ELEZIONI C.S.M. 2002

L’appello di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia

Viviamo tempi drammatici e senza precedenti, in cui è in atto un chiaro tentativo di resa dei conti con la magistratura che in questi anni ha cercato di inverare l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. E‘ questa situazione che ci impone nuove responsabilità e un’accelerazione di quei processi di ripensamento e di rinnovamento dell’associazionismo e delle pratiche dell’autogoverno che noi e larga parte dei magistrati ritengono ormai indilazionabile.

Oggi sono in pericolo gli stessi assetti costituzionali della magistratura, lo status e l’indipendenza di ogni magistrato e la nuova legge elettorale del Consiglio rappresenta il primo passo per rendere il singolo magistrato più solo e più debole, per ridurre il C.S.M. a mero organo burocratico, per facilitare un controllo politico della giurisdizione.

La riduzione del numero dei componenti e l’abolizione delle liste, con lo svilimento delle candidature a semplici scelte individuali, non solo elimina qualsiasi vincolo tra candidature e impegni sui programmi e sulle scelte concrete, ma elimina ogni responsabilità e responsabilizzazione degli eletti (non dovendo rendere conto a nessuno) e riduce tutto a scelte personali. Ciò è ancora più grave per il livello delle decisioni che il nuovo Consiglio dovrà adottare, a cominciare dalla propria radicale riorganizzazione, imposta dalla stessa riduzione dei componenti.

Eppure le difficoltà che viviamo e il tentativo di mortificare l’autogoverno e il ruolo del C.S.M. possono diventare un’occasione per un forte cambiamento degli assetti della magistratura italiana e per dare un segno di resistenza e di rinnovamento. Di resistenza per difendere i principi costituzionali, per garantire l’indipendenza della magistratura, per impedire il riaffiorare di improprie gerarchizzazioni, attraverso vincoli interni agli uffici o tramite la riproposizione della Cassazione come anomalo vertice organizzativo. Di rinnovamento per vedere definitivamente abbandonate logiche di schieramento e clientelari troppo spesso invalse, per affermare trasparenza, certezza dei tempi, eguaglianza di trattamento, per avere dirigenti capaci e degni di questo nome, per assicurare un forte legame di confronto e fiducia tra i magistrati ed il loro organo di autogoverno.

La nuova legge elettorale, scompaginando ogni aspettativa e previsione, impone alle componenti più aperte della magistratura un approccio nuovo ricercando una unità sui contenuti e l’inizio di una stagione aperta a tutti i soggetti che condividano idee e percorso. Non si tratta né di abbandonare le proprie identità e le proprie culture, né di introdurre sbarramenti, delineando un’improbabile quanto irrealistico bipolarismo in magistratura, ma di basarsi sui contenuti e sui comportamenti per apre un confronto che speriamo possa coinvolgere un numero crescente di colleghi.

Si tratta di riprendere e di farsi interpreti dello spirito, della forza e della dignità dimostrati dalla magistratura italiana nelle manifestazioni svoltesi durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario e nell’assemblea nazionale del 20 aprile.

Per questo proponiamo dei candidati che possano impersonificare al prossimo C.S.M. come comportamenti concreti, prima ancora che come idee questo spirito e che possano restituire e rinsaldare un forte legame tra magistrati e Consiglio e dare una prospettiva credibile:

IL CONSIGLIO DELL’INDIPENDENZA : difesa strenua e rigorosa dell’indipendenza della magistratura e del singolo magistrato

IL CONSIGLIO DELLE REGOLE: informazione trasparenza, certezza dei tempi, eguaglianza di trattamento

IL CONSIGLIO DELL’EFFICIENZA, DELL’INNOVAZIONE E DELL’EGUAGLIANZA DELLE FUNZIONI.

