Torah! Torah! Torah!

Israele è più o meno completo, ma gli Ebrei continuano a fare i birichini con Yahoo. Si susseguono i dominatori stranieri e i “salvatori di Israele”, uno meglio dell'altro!


3. I Giudici

Come abbiamo visto nelle puntate precedenti, ridendo e sterminando gli Ebrei hanno conquistato un loro Paese, al modico prezzo di circa 800.000 morti. Ma le innumerevoli dimostrazioni di benevolenza da parte di Yahoo sembrano non aver convinto gli Ebrei, che si mostrano veramente un “popolo di dura cervice”, e continuano ad adorare gli altri dèi – salvo poi tornare a piagnucolare tra le gonne di Yahoo quando altri popoli li sottomettono.

Il Libro dei Giudici ci narra queste prime fasi di Israele “unito”, dandoci un bel quadretto di questi “liberatori di Israele”. Assassinii a freddo, stragi sparse, una guerra civile: tutto questo ed altro ancora, prossimamente su queste righe.


Chi sono i Giudici

La figura dei Giudici fu istituita da Mosè (o almeno, così ci racconta il Pentateuco) ai tempi in cui Yahoo gli dette la Legge. Si tratta di settanta personaggi eminenti, cui è dato l'incarico appunto di “giudicare Israele”: in pratica, una serie di capi locali, probabilmente con diritto di vita e di morte, che si riunivano poi periodicamente in una specie di consiglio intertribale. È evidente che Israele, lungi dall'essere una nazione unita, era ancora una specie di federazione di tribù, accomunate dalla stessa religione – pur con alcune varianti locali, come si vede nel corso dello stesso Libro dei Giudici. Periodicamente, in caso di necessità, uno di questi Giudici si metteva a capo di più tribù (non necessariamente dell'intero popolo di Israele) per respingere una dominazione straniera, e restava poi al potere vita natural durante. Un po' come l'istituzione del dictator romano, ma senza limitazioni di tempo.


Otniel

La simpatica sequenza comincia con Giudici 3, in cui il popolo di Israele si dedica al culto di Baal e Astarte, e Yahoo, inaugurando una tendenza che seguirà per circa 200 anni, consegna il suo popolo eletto nelle mani di Cusan-Risataim, “re del Paese dei due fiumi”, che sottomette gli Ebrei per otto anni. Dopodiché, gli Israeliti innalzano un lamento a Yahoo, che “suscitò loro un salvatore”: Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb (vi ricordate? L'unico dei primi esploratori del Paese di Canaan che riuscì ad entrare vivo nella Terra Promessa, e che diede poi la propria figlia in moglie al figlio di suo fratello, con un bel matrimonio tra consanguinei). Otniel, alla guida dell'esercito, sconfigge Cusan-Risataim, “re di Aram, che fu vinto”: e sappiamo ormai cosa significa “fu vinto” nel gergo biblico: sterminio completo del suo popolo eccetera eccetera. Sospendiamo per il momento il conto dei morti, dato che in questo libro sono più interessanti le “gesta personali” di questi simpaticoni di Giudici: comunque, non dimentichiamo questo fatto.

Morale: “La regione ebbe pace per quaranta anni, fin quando morì Otniel, figlio di Kenaz” (Giudici 3, 11).


Ehud

Ma gli Israeliti non sono ancora contenti, e tornano ai culti “pagani”: proprio duri! Morale, Yahoo li consegna nelle mani di Eglon, re di Moab, alleato con Ammoniti ed Amaleciti: Eglon conquista la Città delle Palme, e gli Israeliti rimangono sotto il suo dominio per diciotto anni. Poi, solito piagnisteo, Yahoo si commuove, ed ecco pronto un nuovo salvatore: “Ehud, figlio di Ghera, della tribù di Beniamino, che era ambidestro” (Giudici 3, 15). Come mai questa strana specificazione? Cosa c'entra il fatto che Ehud fosse ambidestro? C'entra, c'entra: infatti fu proprio grazie a questa caratteristica che Ehud riuscì a sbarazzarsi di Eglon. Ma lasciamo che sia la Bibbia stessa a raccontarcelo (tra parentesi in corsivo, le mie annotazioni:

[Giudici 3, 15] (...) Gli Israeliti inviarono per mezzo suo il tributo a Eglon, re di Moab. [16] Ehud si fece una spada a due tagli (arma piuttosto rara al tempo, dato lo stato abbastanza primitivo della metallurgia) lunga un cubito (ca. 45 cm), che nascose sotto la veste, lungo il fianco destro. [17] Consegnò poi il tributo a Eglon, re di Moab, che era uomo molto pingue. [18] Quando Ehud ebbe consegnato il tributo, congedò i portatori [19] ed egli tornò indietro dal luogo detto Idoli, che è presso Gàlgala, e fece dire al re che aveva un segreto per lui. Il re allora impose il silenzio a tutti gli astanti, che uscirono dalla sua presenza. [20] Ehud si accostò allora al re che si trovava nella stanza di riposo al piano superiore, dove stava solo. Gli disse Ehud: «Ho una parola di Yahoo per te», L'altro allora si alzò da sedere; [21] Ehud, portata la mano sinistra al fianco destro (approfittando così del fattore sorpresa, datosi che tutti si sarebbero aspettati un attacco con la destra, dove probabilmente Ehud portava la sua spada “standard”), sguainò la spada e la conficcò nel ventre del re. [22] Dietro alla lama vi penetrò anche l'elsa e il grasso si richiuse dietro alla lama, perché Ehud non ritrasse la spada dal ventre del re. La lama forò gli intestini (45 cm di lama? Doveva essere grasso forte, perché in me passerebbe da parte a parte – e già non sono dei più magri...). [23] Ehud uscì nel portico, dopo aver chiuso dietro di sé le porte della stanza, mettendo il chiavistello. [24] Quando egli fu uscito, i servi del re si accostarono alla stanza di riposo e, vedendo che le porte erano serrate, pensarono che il re stesse coprendosi i piedi (ovvero, che se ne stesse accovacciato, con le braghe alle caviglie, a fare proprio quello che state pensando) nella stanza di riposo [25] ed attesero fino ad essere presi da senso del disagio, ma nessuno aveva il coraggio di aprire le porte della stanza. Infine presero la chiave e aprirono: il loro signore giaceva a terra morto (dato che Eglon aveva sperato di ottenere informazioni da Ehud, probabilmente è da questo episodio che nacque il famoso proverbio babilonese “chi vive sperando muore cagando”). [26] Mentre i servi aspettavano, Ehud era fuggito. (...)

A parte alcuni aspetti storicamente interessanti, come il fatto che i Moabiti, pur essendo abbastanza evoluti da avere serrature con chiave, ancora si liberavano l'intestino in camera da letto, è il tono del racconto che colpisce. Cambiamo l'ambientazione: un baretto clandestino nella Chicago di fine anni '20, un tipo dall'aria un po' losca con un gessato blu che racconta la storia, un coltello a serramanico al posto della spada, Slim e Johnny al posto di Ehud e Eglon... Che ne dite? Non calza a pennello?

Comunque, questa è solo la prima parte del piano diabolico di Ehud. Approfittando della confusione che regna tra i Moabiti ed i loro alleati in seguito alla morte di Eglon, raduna gli Israeliti ed attacca in forze i Moabiti, presidiando tutti i guadi sul Giordano da cui avrebbero potuto fuggire i nemici. “In quell'occasione gli Israeliti sconfissero i Moabiti, uccidendo circa diecimila uomini, tutti forti e valorosi, senza che ne sfuggisse alcuno” (Giudici 3, 29). Il curriculum di Israele si allunga dunque di altre 10.000 vittime. Dopodiché, la regione ebbe pace per ottant'anni.

A Ehud seguì, “Samgar, figlio di Anat, il quale sconfisse i Filistei, uccidendone seicento con un pungolo da buoi. Anche Samgar salvò Israele” (Giudici 3, 31). Questo è tutto quello che sappiamo dalla Bibbia su Samgar. È interessante il fatto che l'unica notizia che ci venga data su di lui è che uccise seicento Filistei con un pungolo da buoi. Se ci chiedessero così, a bruciapelo: “Chi era Einstein?”, risponderemmo quasi sicuramente “quello che ha inventato la teoria della relatività”, collegando così la persona alla cosa più importante che ha fatto in vita. Dunque, dobbiamo ritenere che, secondo l'autore dei Giudici, la cosa più importante che aveva fatto Samgar era appunto uccidere seicento Filistei: a parte la cifra esagerata da racconto di pescatori, è abbastanza agghiacciante la mentalità che sta dietro questa presentazione...


Barak e Debora

È opportuno sottolineare subito che questo Barak non è lo stesso Barak che è stato primo ministro dello Stato di Israele negli ultimi tempi. Il “nostro” Barak moderno si chiama Ehud, e...

Mmmmmm.... comincio a chiedermi se non sia il caso di preoccuparsi di un uomo con un nome come Ehud Barak...

Bah, facezie onomastiche a parte, torniamo ai nostri Ebrei, che, come ormai potete ben immaginare, dopo ottant'anni ricominciano a “compiere ciò che è male agli occhi di Yahoo” (Giudici 4,1), che li abbandona di nuovo nelle mani di una potenza straniera. Questa volta, il conquistatore è Iabin, un re cananeo, ma più importante di lui pare essere il suo capo di stato maggiore, il generale Sisara, residente a Caroset-Goim. Iabin domina gli Israeliti per vent'anni, grazie alla potenza tecnologica del suo esercito (ci viene riferito che “aveva novecento carri da guerra in ferro” – Giudici 4, 3); dopo appunto vent'anni, gli Israeliti ricominciano con le lamentele, e, manco a dirlo, Yahoo li ascolta.

