SVILUPPO
SOSTENIBILE.
COME IL BATTITO D'ALI DI UNA FARFALLA
Carlo Baroncelli
Una premessa e un Grazie!
Mi sia concessa qualche nota personale: questo è stato il mio secondo Convegno
Cem e il primo in qualità di conduttore. In questa mia prima esperienza ero
sorretto psicologicamente dal sapere che sarei stato coadiuvato dalla competenza
dell'amico Gianni Caligaris. Lascio immaginare a tutti voi lo stato d'animo nel
quale piombai nel corso della telefonata - ricevuta pochissimi giorni prima
dell'inizio del Convegno - con la quale Gianni mi comunicava, rammaricandosene,
che non avrebbe potuto parteciparvi a causa di decisioni che sfuggivano,
purtroppo, alla sua volontà. È per questo che adesso, a Convegno concluso,
voglio ringraziare fortemente tutti i partecipanti al laboratorio per la
disponibilità al dialogo, la capacità di ascolto, la pazienza, e, non ultima,
la simpatia dimostrate!
Il laboratorio
L'idea dalla quale era partito questo laboratorio era quella di offrire niente
di più che alcuni spunti per stimolare una riflessione sulle complesse
relazioni che intercorrono tra economia, ecologia e giustizia sociale,
affrontando al contempo i possibili risvolti educativi di queste tematiche.
Molte sono le domande che si fanno avanti di questi tempi:
Questi interrogativi non solo ci riguardano tutti personalmente ma, in quanto
educatori, ci coinvolgono in modo particolare, ci pongono di fronte a dei
dilemmi, ci imbarazzano, implicano scelte e chiare prese di posizione. Cosa vuol
dire educare alla sostenibilità? educare al futuro? Quali strumenti potrebbero
aiutarci a muoverci nella complessità di questi interrogativi?
Il tempo come variabile fondamentale
Fin dall'attività iniziale di presentazione reciproca abbiamo voluto porre
l'accento sulla dimensione temporale, che avrebbe potuto rappresentare un filo
rosso di tutto il laboratorio: i partecipanti sono stati invitati a presentarsi
disegnando una linea del tempo personale, che ciascuno ha realizzato e
interpretato liberamente. Ecco allora che, accanto a diagrammi più lineari,
sono emerse forme diverse: ondulate, spiraliformi, segmentate…
Al di là delle differenze specifiche, le linee del tempo ci hanno permesso di
avvicinare l'idea del futuro, come sempre caratterizzato da sentimenti
ambivalenti: ansia, incertezza, speranza, paura, possibilità, ottimismo…
Abbiamo poi discusso quindi sulla tensione tra futuro probabile (cosa
penso che accadrà?) e futuro preferibile (cosa vorrei che accadesse?).
In maniera cooperativa il gruppo ha costruito dei diagrammi che rappresentavano
visivamente questa tensione. Vedere questa forbice tra i due futuri pone una
questione urgente: cosa fare, qui ed ora, per far sì che il futuro probabile
venga a coincidere con quello preferibile?
Una seconda attività volta ad approfondire la "questione" del
tempo è stato il brainstorming con il quale il gruppo è stato invitato
ad esprimersi attorno al concetto di entropia. Dal giro di idee sono
emerse parole chiave importanti per la riflessione e che sarebbero ritornate più
avanti. Le riportiamo qui di seguito:
Entropia
caos - spreco - vitalità - associazione d'idee - movimento - corpo - calore -
equilibrio - vita - energia - disordine - degrado - reversibilità - non
equilibrio - possibilità - interno - dS = dQ/T - uscire da…
È stato così possibile cominciare a individuare delle relazioni tra queste
parole e riflettere sul fatto che, ad esempio, se l'idea di vita è correlata
con quelle di energia, possibilità, movimento, equilibrio, calore, lo è
altrettanto con quelle di degrado, disordine, spreco, non-equilibrio.
Cosa significa, ed ha significato fino ad ora, l'aver trascurato o sottovalutato
questo "lato oscuro" del fenomeno vita? Può l'umanità permettersi di
continuare ad attingere ai pozzi energetici del pianeta ai ritmi quantitativi e
qualitativi attuali senza preoccuparsi del fatto che se, da un lato, consumare e
trasformare energia significa poter crescere e svilupparsi, dall'altro,
significa accrescere il degrado (energetico e ambientale) determinando un
avvicinamento del sistema globale alle condizioni dell'equilibrio termico,
raggiunte le quali nessun tipo di energia pregiata sarà più
disponibile?
Ma cos'è questo sviluppo sostenibile?
Ovvero cosa c'entra l'economia con la termodinamica?
Secondo la nota definizione del Rapporto Brundtland, lo sviluppo sostenibile
è quello che provvede al soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti
senza compromettere la possibilità di soddisfacimento dei bisogni di quelle
future.