Cassazione: Giuseppe Salmè Pubblici Ministeri: Giovanni Salvi, Giuseppe Fici

Giudici: Paolo Arbasino, Luigi Marini, Maria Giuliana Civinini, Ernesto Aghina, Francesco Menditto

I GHIBELLINI

I "Ghibellini" si riconoscono nel programma presentato dai candidati di Magistratura Democratica e del Movimento per la Giustizia, gruppi con i quali condividono un percorso comune nell’ottica dell’aggregazione di tutti quei colleghi che credono nel modello di magistrato costituzionalmente orientato.

La nostra convinta partecipazione ad un cartello che non è meramente elettorale, nell’ottica del "movimentismo" e del superamento di steccati ideologici e delle rigidità correntizie, vuole essere anche da stimolo per un forte impegno dei colleghi che non sono iscritti ad alcun gruppo associativo.

Pur nella consapevolezza della qualità di tutte le candidature indicate nell’appello elettorale, i "Ghibellini", tenuto conto del loro radicamento in talune realtà locali, ma soprattutto per il metodo assembleare e quindi democratico - partecipativo che ha portato alla sua designazione, danno il loro sostegno, in particolare, a Francesco Menditto.

 

IMPEGNO PER LA LEGALITA’

Il Movimento di " Impegno per la Legalità" condivide il programma e l'appello al voto che sono stati congiuntamente elaborati dai gruppi di Magistratura Democratica e del Movimento per la Giustizia.

Impegno per la Legalità non partecipa alla competizione elettorale con propri candidati.

Nondimeno, avuto soprattutto riguardo all'attuale momento storico con tutto ciò che ne consegue in termini di assetto della Magistratura e tenuto altresì conto della centralità che il CSM riveste nel complessivo disegno costituzionale, Impegno per la Legalità ritiene di riconoscersi sostanzialmente ( non si condivide, ad esempio, la pur apprezzabile proposta di drastica riduzione dei concorsi virtuali: a nostro avviso, essi vanno tout court aboliti) nel programma elaborato da Magistratura Democratica e dal Movimento per la Giustizia, impegnandosi a sostenere indistintamente tutti i candidati espressione dei suddetti gruppi con i quali Impegno per la Legalità ha riscontrato spesso comuni e significative consonanze.

Rileva come tale convergenza rappresenti un evento importante e considerevole, da sempre auspicato nelle elaborazioni teoriche del nostro gruppo, evento idoneo a costituire il presupposto, senza preclusione alcuna nei confronti di chiunque condivida e pratichi le opzioni fondamentali, per più ampie convergenze e per coerenti aggregazioni in modo da conseguire, tra gli altri, i seguenti obiettivi:

 

IL PROGRAMMA

Un filo comune

Un filo comune lega i candidati espressi da gruppi ed aggregazioni differenti (Magistratura Democratica, Movimento per la Giustizia, Impegno per la legalità, Ghibellini), persone diverse con storie professionali ed esperienze differenti che intendono operare coerentemente al Consiglio Superiore.

Un piccolo bagaglio di idee, di propositi comuni, di progetti condivisi per dare vita ad un Consiglio garante di valori essenziali e capace di realizzare alcune innovazioni necessarie.

IL CONSIGLIO DELL’INDIPENDENZA.

Difesa strenua e rigorosa dell’indipendenza della magistratura e del singolo magistrato.

Salvaguardia del ruolo e delle prerogative del CSM, contro le pressioni esterne o gli interventi dell’esecutivo, in tutte le decisioni che riguardano lo status dei magistrati in ambito nazionale e nella nascente giurisdizione europea.

Interventi tempestivi a tutela dei magistrati, che siano oggetto di ingiuste denigrazioni, di invettive o pressioni da parte di esponenti del potere politico.

Difesa della libertà di espressione dei magistrati nei confronti di tutti i tentativi di indebito condizionamento e di riduzione al silenzio della magistratura anche se attuati attraverso un uso improprio dell’azione disciplinare.