Stavolta, la chiave di volta è una donna: Debora, una profetessa, moglie di Lappidot, uno dei Giudici. Questa, un giorno, manda a chiamare Barak, figlio di Abinoam, e gli dice di organizzare un esercito di diecimila uomini, dato che Yahoo ha deciso di dare una mazzata a Sisara sul fiume Kison. Barak accetta, ma a patto che Debora vada con lui – evidentemente, aveva bisogno dell'appoggio di qualcuno che avesse l'amicizia di Yahoo in persona! Debora accetta pure lei, ma avverte Barak che la gloria dell'impresa non sarà sua, perché “Yahoo darà Sisara nelle mani di una donna” (Giudici 4, 9). Questa, nonostante le apparenze, non è una bella profezia per Sisara... Comunque, Barak accetta le condizioni, dimostrando così che i militari antichi erano forse meno fessi e più pratici di quelli moderni. Barak ed i suoi diecimila uomini attaccano Sisara ed i suoi novecento carri di ferro sul torrente Kison: ma “Yahoo gettò nel terrore e travolse Sisara, tutti i suoi carri e tutto il suo esercito, che fu massacrato davanti a Barak” (Giudici 4, 15). Magari Barak ha semplicemente approfittato di una piena del Kison, che probabilmente, come tutti i fiumi di quelle zone, ha andamento fortemente torrentizio: ma vuoi mica ammettere che la sola forza umana, senza l'intervento di Yahoo, possa riuscire a fare qualcosa? Comunque, Sisara se la scampa fuggendo, ma si frega con le sue mani. Si dà infatti il caso che, da quelle parti, si fosse accampato Eber il Kenita, della tribù appunto dei Keniti, discendenti del suocero di Mosè; e che Sisara arrivi appunto alla tenda di Eber, dove trova solo la moglie di Eber, Giaele. Questa lo fa entrare, lo fa accomodare e lo rifocilla (in verità, Sisara aveva chiesto solo un po' d'acqua, ma Giaele gli dà del latte – ovvero, per l'epoca, la massima ghiottoneria disponibile). Dopodiché, Sisara le ordina: “Mettiti alla porta della tenda e se qualcuno verrà a domandarti se qui c'è un uomo, rispondi di no” (Giudici 4, 20). (Ora, io vorrei sapere chi è il traduttore che si è lasciato sfuggire una “porta della tenda”: in quercia o in abete? Cieca o a vetri? Vorrei proprio vedere come è fatto il controtelaio... Oppure, altra ipotesi, Sisara si era completamente rincoglionito: ma non la vedo così probabile...) Sisara si addormenta – e mal glie ne incoglie, visto che non si sveglierà più. Infatti “Giaele, moglie di Eber, prese un piolo dalla tenda e impugnato il martello, rientrò piano piano dove giaceva Sisara: gli piantò nella tempia il piolo che si conficcò nel suolo (perbacco, che forza!). Su Sisara, che si era addormentato profondamente, calarono le tenebre e morì. Ed ecco giungere Barak all'inseguimento di Sisara. Giaele gli uscì incontro e gli disse: «Vieni, ché ti faccio vedere l'uomo che stai cercando». Egli entrò nella tenda della donna e vide Sisara che giaceva orto col piolo conficcato nelle tempie” (Giudici 4, 21 – 22). Però, toste queste donne Israelite! Comincio a capire da chi ha preso Golda Meir... A partire da questa vittoria, comunque, gli Israeliti iniziano una campagna di liberazione da Iabin, “finché non lo annientarono del tutto” (Giudici 4, 23) – e con lui, ça va sans dire, tutto il suo popolo.

L'episodio è tanto eclatante, che Debora e Barak ci fanno una canzoncina, che viene riportata interamente in Giudici 5. Il documento è interessante, perché è una delle parti più antiche della Bibbia, ed è probabilmente tratta da quel “Libro della Guerra” che è citato altre volte nel Pentateuco. L'inno comincia con una lode a Yahoo, poi seguono lodi a Israele, a Debora e a Barak – nell'ordine. Stranissimo questo episodio che vede protagoniste due donne, ampiamente lodate, in una civiltà decisamente maschilista (questi sono probabilmente i primi due personaggi femminili della Bibbia che vengano messi in un'ottima luce): ah, questi Ebrei e le loro contraddizioni...

A seguire, una lamentela contro tutte le tribù di Israele che se ne sono sbattute allegramente della dominazione di Iabin (dal che possiamo dedurre che la dominazione di Iabin non le toccava, e che quindi se ne fregavano altamente dei loro “fratelli” sotto il giogo straniero. Niente di nuovo sotto il sole...). Infine, una ricostruzione della battaglia, che merita di essere riportata per esteso. Da Giudici 5:

19 Sono venuti i re, hanno attaccato battaglia,
hanno attaccato battaglia i re cananei,
a Taanach, presso le acque di Meghiddo,
non hanno riportato bottino d'argento.
20 Dal cielo hanno combattuto le stelle,
hanno combattuto contro Sisara dalle loro vie.
21 Il torrente Kison li ha travolti;
un torrente ha dato loro battaglia!
Il torrente Kison ha calpestato
con violenza le loro vite.
22 Martellavano il suolo gli zoccoli dei cavalli:
galoppo sfrenato dei loro destrieri.
23 «Maledite Meroz», dice l'angelo di Yahoo,
«maledite, maleditene gli abitanti,
ché non sono venuti in aiuto di Yahoo,
in aiuto di Yahoo in mezzo agli eroi»
24 Benedetta fra le donne Giaele,
benedetta fra le donne della tenda.
25 Aveva chiesto acqua e gli dette del latte,
in una coppa da prìncipi gli offrì il fiore del latte.
26 La sua mano afferrò un piolo,
e la sua destra un maglio da fabbri.
Percosse Sisara, gli sfracellò la testa,
gli fracassò e gli traforò le tempie.
27 Fra i piedi di lei si contorse, cadde e giacque;
fra i suoi piedi si contorse e cadde;
dove si contorse, lì cadde massacrato.
28 Alla finestra si affaccia e sospira
la madre di Sisara alle imposte:
«Perché indugia a venire il suo carro?
perché è sì lento il moto dei suoi carri?»
29 Le donne sue sagge le rispondono
e anch'essa ripete fra sé le loro parole:
30 «Certo hanno trovato bottino
e se lo stanno dividendo:
una, due donne per ogni guerriero!
Preda di vesti variopinte per Sisara,
preda per il mio collo!»
Un ricamo dai vivi colori, due ricami,
preda per il mio collo!
31 Così periranno tutti i tuoi nemici, Yahoo.
Quelli che ti amano siano come il sole,
al levarsi in tutta la sua forza.

Ora, io non so voi, ma personalmente trovo quasi ripugnanti i versi 26 e 27, con la loro compiaciuta descrizione dell'assassinio a sangue freddo. Sì, lo so, era il braccio armato di un crudele dittatore, ma compiacersi del come sia stato eliminato...

Ma, ancora peggio, trovo semplicemente agghiaccianti i versi 28 – 30, in cui ci si fa beffe del dolore della madre di Sisara, e delle pie illusioni con cui cerca di consolare la sua angoscia. Penso che una delle cose più atroci delle guerre “classiche” (quelle senza bombardamenti sistematici sulla popolazione civile, per intendersi) sia proprio il dolore delle madri (e dei padri, non dimentichiamoli) per la perdita di un figlio, morto assurdamente per la brama di conquista di quattro politicanti imbecilli: madri e padri di qualunque parte. Vedere così sbeffeggiato il dolore di una madre, questo compiacimento del dolore di una madre, mi fa orripilare.

Bón, credo di aver fatto abbastanza retorica per queste righe: continuiamo dunque con la storia di Israele. Dopo questo piacevole episodio, seguono quarant'anni di pace, dopodiché... bravi, avete indovinato: gli Israeliti tornano a venerare altri dèi, e Yahoo li ripunisce: stavolta, i conquistatori sono i Madianiti (che evidentemente Mosè non aveva ben sterminato...), la cui mano “fu terribile sopra Israele” (Giudici 6, 2): e non mi stupisce, dati i precedenti. Dopo sette anni in cui i Madianiti, aiutati dagli Amaleciti, fanno il bello ed il cattivo tempo in terra di Canaan, riparte il piagnisteo, e si rimobilita Yahoo, che però prima fa una bella ramanzina al suo popolo prescelto per mezzo di un profeta. Viene da pensare che poteva anche sceglierselo meglio, meno testone, il popolo: ma vorremo mica essere così cattivi?

Comunque, è ora di un nuovo “uomo della provvidenza”: ma stavolta la scelta, almeno agli occhi di chi è abituato al “Beati coloro che hanno creduto senza vedere!” (Vangelo secondo Giovanni 20, 29), è quantomeno strana...


Gedeone

La chiamata di Gedeone è tutta da ridere. Gedeone figlio di Ioas era un contadino che stava battendo il grano nel frantoio, per starsene al sicuro dai razziatori Madianiti. Gli appare un messaggero di Yahoo, che lo saluta dicendo “Yahoo è con te, prode guerriero”. La risposta di Gedeone è degna di un racconto yiddish: “Ah, sì? E se l'Altissimo è con noi, perché stiamo in mezzo a tutti questi guai? Dove sono tutti i prodigi che l'Altissimo ha fatto per i nostri padri? Ci ha abbandonati ai Madianiti, altroché!”. La risposta del messaggero non è il fulmine che avrebbe incenerito il cristiano che avesse osato dare una simile risposta al suo dio, ma un semplice “Va, ché con la tua forza salverai Israele dalle mani di Madian. Sono Io che ti mando”. A questo punto a Gedeone le gambe fanno Giacomo Giacomo, e risponde “Io? Ma io sono il più insignificante membro della più oscura famiglia della tribù di Manasse!” (E qui comincio a spiegarmi da chi avesse invece preso Franz Kafka...). Ma lì c'è Yahoo, mica un Fritz von Katz qualunque, e la risposta è degna di Yahoo: “Sarò Io con te, e tu abbatterai i Madianiti come un sol uomo”. E allora che fa Gedeone? Risponde: “Se davvero non stai scherzando, dammi un segno. Intanto aspetta un attimo, che vado a prenderti un sacrificio”. Va a casa, prende un capretto e delle focacce, e le porta al messaggero di Yahoo, che glie le fa mettere su una pietra. Poi il messaggero, con un bastone, tocca carne e focacce e... Sim Sala Bim! Carne e focacce vengono divorate dal fuoco. (Non credo che il “bastone” di cui si parla fosse un fiammifero, comunque...). Dopodiché, il messaggero scompare, e Gedeone comincia a strizzare: “'Azzo, era davvero un messaggero di Yahoo! Ahi, ahi, ahi, adesso chissà cosa mi capiterà...” Ma Yahoo lo tranquillizza: “Non temere, ché non morirai”. Ben gentile!

