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GMG: UNA TESTIMONIANZA

Pasquale Nesi

Non c’ero. Non ero lì, fisicamente presente. Ciò nonostante mi "sentivo" in quei luoghi, insieme a voi tutti ed insieme al Santo Padre. Ero lì, pellegrino televisivo, spiritualmente partecipe di qualcosa di veramente speciale. Che cosa? È stato imbarazzante quando il Papa ha chiesto, a me e a voi tutti, «Che cosa siete venuti a cercare?». L’entusiasmo, la gioia, la forte esperienza di condivisione di spazi, momenti, emozioni, sentimenti, sono tutte cose che dal televisore traspaiono poco e male. Ma, per mia fortuna, in passato avevo già sperimentato cosa significasse vivere esperienze simili. Anche se non uguali. Anche se non avrò l’occasione di vivere in futuro quella esperienza là, in occasione dell’anno santo oltre tutto, ho avuto modo di vivere in passato, come voi, a distanza di millenni, un’esperienza analoga a quella degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, quando dall’alto di un monte Gesù «fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: -Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè ed una per Elia-…» (Mt. 17, 2-5). Non siamo stati testimoni, forse, tutti, dell’ennesima trasfigurazione di Cristo? Non è forse vero che, in quelle occasioni particolari, ci è sembrato di vedere veramente Cristo risplendere in ognuno ed in ogni cosa facessimo per chi ci sta accanto in quel momento? Forse è così. La giornata mondiale della gioventù, ancora una volta, testimonia il forte bisogno che c’è, in tutto il mondo, di essere legati a Cristo, di aggrapparcisi tutti insieme. Il Santo Padre ha risposto a nome di tutti (o, piuttosto, volendo ricordare a tutti), dicendo che in quella occasione eravamo tutti lì a cercare Cristo. Attraverso il suo successore. Attraverso il successore di Pietro. Una ricerca che, per alcuni, ha significato un lungo e difficile cammino dai luoghi più poveri e degradati del mondo, come le Filippine. La preghiera collega un essere umano col suo Dio, ovunque si trovi. Quando la preghiera si fa festa e gioia, pur essendo sacrificio, quando per essere elevata a Dio attende a volte anche alcuni giorni di viaggio disagiato, quando poi si eleva da parte di milioni di giovani simultaneamente, può dare testimonianza del grande mistero che l’evento della creazione vuole essere, attraverso il conseguente rendimento di grazie, da parte del creato. Evento che, in qualunque cosa dovesse sfociare, non potrebbe non essere ispirato e accompagnato dalla forza dello Spirito. Prima ancora che dalla forza che l’età dà a noi e che ha tanto stupito e divertito il Papa. Ma lo Spirito impone l’ascolto incondizionato. Impone l’ubbidienza e l’adesione completa al messaggio cristiano. È la cosa più difficile. È l’unico modo per comprendere. Per uscire dallo speciale stato di grazia in cui veniamo talvolta proiettati, senza conservare soltanto un bel ricordo. Chissà se ci riusciremo!?…

 

 

 

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