Riaffermazione dell’insindacabilità in sede disciplinare degli atti di esercizio della giurisdizione e che costituiscono espressione della libera attività interpretativa.

Impegno per l’attuazione della garanzia del contraddittorio e del diritto di difesa nel procedimento disciplinare.

IL CONSIGLIO DELLE REGOLE

Informazione, trasparenza, certezza dei tempi, eguaglianza di trattamento.

Pubblicazione dei verbali delle sedute e utilizzazione della rete informatica come veicolo di informazione per tutti.

Certezza dei criteri da adottare nei trasferimenti e adozione di misure che consentano di accelerare le relative procedure.

Impegno nell’effettuazione di accurate e rigorose valutazioni di professionalità.

Attuazione del decentramento e valorizzazione del ruolo dei consigli giudiziari.

Riaffermazione del ruolo costituzionale del CSM per contrastare l’invadenza del Ministro della Giustizia nella selezione e valutazione dei magistrati ed il progetto di trasformare la Corte di cassazione da vertice del sistema delle impugnazioni in vertice della magistratura

IL CONSIGLIO DELL’EFFICIENZA, DELL’INNOVAZIONE, E DELL’ EGUAGLIANZA DELLE FUNZIONI

Impegno dei candidati a mantenere un costante contatto con gli elettori.

Consapevole azione in tutte le sedi istituzionali diretta a contrastare i progetti di ripristino della carriera, di rilancio della gerarchia, di innalzamento di insormontabili steccati tra le diverse funzioni (requirenti e giudicanti, di merito e di legittimità) svolte dai magistrati.

In concreto :

  1. semplificazione delle direttive e delle circolari (in taluni casi da elaborare per princìpi): per consentirne l’effettiva conoscenza da parte di tutti e per muoversi nella direzione di creare momenti di controllo gestionale (superando l’attuale sistema di controlli burocratici e formalistici);
  2. prosecuzione della politica di valorizzazione dei Consigli Giudiziari, attuando il proposto decentramento di compiti, con la previsione di momenti di verifica comune a livello nazionale;
  3. trasformazione delle tabelle in progetti di lavoro, comprensivi dell’indicazione degli obiettivi perseguiti , come in parte già si è realizzato con l’ultima proposta tabellare;
  4. una politica del personale razionale ed equa: espletamento di due concorsi ordinari l’anno per i trasferimenti (come previsto dalla attuale Circolare), drastica riduzione dei concorsi virtuali ai casi di assoluta necessità con esclusione dell’assegnazione attraverso tali concorsi di posti semidirettivi, particolare attenzione alle sedi disagiate ed ai magistrati ivi assegnati (attuando e traendo un primo bilancio della normativa sugli incentivi);
  5. selezione attitudinale come criterio base per il conferimento di posti direttivi e semidirettivi:
    1. valutazioni di professionalità secondo parametri che le rendano, per ogni diverso mestiere di magistrato, più vicine all’attività concretamente svolta (evitando la deriva verso improprie forme di cottimizzazione del lavoro giudiziario e puntando alla realizzazione di statistiche quali-quantitative intelligenti e veridiche del lavoro giudiziario che devono diventare una fotografia veridica e controllabile della situazione organizzativa di ciascun ufficio e dell’attività di ciascun magistrato);
    2. sviluppo della formazione centrale, puntando sulla qualità dei corsi e sull’interscambio di esperienze; potenziamento della formazione decentrata, con momenti di confronto e di coordinamento tra le diverse realtà territoriali; sburocratizzazione delle strutture e rifiuto di qualsiasi logica lottizzatoria per la nomina del Comitato Scientifico, dei referenti locali e dei relatori;
    3. ricorso alla procedura ex art.2 della legge sulle guarentigie al fine di rimuovere situazioni di compromissione ambientale o di oggettiva perdita di credibilità e prestigio;
    4. modifica della circolare sugli incarichi giudiziari eliminando l’attenzione al dato formale della natura dell’ incarico e dell’ente conferente per verificare la renumerazione e l’incidenza sull’attività del magistrato ed i possibili riverberi sulla sua indipendenza: apertura verso tutti gli incarichi relativi ad attività connesse all’ufficio e divieto di svolgere incarichi che per il loro impegno complessivo e per il guadagno possono danneggiare l’attività del magistrato e del suo ufficio;
    5. pari opportunità: riscrittura ed effettiva attuazione della Circolare sulle lavoratrici madri (anche alla luce della legge sui congedi parentali) che permetta di rendere compatibile l’attività svolta dai magistrati che beneficiano della maternità o paternità o affetti da malattie con le particolari condizioni vissute (anche al fine di consentire e stimolare la loro presenza in ufficio).

