La violenza e il Genoa social forum

di Giovanni Palombarini

Dopo il summit del G8 a Genova Vittorio Agnoletto è nei guai. Nel duplice tentativo di fronteggiare da un lato quella che si prospetta come un’opposizione effettiva, certo ancora operante essenzialmente a livello sociale ma che un domani potrebbe anche trovare un’unitaria rappresentanza politica, di legittimare dall’altro quanto è stato fatto a Genova dalle varie forze di polizia, si vuole accreditare l’idea che i disordini siano si riconducibili a una minoranza dei manifestanti, ma che questi hanno operato indisturbati non perché non contrastati dalle forze dell’ordine, bensì per l’appoggio e le coperture loro fornite dal Genoa social forum. E poiché proprio Agnoletto ha dato voce unificante a tutti i gruppi, movimenti e associazioni convenuti nel capoluogo ligure per contestare il G8, è lui che bisogna colpire.

Intanto il ministro Maroni, che evidentemente non è fra i sostenitori della neutralità della scienza, dalla sera alla mattina gli ha revocato l’incarico di consulente del governo per la questione stupefacenti. Già questa mossa la dice lunga sulla concezione della democrazia che ispira gli attuali governanti. Un tecnico di valore generalmente riconosciuto chiamato dall’esecutivo per fornire le proprie conoscenze in una determinata materia, viene licenziato su due piedi perché si vede il lui un avversario politico.

Ma vi è di più, e la cosa non riguarda soltanto Agnoletto. Già nelle relazioni del ministro Scajola al senato e alla camera della sera di lunedì 23 luglio era possibile leggere un’indicazione preoccupante, subito ripresa dal tg4 e altri media filogovernativi, che individuava nel portavoce del Genoa social forum, e in coloro che con lui avevano collaborato nell’organizzare le manifestazioni di contestazione, dei concorrenti negli atti di violenza. Freddamente, a tavolino, mentre si trattava con le pubbliche autorità per assicurare nei fatti l’esercizio del diritto di manifestazione, si mettevano contemporaneamente in cantiere iniziative illegali ai danni di poliziotti e privati cittadini, per cercare il disordine e magari anche il morto: questa è la tesi che alcuni hanno tentato e ancora vorrebbero fare passare, a livello politico e a livello giudiziario.

Si tratta palesemente di un’infamia che dev’essere sventata. In primo luogo perché, come tutte le persone oneste hanno perfettamente capito, la tesi è del tutto infondata (oltre che indimostrata). E poi perché la questione, in termini politici, è chiarissima. Da qualche tempo è sorto e va crescendo un movimento, certo frantumato in mille articolazioni, e però capace di proporsi come interprete di grandi esigenze collettive. La povertà e la guerra, l’aggressione all’ambiente e quella alla salute umana, lo sfruttamento del lavoro minorile e l’ostilità al mondo dell’immigrazione, insomma tutti i prodotti di una globalizzazione liberista, svincolata da regole democraticamente determinate, ispirata alle sole esigenze del mercato e quindi indifferente ai diritti fondamentali delle persone, devono essere contrastati e impediti. Si tratta di una prospettiva non nuova, ma che solo ora sembra maturare anche con l’individuazione in positivo di alcuni obiettivi comuni.

Di ciò s’è fatto interprete il Genoa social forum, a ciò ha dato voce, nelle settimane precedenti la riunione del G8 e nei giorni del summit genovese Vittorio Agnoletto, che per un momento è riuscito a ricondurre a unità l’articolazione infinita di quel movimento. D’improvviso s’è profilata sulla scena una grande forza di vera opposizione, al di fuori e al di sopra del triste balletto della democrazia (non dell’alternativa ma) dell’alternanza, capace di trovare consenso e alleati; che per questo, dunque, dev’essere da subito combattuta

Non è accettabile che si tenti, con la violenza o le falsità, di mettere a tacere quella voce e di impedire questa prospettiva.

Agosto 2001

 

 

 

 

 

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