L’esperienza della lista 1° marzo, tra effettività dell’autogoverno e declino del marconismo

di Francesco Menditto

A Napoli, più che in altre parti d’Italia, la situazione dell’associazionismo giudiziario era da anni caratterizzata da un immobilismo di forte matrice corporativa: Unicost –forte della maggioranza assoluta-, imponeva sistematicamente la linea che la Giunta distrettuale doveva seguire ed operava, anche tramite i suoi componenti del Consiglio Giudiziario, secondo logiche di appartenenza, di corporativismo e di cura del "particolare". Difficile non immaginare i risultati che provocava il fenomeno del marconismo (così denominato anche in un recente scritto di Livio Pepino: cfr. Questione Giustizia n° 4/2001 pag. 743): assoluta assenza della Giunta distrettuale dell’ANM nella vita politica del distretto, attività svolta burocraticamente dal Consiglio Giudiziario.

Md ha svolto per anni un compito di rottura e di "voce fuori dal coro": ha dovuto sostenere da sola e per lungo tempo, una linea di contrasto rispetto alla politica di difesa ad oltranza dai capi degli uffici e di sostanziale indifferenza per i problemi delle realtà giudiziarie del distretto. Questo compito di testimonianza e di denuncia, che negli ultimi anni si è incrementato e si è esteso anche al settore civile, tradizionale roccaforte dei marconiani, ha dato, nel tempo, i suoi frutti.

E, finalmente, qualcosa si è mosso: nel Consiglio Giudiziario 1999-2001 spesso i voti ed i pareri espressi da me, componente designato da MD, trovavano i consensi e l’approvazione di almeno uno degli eletti nelle file di Unicost che si riconosceva nel gruppo dei "Ghibellini" (e talvolta di quello dei Movimenti che interveniva solo quale supplente), determinando un capovolgimento negli assetti e nelle deliberazioni del Consiglio. In sostanza, mentre l’intero Consiglio Giudiziario sembrava, in astratto e nelle affermazioni generiche di tutti i componenti, volersi attenere ai principi della trasparenza, dell’egualitarismo e del rispetto delle regole dettate dal CSM, al momento del voto molti sceglievano, invece, l’intramontabile logica del corporativismo clientelare ed esprimevano un voto in netto contrasto con quei principi che fino a poco prima avevano predicato. Contemporaneamente, iniziava a diffondersi uno "strano" periodico, il Ghibellin Fuggiasco, costituito da una redazione di colleghi che prendevano di mira, con ironia ed a tratti con vero e proprio sarcasmo, la linea politica del gruppo di appartenenza -ossia Unicost-, le sue scelte in seno al Consiglio Giudiziario, ma anche le determinazioni dei dirigenti degli uffici, i criteri di organizzazione degli uffici giudiziari: non poteva, ovviamente, essere definito un periodico di carattere scientifico, ma era ugualmente importante perché forniva il polso degli umori politici e del dissenso all’interno di Unicost. Qualcosa iniziava a muoversi. E, come sempre, iniziavano le attività di contrasto e di intimidazione nei confronti di quanti non erano più disposti a tollerare le logiche del marconismo.

Un primo tentativo è stato attuato proprio nei confronti del componente del Consiglio Giudiziario Ghibellino, a cui veniva richiesto di "astenersi" dalla pratica relativa ai criteri organizzativi della Procura, perché "reo" di avere sostenuto in un articolo che i poteri di assegnazione dei Procuratori della Rapubblica andavano delimitati. Difeso il valore dell’autogoverno in sede locale e dell’autonomia dei suoi componenti, anche attraverso la presentazione delle mie dimissioni in segno di protesta innanzi al Consiglio giudiziario, veniva convocata un’assemblea dell’ANM, imposta da MD, sorprendentemente affollata ed animata, che riaffermava il diritto dei componenti del Consiglio di manifestare il pensiero, senza per questo divenire incompatibili con l’attività di autogoverno.