    Ci impegniamo infine ad un contatto costante con gli uffici giudiziari ed i magistrati attraverso una presenza sul territorio dei colleghi eletti e affinché il Consiglio abbia un’adeguata immagine e capacità di informazione e vicinanza ai magistrati. A tal fine proporremo che il Consiglio si doti di un sito internet e di una casella di posta elettronica cui ogni magistrato possa rivolgersi per avere in tempi ristretti notizie, delucidazioni, chiarimenti e per evitare quei rapporti impropri tra magistrato e consigliere che rischiano di essere l’anticamera del clientelismo

    Ci impegniamo, fino a quando il Consiglio non la istituirà a livello istituzionale, a realizzarla noi, ovviamente aperta a tutti.

     

    I CANDIDATI

     

    COLLEGIO CASSAZIONE

    Giuseppe Salmè, romano, 59 anni, sposato, con quattro figli.

    In magistratura dal 1967; prime funzioni, nel 1969, come pretore mandamentale a Volterra; sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale per i minorenni di Roma dal 1972 e giudice dello stesso tribunale dal 1975; giudice della prima sezione civile del tribunale di Roma dal 1978; componente dell'ufficio studi del CSM dal 1986; consigliere della prima sezione civile della Corte di cassazione dal 1994, dal 1999 è componente delle sezioni unite civili.

    Si è occupato di formazione, prima come relatore e coordinatore di gruppi di lavoro e poi come componente del Comitato scientifico presso la nona commissione referente del CSM, dal 1998 al 2001.

    Collabora a "Il Foro italiano" dal 1967. Borsista presso la cattedra di procedura civile del prof. Salvatore Satta dal 1966 al 1967, ha collaborato, come cultore della materia incaricato di svolgere seminari annuali integrativi e come relatore di tesi di laurea, dal 1975 al 1990, con i professori Stefano Rodotà e Adolfo Di Majo.

    Responsabile del gruppo di lavoro di MD sull'ordinamento giudiziario dal 1998 al 2001, dal 2001 è componente dell'esecutivo di Magistratura Democratica.

     

    COLLEGIO PUBBLICI MINISTERI

    Giuseppe Fici, palermitano, sposato e con due figlie, è in magistratura dal 1981.

    Ha svolto variegate funzioni requirenti: sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Genova (1983-85), pretore mandamentale di Castellammare del Golfo (1985-89), giudice istruttore del Tribunale di Trapani (1991-93), sostituto procuratore a Palermo, con una competenza specifica in materia di reati fallimentari e societari; quindi, dal 1998, assegnato alla direzione distrettuale antimafia.

    Quale pretore mandamentale, prima, e quale pretore addetto al civile ed al lavoro nella neo costituita pretura circondariale di Trapani, poi, ha maturato un’esperienza anche nel settore civile e del lavoro.

    Autore di oltre cento pubblicazioni - fra note a sentenza, articoli, saggi, sentenze ed ordinanze nelle materie penale civile e del lavoro e penali - sulle più accreditate riviste giuridiche (Foro Italiano, Giustizia Civile, Giurisprudenza di merito, Giustizia Penale, Giurisprudenza Italiana, Politica del Diritto, Guida al diritto), ha approfondito gli studi in materia di ordinamento giudiziario ed, in particolare, in materia di responsabilità disciplinare dei magistrati ed è stato nominato nel 1997 componente della Commissione ministeriale per la riforma dell'ordinamento giudiziario.

