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Ha da sempre caratterizzato la ricerca dell’uomo nella storia IL CULTO DELLA CULTURA Cultura…cultura…cosa si può mai dire a proposito della cultura? C’è chi potrebbe rispondere che parlare di cultura non ha senso, è necessario invece mostrare di averla, essere persone colte…eppure il problema permane…cosa può mai essere detto a proposito della cultura? Mille e più definizioni potrebbero riempire lo spazio bianco che segue, definizioni che ci permetterebbero sempre di più di avvicinarci al concetto di quel qualcosa che caratterizza la veritiera ricerca dell’uomo attraverso la storia, ricerca dell’uomo e ricerca nell’uomo, che alla fine, storto o morto, sono inscindibili. Quel che mi preme è però condurre un’indagine in negativo tentando di stabilire se nell’ambito del conoscere è possibile tagliare via dal concetto di cultura quelle escrescenze che più che definirlo lo rendono confuso ai nostri occhi, precisamente mi interessa qui mettere in luce come il cercare di fare cultura rischi di cadere, oggigiorno, in un fittizio elencare nomi e date. Cosa intendo dire? Dico molto chiaramente che la cultura e l’erudizione sono ancora oggi confuse dalle persone, molto probabilmente perché non risulta chiara la differenza che esiste tra le due, ma soprattutto non è chiara l’implicazione che la cultura porta con sé, implicazione la cui ricaduta si realizza chiaramente nell’ambito della vita pratica. Ancora una volta procediamo attraverso un procedimento per negazione: l’erudizione non richiede certo un preciso acume intellettuale, ma soprattutto l’erudizione non pretende certo che noi stessi esprimiamo un giudizio di valore su ciò che conosciamo e di cui vantiamo perfetta padronanza. Ecco che la differenza sorge più che mai prepotente ai nostri occhi! La cultura esige una vera capacità di discernimento e una continua disamina di ciò che conosciamo al fine di procedere ad una scelta che ci permetta nella vita di assumere posizioni visibili e di schierarci. Qualcuno potrebbe non essere d’accordo…ad ognuno la sua! Io credo fermamente che fare cultura significhi soprattutto non dimenticare mai il filo sottile ma indistruttibile che collega il nostro pensare al nostro agire: ecco il punto cruciale! Su questo punto si gioca ogni distinzione che permette di riconoscere la "cultura" da qualsiasi suo surrogato che pretenda mostrarsi come originale e insostituibile. La cultura esige che la dimensione morale la attraversi in ogni sua parte…perché fare cultura significa assumere posizioni ben precise o se anche confuse, consapevoli di tale confusione, che mai vorrà essere incoerenza bensì solo riflessione e approfondimento alla ricerca di una posizione ben ponderata. Allora la fondamentale differenza tra ciò che è cultura e ciò che non lo è, è visibile a partire dal fondamento di ciò che costituisce la vita dell’uomo…l’identità etica che lo caratterizza. Solo a partire da questo punto di vista è possibile parlare di confronto tra le varie culture e di superiorità o inferiorità culturale. Ebbene sì…scandalo degli scandali… penso che dal punto di vista morale si possa parlare di ciò… Questo non implica la mancanza di rispetto per determinate culture, ma certo implica la mia possibilità di un giudizio di valore che si fondi sulla ricerca di ciò che caratterizza a fondo "l’umano". Naturalmente tale ricerca non si darà mai per finita, ma il suo continuare incessante è l’unica possibilità che permette al mondo il tentativo di evitare la ricaduta nella barbarie…barbarie che segue il cammino dell’uomo in ogni momento minacciando di distruggere tutto ciò che di buono è stato raggiunto. Ecco che allora la cultura non può mai essere idolatra verso se stessa perché non persegue certo un fine che si trova al suo interno…ma essendo espressione dell’umano, cerca sempre e solo l’uomo e non sa prescindere dalla sua reale condizione che è quella di essere a immagine e somiglianza di Dio. Così nell’imperversare del culto idolatra di una cultura che non fa altro che compiacersi di vuote formule, siamo costretti dal nostro reale essere ed esistere a fare cultura ogni momento che guardiamo alle nostre azioni e che affermiamo qualcosa circa il giusto e l’ingiusto. Tutto ciò può attuarsi solo nel momento in cui la saldatura tra azione e pensiero si realizza attraverso la fucina incandescente della scelta morale. |
2001 2000 |