Torah! Torah! Torah!

Morto Mosè, resta l'ultimo passo: conquistare Canaan. Sarà Giosuè a guidare la conquista.


2. Giosuè

Il punto

Allora, facciamo un attimo il punto. Gli Ebrei sono usciti dall'Egitto, hanno ricevuto la Legge, e, massacrando in allegria, hanno conquistato i territori dei Madianiti. In totale: 50.000 morti ammazzati dal loro dio, Yahoo (stimati); 42.000 morti dichiarati in repressioni di deviazioni dall'ortodossia; 270.000 morti (stimati) in operazioni di guerra, e circa mezzo milione di schiavi (anche questi stimati). E Canaan è ancora canaanita. Ma ci penserà Giosuè a mettere a posto quest'ultimo particolare.

Preparazione alla battaglia

Morto Mosè, Yahoo incarica Giosuè della conquista, promettendogli che “Nessuno sarà capace di resistere davanti a te per tutta la tua vita” (Giosuè 1, 5), e raccomandandogli di essere fedele alla Legge. Giosuè si mette subito al lavoro. La prima cosa da fare è assicurarsi la partecipazione dei guerrieri delle tribù che hanno deciso di stanziarsi in Transgiordania, ed il metodo è quello classico, di efficacia sperimentata durante i secoli: chiunque si rifiuterà di obbedire a Giosuè sarà ucciso (Giosuè 1, 18).

Punto primo: operazione di esplorazione e spionaggio a Gerico, la prima preda. Due esploratori, antenati storici del Mossad, partono per Gerico, e qui si rifugiano in casa della prostituta Raab – una delle tante prostitute che si trovano qua e là sparse per le pagine più antiche della Bibbia. Scoperti dal re di gerico, vengono cercati, ma Raab li protegge – scelta veramente azzeccata, alla luce di quanto succederà dopo, visto che questo atto le garantisce una promessa di incolumità per lei e la famiglia (Giosuè 2).

Il ritorno degli esploratori ed il loro rapporto sono il prodromo del passaggio del Giordano e dell'invasione di Canaan. Ovviamente, la cosa non poteva accadere in modo normale: e così, i sacerdoti con l'arca dell'alleanza entrano ne Giordano, e le sue acque si fermano, permettendo così agli Israeliti di attraversare il fiume a piedi asciutti. Decisamente, Yahoo ha una passione per i buchi nell'acqua! Giosuè 4, 13 ci riferisce che solo i soldati delle due tribù e mezzo transgiordaniche erano 40.000: possiamo dunque stimare, su 11 tribù guerriere, circa 175.000 uomini. Non si sa che fine abbiano fatto i 600.000 uomini atti alla guerra visti nel libro dei numeri, ma tant'è... Passato l'esercito di Israele, il Giordano si richiude; viene eretto un monumento commemorativo dell'evento fatto di 12 pietre, una specie di Stonehenge azzima, e l'esercito si accampa a Gàlgala.

Ma gli Ebrei sono impuri: infatti, quelli nati dopo l'uscita dall'Egitto non sono circoncisi! E non si può combattere impuri per Yahoo, no? E allora, Giosuè ordina una circoncisione di massa (Giosuè 5): 175.000 prepuzi sono tagliati da 175.000 coltelli di pietra. Dopodiché, essendo ormai giunto il tempo della Pasqua, festa grande: e finalmente, gli Ebrei smettono di mangiare manna (dopo 40 anni, sarebbe venuta in uggia a chiunque), e possono nutrirsi dei frutti di Canaan.

Inizia la campagna militare

A questo punto, esauriti i convenevoli, la conquista vera e propria può avere inizio. Obiettivo primario: Gerico. È un messaggero (angelo) di Yahoo a portare le istruzioni per la conquista, una complicata miscela di rituali e processioni, con suono di trombe e sacerdoti in pompa magna, da continuare per una settimana. Le istruzioni sono precedute da una promessa di Yahoo: “Vedi, io ti do in mano Gerico e il suo re con i suoi valorosi guerrieri” (Giosuè 6, 2): e quando Yahoo dice “ti do questi in mano”, vuol dire che quelli sono destinati a morte certa...

Morale: il popolo di Israele, vale a dire i guerrieri, completano tutto il rituale settimanale intorno alle mura di Gerico. E a quanto pare, il rituale funziona: “Il popolo allora gridò e suonarono le trombe; appena il popolo udì il suono delle trombe ed ebbe emesso un formidabile grido di guerra, caddero su sé stesse le mura della città, ed il popolo salì in città, ciascuno davanti a sé, e se ne impossessarono” (Giosuè 6, 20). La conquista avviene con la solita delicatezza cui ormai il popolo eletto ci ha abituati: “Sterminarono tutto quanto era nella città, uomini e donne, giovani e vecchi, perfino i buoi e gli asini passarono a fil di spada” (Giosuè 6, 21). E se ne vantano pure! L'unica che si salva è appunto Raab, che viene premiata per la sua fedeltà, e può andarsene con tutta la famiglia. Dopodiché, l'operazione di conquista continua: “Bruciarono la quindi città e tutto quello che vi era, eccetto l'argento e l'oro e gli oggetti di bronzo e di ferro, che furono aggiunti al tesoro della casa del Signore” (Giosuè 6, 24). Chiamali fessi! Ma non basta. Giosuè ha parole comprensive per la povera Gerico rasa al suolo: “Maledetto davanti al Signore l'uomo che si presenterà per riedificare questa città di Gerico; sul suo primogenito ne getterà le fondamenta e sul suo figlio minore ne alzerà le porte” (Giosuè 6, 27). Nessuna stima dei morti – ma per quello vedremo più avanti.