    E' stato fra i fondatori del Movimento della Giustizia ed ha fatto parte del Consiglio Direttivo.

    Giovanni Salvi, nato a Lecce nel 1952, è stato pretore in Monza dal 1980. Dal 1984 sostituto procuratore a Roma, ha fatto parte del gruppo di lavoro sul terrorismo (a partire dallo stesso 1984) e poi anche della DDA, sin dalla sua costituzione; fa ora parte anche del gruppo di lavoro sulla criminalità informatica. Si è particolarmente occupato sin dal 1986 dell’informatizzazione degli archivi della criminalità organizzata.

    Ha pubblicato scritti sulla corruzione, sulla criminalità organizzata, sul processo penale, sull’ordinamento giudiziario (tra gli altri, per Cassazione Penale, Legislazione Penale, Giurisprudenza Italiana, Questione Giustizia, Mondadori, Utet).

    Ha fatto parte della Commissione ministeriale (Conso) per l’adeguamento del codice di procedura penale riformato.

    Ha fatto parte della missione delle Nazioni Unite per la verifica degli accordi di pace in Guatemala (relativamente al rafforzamento delle istituzioni giudiziarie) e ha diretto la missione in Tajikistan per la costituzione di una struttura per il contrasto alla criminalità organizzata; tale ultimo lavoro è stato da ultimo valutato da una missione ispettiva delle N.U. come eccellente, indicandolo come modello per i futuri interventi delle N.U.

    Dal 1993 ha iniziato a impegnarsi nell’ANM, venendo eletto al C.D.C., e divenendo Vice Segretario generale e poi Vice Presidente dell’Associazione.

     

    COLLEGIO GIUDICI

    Maria Giuliana Civinini, toscana, 46 anni, sposata con un figlio, in magistratura dal 1983, espletato il tirocinio a Firenze, ha svolto le sue prime funzioni, quale giudice civile e del lavoro in grado d'appello, presso il Tribunale di Modena. Dal 1986 è stata per sette anni pretore a Pistoia con funzioni di giudice penale e quindi, dopo la riforma del c.p.p., di g.i.p. e di giudice del dibattimento; trasferita presso il Tribunale della stessa città, nei cinque anni successivi ha svolto funzioni di giudice civile, giudice del lavoro in grado d'appello e, in misura minore, giudice del dibattimento penale; dal 1999 è destinata al settore civile dell'Ufficio del Ruolo e del Massimario della Corte di Cassazione.

    Si è a lungo occupata di formazione professionale dei magistrati, sia quale relatore agli incontri di studio sia quale componente del Comitato Scientifico presso la Nona Commissione del CSM; in tale veste, si è particolarmente dedicata all'organizzazione degli incontri di studio per gli uditori giudiziari, dei corsi di diritto processuale civile e di quelli per i giudici minorili, assieme ai quali ha anche realizzato e coordinato il primo laboratorio per giudici minorili e della famiglia.

    Collabora fin dalla laurea con il Foro italiano ed è autrice di numerosi scritti in materia di diritto processuale civile, avendo dedicato i suoi studi soprattutto ai procedimenti camerali e sommari in genere, al riconoscimento delle sentenze straniere e al "lavoro" del giudice.

    Fa parte del Comitato di redazione di Questione Giustizia. E' responsabile del gruppo giustizia civile di Magistratura Democratica, partecipa all'organizzazione degli Osservatori per la Giustizia Civile, contesto nel quale è nata la lista di discussione Civilnet, di cui è moderatrice.