Abbiamo cercato di problematizzare questa definizione apparentemente pacifica,
sottoponendo al gruppo delle letture, dei brevi brani che rendessero evidenti le
diverse accezioni che di questo concetto sono state date, finendo per farlo
diventare un termine buono per tutti gli usi tanto che l'idea di sostenibilità
è stata pienamente (strumentalmente) adottata da certo mondo industriale
proprio mentre veniva sottoposto a dure critiche da parte degli ambientalisti ed
ecologisti più accorti.
In particolare è emerso dalla discussione stimolata dalle letture, come la
problematica ambientale non debba, e non possa, che essere affrontata
contemporaneamente a quella della giustizia economica e sociale: uno sviluppo
che volesse prescindere da queste problematiche sarebbe ben poco sostenibile.
Abbiamo anche cominciato a intravedere come economia e termodinamica abbiano in
effetti molti punti in comune e che uno sviluppo economico sostenibile dovrà
fare i conti con la legge dell'entropia crescente. La teoria economica classica
considera infatti il mercato come un sistema autonomo e svincolato
dall'ambiente. Quest'ultimo viene visto solo come un'insieme di risorse
potenzialmente infinite alle quali attingere: è il mercato che crea
propriamente la ricchezza. Questa visione astratta e deterministica
dell'economia non tiene in nessuna considerazione il fatto che l'attività
economica stessa possa progressivamente intaccare il vero patrimonio sul quale
si regge la sua produttività.
Si capisce quindi in che senso l'espressione sviluppo sostenibile possa
essere diventata - come ha riconosciuto Leonardo Boff - "la maschera
dietro la quale si cela il paradigma moderno che si realizza sia nel capitalismo
che nel socialismo, anche quello di tipo verde, sempre per e con la sua logica
vorace". Diceva bene una severa analista brasiliana: "L'espressione
'sviluppo sostenibile' confonde e non simboleggia un nuovo modo di pensare il
mondo".
Più esplicitamente Serge Latouche si è espresso così: "Lo sviluppo durevole,
sostenibile, o sopportabile è soltanto l'ultimo nato di una lunga
serie d'innovazioni concettuali tendenti a fare entrare una parte di sogno nella
dura realtà della crescita economica. Questa inflazione di qualificativi
aggiunti a "sviluppo" è un tentativo di scongiurarne magicamente gli
effetti negativi. Ci sono stati successivamente sviluppi endogeni, autocentrati,
socialisti, integrati, integrali, armoniosi, partecipativi, autonomi e popolari,
e ora umani e sociali, senza parlare dell'autosviluppo e dell'etnosviluppo. È
questo un bell'esempio di diplomazia verbale, che consiste nel cambiare le
parole quando non si riesce a cambiare le cose.
Se è lo sviluppo e non l'ambiente che si tratta di rendere durevole, si ha a
che fare con una mistificazione. Se durevole vuol dire preservare l'ambiente,
allora è incompatibile con la logica economica".
Rischiamo davvero che la nostra nozione di sottosviluppo non sia altro che
"un prodotto povero e astratto della nozione povera e astratta di
sviluppo" (Edgar Morin).
Abbiamo poi proceduto ad affrontare una serie di interrogativi.
Quanta terra abbiamo ha disposizione?
Può esistere una città sostenibile?
Cosa significa educare alla sostenibilità?
L'elaborazione di questi punti i lettori di CEM Mondialità possono incontrarla
in internet
www.saveriani.bs.it/CEM/Rivista/Atti-dicembre.
Educare al futuro
Educare alla sostenibilità passa necessariamente per una educazione al futuro,
o meglio, ai futuri. Per non rimanere paralizzati davanti alla portata
delle problematiche ambientali globali, alle diseguaglianze sociali ed
economiche in continuo aumento, è necessario re-imparare la capacità di
pensare costruttivamente al futuro, alle possibilità che possono dispiegarsi a
partire da scelte personali, qui e ora. Questa riflessione ha chiuso idealmente
il ciclo delle attività proposte, cominciate con il disegno delle linee del
tempo. Immaginiamo, allora, che le generazioni future si trovino nella
possibilità di scriverci una lettera: quale sarà il suo contenuto? Su quali
temi porrà l'accento? Quali argomentazioni esprimerà? Riportiamo l'incipit e
la conclusione della missiva dal futuro elaborata da un gruppo:
"Cara bisnonna,
quando leggo dai trapezoidi della biblioteca universitaria i titoli dei giornali
di solo settant'anni fa, mi sembra impossibile che le donne e gli uomini della
Terra abbiano potuto intraprendere una svolta tanto radicale in così poco
tempo. Raccogliendo il materiale per la mia tesi in macroantropologia
storico-economica mi sono progressivamente appassionato al punto da ostinarmi a
indagare su cosa possa avervi spinto - d'un tratto - a rivoluzionare il vostro
modo di essere…
Mi è parso di capire che proprio questa presa di coscienza globale (nel senso
che interessò in qualche modo l'intero genere umano) che riguarda la visione
ecologica (cioè globale) del mondo vi salvò e ci salvò. Un bacio dal tuo
bisnipote".