Md aderisce alla manifestazione per la pace
IL PERICOLO DELLA GUERRA:
PERCHE' I GIURISTI NON POSSONO TACERE
Magistratura Democratica nel suo Congresso Nazionale tenutosi in Roma dal
23 al 26 gennaio 2003 ha approvato una mozione sulla pace e ha deciso di
aderire alla manifestazione del 15 febbraio.
La pace e la guerra sono terreni fondamentali dell'intervento e della riflessione
di ogni giurista: l'ambito proprio dei giuristi è quello dei diritti
e i primi diritti fondamentali di ogni uomo sono il diritto alla vita ed
il diritto a vivere in pace. Sappiamo che pensare di contrapporre alla mera
forza il diritto pare illuministico, eppure dobbiamo riscontrare il grande
cammino che questa idea ha fatto, con la creazione delle organizzazioni
internazionali, con l'abbattimento delle frontiere, di cui l'Europa è
esempio, con la creazione delle Corti internazionali di giustizia. E' un
processo sicuramente irreversibile che obbliga i giuristi sotto il profilo
morale, ma ancor più per la loro stessa essenza ad una lotta per
il diritto e per le sue ragioni, contro la prevalenza della logica della
forza.
Per questo i giuristi non possono tacere o restare indifferenti, oggi, come
di fronte ad ogni guerra e ad ogni logica che sposi il predominio della
forza al di là delle regole.
Milano, 13 febbraio 2003
Il Segretario Generale della Magistratura Democratica Claudio Castelli
MOZIONE SULLA PACE APPROVATA AL CONGRESSO
DI MD
La pace costituisce un valore fondativo dell'ordinamento
democratico interno e internazionale.
La Costituzione della Repubblica italiana, la Carta delle Nazioni Unite
e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sono fondate sul
ripudio della guerra e sull'impegno solenne di assicurare un futuro di pace
a tutti i popoli.
Gli incombenti pericoli di guerra e l'inconciliabilità dell'uso brutale
della forza con la legalità e la democrazia, nella sua dimensione
sostanziale di garanzia e promozione dei diritti fondamentali, a cominciare
dal diritto alla vita e alla pace, impongono ai giuristi e ai giudici di
ricordare che "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali".
Il diritto internazionale, fondato sull'ordinamento delle Nazioni Unite
- che bandisce la guerra e impone agli Stati di "astenersi nelle loro relazioni
internazionali dalla minaccia e dall'uso della forza" - limita il diritto
di difesa di uno Stato alla sola facoltà di reagire a "un attacco
armato" fino a che "il Consiglio di sicurezza non abbia preso le misure
necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale".
Ciò significa che la "guerra preventiva" è radicalmente contraria
all'ordinamento internazionale, come ha più volte affermato la Corte
internazionale di giustizia, né potrebbe essere legittimata dal Consiglio
di sicurezza senza tradire lo stesso ordinamento delle Nazioni Unite.
La guerra, inoltre, lungi dal poter battere il terrorismo internazionale,
che attenta indiscriminatamente alla vita e alla sicurezza di tanti innocenti,
produce sofferenze e alimenta odio che costituiscono il terreno più
fertile per la violenza terroristica.
Il terrorismo, come proprio la storia italiana ha dimostrato, può
essere battuto soltanto dal diritto e dalla politica, cioè dalla
scoperta e dalla cattura dei responsabili, in un quadro di forte collaborazione
internazionale, e dalla capacità dei governi di farsi carico delle
sue cause politiche, economiche e culturali.
Sono temi centrali nella riflessione e nell'azione di tutti i democratici
e particolarmente di chi opera quotidianamente con il diritto e per i diritti.
E' questo il terreno proprio dei giuristi. Contrapporre alla mera forza
il diritto e i diritti dei popoli e delle persone, su una base di
pari dignità, è stata l'idea che ha fatto progredire il mondo
lungo il cammino della pace, con la creazione e lo sviluppo delle Nazioni
Unite e la nascita delle Corti internazionali di giustizia. E' un processo
che i giuristi debbono contribuire a rendere irreversibile.
Omissisa
cura di magistratura democratica romana
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