Magistratura democratica e lo sciopero generale

 

L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

Il 16 aprile i lavoratori e le lavoratrici italiani sciopereranno contro le deleghe chieste dal Governo al Parlamento in materia di lavoro.

Si tratta di uno sciopero generale indetto dai Sindacati confederali contro quello che appare un attacco ai diritti acquisiti dai lavoratori ed attuati nello statuto del 1970.

La critica sindacale si è incentrata, in particolare, sulle ipotizzate deroghe all'art.18 dello Statuto, che attualmente consente al Giudice di disporre la reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamenti senza giusta causa nelle imprese con più di 15 dipendenti; ma, accanto a questo, anche altri, ed ugualmente seri, sono i motivi di critica all'azione del Governo che hanno indotto allo sciopero generale, ad esempio in materia di decontribuzione previdenziale, scuola e politiche sociali e sanitarie. I lavoratori dipendenti di tutta Italia scioperano per difendere il principio del rispetto della dignità del lavoratore e della persona garantito dall'art.18 ma anche per affermare nuovi e più forti diritti per tutto il mondo del lavoro, per difendere il regime costituzionale fondato sul valore del lavoro umano. Cancellare o ridurre i diritti del mondo del lavoro significa comprimere i diritti di tutti e creare una società meno libera e più ingiusta, così come indebolire o cancellare la indipendenza della magistratura significa annullare il principio costituzionale secondo cui tutti i cittadini sono eguali di fronte alla legge e quindi, in definitiva, minori libertà e garanzie per tutti.

Anche la Magistratura associata è ormai da tempo in stato di agitazione, contro un disegno politico restauratore - che, anche attraverso atti di governo o la proposizione di alcune leggi, vuole intaccare il fondamentale principio dell'uguaglianza dei cittadini e che cerca anche di minare lo svolgimento di alcuni processi - e, in particolare, contro le riforme governative in materia di giustizia; imminenti sono altre forme di protesta contro l'ipotizzata riforma dell'ordinamento giudiziario, attraverso la quale si vuole far compiere un passo indietro di 50 anni all'assetto ordinamentale della Magistratura, e contro il disegno di legge di modifica dell'ordinamento penale, idoneo ad intimidire i magistrati, configurando nuovamente un Giudice attento non tanto ai diritti dei cittadini, quali enunciati dalla Carta Costituzionale, quanto alle gerarchie interne ed alle aspettative di carriera.

Magistratura Democratica si sente idealmente al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici che il 16 aprile sciopereranno, esercitando in tal modo un diritto di protesta civile, garantito solennemente dalla Costituzione; esprime la contrarietà a sia pur parziali deroghe ad uno dei pochi strumenti legislativi caratterizzati da una
pregnante effettività; manifesta, soprattutto, la propria preoccupazione verso le riforme governative che, in vari settori, sono dirette a smantellare quelle conquiste sociali che tendono a rendere il nostro Paese quanto più possibile "una Repubblica democratica fondata sul lavoro".

Aprile 2002

 

 

 

 

 

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Omissis

a cura di magistratura democratica romana


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