Magistratura democratica

e lo sciopero generale del 18.10.2002

Oggi più che mai le questioni del lavoro investono il modello di democrazia e di convivenza sociale e l’attacco ai diritti e alle garanzie dei lavoratori tende al superamento e allo svuotamento della promessa costituzionale di una "democrazia con qualità" abitata da cittadini e non da sudditi. Magistratura democratica è consapevole della dimensione costituzionale delle questioni del lavoro ed esprime piena condivisione della difesa dei principi sottesa allo sciopero del 18 ottobre che, come recita il documento di presentazione della Cgil, vuole essere "uno sciopero generale per l’Italia dei diritti e della coesione sociale".

Le tendenze globali alla demolizione del Welfare State e allo svuotamento dei diritti sociali hanno subito, in questa fase politica del nostro Paese, una drastica accelerazione, resa ancora più drammatica dalla gravissima crisi del sistema industriale (evidenziata in ultimo dalle vicende della Fiat). In questo contesto, le spinte verso la demolizione del sistema di garanzie costruito a difesa dei lavoratori, verso la deregulation del rapporto di lavoro e la de-giurisdizionalizzazione delle sue tutele, verso la mortificazione del ruolo della rappresentanza sindacale si pongono in oggettivo e radicale contrasto con i princìpi di una "Repubblica fondata sul lavoro".

Anche le istituzioni disegnate dalla Costituzione repubblicana, e prima di tutto quelle di garanzia, vengono pesantemente investite da queste tendenze: l’altra faccia del neo-liberismo selvaggio è l’insofferenza verso le regole e l’aspirazione ad avere "mani libere". Su questo terreno si sta sviluppando un crescendo di iniziative che si propongono di addomesticare la magistratura: l’insieme di proposte legislative tese a paralizzare la stessa possibilità dei processi penali concernenti i "delitti dei potenti", la riproposizione di assetti ordinamentali in profonda tensione con i principi costituzionali di indipendenza e autonomia, il drastico ridimensionamento dei poteri di autogoverno e, non ultima, la sistematica delegittimazione conseguente a formidabili campagne denigratorie. Insomma, una resa dei conti con la magistratura e con la sua pretesa di assicurare l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Oggi più che mai, dunque, riteniamo necessario ribadire che l’essenza e il fondamento della convivenza democratica risiedono nella Costituzione repubblicana e nei valori consacrati nelle parole scritte nei suoi primi tre articoli: lavoro, solidarietà, uguaglianza.

Magistratura democratica

Milano-Roma, 14 ottobre 2002

 

 

 

 

 

 

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a cura di magistratura democratica romana


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