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Una più equa ripartizione di una ricchezza molto spesso sprecata

Crisi idrica: il processo di desertificazione avanza

Catello Pane

La sfida del futuro si gioca sulla protezione delle risorse idriche. Non ci sono dubbi, nel mezzogiorno d’Italia l’acqua diviene ogni giorno sempre più rara. Questo è quanto emerge dai dati termo-pluviometrici registrati al termine dell’ultima estate in numerose zone agricole del meridione. La condizione degli invasi e quindi delle riserve, che sono per lo più a riempimento pluriennale, è davvero penosa in assenza di copiose piogge. Basta un solo dato esemplificativo per rendere il quadro della situazione. Il livello della diga di Monte Cotugno in Basilicata, che possiede una capacità massima di 430 mc, presentava a fine agosto appena 70 mc invasati, vale a dire il 16% del totale …come brocca e bicchiere! E la situazione non è migliore nelle altre regioni dove è facile prevedere un incombente crisi economica del comparto agricolo locale. Attualmente, per le imprese del settore, produrre in qualità significa basarsi su un’agricoltura d’avanguardia, che disponga delle migliori soluzioni tecniche e tecnologiche possibili. Inoltre assume particolare importanza la vocazionalità del territorio, vale a dire l’insieme delle dotazioni intrinseche delle aziende agro-alimentari, che guidano le scelte dell’imprenditore circa la preferenza dell’uno o l’altro prodotto su cui puntare per l’ottenimento di risultati economicamente validi. In mancanza d’acqua, fattore essenziale per un accettabile rapporto quantità/qualità, si registrano continui cambiamenti della destinazione produttiva in favore di colture meglio adattabili a conduzioni non irrigue dei fondi, ma di scarso reddito, a scapito di quelle definite. Tutto questo ha fatto conseguire inevitabilmente un calo generalizzato delle rese. Gli effetti della siccità e delle elevate temperature, nonché il crollo del tasso di umidità, caratteri tipici di climi subafricani, si fanno sentire perentori anche sulla qualità dei suoli, che vanno incontro ad un lungo ma inesorabile processo di desertificazione. Numerose sono le ricerche di Università ed altri enti pubblici tese alla messa a punto di metodi atti a contrastare tale fenomeno. Urgenti e qualificati piani strutturali devono necessariamente giungere dal governo, che nel fascicolo delle grandi opere d’interesse nazionale, sono contenuti come interventi sulla rete di adduzione e distribuzione idrica nazionale, nonché sui bacini di raccolta e conservazione delle acque meteoriche. La siccità acuisce maggiormente un problema che vede, inoltre, quasi il settanta per cento della popolazione del Sud non disporre con regolarità di acqua potabile (flussi intermittenti, mancanza assoluta…); ciò scaturisce in massima parte dall’inefficienza delle condotte con notevoli dispersioni della risorsa lungo il percorso. Esistono zone della Sicilia le cui popolazioni non disponendo del normale servizio fornito dall’acquedotto pubblico, sono disperatamente costrette a rivolgersi al "mercato nero dell’acqua". L’Italia fra tutti i paesi dell’Unione Europea consuma più acqua potabile, e parallelamente è il primo paese consumatore di acqua minerale a livello mondiale. Secondo recenti statistiche contro i 220 litri di consumo pro capite giornaliero di un italiano, vi sono i 140 litri di un cittadino medio europeo, 423 litri per un americano, 10 litri solamente per un abitante del Madacascar: un livello ancora buono considerando che nel mondo 10000 persone muoiono ogni giorno per mancanza d’acqua. A lato di un’imponente riforma, ed ove serve, una creazione ex novo di servizi, deve crescere una nuova morale d’uso delle risorse naturali: bene di tutti. La questione delle non eque ripartizioni di acqua potabile nella popolazione mondiale sarà uno dei temi fondamentali della conferenza sull’ambiente di Johannesburg, prevista per ottobre 2002.

 

 

 

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