E' quanto afferma Manuel Gomez, direttore dell'Istituto 
di Dottrina Sociale Cristiana: "Adesso con la proposta del 
presidente eletto Vincente Fox, dopo centocinquanta anni 
di non riconoscimento..., si apre una prospettiva nuova 
di speranza". 
La Chiesa messicana, benché riconosciuta ufficialmente, è 
soggetta ancora a molte restrizioni: lo stato non riconosce
molti diritti civili a preti, suore e seminaristi; ai 
cristiani è negata la libertà d'insegnamento, di 
manifestazione, di stampa e di espressione politica. 
Le confessioni religiose non possono essere proprietarie di 
mezzi di comunicazione; il loro utilizzo è fortemente 
limitato: per trasmettere un programma occorre chiedere un 
permesso al governo e pagarne le spese. 
La proposta del futuro presidente Fox (entrerà in carica 
il 1° dicembre) si articola in dieci punti:

-Promuovere il rispetto per il diritto alla vita dal
concepimento fino alla morte naturale. 
-Sostenere l'unione familiare. 
-Rispettare il diritto dei genitori ad educare i propri
figli. 
-Promuovere il libero accesso per l'assistenza spirituale
e religiosa negli ospedali, nei penitenziari e nei centri
di assistenza. 
-Rispondere all'esigenza delle Chiese di un più ampio spazio
di libertà religiosa (a partire dall'articolo 24 della 
Costituzione). 
-In conformità con il diritto umano alla libertà religiosa e
con gli accordi internazionali sottoscritti al riguardo dal
Messico, verranno a cadere gli aspetti che reprimono la
libertà religiosa presenti nell'articolo 130 della
Costituzione. 
-Consentire alle Chiese l'uso dei mezzi di comunicazione
per diffondere le loro idee e favorire le loro attività. 
-Promuovere un regime fiscale per le Chiese che consenta
la detrazione dalle imposte qualora contribuiscano allo
sviluppo umano. 
-Autorizzare l'introduzione e la permanenza in Messico dei
ministri di culto delle Chiese. 
-Promuovere l'omologazione degli studi ecclesiastici
nell'ambito civile, rispettando i programmi ed i contenuti
delle materie proposte dai seminari o dagli istituti di
formazione religiosa. 

Fox, che è un cattolico, con alle spalle un divorzio, aveva
proposto tutto questo durante la campagna elettorale in un
documento del 27 aprile 2000.

Scheda - Le tappe della libertà religiosa 

La Chiesa non ha avuto vita facile in Messico negli ultimi
centocinquanta anni. 
Dopo l'indipendenza del 1821, nel governo messicano si afferma
una linea che ha cercato in tutti i modi di bloccare 
l'influenza della Chiesa. Si ha così la privazione dapprima 
dei diritti giuridici e poi degli stessi possedimenti. 
La Costituzione del 1917, fortemente ispirata a ideali 
massoni e socialisti, rappresenta un attacco esplicito alla 
Chiesa: lo stato non riconosce più nessun diritto civile a 
preti, suore e seminaristi, mentre ai cristiani è negata la 
libertà d'insegnamento, di manifestazione, di stampa, di 
espressione politica. 

Nel 1926 comincia la cosiddetta "guerra dei cristeros": 
giovani operai, studenti, contadini si organizzano in una 
"Lega religiosa". 
Con scioperi e boicottaggio economico si rivendica la 
libertà religiosa alla Chiesa e la durezza del governo si 
spinge fino alla lotta armata. 
Nel 1929 la Chiesa è costretta ad accettare, per mettere 
fine al conflitto contro il governo messicano, un "modus 
vivendi". 
Il cammino verso la libertà religiosa fa un decisivo passo 
in avanti nel 1991, quando le riforme della Costituzione 
messicana accordano il riconoscimento giuridico alle 
Chiese. 
Pur con restrizioni, la legge concede una maggiore libertà 
di azione alle diverse confessioni religiose. 

(G.E.)
(c) Fides