Inquadrati i personaggi? Da una parte abbiamo un liberatore di Israele che non si fida del suo dio e gli chiede una prova sperimentale. Dall'altra, abbiamo un dio che, anziché incazzarsi come una biscia, gli concede la prova richiesta, anche se sotto forma di trucco da mago Silvan. E questa roba è nel libro che i Cattolici considerano parola del loro dio! Allora fatemi capire: com'è che un puzzone come Gedeone poteva chiedere una prova ed ottenerla, e noi non possiamo chiedere una prova pratica? La questione mi sfugge...

Ma tralasciamo le ardite vette della teologia, e torniamo a Gedeone. Il quale, come prima cosa, su istruzioni dirette di Yahoo, demolisce il palo sacro innalzato dal padre in onore di Baal e ne usa i pezzi per bruciare un sacrificio a Yahoo, con la solita tolleranza tipica di queste prime parti della Bibbia: ma, poiché non si fida troppo, agisce di notte. E fa bene, visto che il giorno dopo gli abitanti del villaggio vedono il risultato delle sue scorribande notturne, scoprono che è stato lui, e vogliono fargli la pelle. Buon per lui che il padre lo difende, minacciando di morte chiunque voglia difendere Baal (Giudici 6, 31: ma questa minaccia non c'è in tutti i manoscritti antichi), e dicendo: “Se Baal è davvero un dio, si vendicherà da solo”. I concittadini accettano di buon grado, dato che soprannominano Gedeone “Ierub-Baal”, ovvero, qualcosa come “Baal ti fulmini”.

E finalmente si entra nel vivo. Amaleciti e Madianiti iniziano una scorribanda in terra di Israele, e Gedeone raduna l'esercito. Ma ancora non si fida, e chiede a Yahoo un altro segno. Prende una pelle di montone, la mette in mezzo a un prato, e dice: “Se domattina la pelle sarà bagnata e il prato asciutto, saprò che non mi hai contato balle”. Ed il mattino dopo, il prato è infatti asciutto, ed il vello bagnato, tanto che l'acqua contenuta era abbastanza “da farne piena una coppa” (Giudici 6, 38). Ma probabilmente Gedeone teme uno scherzo dei soliti sudiciumi che, di notte, sono andati a pisciare sul vello: chiede allora un'altra prova, stavolta al contrario (vello asciutto e prato bagnato): ed il mattino dopo, il prato è bagnato ed il vello asciutto. Evidentemente non sospetta che qualche altro burlone si sia nascosto la pelle in tenda fino al mattino, perché stavolta dà per buona la prova.

Gedeone parte con 32.000 uomini, ma Yahoo vuole proprio strafare. In primis, gli ordina di mandare a casa tutti quelli che hanno paura: e su 32.000, ne vanno via 10.000. Ma non basta: con una prova stupidissima (li manda al fiume a bere, e tiene solo quelli che hanno infilato la testa in acqua invece di bere con le mani), ne tiene solo 300. Yahoo forse voleva ancora ordinar loro di combattere su un piede solo, per mostrare che solo Lui poteva decidere delle sorti della battaglia, ma poi magari avrà pensato che anche al ridicolo c'è un limite. Madianiti, Amaleciti e compagnia bella erano innumerevoli, ci dice la Bibbia: ma già sapevano che Yahoo li avrebbe massacrati (questo almeno scopre Gedeone con una missione di spionaggio in campo avverso). Comunque, Gedeone attacca di notte, facendo un gran casino con torce e trombe: un tale casino che i nemici, svegliati di colpo ed al buio, cominciano a massacrarsi tra di loro (ovviamente, le loro spade sono guidate da Yahoo: pensavate forse ad un'astuta tattica di guerra psicologica? Illusi...), ed infine si danno alla fuga. Eran trecento, giovani e forti... e sono morti gli altri! E ne sono morti parecchi: centoventimila, secondo Giudici 8, 10. Tutta la tribù di Efraim allora attacca battaglia, ed occupa tutti i posti dove i nemici avrebbero potuto rifornirsi d'acqua. Due dei capi nemici, Oreb e Zeeb, vengono catturati ed uccisi, e le loro teste vengono mandate a Gedeone, che si è lanciato all'inseguimento del resto del comando generale Madianita-Amalecita. I messaggeri efraimiti ce l'hanno abbastanza su con Gedeone che non li ha chiamati a combattere (probabilmente, presentono qualche gherminella all'atto di spartire il bottino...), e Gedeone per calmarli deve arruffianarseli bene bene, dicendo “Ma no, la vostra azione è stata molto più importante, siete stati voi a catturare i capi nemici...”: e la cosa più bella è che quelli se la bevono!

Gedeone e i suoi trecento continuano il loro “cerca e distruggi” di là del Giordano. Stanchi e affamati, chiedono aiuto agli abitanti di Succot, che però rispondono: “Forse che Zebach e Zalmunna (i due re superstiti) sono già nelle tue mani, perché noi diamo da mangiare al tuo esercito?” (Giudici 8, 6). Come a dire: finché non sarà chiaro il vincitore, noi non vogliamo comprometterci. Gedeone risponde da vero uomo illuminato e comprensivo: “Vuol dire che quando Yahoo avrà dato in mano mia Zebach e Zalmunna, io dilanierò i vostri corpi coi pruni della steppa e con gli scardiglioni” (Giudici 8, 7). Ora, non so voi, ma io mi sarei messo immediatamente a tifare per Zebach e Zalmunna... Gedeone trova la stessa accoglienza a Penuel, e anche qui dà prova di magnanimità: “Quando tornerò sano e salvo, distruggerò questa rocca” (Giudici 8, 9). Alla fine, Gedeone trova i quindicimila superstiti dell'esercito nemico, li assale, e riesce a catturare i due re, mettendo in fuga l'esercito stesso (meno male! Per una volta qualcuno si salva...). Al ritorno, cattura un abitante di Succot, lo sottopone a “un interrogatorio” (non so perché, ma ho il sospetto che non si trattasse solo di una serie di domande...), e si fa dare i nomi dei capi e degli anziani di Succot, settantasette in tutto. Dopodiché, arriva a Succot, prende in giro gli abitanti, e “fatti arrestare gli anziani della città e procuratisi pruni della steppa e scardiglioni, dilaniò con questi i corpi degli uomini di Succot. Poi distrusse la rocca di Penuel e uccise gli uomini della città” (Giudici 8, 16 – 17). Simpatico omarino: sterminare un'intera città torturandone a morte gli abitanti.

Ma non è finita. È importante insegnare ai figli l'odio razziale, e soprattutto vendicare la famiglia. Ecco cosa succede dei due re Zebach e Zalmunna, come ci viene raccontato in Giudici 8:

[18] Poi Gedeone domandò a Zebach e a Zalmunna: «Come erano gli uomini che avete ucciso sul Tabor?». Essi risposero: «Essi ti somigliavano e tutti avevano l'aspetto di figli di re». (Ma Gedeone non veniva dalla famiglia più sgarruppata della tribù di Manasse? Questi due re dovevano essere due leccaculo di primissima categoria...) [19] Gedeone disse: «Erano miei fratelli, figli di mia madre. Come è vero Yahoo, se voi li aveste lasciati in vita, io non vi ucciderei». [20] Si rivolse quindi a Ieter, suo primogenito: «Su! Uccidili»; ma il giovanetto non sguainò la spada, perché aveva timore, essendo ancora molto giovane. [21] Dissero allora Zebach e Zalmunna: «Su! Colpisci tu, ché la forza dell'uomo è pari alla sua età». Allora Gedeone si mosse e uccise Zebach e Zalmunna. Poi prese le lunette che ornavano il collo dei loro cammelli.

Nella scena successiva, don Vito Corleone si trova a Brooklyn... ah, no, scusate, non è Il Padrino parte IV, è la Bibbia, il Buon Libro. Però, somiglia abbastanza, no?

Comunque, viste le sue doti, gli Israeliti propongono a Gedeone di diventare il loro re: ma Gedeone cortesemente declina l'invito. Chiede solo di avere tutti gli anelli d'oro razziati ai nemici (pare che tra quelle popolazioni gli anelli fossero particolarmente di moda); raccoglie così circa 20 kg d'oro, con i quali fonde un idolo, un efod, come viene chiamato nella Bibbia, che viene messo nella sua città, Ofra: e “tutto Israele si prostituì in Ofra con quell'efod, che divenne così per Gedeone e per la sua casa motivo di colpa e di rovina” (Giudici 8, 27). Un concetto abbastanza blando della fedeltà ai comandamenti di Yahoo (“non ti farai scultura e alcuna immagine...Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai” – Esodo 20, 2 – 3) – soprattutto da parte di uno che, come prima cosa, aveva demolito un palo sacro di un'altra religione!

Comunque, seguono quarant'anni di pace, durante i quali Gedeone ha tempo di fare settanta figli, “perché aveva molte mogli” (e si dava anche parecchio da fare, oserei dire). Inoltre ebbe un figlio anche da un'amante di Sichem, cui diede nome Abimelech: e questo signore tornerà poi più avanti a far parlare di sé. Infine, muore “in serena vecchiezza”; e dopo la sua morte, gli Israeliti (indovinate un po?) abbandonano Yahoo, e tornano a venerare Baal-Berit (oh basta, là! Chi l'avrebbe mai detto?).


