore della'coscienza . ... 39

II. L'ubbidienza. •; . ., ; ... 42

III. Condotta che si: deve tenere nella mortificazione del mangiare e del bere . . ' 43

IV. Condotta che si deve tenere nella mortificazione del sonno . . . . . : . 5-5

V. Condotta che si deve tenere nello studio , 6l\

VI. Condotta che si deve tenere nella pre- ' ghiera liturgica . . , . . , . . . 64

— 178 —

Capo , . pag. VII. Condotta che si deve tenere nell'esercizio

del santo ministero . . . , : . 70 Vili. Condotta che si deve tenere in certe

tentazioni . . . . . , . . . . 72

s ' -

parte terza.

Riassunti e massime spirituali.

I. Alcuni motivi di tendere alla perfezione.. 89

II. Due fondamenti della vita spirituale . 102

III. Disposizioni abituali dell'anima che vuole unirsi a Dio . . . . . . . .107

IV. La scala della perfezione .... n?

V. Massime spirituali . . . . . .115

Appendice I. Orario della Passione del Signore relativo a quanto suggerisce il Santo nel .Capo IV della Parte II . . 119

Appendice II. Gli uomini Apostolici degli ultimi tempi ........ 125

Preghiere del Beato Grignon per .domandare a Dio uomini Apostolici e il trionfo della Chiesa . . . . ' .. . 'i:11 . .'' ; 131

Appendice III. Regole di vita spirituale' tracciate a' suoi religiosi dal pio fra Gi-rolamo Savonarola ...... 145

Breve esercizio di perfezione proposto dal Ven. P. Luigi di Granata nel suo libro :

Meworiale della vita cristiana . . * ' - 153

Compendio del Trattato nella forma'di esercizi spirituali ... . . . ' . 165

Visto: nulla osta

Torino io Gennaio 1931 Can. B. CHIAXJDANO Rev. del.^

Imprimatur:

Can. ALOYSIUS BENNA V. G.

Visto, si approva.

P. fr. LODOVICO M. RAINERI O. P.

Revisore P, fr. GUSMANO M. RAIMBRI O. P..

Revisore Chieri, 15 febbraio 1931

Imprimi potest ' Torino, 21 febbraio .1931

P. fr. GIUS. IGNAZIO-M. CANE O. P. F'Ioviììciale d^lla Provincia . di S. Pietro M.

 

 

 

 

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