    E' Presidente della Fondazione Carlo Maria Verardi, sorta per ricordare - attraverso un'azione positiva sui valori della persona, della solidarietà e dell'uguaglianza - un grande amico e un grande magistrato.

    Paolo Arbasino, nato a Voghera nel 1941, in magistratura dal 1970, ha sempre operato presso il Tribunale di Milano.

    Dal conferimento delle funzioni sino agli inizi del 1979 ha svolto le funzioni di giudice presso la sezione lavoro del Tribunale negli anni di prima applicazione dello Statuto dei lavoratori e della riforma del processo del lavoro: ha anche pubblicato un testo su "Appalti e subappalti".

    Dal 1979 e sino al 1989 ha svolto funzioni di giudice istruttore presso il tribunale occupandosi di istruttorie relative a fatti di terrorismo, attività delittuose delle organizzazioni mafiose operanti in Milano (omicidi, sequestri di persona), prime inchieste su associazioni dedite al traffico di sostanze stupefacenti, reati di associazione per commettere delitti contro la Pubblica Amministrazione, l’economia, il patrimonio concernenti infiltrazioni del crimine organizzato nelle case di gioco con corruzione di esponenti politici.

    Dal 1989 al 1996 ha svolto le funzioni di Giudice per le Indagini Preliminari occupandosi anche degli aspetti organizzativi dell’ufficio e seguendo numerose inchieste tra le quali quella relativa a corruzione di pubblici amministratori di Milano e di numerosi comuni del circondario.

    Dal 1996, anno della sua costituzione, e sino ad oggi è presidente della sezione distrettuale del riesame: si è occupato della sua organizzazione, particolarmente complessa in considerazione del rito e delle sanzioni connesse a violazioni delle sue regole, favorendo anche l’elaborazione di un programma informatico per le attività di cancelleria.

    Ernesto Aghina, napoletano, 48 anni, in magistratura dal 1979, dopo il tirocinio a Napoli, destinato in prima sede alla Pretura circondariale di S. Angelo dei Lombardi (AV) nel settembre 1980 con competenza promiscua ha affrontato, anche come applicato alla locale Procura della Repubblica, le emergenze derivate in loco dal sisma del 23 novembre 1980.

    Trasferito alla Pretura di Napoli nel 1988, è stato titolare della sezione specializzata in materia ecologica, alimentare e nei reati connessi alla violazione delle norme antinfortunistiche.

    Dalla riforma del giudice unico di primo grado, cui ha collaborato organizzativamente predisponendo la bozza del progetto tabellare per il settore penale del Tribunale di Napoli, svolge funzioni di presidente di collegio penale, occupandosi prevalentemente di processi in materia di criminalità organizzata e spaccio di stupefacenti.

    Nel 1993 è stato designato a far parte della commissione ministeriale per l'individuazione dei settori normativi del codice di procedura penale da sottoporre a modifica, e nel 2000 della commissione ministeriale per l' attuazione della delega in materia di competenza penale del giudice di pace.

    Eletto nel Consiglio Giudiziario presso la Corte d’Appello di Napoli, si è dedicato all’attività di formazione professionale come componente della commissione uditori e relatore in incontri di studio del C.S.M., quindi come referente distrettuale per la formazione decentrata e da ultimo come componente del Comitato Scientifico (settore penale) presso la IX° Commissione del C.S.M., curando altresì la formazione della magistratura onoraria nel distretto di appartenenza.

    Collaboratore della cattedra di procedura penale presso la facoltà di giurisprudenza dell’ Università di Napoli e di riviste scientifiche, è autore di pubblicazioni in materia penale, tra cui testi in materia di depenalizzazione e sul procedimento penale davanti al giudice di pace, collaborando fra l’altro, con la Cedam per i commentari al codice di procedura penale e con la Utet per un codice commentato dell’ordinamento giudiziario.

    Tra i fondatori del Movimento per la giustizia, ne è stato componente del consiglio direttivo.