Abimelech

Dicevamo appunto di Abimelech, il figlio dell'amante di Gedeone. Morto il padre, questi se ne torna a Sichem, dove entra in contatto con il clan della madre. Con il loro aiuto, riesce a convincere i signori di Sichem ad appoggiarlo in un tentativo insurrezionistico, volto a strappare il potere ai settanta figli “regolari” di Gedeone (guarda caso, settanta come i Giudici di Mosè: che combinazione...): quelli gli sponsorizzano settanta sicli, ovvero circa 800 g d'oro (facciamo 16 milioni di oggi?), con i quali Abimelech assolda un gruppo di mercenari. “Egli andò a Ofra, alla casa di suo padre, dove uccise su un masso i suoi settanta fratelli, figli di Gedeone, dei quali scampò solo Iotam, il minore, perché si era nascosto” (Giudici 9, 5). La secchezza con cui viene raccontato l'episodio non ne diminuisce, a mio avviso, l'atrocità: Abimelech uccide a sangue freddo sessantanove persone, che per di più erano i suoi fratelli! E poi si parla male di Caino, che uccise Abele in un impeto incazzoso dovuto al fatto che Abele era il cocco di Yahoo, che Caino non se lo filava nemmeno di striscio, nonostante tutti i suoi sforzi... Abimelech viene proclamato re dai signori di Sichem; Iotam, ovviamente, se la batte: non senza prima recitare un bel poemetto contro la monarchia e le dittature in genere, e invocare un fuoco che “esca dai signori di Sichem (...) e divori Abimelech” (Giudici 9, 20).

(Tra parentesi: il poemetto antimonarchico di Iotam è veramente bello. Lo riporto (quasi) integralmente in separata sede.)

Seguono tre anni di dittatura di Abimelech, durante i quali tutto pare filare liscio come l'olio; dopodiché, qualcosa si incrina. Yahoo manda uno spirito malvagio fra Abimelech e i signori di Sichem (o, più semplicemente, quest'ultimi cominciano a sentirsi messi un po' in disparte); ed i signori di Sichem si ribellano ad Abimelech, dandosi a depredare tutti i viandanti che passano nei dintorni. E se questi erano i “signori” di Sichem, figuriamoci gli altri... Ma la situazione si complica: arriva a Sichem un certo Gaal, figlio di Obed, con tutti i suoi fratelli, e comincia ad arruffianarsi i signori di Sichem, fino a convincerli ad organizzare un golpe contro Abimelech. Sennonché Zebul, governatore di Sichem per conto di Abimelech, avverte il suo signore che Sichem gli si è rivoltata, e gli consiglia di attaccare la città. Così accade. Abimelech raduna le truppe e, nottetempo, si avvicina alla città; Gaal dispone gli uomini di fronte alla porta della città, e aspetta. A un certo punto, gli sembra di vedere degli uomini muoversi: “Ma no”, gli dice Zebul, “sono solo ombre sulle colline”. “No, no” risponde Gaal, “c'è gente che viene giù dalle colline... ehi, ce ne sono altri che arrivano dall'Ombelico della Terra'... e altri ancora dalla strada della 'Quercia degli indovini'...” A quel punto Zebul si sente rinfrancato: “Allora, caro il mio signor Spaccotutto, dove è andata a finire tutta la tua spocchia?”. Gaal attacca, ma le busca e deve ritirarsi: molti sichemiti restano comunque sul terreno. Abimelech torna allora ad Aruma, lasciando che sia Zebul ad inseguire Gaal e i suoi fratelli. Il giorno dopo, però, i sichemiti escono di nuovo dalla città con intenzioni bellicose: avvertito, Abimelech torna a Sichem, divide l'esercito in tre gruppi, e attacca. “Allora Abimelech col suo gruppo si precipitò avanti e andò a schierarsi davanti alla porta della città, mentre gli altri due gruppi assalivano i Sichemiti che si trovavano in aperta campagna e li massacravano. Abimelech continuò l'assalto alla città per tutta la giornata, finché non riuscì ad espugnarla. Ne uccise gli abitanti e la distrusse, spargendovi sopra il sale” (Giudici 9, 44 – 45). A quanto pare, l'azione romana su Cartagine aveva degli illustri predecessori... Ma non è finita: non pago di questo bel raccontino, l'autore del Libro dei Giudici ci delizia con altri dettagli delicati. Infatti, i signori di Sichem, vedendo la mala parata, si erano rifugiati con le famiglie nella cripta del tempio di El-Berit. Saputolo, Abimelech sale sul monte Salmon, taglia un ramo di un albero, se lo carica in spalla ed invita gli altri del suo gruppo a fare altrettanto. Dopodiché, posano tutti i rami sopra la cripta, e appiccano il fuoco, “lasciandovi bruciare tutti quelli che vi erano dentro: tutti gli abitanti della rocca morirono in numero di circa mille, fra uomini e donne” (Giudici 9, 49). Non vorrei essere cattivo (soprattutto considerato di chi stiamo parlando), ma i nazisti almeno le gassavano, le loro vittime, prima di bruciarle...

Questo doveva essere proprio un vizietto di Abimelech, dato che lo troviamo subito dopo ad assediare Tebes, che peraltro riesce ad espugnare. Anche qui c'è una rocca, e Abimelech la assalta fino ad arrivare alla porta, che voleva incendiare. “Ma una donna gli gettò sulla testa una macina da mulino, fracassandogli il cranio” (Giudici 9, 53). Però, forzute queste Israeliane! Piantano picchetti, lanciano macine, e mirano sempre alla testa. Consiglio: la prossima volta che andate in Israele, portatevi dietro il casco! Ma Abimelech doveva essere proprio “capatosta”, dato che non muore subito: “chiamato il suo scudiero, gli ordinò di sguainare la spada e di finirlo, perché non si dicesse che era morto per mano di una donna” (Giudici 9, 54). Stupido fino in fondo... Comunque, lo scudiero esegue, liberando il mondo di un imbecille, e l'esercito di Abimelech, visto che il capo è morto, se ne va, ciascuno tornandosene a casina sua.

Dunque, ad Abimelech possiamo imputare almeno tutti i morti di Sichem Utilizzamo le stesse stime usate per il calcolo dei morti durante la campagna di Giosuè: fanno 12.000 morti, da aggiungere a quelli che abbiamo già visto (e lasciamo perdere i 69 fratelli trucidati a sangue freddo...). Arriviamo così a 809.000 morti circa. Non c'è male, davvero...

Si chiude l'epopea di Abimelech, e si apre una fase di relativa calma. Interessante come esordisce Giudici 10, 1: “Dopo Abimelech sorse a salvare Israele Tola, figlio di Pua, figlio di Dodo, della tribù di Issacar”. Come? Cioè, Abimelech era uno che salvava Israele? Bei salvatori, complimenti! Comunque, Tola è un personaggio veramente minore: di lui sappiamo che abitava a Samir, che giudicò Israele per ventitré anni, ed infine morì e fu sepolto a Samir. Beh, almeno non si dilettava ad uccidere Filistei a frustate...

A Tola succede Iair il galaadita: di lui sappiamo che aveva trenta figli che cavalcavano su trenta asini e governavano altrettante città nella regione del Galaad (dunque un ricco nepotista, che anche lui peraltro si dava parecchio da fare...), che governò per ventidue anni, e che fu poi sepolto a Kamon. Altro personaggio tranquillo.

Ehi, è un po' che gli israeliti non venerano più qualche altro dio: hanno finalmente perso il vizio? Macché: eccoli di nuovo a prestare culto “ai Baal, alle Astarti, agli dèi di Aram, agli dèi di Sidone, agli dèi di Moab, agli dèi degli Ammoniti e agli dèi dei Filistei” (Giudici 10, 6). Manca solo il culto di Gianni e Pinotto, e poi ci sono proprio tutti! Stavolta Yahoo s'incazza per davvero (beh, poveretto, riuscite a dargli torto?), e li ficca sotto il dominio di Filistei ed Ammoniti. Dapprima la conquista straniera si limita ai territori della Transgiordania, poi si estende alla terra di Canaan, Allora gli israeliti si lamentano con Yahoo, che stavolta ne ha abbastanza: “Io mi sono sbattuto per i vostri padri, e questo è il vostro ringraziamento? Ah, mi avete proprio rotto. Andate a rompere le scatole agli dèi che vi siete scelti”. “No, no, per favore, non ci abbandonare” risponde il popolo prescelto, che demolisce tutti gli idoli e continua ad implorare “È vero, abbiamo peccato, fai di noi quel che ti pare, ma adesso liberaci, dai!” E tornano ad adorare Yahoo, “il cui animo non poté più resistere alle sofferenze d'Israele” (Giudici 10, 16). E questo sarebbe un dio onnipotente, onnisciente eccetera? Un dio che si fa commuovere da quattro piagnistei ben fatti? Se Totò fosse ancora vivo, direbbe: “Ma mi faccia il piacere, mi faccia!”. Comunque, gli Ammoniti si stanziano a Galaad, e gli Ebrei si radunano a Mizpa, in attesa di quello che sarà il loro prossimo uomo della provvidenza.


