La giustizia civile

La giustizia civile, dopo anni di crisi, mostra oggi segnali di ripresa: drastica riduzione dei tempi del processo e prevalenza dei procedimenti esauriti sui procedimenti sopravvenuti.

Questi risultati sono l’effetto delle riforme ordinamentali (sezioni stralcio, giudice unico, giudice di pace) e processuali degli anni ’90 e al forte impegno della magistratura togata e onoraria.

Occorre, dunque, evitare interventi non giustificati dalla realtà e realizzare le misure indispensabili per trarre definitivamente fuori dalle secche della crisi la giustizia civile italiana.

Da gran tempo la magistratura sottolinea che tali misure sono in primo luogo organizzative e strutturali, con priorità per:

a) revisione della geografia giudiziaria, da attuarsi ridisegnando i circondari in modo da garantirne l’omogeneità sotto il profilo del bacino di utenza, razionalizzare le risorse umane e materiali, ottimizzare il rendimento dell’ufficio.

b) ulteriore valorizzazione del ruolo della magistratura onoraria, di cui deve urgentemente essere completato l’organico.

c) politica di organizzazione degli uffici fondata sia sull’aumento delle risorse umane e materiali sia su una nuova cultura dell’organizzazione che veda pienamente coinvolti, in relazione alle reciproche competenze e responsabilità, Ministero di Giustizia ed organi dell’autogoverno: c1) l’attuazione dell’ufficio del giudice; c2) il completamento dell’informatizzazione e l’avvio del processo telematico; c3) il riordinamento della statistica giudiziaria; c4) l’effettuazione di un attento monitoraggio di tutti gli uffici al fine di consentire una migliore distribuzione del lavoro ed un controllo oggettivo sulla professionalità dei magistrati.

E’ necessario valorizzare le specializzazioni in alcune importanti materie (tra cui quella societaria e commerciale e quella del diritto di famiglia), attraverso interventi (come la concentrazione in alcuni Tribunali e misure di carattere tabellare) che evitino però la creazione di strutture separate e che prevedano la temporaneità nella permanenza in dette funzioni.

Senza questa riorganizzazione ogni sforzo per le valutazioni di professionalità dei magistrati verrebbe frustrato e potrebbe apparire demagogico.

L’ANM chiede dunque innanzitutto che vengano realizzate le condizioni perché di possa lavorare in maniera dignitosa ed efficiente.

Recenti proposte di modifica del processo (c.d. privatizzazione) sembrano attribuire invece la causa principale delle inefficienze ai magistrati.

Pur affermando la disponibilità al confronto sulla adozione di misure che valorizzino il ruolo delle parti e dei loro difensori nella ricerca e predisposizione del materiale probatorio, deve ribadirsi che l’attività istruttoria - nella fase della delimitazione della controversia, dell’ammissione, dell’acquisizione e dell’assunzione della prova, della preparazione della decisione - deve svolgersi sotto il controllo e la responsabilità del giudice, come garanzia fondamentale di parità e uguaglianza delle parti.

L’ANM ha da tempo sottolineato la necessità di prevedere adeguati filtri precontenziosi e conciliativi, al fine di far emergere le richieste di giustizia che l’assenza di informazione e gli alti costi delle liti fanno restare sommerse.

Sono da escludere allo stato riforme che mutino sensibilmente l’attuale modello di processo; sul punto vi è concordanza di opinioni all’interno della magistratura, di parte dell’avvocatura e di larghi settori della dottrina, ove da tempo si richiede l’attuazione di limitati, ma efficaci, interventi, quali l’allentamento della strumentalità tra provvedimento cautelare e giudizio di merito (sul modello del référé francese), l’introduzione di misure coercitive a garanzia dell’adempimento spontaneo delle decisioni, la revisione della disciplina del procedimento possessorio secondo lo schema processuale monofasico.

In questo quadro complessivo preoccupa la progressiva erosione del controllo giurisdizionale su ampi settori dell'ordinamento, che non si accompagna alla realizzazione dell'effettiva unità della giurisdizione e che sempre più si orienta verso forme extragiudiziarie di regolazione dei conflitti.

Va segnalata con preoccupazione la tendenza all’istituzione di "authority" in varie materie, cui consegue l’erosione degli spazi di intervento e di tutela da parte del giudice ordinario a favore di soggetti estranei alla giurisdizione e dipendenti dall’esecutivo.

Roma, 24 ottobre 2001

 

 

 

 

 

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Omissis

a cura di magistratura democratica romana


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