Tutto liscio, no? No: invece di bruciare tutto, Acan si trattiene qualcosa per sé – e Yahoo, comprensivo ed amabile come sempre, decide di farla pagare a tutto il popolo di Israele. Gli Israeliti infatti decidono di attaccare la città di Ai; mandano in avanscoperta degli esploratori che, al loro ritorno, prendono sottogamba Ai: “Non salga tutto il popolo: due o tremila uomini salgano ed attacchino Ai. Non stare ad affaticare tutto il popolo perché là c'è poca gente” (Giosuè 7, 3). Ma si sa come va la Bibbia: senza l'appoggio di Yahoo, gli Ebrei pare che come soldati valgano poco. Infatti, le prendono da quelli di Ai, e subiscono la perdita di 36 uomini (che differenza di cifre, tra sconfitte e vittorie!). Giosuè si straccia le vesti e chiede ragioni a Yahoo, che risponde che “Israele ha peccato”, e ribadisce: “Io non sarò più con voi, se non distruggerete l'anatema che è in mezzo a voi” (Giosuè 7, 12). Giosuè allora decide di trovare il colpevole con i metodi d'indagine più avanzati e affidabili: il sorteggio. Per fortuna, Yahoo guida il sorteggio (ovvio: siamo nella Bibbia, mica seghe!), e viene individuato Acan. Ecco il suo orrendo crimine, nelle sue stesse parole: “Avendo veduto tra il bottino un magnifico mantello di Sennaar, duecento sicli d'argento, un lingotto d'oro da cinquanta sicli, li ho ardentemente desiderati e li ho presi”. Stima in cifre odierne: 15 – 20 milioni di lire. Ma il mantello era off-limits, e, soprattutto, l'oro e l'argento erano destinati al tesoro del Tempio... pertanto, “Giosuè prese Acan, figlio di Zerach, con l'argento, il mantello, il lingotto d'oro, i suoi figli e le sue figlie, i suoi tori, i suoi asini e tutti il bestiame minuto, la sua tenda e tutto quanto gli apparteneva, mentre tutto Israele era con lui, e li condussero nella valle di Acor. Giosuè disse allora: «Perché tu ha voluto affliggerci? Così il Signore affligga te, oggi!». Tutto Israele lo uccise con pietre” (Giosuè 7, 24 – 25). Così “Yahoo si calmò dal furore della sua ira”. Capito come va trattato chi ruba i soldi della Chiesa?

Passato questo inconveniente secondario, che è costato la vita solo ad un'intera famiglia bestiame compreso, lapidati da tutto Israele, Yahoo torna a dare il suo appoggio a Israele: “Io ti ho dato in mano il re di Ai con tutto il suo popolo, la sua città e il suo territorio. Di Ai e del suo re farai quello che hai fatto di Gerico e del suo re. Prenderete per voi il bottino e il bestiame” (Giosuè 8, 1 – 2). Beh, almeno stavolta gli animali si salvano... Si prepara il piano di battaglia: parte dell'esercito si imboscherà dietro la città, parte attaccherà frontalmente, attirando fuori gli abitanti di Ai, e fingendo di fuggire davanti a loro: e, una volta fuori tutti gli abitanti di Ai, salteranno fuori quelli imboscati, ed occuperanno la città. “Appena avrete presa la città, l'incendierete, come il Signore ha comandato di fare” (Giosuè 8, 8). Ed ancora: “Attenzione, sono io che vi ho dato questi ordini!” dice Giosuè, e, come visto all'inizio, questo vuol dire: se non obbedirete, corte marziale e lapidazione all'alba. Il piano funziona a meraviglia: una volta dato fuoco ad Ai, gli Israeliti “di dietro” attaccano l'esercito nemico alle spalle, quelli “di fronte” si girano, e prendono a sandwich i guerrieri di Ai. “Li percossero finché non restò neanche uno che sopravvivesse, né uno che potesse fuggire” (Giosuè 8, 22). Il re viene preso vivo e portato a Giosuè: e, come vedremo dopo, avrebbe fatto meglio a morire in battaglia... “Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto, dove quelli prima lo inseguivano, e tutti furono caduti sotto la spada, in modo che non sopravvisse alcuno, allora tutto Israele ritornò ad Ai e la passò a fil di spada. Il totale degli uccisi in quel giorno, fra uomini e donne, fu di dodicimila, tutta la gente di Ai” (Giosuè 8, 24 – 25). E teniamo presente che, a quanto detto in Giosuè 7, 3, ad Ai c'era poca gente! Quanti saranno stati i morti a Gerico e nelle altre città? Giosuè, che comandava le operazioni con un giavellotto come segnale, “non ritrasse la mano che aveva steso con il giavellotto finché non furono votati all'interdetto tutti gli abitanti di Ai” (Giosuè 8, 26). Si salva però il bestiame: quale umanità! E il re di Ai, che avevamo lasciato nelle mani di Giosuè? Giosuè “fece appendere il re di Ai a un albero fino a sera; al tramonto del sole, Giosuè comandò che venisse tolto il cadavere dall'albero e fosse gettato all'ingresso della porta della città; vi gettarono sopra un gran mucchio di pietre” (Giosuè 8, 29). Addirittura lapidare un cadavere: bell'esempio di civiltà, niente da dire! Ed al re di Ai è ancora andata bene... Festa grande per la vittoria: viene costruito un altare, si immolano sacrifici, si scrive una copia della legge di Mosè... insomma, tutta vita!

