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Formazione culturale

L’attività letteraria più intensa del Pirandello si svolse in un momento particolarmente tormentato della nostra storia e cioè nel trentennio che va dal 1900 al 1930. Sono gli anni in cui si prepara la prima guerra mondiale : un periodo confuso non soltanto nell’aspetto politico e sociale, ma anche in quello letterario. Già negli ultimi decenni dell’Ottocento, nella letteratura e particolarmente nel teatro, si cominciò ad avvertire un senso di stanchezza e di amara delusione, che rispecchiava la situazione psicologica in cui si trovava la società borghese post-risorgimentale. Al Positivismo, che aveva esaltato l’intelletto come capace di costruire un nuovo mondo di felicità sociale e di grande progresso, subentra il Decadentismo con la sua ansia metafisica,con il gusto dell’ignoto e dell’inconscio, con le sue incertezze e le sue contraddizioni.

Di questo processo Pirandello è uno dei massimi rappresentanti europei, sia per una personale ed intima visione dell’esistenza sia per una chiara coscienza della crisi della propria epoca.

E’ interessante a questo proposito leggere un passo di una lettera che Pirandello scrisse alla sorella Lina, in data 31 ottobre 1886, a soli diciannove anni:

"…quando tu riesci a non aver più un ideale, perché osservando la vita sembra un enorme pupazzata, senza nesso, senza spiegazione mai; quando tu non hai più un sentimento, perché sei riuscito a non stimare, a non curare più gli uomini e le cose, e ti manca perciò l’abitudine, che non trovi, e l’occupazione, che sdegni – quando tu, in una parola, vivrai senza la vita, penserai senza un pensiero, sentirai senza cuore – allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido. Io sono così".

Sono gli studi e i viaggi, la laurea a Bonn e quindi i contatti con la cultura europea ad ampliare questo personale sentire nella consapevolezza della crisi di un’epoca storica.

Nel 1893,due anni dopo la laurea, scrive, infatti, un piccolo saggio: Arte e coscienza d’oggi,nel quale afferma:

"Controllate le vecchie norme, non ancor sorte o bene stabilite le nuove, è naturale che il concetto della relatività d’ogni cosa si sia talmente allargato in noi, da farci quasi del tutto perdere l’estimativa (capacità di giudizio). Il campo è libero ad ogni supposizione. L’intelletto ha acquistato una straordinaria mobilità. Nessuno più riesce a stabilirsi un punto di vista fermo e incrollabile".

Con questa chiara coscienza, personale e storica, Pirandello inizia un percorso letterario che sostanzialmente non si allontanerà mai da questa iniziale percezione della crisi.

In lui è nitidissima la coscienza della crisi di identità del l'uomo moderno, che non è più "uno" ma "tanti", "secondo tutte le possibilità d'essere che sono in noi" e secondo "quello che gli altri lo fanno". Nell'uomo è la relatività di ogni atto e pensiero, che nessuno dei criteri tradizionali può discriminare come vero o falso, razionale o irrazionale, normale o folle. I suoi "pazzi lucidi" anticipano un nuovo modo di concepire il personaggio e il messaggio che egli porta con sé.

I temi di fondo di Pirandello sono già tutti presenti nei suoi primi componimenti: "Il turno"(1895), "L'esclusa" (1901),contrassegnati da un gusto soggettivistico e derisorio, grottesco che cancellano il determinismo e danno risalto all'imprevedibilità dei fatti e del destino, che sarà tema dominante in Pirandello In queste stesse opere emergono altri motivi che caratterizzano la produzione successiva: l'illusorietà degli ideali, nel quadro dell'involuzione della vita politica italica; la solitudine dell'uomo; l'incoerenza e l'instabilità dei rapporti dei rapporti sociali; gli inganni della coscienza e la necessità di una maschera; la disgregazione del mondo oggettivo; l'ironia lucidissima, spesso alternata a pietà. Nelle opere successive Pirandello approfondisce questi motivi, venendo a un superamento dei confini sociologici del suo mondo.Nel romanzo "Il fu Mattia Pascal"(1904) è la nascita del "personaggio" pirandelliano sulle ceneri della "persona".Il problema è quello dell’autentica identità esistenziale.

"I vecchi e i giovani" (1913) è amara denuncia delle illusioni risorgimentali e delle speranze tradite dallo stato unitario.

Il saggio "L’umorismo"(1908) enuncia l’avvento di un’arte umoristica, espressione di una "vita nuda" irriducibile all’ordine e fermentante nel "sentimento": il "sentimento del contrario" proprio dell’umorismo, unica realtà nella caduta delle tradizionali certezze.

Il patetico, il comico, il tragico quotidiano sono la materia di questo periodo della produzione modellistica, che verrà organicamente raccolta nel 1922 in "Novelle per un anno".

 

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