    Luigi Marini , toscano, 49 anni, sposato con figlio, in magistratura dal 1981, ha svolto il tirocinio a Firenze, quindi ha assunto nel 1982 le funzioni di giudice penale presso il Tribunale di Torino dal 1982 fino al 1988, quando ha ottenuto il trasferimento presso la locale Procura della Repubblica del Tribunale1988, ove è rimasto fino al 1996, occupandosi prevalentemente di reati societari e tributari. Nel novembre 1996 è stato destinato al Ministero della giustizia, dove si è occupato fino a giugno 2001 di personale, organizzazione e statistica, coordinando i progetti PASS realizzati presso alcuni uffici giudiziari, facendo parte del "gruppo-misto" istituito da C.S.M. e Ministero per la statistica giudiziaria, nonché del "board" istituito dal Ministero per la realizzazione di un sistema di controllo di gestione.

    E' autore di scritti in materia penale - avendo collaborato, fra l'altro, con la Utet per i commentari al codice di rito e alla legislazione sul giudice unico -e penale tributaria; ha collaborato al vol. XII degli Annali della Storia d'Italia (Einaudi), con uno scritto sulla corruzione.

    E' componente del comitato di redazione di Questione Giustizia, rivista su cui ha spesso affrontato il tema dell'organizzazione del lavoro e degli uffici giudiziari, tema che ha affrontato anche con interventi su riviste specializzate.

    Collabora con la VII Commissione del C.S.M. alle iniziative in campo statistico e allo studio per la valutazione dell'efficienza del sistema giustizia.

    E' componente del consiglio nazionale di Magistratura democratica e coordinatore del gruppo penale, nonché socio fondatore della Fondazione Carlo Verardi.

    Francesco Menditto, campano, 46 anni, sposato con un figlio, in magistratura dal 1981.

    Svolto il tirocinio a Napoli, ha assunto le funzioni di pretore mandamentale a Canosa di Puglia, fino al 1984, ed a Frattamaggiore, fino al 1990. Per sei anni, ha svolto funzioni di sostituto procuratore presso la Procura Circondariale di Napoli, occupandosi, tra l'altro, di reati elettorali ("voto di scambio"), reati ambientali ed a tutela dei beni artistici.

    Dal 1997 svolge funzioni di giudice presso il Tribunale di Napoli, ed è assegnato alla sezione che tratta prevalentemente l'applicazione delle misure di prevenzione, con particolare riferimento alle misure patrimoniali del sequestro e della confisca antimafia dei beni.

    Ha collaborato al progetto di riorganizzazione del settore penale del Tribunale di Napoli conseguente all'unificazione degli uffici.

    E' stato componente del Consiglio Giudiziario presso la corte d'Appello di Napoli.

    E' componente del gruppo di studio dell'ordinamento giudiziario dell'ANM e referente distrettuale per l'informatica.

    E’ stato uno dei protagonisti della creazione della lista I marzo, nella quale si sono ritrovati a Napoli Magistratura Democratica, Movimento per la Giustizia ed i Ghibellini (provenienti da Unità per la Costituzione) al termine di un lavoro comune svolto all’interno del Consiglio Giudiziario sul rispetto in concreto delle regole e dei principi, da altri solo declamati, in particolare in relazione ai criteri tabellari e al pari trattamento di tutti i magistrati, contro ogni tentativo di gerarchizzazione.

    Alle elezioni del 20 novembre 2001 per la Giunta sezionale di Napoli era il più votato della lista, che conseguiva la maggioranza assoluta dei voti, e veniva eletto presidente della Giunta A.N.M. di Napoli. In occasione delle recenti vicende e polemiche conseguenti alle indagini sulle violenze commesse ai danni dei partecipanti al Social Forum, ha difeso con forza l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione contro gli attacchi della politica, ribadendo la necessità di un doveroso rispetto per le scelte degli organi giurisdizionali a tutti i livelli..

     

     

 

 

 

 

 

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