Da quel momento si sono sfaldate le alleanze in precedenza precostituite ed il clima è cambiato, con la preso coscienza del ruolo e del valore dell’autogoverno anche da parte di altri componenti del Consiglio. E in occasione del parere per la nomina a Procuratore Nazionale Antimafia del Procuratore Cordova si è aperta una nuova frattura, tra chi coerentemente ai propri principi, riteneva che ciascun magistrato dovesse essere valutato con oggettiva imparzialità, ed invece chi pretendeva un’affermazione acritica dell’operato del Procuratore ed in genere di qualsiasi dirigente. Il tentativo di delegittimazione dell’operato del Consiglio Giudiziario portato avanti da Unicost e da MI, anche tramite parte dei loro componenti in seno al Consiglio, richiedeva un intervento collettivo: non si era mai visto che fosse aggredito in modo frontale ed insidioso l’organo di autogoverno locale, destinatario perfino di una richiesta di chiarimenti sul suo modus procedendi da parte del Procuratore Cordova. La richiesta di un’assemblea di tutti i magistrati del distretto, avanzata dai componenti di Md e dei Ghibellini nella Giunta dell’ANM, veniva respinta a maggioranza dal resto della compagine associativa: l’assemblea non si doveva tenere. L’atteggiamento di Unicost – saldatosi con quello di Mi – di rifiuto di un confronto pubblico su una questione così importante era assolutamente inaccettabile, e grazie alla mobilitazione di Md, Movimenti e Ghibellini, la richiesta di autoconvocazione dell’assemblea veniva sottoscritta da oltre 400 colleghi.

L’assemblea del 1° marzo del 2001 è stato uno dei momenti più alti della politica associativa del distretto: il documento finale, approvato a maggioranza, censurava il comportamento ostruzionistico della Giunta e stigmatizzava l’esistenza di un orientamento politico volto a sottrarre la dirigenza degli uffici – ed in particolare di quelli di Procura – al legittimo ed imparziale controllo dell’organo di autogoverno; in sostanza, veniva denunciata l’esistenza di saldi vincoli gerarchici all’interno degli uffici giudiziari, specie di Procura, arrivando a qualificare tali rapporti come una sorta di sudditanza che impediva il pieno e corretto svolgimento delle funzioni, in seno all’organo di autogoverno, quando oggetto di valutazione era il dirigente dell’ufficio.

Da quel momento il processo di declino del marconismo subiva un’accelerazione: i Ghibellini costituivano una compagine politica sempre più consistente e seriamente orientata all’affermazione di alcuni valori fondamentali, che Unicost aveva sepolto per lungo tempo, quali la trasparenza, il rispetto delle regole il ruolo penetrante e concreto dell’autogoverno.

E nata, così, una coalizione, la Lista I° marzo, che con chiarezza si è contrapposta ad MI ed Unicost, respingendo i messaggi di pace che venivano lanciati ed i tentativi di minimizzare le differenze. La lista I° marzo, al di là delle più rosee previsioni, ha vinto, ottenendo la maggioranza assoluta (Unicost crollava dal 55% al 34%, ed anche MI perdeva consensi) alle elezioni per il rinnovo della Giunta distrettuale dell’ANM ed ha portato alla mia designazione quale Presidente della Giunta (la prima volta per un esponente di Md), approvando un programma che non veniva votato dagli eletti di MI ed Unicost, a conferma della diversità esistenti.

Anche con l’esperienza della Giunta, in cui totale era la condivisione con i colleghi della lista 1° marzo, si è completato il percorso di dissenso dei Ghibellini che prima in parte, poi completamente al congresso di Salerno, hanno abbandonato Unicost, con grave disappunto del gruppo dirigente che aveva tentato in ogni modo di ricucire lo strappo.

Proprio nel periodo in cui si è radicalizzato il contrasto tra i Sostituti ed il Procuratore Cordova, la Giunta distrettuale -prima relegata nelle paludi dell’immobilismo e della difesa degli assetti di potere costituiti – ha fornito, anche attraverso un costante rapporto con i colleghi, un importante contributo di chiarezza, a tutela del principio dell’indipendenza interna ed in difesa dei magistrati che, di volta in volta, venivano deliberatamente aggrediti mediante un’opera di delegittimazione che passava anche attraverso la segnalazione all’organo disciplinare.

Il resto è storia recente. L’apertura del procedimento di incompatibilità ambientale su cui non può non avere influito anche dal documento di netta denuncia dell’assemblea dell’ANM distrettuale, convocata proprio per discutere le recenti dichiarazioni rese dal Procuratore Cordova innanzi alla Commissione Antimafia: nel documento si legge che "l'aver gettato discredito su tutti i magistrati del distretto, sostanzialmente indicati come ostacolo al pieno e corretto esercizio della giurisdizione, hanno determinato una grave lesione dell'immagine dell'attività giudiziaria del distretto e dei magistrati tutti, comportando di fatto, come conseguenza, anche l’inizio di una ispezione".

In definitiva, la costante opera di denuncia e la necessità, da sempre avvertita all’interno di Md e praticata costantemente anche grazie alla genesi dei Ghibellini, ha dato i suoi concreti risultati. Forse non ce lo saremmo aspettato neanche noi, ma le energie e la costanza profuse in quest’opera hanno permesso alle speranze di divenire realtà.

Maggio 2002

 

 

 

 

 

 

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