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Parole di un muto ad un mondo di sordi Aldo Vulcano Non è come un brutto sogno. Dormi. Ti svegli. Ed è tutto svanito. No, è la realtà. E per quando ti sforzi di dirti che è tutto un brutto sogno la realtà ti richiama a se stessa e alla sua atroce verità. In effetti, quando ritenevi di vivere, prima di ieri, sognavi. Il sogno bello è finito e non ne è rimasto nemmeno il ricordo. Cosa volevi, cosa sognavi prima di quelle tre terribili ore dell’11 settembre 2001? Non lo so, non riesco a ricordarlo e non lo voglio nemmeno sapere più. Il mondo intorno a me è completamente mutato. Quell’aereo che va a battere volutamente contro una delle torri del è rimasto fisso nella mia mente come un segno indelebile, e da quel momento in poi la mia volontà è fiacca, sperduta, sgomenta, indecisa. Ho voglia di dirmi che devo reagire! Che la vita deve continuare, che a tanto dolore farà seguito una ripresa vigorosa e ancora più ricca di bontà e di amore tra gli uomini. Una sorta di torpore mi invade e sono tentato, io che mi ritenevo campione di speranza, sono tentato di non credere più all’uomo. Di lasciarlo scivolare via dal mio cuore insieme a tutte le mie attese. Ripudiarlo, lasciarlo lì, abbandonato su un divano, come uno stupido arlecchino, manichino senza senso, dopo una giornata di baldoria e di festa. Non serve a niente sperare nell’uomo. E’ uno stupido animale selvaggio e crudele, assetato di sangue, che non impara mai che la violenza porta altra violenza e che la scia di sangue che traccia la storia non è quella che porta alla dimora del Bene e della Verità. Quando mai si è costruito qualcosa di valido con l’odio e la violenza? Non mi dite niente! Non mi chiedete di riprendere a pensare, ad amare, a sperare. Ora ho solo voglia di silenzio e di solitudine. Voglio stare lontano dall’uomo. Non voglio sentirne parlare, né voglio che mi parli. Domani chissà, con la ferita ancora aperta, guardando ai muti morti ammucchiati lì come vittime innocenti, olocausto orrendo della ferocia insensata e cattiva al moloch dell’odio di parte, potrò forse rivolgere una preghiera di conforto al Padre dolente di figli così indegni del suo amore. Sì devo, io, confortare Dio per la cattiveria dei suoi figli. E gli altri, i superstiti, gli orfani, le vedove, gli anziani rimasti soli, gli scampati che mai più potranno cancellare dal loro spirito l’immane tragedia chi li potrà consolare? O Dio abbi pietà di loro e fa che non siano preda dell’odio! |
2001 2000 |