Linee programmatiche per l’attività del Consiglio Giudiziario di Roma 2003-2005

Anm sezione Roma Lazio

I compiti attuali dei Consigli Giudiziari

L’incertezza sulle prospettive derivanti dai progetti di riforma dell’ordinamento giudiziario non deve far dimenticare che il Consiglio Giudiziario, quale prima e più capillare espressione del governo autonomo della magistratura, è tuttora chiamato a svolgere un’insostituibile funzione di raccordo fra l’organo di autogoverno, gli uffici giudiziari del Distretto ed i magistrati.

Alle materie tradizionalmente attribuite ai Consigli Giudiziari, riguardanti la prima formazione professionale e la delicatissima prima valutazione iniziale degli uditori, le valutazioni di professionalità e i pareri per la progressione in carriera dei magistrati, la materia tabellare, nonché i pareri relativi ad incarichi extragiudiziari, incompatibilità ambientali o funzionali, passaggi dalle funzioni inquirenti a quelle giudicanti e viceversa, conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi, si sono aggiunte, negli ultimi anni, attribuzioni in materia di magistratura onoraria e di giudici di pace, con compiti specifici in materia di valutazioni sui requisiti professionali e personali di tali magistrati e di attività istruttoria disciplinare, che assumono particolare rilevanza nel modellare i compiti, le funzioni e l’attività della magistratura onoraria in funzione della efficacia complessiva del servizio giudiziario.

Prevedibile incremento della attività dei C.G.

La futura piena attuazione della delibera CSM 20.10.1999 sul decentramento – anche per le difficoltà operative del Consiglio Superiore dopo la riforma del 2002 – è prevedibile porti in un prossimo futuro le Commissioni Referenti a delegare ulteriori specifiche attività endoprocedimentali di loro spettanza.

Il Consiglio Giudiziario dovrà, quindi, occuparsi ordinariamente, come in parte già avviene, anche delle attività istruttorie relative agli esposti, ai ricorsi, rapporti e doglianze concernenti magistrati, delle istruttorie sulle sedi da mettere a concorso per i trasferimenti ordinari, delle istruttorie su tutte le pratiche in materia di aspettative e congedi, cause di servizio, collocamenti a riposo, dimissioni, decadenze, pensioni privilegiate, delle attività di organizzazione della formazione professionale decentrata.

In tutti tali settori di sua competenza (oggetto di legittima massima attenzione da parte dei cittadini) l’attività del Consiglio Giudiziario assume, dunque, un ruolo fondamentale e centrale.

Necessità di un programma

Quelli della funzionalità e della trasparenza degli uffici, e dell’adeguata qualificazione professionale dei magistrati, sono campi in cui molto più che non in passato si misura oggi – di fronte a proposte di riforma che non affrontano il nodo dell’efficienza - la credibilità dell’intera magistratura anche nella sua capacità propositiva.

Occorre quindi realizzare ogni sforzo per migliorare l’esistente ricercando quelle che, a legislazione invariata, sono le più efficaci soluzioni possibili ed è per questo motivo che la giunta della sezione romana dell’ANM, ed i rappresentanti di tutti i gruppi associativi hanno ritenuto di far precedere all’indicazione dei nomi dei candidati proposti per le elezioni del nuovo Consiglio Giudiziario di Roma la formulazione di alcuni punti programmatici relativi all’attività del prossimo Consiglio Giudiziario e di sottoporre il programma e l’accordo alla assemblea della sezione.

Il regolamento interno del C.G.

Appare innanzitutto opportuno che il nuovo Consiglio Giudiziario appronti una riforma regolamentare interna che ne consenta una più efficace attività , e migliori il grado di pubblicità e trasparenza dei lavori.

Mantenendo stabile l’attuale totale parificazione, nella vita del Consiglio, del ruolo dei membri titolari e supplenti, a tali fini appare necessario:

La normativa tabellare

Uno dei principali compiti affidati al Consiglio Giudiziario è poi quello di esprimere pareri sulle tabelle di organizzazione degli uffici giudiziari e sui criteri di organizzazione degli uffici requirenti.

Il controllo del Consiglio Giudiziario deve essere finalizzato a coniugare gli obiettivi di efficienza degli uffici con la predisposizione di criteri certi, automatici e trasparenti nella distribuzione del lavoro, nella ripartizione dei magistrati all’interno dell’ufficio e nell’individuazione dei magistrati cui assegnare i singoli affari.

Occorre che le previsioni tabellari siano idonee a realizzare i seguenti obiettivi:

Il Consiglio Giudiziario oltre ad una verifica formale del rispetto delle regole da parte del dirigente dell’ufficio deve preoccuparsi di individuare le reali esigenze degli uffici, valutando le scelte organizzative attraverso lo studio approfondito delle statistiche, dei flussi di lavoro, delle sopravvenienze, dell’entità dell’organico indispensabile per assicurare il servizio ecc.

In sintesi, in materia tabellare il Consiglio Giudiziario deve saper porsi quale punto di riferimento e di tutela dei singoli magistrati nell’ottica di un servizio sempre più trasparente e credibile.

Incarichi extargiudiziari

E’ inoltre necessario che il Consiglio Giudiziario formalizzi e pubblicizzi i propri criteri in tema di incarichi extragiudiziari in modo da assicurare chiarezza e certezza ai magistrati del Distretto.

Rapporti con il C.S.M.

Ancora, vi è la necessità di introdurre una maggiore dialetticità nel rapporto tra il Consiglio Giudiziario ed il CSM, anche nella prospettiva dello sviluppo del processo di decentramento operativo imperniato sui meccanismi della delega ai Consigli Giudiziari di funzioni endoprocedimentali ed istruttorie sinora svolte dal Consiglio Superiore.

Aspetti logistici

Infine, è indispensabile, per poter rendere più incisivo il ruolo del Consiglio Giudiziario, che la Presidenza della Corte di Appello rinforzi le strutture di segreteria a disposizione dell’organo, adeguandole ai sempre maggiori compiti attribuitigli.

Considerazioni finali

Le componenti associative e la Giunta dell’ANM ritengono che all’interno del Consiglio Giudiziario debbano essere rappresentate le diverse sensibilità culturali presenti in Magistratura, in modo da creare un luogo di sereno e costruttivo confronto istituzionale.

E’ in ogni caso certo un fatto: se in presenza degli attuali disegni di riforma dell’ordinamento giudiziario dovesse esservi una crisi del circuito dell’autogoverno, ciò costituirebbe il segnale inequivocabile di una minore capacità dei magistrati di concepirsi come titolari pro quota del ruolo istituzionale e della funzione costituzionale delineata dal modello di giurisdizione voluto dalla Costituzione del 1948.

Marzo 2003

 

 

 

 

 

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