Pubblicità ingannevole

di Giovanni Cannella

 

In televisione e sui giornali è in corso una martellante campagna pubblicitaria del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sulla c.d. Legge Biagi (che non si chiamava certo così prima dell'assassinio di Marco Biagi). Si tratta di una pubblicità ingannevole. Vediamo perché, ripercorrendo gli slogans pubblicitari utilizzati:

- più lavoro regolare

L'affermazione è formalmente vera nel senso che si rendono legali rapporti prima vietati (come il lavoro intermittente o il lavoro in affitto a tempo indeterminato), con una sorta di condono di rapporti prima proibiti, perché tutelavano poco i lavoratori.

- più servizi in rete per chi cerca lavoro

La legge non stabilisce nulla al riguardo, limitandosi a prevedere il "mantenimento", e non quindi l'incremento, del sistema informativo da parte dello Stato.

- più contratti di lavoro con orari adattabili alle esigenze delle persone e delle imprese

Non è vero. Le nuove norme si adattano solo alle esigenze delle imprese, perché consentono al datore di lavoro di chiamare il lavoratore di volta in volta quando decide lui, come nel caso del lavoro intermittente, e quindi contrastano con le esigenze del lavoratore ad una vita lavorativa regolare, che gli consenta di programmare il proprio tempo libero.

Nuove tutele e nuove opportunità

E' falso. Nella stessa relazione di accompagnamento alla legge si indica l'obiettivo di spostare le tutele dal rapporto al mercato, riducendo quindi le attuali tutele nel rapporto, sul presupposto della "posizione di privilegio" degli insiders rispetto agli outsiders (i disoccupati, gli emarginati dal mondo del lavoro). Quindi si vogliono ridurre le tutele e dare "nuove opportunità" ai datori di lavoro di svincolarsi dai lacci e lacciuoli posti a tutela dei lavoratori.

- nuove norme consentiranno di allargare le tutele dando stabilità a rapporti di lavoro che oggi sono precari e irregolari

E' esattamente il contrario. Nuove norme estendono la precarietà ad altri lavoratori ed altri settori, ad esempio estendendo il part time al settore agricolo o consentendo di adempiere all'obbligo di assumere una percentuale di disabili con rapporti di lavoro interinale a termine. Quindi meno stabilità per tutti.

- nuove regole e nuovi tipi di contratti saranno disponibili per riorganizzare il tempo di lavoro, per dare più spazio allo studio, alla famiglia o ad altri interessi

E' il contrario. La possibilità per il datore di lavoro di modificare a suo piacimento la distribuzione giornaliera e settimanale dell'orario di lavoro, con il solo consenso, ovviamente condizionabile, del lavoratore, senza neppure il filtro delle organizzazioni sindacali, non consentirà più al lavoratore di organizzare i propri spazi di studio o familiari, essendo sempre soggetto alle modifiche del tempo di lavoro.

- rendere più facilmente utilizzabile il lavoro a tempo parziale è una grande opportunità per aumentare l'occupazione, soprattutto delle donne

L'occupazione non dipende dal tipo di rapporto, ma dalla opportunità di vendere il prodotto e quindi se il datore di lavoro vede questa opportunità assume comunque i lavoratori anche stabili a tempo pieno e indeterminato. Rendere più facile il part time serve quindi solo all'imprenditore, che può facilmente condizionare un lavoratore comunque più precario e più debole economicamente. Le nuove norme inoltre consentono di alleggerire il peso dei sindacati, perché ciascun lavoratore a tempo parziale non avrà più diritti sindacali pieni, ma in proporzione dell'orario di lavoro.

- i contratti a progetto consentiranno di distinguere chiaramente collaborazioni e lavoro autonomo da lavoro dipendente

Nel senso che molti attuali rapporti subordinati saranno considerati autonomi, anche mediante lo strumento della "certificazione", con conseguente riduzione delle tutele.

Nuovi servizi pubblici e privati per il lavoro

- una rete nazionale e diffusa di servizi faciliterà l'incontro tra chi cerca lavoro e chi cerca lavoratori

- la conoscenza immediata di tutte le opportunità aiuterà soprattutto i cittadini più deboli e le imprese più piccole

A parte generici impegni, privi di contenuto specifico, allo "snellimento e semplificazione" delle procedure e alla "modernizzazione e razionalizzazione" del collocamento, l'unico dato concreto della legge è l'ampio spazio dato all'intervento dei privati e la riduzione della presenza pubblica a mera attività di registrazione e di autorizzazione (peraltro liberamente trasferibile da una società all'altra) delle imprese di collocamento private, in contrasto con le indicazioni dell'Unione europea, che raccomanda di potenziare i servizi pubblici all'impiego, e con rinascenti rischi di abusi e discriminazioni nella scelta del personale da assumere, a danno "dei cittadini più deboli".

 

 

 

 

 

 

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