Iefte

Iefte era un figlio di puttana. Letteralmente: “Il galaadita Iefte era un valoroso guerriero, figlio di una prostituta e di Galaad” (Giudici 11, 1). Galaad aveva però anche altri figli “legittimi”, che, una volta cresciuti, pensano bene di far la pelle a Iefte, per evitare di spartire con lui l'eredità. Allora Iefte se la batte nella terra di Tob, nella quale diventa capo di una banda di predoni. Bella famigliola, davvero! Quando però gli Ammoniti attaccano, gli anziani del Galaad vanno a cercare...chi? Proprio il nostro Iefte! Il quale, ovviamente, risponde loro: “Prima mi scacciate, poi venite a chiedermi aiuto? Ma annatevene affan (qui il testo ebraico non è chiaro)”. Quelli allora gli promettono che, in caso di vittoria, diventerà il capo di tutti i Galaaditi, ed allora Iefte scende a più miti consigli, ed accetta. Nominato capo dei Galaaditi, come prima cosa Iefte chiede al re ammonita perché sta movendo guerra. Quello risponde: “Perché a suo tempo mi avete fregato i territori, e li rivoglio indietro”. Iefte risponde: “Uehi, ciccio, guarda che a te non abbiamo fregato nessun territorio: li abbiamo fregati tutti agli altri. E dato che Yahoo ce li ha dati, guai a chi li tocca!”. E, con lo spirito di Yahoo addosso, decide di attaccare battaglia. Solo che, come Gedeone, non si sente troppo sicuro delle sue forze: ma, al contrario di Gedeone, non chiede un segno, ma decide di ingraziarsi Yahoo offrendogli un sacrificio umano: “Se tu mi farai vincere gli Ammoniti, quando tornerò vincitore dalla guerra contro di loro, colui che uscirà per primo dalle porte di casa mia per venirmi incontro sarà sacro a Yahoo e glielo offrirò in olocausto” (Giudici 11, 30 – 31). E Yahoo, a quanto pare, accetta! E concede gli Ammoniti in mano di Iefte, il quale “li sconfisse da Aroer fino a Minnit, conquistando venti città, e fino ad Abel-Cheramim. Fu una gravissima disfatta (...)” (Giudici 11, 33). Ma a Iefte dice male: al ritorno, infatti, chi esce tra danze e tamburelli a salutare Iefte vincitore? La sua unica figlia! Iefte si straccia le vesti piangendo, dato che ormai l'ha promesso a Yahoo e non può più tirarsi indietro; la figlia, molto comprensiva invero, accetta la cattiva sorte, chiedendo solo di potersi ritirare due mesi sui monti con le sue compagne, a piangere la sua verginità. Beh, penserete voi: Yahoo ha già salvato Isacco a suo tempo, salverà anche la figlia di Iefte, no? No. Allo scadere dei due mesi, la figlia di Iefte viene offerta in olocausto – ovvero, sgozzata e poi bruciata. La Bibbia non ci ha nemmeno tramandato il suo nome: è solo “la figlia di Iefte”, vittima anonima del fanatismo religioso.

Ma la faccenda degli Ammoniti non è ancora finita. Gli Efraimiti (sempre loro! Ricordate Gedeone?) si lamentano per non essere stati chiamati ad attaccare gli Ammoniti, e si presentano a Iefte “decisi a bruciare la tua casa con te dentro!” (Giudici 12, 1). Iefte risponde (giustamente): “Quando avevo bisogno, voi non vi siete fatti vedere, ed ho dovuto fare tutto da solo: che cacchio volete adesso?”: dopodiché, raduna l'esercito, li attacca e gli scassa il mazzo. Non contento, parte con un'operazione di rastrellamento: i Galaaditi si appostano sui guadi del Giordano (un vizio anche questo!) dove attendono al varco gli Efraimiti, che riconoscono dalla pronuncia (la parola scibbòlet, “spiga”, loro la pronunciano sibbòlet).

(Tra parentesi, questo mi ricorda un aneddoto sui Vespri Siciliani, secondo il quale gli Italiani avrebbero riconosciuto i Francesi facendo loro leggere la parola “ceci”, che i Francesi avrebbero letto “sesì”. Questo aneddoto mi è sempre puzzato di leggenda: beh, ora ho trovato una fonte dalla quale potrebbe essere stato tratto...)

Eravamo dunque alle spighe: al sentire sibbòlet, i Galaaditi prendevano l'Efraimita e lo “sgozzavano sui guadi del Giordano. Degli Efraimiti, in quell'occasione, ne morirono quarantaduemila” (Giudici 12, 6).

Iefte giudica ancora per sei anni, poi muore. Gli succedono alcuni personaggi tranquilli. Il primo è Ibsan di Betlemme, che aveva trenta figli e trenta figlie, che fece tutti sposare con gente di fuori (o non stimava molto i suoi compatrioti, o cercava alleanze matrimoniali). Giudica sette anni poi muore.

Gli succede Elon lo zabulonita, giudice per dieci anni.

A Elon succede Abdon, figlio di Illel, uomo con quaranta figli e trenta nipoti, “che cavalcavano settanta asini”. Giudica per otto anni, poi muore.

Poi, cosa pensate che possano fare i nostri simpatici Israeliti? Ma è ovvio, tornare a venerare altri dèi, che diamine! Ed allora, altra conquista straniera: questa volta sono i Filistei, che restano in Canaan per quarant'anni, finché non salta fuori un personaggio lungocrinito che farà vedere loro i sorci verdi.


Sansone

La nascita di Sansone è un replay di quella di Isacco. Anche qui, infatti, abbiamo un uomo (Manoach) con la moglie sterile, cui appare un messaggero di Yahoo che le annuncia che avrà un figlio. Con una variante: “ma ora dovrai astenerti dal bere vino e sicera (bevanda alcolica non meglio specificata) e dal mangiare cose impure,perché il figlio che tu concepirai e darai alla luce, sarà nazireo di Dio fin da quando sarà nel tuo seno; per questo il rasoio non dovrà mai accostarsi alla sua testa” (Giudici 13, 4 – 5) E lo stesso ripete il messaggero anche a Manoach, corso a chiedergli spiegazioni, aggiungendo che anche il figlio dovrà astenersi dagli alcolici e da cibi impuri. Manoach vorrebbe invitare il messaggero a cena, ma questo declina, dicendogli di offrire la cena in olocausto: e durante l'olocausto, il messaggero vola in cielo. Come già Gedeone, anche Manoach si accorge di aver avuto a che fare con un messaggero di Yahoo, e teme di dover morire: ma la moglie lo consola, dicendo “Calma, calma: se ci avesse voluti morti, non ci avrebbe chiesto l'olocausto, e non sarebbe venuto a farci quell'annuncio”. Nasce così Sansone, ovvero “sole”, che dovrà liberare Israele dai Filistei: e comincia benino, datosi che, appena diventato adulto, decide di sposare una filistea di Timna. Ovviamente il padre reagisce “Con tutte le belle donne che abbiamo qui, devi proprio prenderti una di loro?” Ma Sansone non sente ragioni, e convince i genitori ad andare a Timna per organizzare il matrimonio. Durante il viaggio, Sansone incontra un leone, e, “investito dallo spirito di Yahoo, squartò il leone come si squarta un capretto” (Giudici 14, 6): ma non racconta niente ai suoi (probabilmente animalisti convinti!). Organizzato il matrimonio, torna a casa, e poi torna ancora a Timna per sposarsi. Sul cammino, butta un'occhiata alla carcassa del leone, e vede che le api ci hanno costruito dentro un favo: il che gli dà un'idea per un brillantissimo indovinello. Durante il banchetto prenuziale (sette giorni di banchetto: ragazzi, quelli erano matrimoni!), infatti, propone ai trenta giovani che gli sono stati dati di scorta uno stupendo enigma:

“Da colui che mangia è venuto fuori cibo.

Dal forte è uscito qualcosa di dolce”

(Giudici 14, 14). Bella fantasia! Premio in palio per la soluzione dell'enigma: “trenta tuniche e trenta bei vestiti”. Dopo tre giorni, i trenta sono ancora in alto mare: “convincono” allora la futura sposa ad arruffianarsi Sansone per farsi dare la soluzione (“convincimento” tutto particolare: “o fai così, o diamo fuoco a te e alla casa di tuo padre” – Giudici 14, 15). Ben convinta, la futura moglie comincia a fare il piagnisteo con Sansone, e piange e piange per sette giorni di fila, finché Sansone, scocciato, non le rivela la soluzione – che lei spiattella ai trenta “cari” amici.

Tra parentesi, vorrei far notare come questa parte del Libro dei Giudici sia ferocissima contro le donne. A parte che non riporta un solo nome per parecchi capitoli (non sappiamo come si chiamasse la figlia di Iefte, né come si chiamassero la madre e la futura moglie di Sansone), durante tutto l'episodio di Sansone le donne ci fanno la figura delle zoccole e delle approfittatrici. Peraltro, in questo suo sforzo, l'autore è riuscito a far passare Sansone per un cretino senza remissione, dato che cade a due piedi in tutti i tranelli più stupidi che gli vengano tesi: e questo ripristina parzialmente la par condicio.

Morale: i trenta danno la soluzione a Sansone, che la prende bene: “Se non aveste arato con la mia giovenca, non avreste risolto il mio enigma” (Giudici 4, 18). Se io provassi a paragonare mia moglie ad una vacca, mi prenderei una sberla da quattro quintali: si vede che i tempi erano diversi... Comunque, il nostro Sansone, “investito dallo spirito di Yahoo”, paga la scommessa a modo suo: “discese ad Ascalon, vi uccise trenta uomini, tolse loro le vesti che avevano e così poté dare le trenta vesti a coloro che avevano risolto l'enigma” (Giudici 14, 19). Un Terminator con meno senso dell'umorismo, insomma. Dopodiché, pianta baracca e burattini, e se ne torna a casa; al che, il padre della futura sposa lo dà per perduto e dà la figlia in sposa al testimone di nozze di Sansone.

Ma il nostro Terminator torna a far visita alla promessa sposa, con in dono un capretto (un vero romanticone!): viene però fermato dal padre della sposa: “Credevo che odiassi mia figlia, perciò l'ho data al tuo testimone. Però c'è la sorella minore, che è meglio ancora. Prendi lei!” A parte l'atteggiamento del padre nei confronti delle figlie (peraltro assolutamente normale nella civiltà dell'epoca, e tutto sommato normale anche da noi fino a poco tempo fa), c'è da notare che il padre non ha tutti i torti, e che tutto sommato cerca di essere accomodante. Ma il nostro Sansone, come al solito, la prende bene: “Questa volta sono innocente del male che farò ai Filistei!” (Giudici 15, 3).

