Magistratura democratica sugli arresti di Cosenza
Le decisioni giudiziarie devono essere rispettate anche
quando non sono condivise. Rispetto non significa però acquiescenza
acritica, ma impegno nel capire, nellinterpretare e, quando necessario,
nel sottoporre a critica razionale atti e provvedimenti dei magistrati. La
critica dellopinione pubblica, della stampa, degli operatori, quando
è motivata e argomentata, è infatti fattore di crescita, mezzo
per correggere errori, strumento per affermare la responsabilità sociale
dei magistrati.
Riguardato in questottica il provvedimento di arresto di esponenti no
global ad opera del giudice per le indagini preliminari di Cosenza suscita
perplessità e preoccupazioni, che crediamo necessario esprimere con
chiarezza e pacatezza.
La contestazione di delitti contro la personalità dello Stato (secondo
quanto pubblicato sulla stampa cospirazione politica e attentato
contro organi costituzionali), raramente contestati persino negli anni
più bui del terrorismo, ci riporta indietro di decenni. Ad essere riesumate
sono ipotesi di reato di dubbia costituzionalità, divenute ormai desuete
perché generiche ed indeterminate nella loro formulazione, intimamente
connesse ad un regime autoritario superato dalla Costituzione repubblicana.
Si tratta di ipotesi delittuose suscettibili di divenire puri strumenti di
repressione di forme di dissenso sociale e politico (sempre consentite in
uno Stato democratico di diritto) che, data la loro irriducibile tensione
con i principi fondamentali della Costituzione repubblicana, andrebbero esplicitamente
aboliti (anziché ripresi, magari in forme aggiornate). In ogni caso
la contestazione di reati associativi di tale natura necessita sempre di solidi
riferimenti a coerenti fatti specifici e ad una finalizzazione a eventi illeciti
(che è, ovviamente, cosa del tutto diversa da una opposizione politica,
anche la più radicale).
Né può tacersi che le preoccupazioni aumentano se alla genericità
delle fattispecie delittuose si accompagnano incertezze sulla competenza territoriale,
indotte nel caso specifico dalla evidente perifericità di Cosenza rispetto
ai centri di organizzazione e di attività dei movimenti oggetto delle
indagini e ai principali fatti cui esse fanno riferimento (e sui quali già
indagano le autorità giudiziarie dei luoghi di commissione).
Saranno, come sempre, i fatti a confermare o smentire le preoccupazioni.
Una cosa peraltro deve essere chiara da subito: se vi sono atti di violenza,
alla magistratura compete di accertare i fatti e di punire i colpevoli; ma
ai magistrati si chiede di saper distinguere tra espressioni (anche le più
radicali) di protesta e di dissenso, che non possono essere bandite in una
società democratica, e le condotte violente, che devono essere stigmatizzate.
Questi concetti abbiamo espresso, oltre un anno fa, allindomani del
G8 di Genova. Li ribadiamo oggi anche alla luce della pacifica partecipazione
di massa alle iniziative del Forum Sociale Europeo di Firenze che ha dimostrato
come la strada del confronto, del rispetto dei diritti di tutti e della legalità
sia praticabile e come su di essa si possa procedere al di là delle
differenze di culture e di visioni del mondo.
22 novembre 2002
Il segretario nazionale
Claudio Castelli
Omissisa
cura di magistratura democratica romana
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