E Terminator si trasforma in Rambo: cattura trecento volpi, le lega due a due per la coda, ed inserisce una torcia ad ogni giunzione di code: poi, accende le torce, e manda le volpi verso i covoni di grano che i Filistei avevano già raccolto (si era in tempo di mietitura). Risultato: tutto il raccolto va perduto. I Filistei cercano il colpevole, e vengono a sapere chi è stato e perché; la prendono bene, e bruciano la ex promessa sposa di Sansone e suo padre. Il nostro Rambo Terminator non apprezza il gesto: “«Non avrò pace finché non mi sarò vendicato di voi!» E li percosse uno sull'altro, facendo una grande strage” (Giudici 15, 7 – 8). E va ad abitare in una grotta in territorio di Giuda.

A loro volta, i Filistei non apprezzano, e partono in forze per catturare Sansone e scassargli il mazzo. Entrano in territorio di Giuda, ed ovviamente i Giudei si spaventano un pochino: i Filistei chiedono ai Giudei l'estradizione di Sansone, ed i Giudei partono in tremila (nientemeno!) per andare alla grotta del nostro eroe e ridurlo a più miti consigli. Il nostro Rambo Terminator si consegna ai Giudei, avutane l'assicurazione che non saranno loro a metterlo a morte: e i Giudei lo portano dai Filistei. Ma qui, abracadabra! “Lo spirito di Yahoo scese su di lui: le corde che legavano le sue braccia divennero come stoppini bruciacchiati e i legami si sfilacciarono cadendo dalle sue mani (abbiamo qui anche il grande Houdini! Grande spettacolo oggi!). Vide accanto a sé una mascella d'asino ancora fresca: la prese, e, impugnatala, colpì con essa mille uomini. Sansone disse:

«Con la mascella d'un asino,
io li ho ben maciullati,
con la mascella di un asino
ho colpito mille uomini!»”

(Giudici 15, 14 – 16) Come poeta valeva ancor meno che come enigmista e come tombeur de femmes. Ma la cosa doveva essere piaciuta a Yahoo: infatti, finito di massacrare, Sansone si lamenta di aver sete: e, hop-là!, ecco una sorgente scaturire dal bel niente! E Sansone diventa Giudice, e resta Giudice per vent'anni.

Come Giudice, non aveva proprio un comportamento morigerato. Infatti, Giudici 16 si apre con Sansone che va a puttane a Gaza. Gli abitanti di Gaza decidono di tendergli un'imboscata alle porte della città (e questa delle imboscate a Gaza pare che sia una tradizione rimasta viva fino ad oggi...), ma Sansone non si lascia fregare: si alza dal letto di piacere a mezzanotte, va alla porta della città, la strappa dai cardini, se la carica in spalla e la porta fino in cima alla montagna di fronte a Hebron (mostrandosi anche un buon marciatore, visto che in linea d'aria sono una settantina di chilometri: chissà chi avrà vinto la maratona di Gerusalemme in quegli anni...).

Ma, picchia e mena, anche Rambo Terminator Houdini eccetera cade in trappola. Ovviamente, non poteva non essere una donna, quella che l'avrebbe fregato: e si tratta di Dalila, della valle di Sorek. Dalila viene convinta dai prìncipi filistei a sedurre Sansone per farsi rivelare il segreto della sua forza, dietro promessa di dodici chili e mezzo di argento per principe (circa 6 milioni di lire) (personalmente, visti i precedenti, sospetto che all'offerta sia stata accompagnata anche qualche “velata” minaccia, come nel caso della poi-non-moglie di Sansone: ma questo la Bibbia non lo dice...). E Dalila attacca col piagnisteo. Sansone decide di divertirsi un po', e le dice: “Se fossi legato con sette corde di nervo fresche, non ancora essiccate, perderei la mia forza e sarei come un uomo qualunque” (Giudici 16, 7). Allora Dalila lega Sansone (che non si accorge di niente: probabilmente dormiva, di un sonno profondo degno del bestione che era), convoca i Filistei e sveglia Sansone di botto: “Sansone, i Filistei!”. Quello si sveglia, strappa i legacci e massacra i Filistei presenti.

Ora, dopo uno scherzetto del genere, io avrei riempito Dalila di calci nel culo e me ne sarei andato. Ma Sansone pare essere la dimostrazione biblica del proverbio “tira più un pelo di phyka che cento paia di buoi” (non è riportato nel Libro dei Proverbi di Salomone, ma sospetto che generazioni di biblisti l'abbiano pensato), e ricasca nel tranello, sempre con una serie di balle clamorose. Dapprima parla di essere legato con corde nuove, mai adoperate; Dalila esegue, e nuova strage di Filistei. Poi, parla di intrecciare le sette trecce della sua testa con l'ordito del telaio per tessere, e fissarle con il battente della stessa macchina: e ancora una volta, strage di Filistei. A questo punto, il piagnisteo di Dalila si fa insopportabile: ed il nostro genio, anziché mandarla a stendere, cede e spiattella tutto: “Il rasoio non si è mai posato sulla mia testa, perché io sono nazireo di Yahoo fin da quando ero nel seno di mia madre. Se venissi rasato, la mia forza se ne andrebbe; mi indebolirei e diverrei come tutti gli altri uomini” (Giudici 16, 17). A questo punto Dalila convoca i prìncipi filistei, dicendo che portino i soldi; fa poi addormentare Sansone sulle sue ginocchia, e chiama un uomo a tagliargli i capelli. Al nuovo “Sansone, i Filistei!” questa volta Rambo Terminator è molle come un fico: i Filistei lo abbrancano, lo accecano e lo portano a Gaza, dove è condannato a girare la macina del mulino nella prigione – e dove i capelli gli ricrescono.

Qualche tempo dopo, i Filistei, in occasione di una festa per il dio Dagon, decidono di divertirsi un po' con Sansone, e lo convocano nel tempio di Dagon, dove sono riunite circa tremila persone. Rambo Terminator è costretto a fare il buffone, e la cosa deve umiliarlo parecchiotto, data la decisione che prende. Chiede al ragazzo che lo accompagna di fargli toccare le colonne portanti del tempio; poi, invoca Yahoo affinché gli dia la forza necessaria per vendicarsi dei Filistei. Yahoo approva. A questo punto, la storia è nota: Sansone trova le colonne al tatto, e, al grido “Muoia Sansone con tutti i Filistei”, le tira giù, per un totale di tremila morti in una botta. “E furono più quelli che Sansone uccise morendo che quelli che aveva ucciso durante la vita” (Giudici 16, 30), che già non erano pochi.

Sul funerale di Sansone, terminano le storie dei Giudici. Ma il Libro dei Giudici continua con due appendici interessanti: il completamento definitivo della conquista, ed una guerra civile ebraica, con risvolti veramente imperdibili.


La conquista di Lais

Giudici 17 si apre con un episodio che sulle prime sembra non azzeccarci una mazza, ma che poi si rivelerà funzionale al resto. Mica, un uomo della montagna di Efraim, torna dalla madre per restituirle millecento sicli di argento (circa dodici chili e mezzo, pari a circa sei milioni) che le aveva fregato, e per i quali la madre lo aveva maledetto. La madre allora, non potendo ritirare la maledizione (che era irrevocabile), decide di ammorbidirla un po', consacrando quel denaro a Yahoo: tira via dunque duecento sicli (2,3 kg) e li consegna al fonditore, per farne un idolo che sistema nella casa di mica – il quale a sua volta la trasforma in un santuario, la riempie di idoli varii (efod e terafim), e nomina sacerdote suo figlio. La cosa sembrerebbe abbastanza strana: i sacerdoti erano solo i Leviti, come si legge nella Torah, e soprattutto non era vietato farsi degli idoli? Ma, ci avverte l'autore, “ciò fu possibile, perché in quel tempo non c'era re in Israele, e ognuno poteva fare quello che gli piaceva” (Giudici 17, 6). Mica si imbatte poi in un levita errante, che da Betlemme era andato girovagando in cerca di un posto dove stabilirsi. Dato che è un levita, quindi un sacerdote per diritto di nascita, Mica lo assume, con un contratto che prevede vitto, alloggio e dieci sicli d'argento all'anno (230 g di argento, ovvero circa un milione di lire: i leviti dovevano avere pessimi sindacati...), e lo nomina sacerdote.

A questo punto, si torna a storie più “edificanti”, con il problema della tribù di Dan, che non aveva ancora avuto un territorio. Dalla tribù di Dan partono allora cinque esploratori verso Nord; i cinque finiscono a pernottare nel villaggio di mica, dove riconoscono il levita (originario delle loro parti): ovviamente, gli chiedono il perché ed il percome, e saputo che è diventato sacerdote, gli chiedono di interrogare Yahoo per sapere l'esito della missione. Il responso è favorevole. Ed infatti, scoprono la terra di Lais, “dove trovarono un popolo che viveva in pace sicura, secondo il costume dei Sidoni che sono pacifici e si sentono sicuri” (Giudici 18, 7). Inoltre, la terra di Lais era lontana dai grandi centri della zona, Sidone e Aram: facile preda! Infatti i cinque tornano a casa, e non evdono l'ora di massacrare un pochino: “Muovetevi, ché assaliremo quella gente! (...) Quando arriverete troverete un popolo pacifico e una regione vasta. Yahoo la darà, ne siamo sicuri, nelle vostre mani (...)” (Giudici 18, 9 – 10, passim). Il piano è chiaro: questi sono pacifici, quindi arriviamo, li sterminiamo e gli freghiamo la terra. Ed infatti partono in seicento verso Nord. Arrivano nella zona di Efraim, vicino a casa di Mica, e qui succede qualcosa di veramente carino. Ma lasciamo che sia Giudici 18 a parlare:

[14] Qui quei cinque uomini che erano stati ad esplorare la regione si rivolsero ai loro fratelli dicendo: «Lo sapete che in quelle case ci sono efod e terafim e una statua di metallo? Ora sapete quel che dovete fare». [15] Si fermarono alla casa dove abitava il giovane levita, la casa di Mica: entrati, salutarono il levita, [16] mentre i seicento uomini con le armi alla cintura si ponevano davanti alla porta. [17] Intanto i cinque uomini che erano stati ad esplorare la regione, dopo essere entrati, presero la statua di metallo, l'efod e i terafim. Il sacerdote si pose allora davanti alla porta e vi trovò i seicento uomini con le armi alla cintura. [18] Anche questi, entrati nella casa di Mica, si dettero a portar via la statua, l'efod e i terafim. Il sacerdote disse loro: «Che state facendo?». [19] Ma quelli gli risposero: «Sta' zitto! Mettiti una mano sulla bocca e vieni con noi, ché sarai per noi come un padre e sacerdote. È meglio per te essere il sacerdote di un uomo solo o essere il sacerdote di una intera tribù di Israele?» [20] Il sacerdote si sentì lusingato: prese perciò l'efod, i terafim e la statua e si unì a quella gente.
[21] Essi si rimisero in cammino verso la loro meta, ponendo in testa alla colonna le donne, i bambini e il bagaglio. [22] Si erano già allontanati dalla casa di mica, quando gli uomini che abitavano nelle case vicine a quelle di Mica si riunirono in armi, per inseguire quelli di Dan.
[23] Li chiamarono ad alta voce e li fecero volgere, ma quelli dissero a Mica: «Che ti prende, a gridare così?». [24] Egli rispose: «Mi avete portato via il dio che mi ero fatto e il sacerdote, e che cosa mi vorreste portar via ancora? E mi domandate anche perché me la prendo?». [25] Ma quelli di Dan gli risposero: «Non ci far sentire più la tua voce, ché uomini esacerbati non abbiano a piombare addosso a te e ai tuoi: così perderesti anche la vita, tu e i tuoi!» [26] I Daniti ripresero la loro via e Mica, che si era reso conto come quelli fossero più forti di lui, tornò a casa sua. [27] I Daniti si presero, dunque, ciò che Mica si era fatto e il suo sacerdote.

Mi sono risparmiato i commenti personali, perché il testo si commenta da sé. Abbiamo di fronte a noi un bellissimo esempio di prevaricazione di tipo mafioso: mi prendo quello che hai perché mi piace, e occhio a stare muto, altrimenti potrebbe capitare qualcosa a te e alla tua famiglia. Complimenti...

Il versetto 27 prosegue con noncuranza: “Giunti a Lais, trovarono quel popolo pacifico e che si sentiva sicuro: lo passarono a fil di spada e dettero alle fiamme la città”. Così, dopo quasi due capitoli dedicati a quell'accidenti di idolo d'argento, lo sterminio di un popolo è ridotto a due righe! I Daniti ricostruiscono la città, la chiamano Dan, e ci fanno il loro tempio, con dentro la bella statuina. Questo pare essere il fulcro di tutta la storia: un popolo intero sterminato è solo un en passant, una spiacevole seccatura da scacciare con la mano, come una mosca. Bah, il “buon libro”...

Qui vale la pena di riprendere il computo dei morti, da aggiungere agli ottocentomila visti all'inizio. Quanti ne stimiamo? Bah, stiamo sui 12.000, come avevamo fatto per le altre città conquistate sotto la guida di Giosuè: e siamo a 821.000 morti. Salute...


Guerra intestina

Anche Giudici 19 parte prendendola alla larga. Un levita di Efraim aveva una concubina di Betlemme, che lo aveva fatto becco: allora la donna parte e torna dai suoi, a Betlemme. Dopo quattro mesi, il “marito” (diciamo così, dato che non ho ancora capito bene cosa significhi l'espressione “aveva sposato, come concubina...” riportata in Giudici 19, 1: dobbiamo dedurne che forse all'epoca esistevano mogli di serie A e di serie B?), accompagnato da un servitore, va dal suocero a riprendersi la “moglie” (vedi sopra). Il suocero è felicissimo di vederlo, e, a forza di inviti a rimanere, riesce a farlo restare per cinque giorni: infine, l'uomo, la donna ed il servo riescono a partire, ma ormai a pomeriggio inoltrato. Avvicinandosi la sera, il servo propone di fermarsi a dormire a Gerusalemme, allora in mani straniere: ma il “marito” decide che preferisce passare la notte in una città ebraica, ovvero Gabaa – commettendo la più grossa stronzata della sua vita, e preparando tempi veramente grigi per sé, la “moglie”, e tutto Israele, in particolare per la tribù di Beniamino, cui apparteneva la città di Gabaa.

In Gabaa, incontrano un vecchietto che li ospita volentieri. Ma mentre sono in casa del vecchietto, “alcuni uomini della città, gente di Belial (ovvero, del diavolo), circondarono la casa e bussarono alla porta” (Giudici 19, 22). Segue una scena chiaramente ispirata alla scena degli angeli ospiti di Lot a Sodoma riportata nella Genesi: i Gabaaniti chiedono che venga loro consegnato l'uomo che sta nella casa, perché vogliono abusarne; il vecchio replica “No, vi prego, è mio ospite! Piuttosto, c'è mia figlia, che è ancora vergine ed è concubina di quest'uomo. Vi consegno lei, ma non toccate lui!”.

Nel tentativo di equiparare questa scena a quella di Sodoma, l'autore sfonda tutte le barriere del ridicolo. Noteremo infatti che la donna aveva lasciato la casa del padre solo 13 versetti prima dell'intervento dell'uomo, che oltretutto abitava anche in un'altra città: dunque, non poteva essere il padre della donna (beh, se la madre della donna era un tipo sportivo, forse...). Inoltre, una moglie o concubina che fosse, che per di più era pure stata infedele al marito... ancora vergine? Ma dai, questo non l'avrebbe scritto neanche Salgari in acido!

Torniamo comunque alla nostra scena: i nostri barricati in casa, e i Gabaaniti arrapati come scimmie ragno che non accettano l'offerta del vecchio. A questo punto il levita prende in mano la situazione da vero uomo: “Allora il levita, presa la sua concubina, la spinse fuori e l'abbandonò nelle loro mani. Quelli ne usarono e la violentarono per tutta la notte, fino al mattino, quando, sul far dell'aurora, la lasciarono andare. La donna arrivò a casa al mattino e, caduta davanti alla porta della casa dove si trovava suo marito, restò lì, così, finché non fu giorno. Intanto suo marito, alzatosi al mattino, aprì la porta di casa. Usciva per mettersi in viaggio, quando scorse la sua concubina che giaceva davanti alla porta, con una mano sulla soglia. L'uomo le disse: «Alzati ché partiamo». Ma non ebbe risposta. Allora egli la prese e, caricatala sul mulo, partì per tornarsene a casa” (Giudici 19, 25 – 28). Scopriremo subito dopo che la donna è decisamente morta.

Ora, questo brano è forse uno dei più raggelanti della Bibbia. Già la scena di un'intera città che violenta una donna fino a farla morire non è delle più carine. Ma quello che mi fa davvero accapponare la pelle è questo marito (o equipollente) che abbandona la moglie (o equipollente) nelle mani dei violentatori, chiude la porta e se ne va a dormire tranquillo; poi, al mattino, si alza, prende il caffè (metaforicamente), fa per partirsene, poi vede la moglie sulla soglia, e si ricorda di lei: “Ah, già! Com'è andato lo stupro di massa, cara?”. E, accortosi che è morta, la carica così, sul mulo.

Ma l'intera scena non ha senso. Un uomo è stato fatto becco, e la moglie lo molla e se ne torna dai suoi. Tutto regolare. Ma dopo quattro mesi, l'uomo parte ed attraversa mezza Israele a dorso d'asino per andare a riprendersi quella stessa moglie che lo aveva fatto becco: segno che doveva veramente amarla. Possibile che un uomo così, cinque giorni dopo essersi rappacificato con la moglie, e dopo essere stato in casa dei suoi (con i quali pare che andasse d'amore e d'accordo), si comporti poi in questo modo nei suoi riguardi?

Ma diamola per buona. Un respiro profondo, ed andiamo avanti. Allora: il nostro levita torna a casa, prende il cadavere della moglie, lo taglia in dodici pezzi (non è riportato il nome del levita: forse Pacciani?) e lo invia in tutto il territorio di Israele, dando ordine ai latori di raccontare il fatto e poi chiedere: “È mai avvenuto un fatto come questo dai tempi della liberazione dall'Egitto?”

La risposta di Israele è univoca: No. Convocano dunque un'assemblea a Mizpa: quattrocentomila uomini abili alle armi, più tutti i capi del popolo delle tribù di Israele (tranne, è ovvio, quelli di Beniamino, tribù responsabile del fattaccio; e qualcun altro sparso, che la pagherà cara). Per prima cosa, chiedono al levita di raccontare come sono andate le cose: e la sua versione dei fatti è quantomeno particolare. “«Io ero entrato con la mia concubina in Gabaa di Beniamino per pernottarvi. Quand'ecco che i cittadini di Gabaa, sollevatisi contro di me, circondarono di notte la casa dove mi trovavo. Volevano uccidermi, e in quanto alla mia concubina, la violentarono in maniera tale che morì»” (Giudici 20, 4 – 5; corsivo mio). Ehi, ciccio, un attimo: i Gabaaniti non volevano ucciderti, ma inchiappettarti: e quanto alla tua concubina, sei stato tu che glie l'hai data, per salvarti il culo (letteralmente). Ma tant'è: gli altri Israeliti se la bevono, e fanno un giuramento multiplo:

  1. assalire Gabaa e distruggerla
  2. non dare mai più le loro figlie in moglie ai membri della tribù di Beniamino

I Beniaminiti, vista la mala parata, radunano ventiseimila uomini a Gabaa, tra cui, si preoccupa di informarci la Bibbia, settecento frombolieri ambidestri precisissimi – veri e proprii cecchini. Gli Israeliti muovono un esercito di quattrocentomila uomini di undici tribù (pare dunque che anche i leviti partecipino all'esercito, al contrario di quanto accadeva ai tempi di Mosè e Giosuè), ma Yahoo ha un umorismo strano... Infatti, è lui a guidare la battaglia: poteva essere diversamente? Dapprima, ordina che a guidare l'assalto sia la tribù di Giuda: ma i Beniaminiti fanno una sortita, e fanno fuori ventiduemila uomini di Israele (Giudici 20, 21). Gli Israeliti si leccano le ferite, e domandano a Yahoo se devono continuare a combattere i Beniaminiti, che dopotutto sono loro fratelli: il responso è: “Certamente”. Ed il giorno dopo, i Beniaminiti ne ammazzano altri diciottomila. Altro piagnisteo: e stavolta Yahoo promette che vinceranno loro. Il giorno dopo, gli Israeliti attaccano, ma stavolta si fanno furbi: solo un piccolo gruppo attacca, e presto si volta e fugge, tirandosi indietro i Beniaminiti in aperta campagna, al modico prezzo di trenta morti. Una volta allontanati i Beniaminiti un gruppo di diecimila Israeliti attacca Gabaa e la conquista, “passando tutti gli abitanti a fil di spada” (Giudici 20, 37). A quel punto, come da accordi, accendono un grosso fuoco, il cui fumo costituisce un segnale per il resto dell'esercito: gli Israeliti in fuga si fermano e fanno dietrofront, gli altri gruppi saltano fuori, e prendono in mezzo i Beniaminiti. Questi si girano e tornano indietro, ma vengono fronteggiati dai conquistatori di Gabaa: “gli Israeliti che uscivano dalla città li prendevano in mezzo massacrandoli” (Giudici 20, 42). “Furono diciottomila i Beniaminiti che caddero, tutti guerrieri valorosi. E si volsero ancora in fuga in direzione del deserto: raggiunsero la rupe di Rimmon; ma gli Israeliti ne rastrellarono altri cinquemila per le varie strade, continuando a inseguirli fino a Ghideom, uccidendone altri duemila” (Giudici 20, 44 – 45). Totale dei morti? Basta fare la somma, no? Venticinquemila, come ci conferma anche Giudici 20, 46, specificando che si trattava di uomini “capaci di maneggiare la spada” . Ma Giudici 20, 35 è ben preciso, ed indica venticinquemilacento, sempre “capaci di maneggiare la spada”. Capisco una differenza da fonti diverse, ma qui siamo nello stesso capitolo dello stesso libro, e senza neppure un'interruzione di continuità... Inoltre, teniamo presente che 25.000 (o 25.100) erano solo gli uomini abili alle armi: ma gli Israeliti hanno massacrato tutto il resto della popolazione Beniaminita, come risulta chiaro poco oltre. Quanti morti in tutto? Beh, stimando, come fatto per la prima stima degli uomini validi di Israele, una media di 4,5 persone per nucleo familiare, siamo a circa 112.500 morti. Aggiungiamo ancora i 40.000 morti di parte israelita (40.030, per la precisione: ma non siamo pignoli...), e fanno 152.500 morti. Facciamo numero tondo, ed arriviamo ad un totale di 970.000 morti durante le guerre di conquista e le guerre civili. Niente male.

Non tutti i Beniaminiti restano però sul terreno: seicento di loro si salvano, e si rifugiano nel deserto, presso la rupe di Rimmon. Intanto, gli Israeliti finiscono il lavoro, e “passavano tutti a fil di spada nel territorio della città, uomini e bestie, chiunque capitasse loro davanti; davano alle fiamme anche tutti i villaggi che incontravano” (Giudici 20, 48).

A questo punto, gli Israeliti si pentono: hanno estirpato dalla faccia della Terra un'intera tribù di Israele, lasciandone solo seicento maschi adulti! E per di più, hanno giurato di non dare le loro figlie in moglie ai Beniaminiti: che fare? Si contano, e scoprono che all'assemblea di Mizpa non ha partecipato nessuno proveniente da Iabes, nel territorio di Galaad. Armano allora un esercito di 12.000 uomini, con ordini ben precisi: “Andate e uccidete gli abitanti di Iabes di Galaad, comprese le donne e i bambini. Fate così: ucciderete ogni maschio e ogni donna che abbia avuto relazione con un uomo, ma risparmierete le vergini” (Giudici 21, 10 – 11). Così fanno, e trovano circa quattrocento ragazze vergini, che portano al campo di Silo.

Un conto dei morti, anche in questa occasione. Qui, al contrario di quanto detto per i Madianiti, si tratta di sole ragazze da marito, in quanto vengono date immediatamente in moglie ai Beniamiti superstiti, come scopriremo poco dopo. Cosa significa “ragazza da marito”? Bah, considerando che all'epoca ci si sposava prestino assai, e lasciando un ampio margine per ridurre al minimo il numero dei morti, diciamo tra i 12 e i 18 anni, via: un terzo della popolazione sotto i 18 anni, supposta equamente ripartita per fasce di età (stima decisamente cautelativa, dato che normalmente, in popolazioni arretrate, la distribuzione di età della popolazione è una piramide netta che ha la base maggiore per le età inferiori e va via via restringendosi, a causa dell'elevata mortalità infantile: ma vogliamo essere buoni...). In occasione dello sterminio dei Madianiti, avevamo ipotizzato che la popolazione sotto i 18 anni rappresentasse circa metà della popolazione complessiva: manteniamo queste stime. Dunque: sotto i 18 anni, metà; ragazze, metà; ragazze da matrimonio, un terzo: totale, le superstiti sono un dodicesimo circa della popolazione complessiva, che può pertanto essere stimata in circa 5.000 persone – di cui 4.600 trucidate. E siamo a circa 975.000 morti. Alleluia.

Dopo questa gloriosa impresa, gli Israeliti richiamano i seicento Beniaminiti superstiti, fanno pace, e danno loro in moglie le quattrocento ragazze di Iabes superstiti. Ehi, un attimo: seicento meno quattrocento, vuol dire almeno duecento Beniaminiti costretti ad andare avanti a seghe! Che fare? Gli Israeliti non possono dare in moglie le proprie figlie ai Beniamiti – ma niente vieta ai Beniamiti di prendersele! In quel tempo c'era la festa annuale di Yahoo a Silo: allora il consiglio degli Israeliti ai duecento Beniaminiti “manuali” è il seguente: “Andate a mettervi in agguato per le vigne; quando vedrete le ragazze di Silo che escono dalla città per danzare in coro, venite fuori dalle vigne e rapitevi le ragazze di Silo, in modo che ne tocchi una per uno. Poi raggiungerete la terra di Beniamino. Se i padri o i fratelli delle ragazze verranno a chiedere giustizia presso di noi, li pregheremo di essere indulgenti con voi per amore nostro, perché non ci è riuscito di prendere con la guerra una donna per ciascuno di voi. 'Ché', diremo loro, 'non siete stati voi a darle loro in moglie; solo in questo caso sareste stati colpevoli” (Giudici 21, 20 – 22). Insomma, anche il Ratto delle Sabine non è materiale Romano originale... Morale, i Beniaminiti si prendono in questo modo le ragazze che mancano, e tornano a casa loro, imitati dagli Israeliti. Roba strana, certo, ma in chiusura l'autore (decisamente monarchico) ci ricorda che “a quel tempo non c'era re in Israele e ciascuno faceva quel che più gli piaceva” (Giudici 21, 25).


Qui si conclude il Libro dei Giudici. La storia di Israele prosegue: avremo poi il profeta Samuele, re Saul, re David, re Salomone, tutta la serie dei re fino alla cattività babilonese; le storie dell'esilio; il ritorno, e l'epoca dei sacerdoti del Tempio; le rivolte nazionaliste del II secolo aEV, il governo dei Maccabei e dei loro discendenti, fino alla conquista romana nel 63 aEV. E qui, circa, termina l'Antico Testamento.

Ma il vostro umile narratore è abbastanza stanco di leggere di atrocità. Quello che mi interessava, era essenzialmente vedere quanto è costata la conquista della Terra Promessa: e, con la conquista di Lais da parte di Dan e la guerra civile tra Israele e Beniamino, direi che siamo pressoché a posto. Vediamo dunque di fare un punto fermo, riprendendo un attimo due conti sui morti totali:

  1. uscita dall'Egitto: 50.000
  2. repressione delle eresie e delle altre religioni: 42.000
  3. guerre fino alla conquista della Transgiordania: 250.000, più 500.000 schiavi
  4. guerre per la conquista di Canaan: 467.000, più 12.000 schiavi (stima della popolazione di Gabaon)
  5. repressione di Sichem, guerra civile a Gabaa e sterminio di Iabes: 169.500
  6. TOTALE: 978.500 morti

In questo conto, ho trascurato volutamente tutti i morti delle varie guerre di liberazione condotte sotto il dominio dei Giudici, in quanto ho voluto concedere, a chi è sotto un'oppressione straniera, il diritto di ribellarsi anche con le armi. Per compensare, facciamo numero tondo al totale, ed arriviamo a un milione di morti ammazzati. Il tutto solo in cinque libri di quello che è il “buon libro”, il Libro Sacro di quasi due miliardi di persone sulla Terra.

Gente, se vi capita di veder una volta “I Dieci Comandamenti” o “Il Principe d'Egitto”, nelle scene in cui Mosè alza trionfalmente le Tavole della Legge al cielo, ricordatevi di queste cifre e di queste pagine, e fate voi la vostra valutazione.


2. Giosuè
Indice
4. Considerazioni.