Si entra nel vivo

A questo punto, la fama di Israele comincia a diffondersi in zona. Mentre molti popoli cominciano a coalizzarsi contro Israele, gli abitanti di Gabaon decidono di tentare di fregare gli Ebrei, e ci riescono pure! Come visto in precedenza, gli Ebrei avevano ricevuto da Yahoo l'ordine di non risparmiare nessuno dei popoli di Canaan, e di non scendere a patti con loro; allora gli ambasciatori Gabaoniti si fingono stranieri giunti da lontano, ed offrono a Israele un'alleanza in cambio della loro sottomissione. Israele accetta; dopo tre giorni, però, scoprono che i Gabaoniti li hanno fregati – ma ormai non possono più farci niente, perché hanno giurato alleanza con loro davanti a Yahoo! Si recano allora presso le loro città, e, nonostante il popolo mormori e voglia un supplemento di strage, i capi decidono di rispettare il giuramento: “Vivano pure, ma siano spaccatori di legna e portatori d'acqua per tutto il popolo” (Giosuè 9, 21). E via: con la scusa del giuramento, un po' di schiavi li hanno trovati.

Dicevamo dunque che gli altri popoli invece si coalizzano contro Israele. Giosuè 10 ci dice anche chi sono i re che si alleano: Adoni-Zedek, re di Gerusalemme; Oam, re di Hebron; Piream, re di Iarmut; Iafia, re di Lachis; Debir, re di Eglon: tutti re di città Amorrite. Teneteli a mente, per le lapidi. Per cominciare, la coalizione attacca Gabaon, la quale allora chiede aiuto ad Israele, che muove tutto l'esercito – tanto come al solito, Yahoo non si mostra proprio imparziale: “Non aver paura di loro, perché io te li do nelle mani; nessuno di quelli potrà resisterti” (Giosuè 10, 8). Giosuè attacca di sorpresa, dopo una marcia forzata notturna, e “Yahoo li mise in confusione davanti a Israele, infliggendo loro una grave sconfitta presso Gabaon; poi li inseguì verso la salita di Bet-Oron, continuando a percuoterli fino ad Azeka e a Makkeda”. E non è tutto: quando i “confederati” arrivano nella piana di Bet-Oron, si beccano pure una grandinata micidiale, anzi: “Yahoo scagliò su di loro dal cielo pietre così grosse fino ad Azeka, che quelli morivano, sì che furono più quelli che morirono per quella grandinata di pietre che non quelli che uccisero di spada i figli d'Israele” (Giosuè 10, 11), che già non dovevano essere pochi. Certo, doveva essere un esercito numeroso, impossibile da sterminare nella solita giornata di otto ore lavorative: infatti Giosuè parla a Yahoo esprimendo la seguente preghiera:

“O sole, fermati su Gabaon, e tu, o luna, nella valle di Aialon”. E il sole si fermò, e la luna ristette, finché il popolo si fu vendicato dei suoi nemici. Non sta forse scritto nel Libro del Giusto: «Il sole rimase fermo in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare quasi tutto un giorno. Non vi fu mai, né prima né dopo, un giorno come quello, in cui Yahoo abbia esaudito la preghiera di un uomo; evidentemente Yahoo combatté per Israele!»

Galileo Galilei sentitamente ringrazia. Vi è peraltro anche da notare che il sole ci mette sempre un giorno a tramontare, da quando sorge: è proprio la definizione di giorno (anzi, di “dì” in senso astronomico), non vi pare?

Torniamo alla battaglia. I cinque re avversari, come sempre fanno i prodi condottieri in simili frangenti, se l battono e si rifugiano in una caverna: qui però vengono scoperti e bloccati dagli Israeliti, che corrono ad avvertire Giosuè, che dice di chiuderli dentro con dei massi, ma di non sospendere l'assalto: “Continuate ad inseguire i vostri nemici, prendendoli alle spalle, non permettendo loro così di rientrare nelle loro città, perché il Signore, vostro dio, li ha messi nelle vostre mani” (Giosuè 10, 19). Così avviene. “Quando Giosuè e i figli d'Israele ebbero finito di massacrarli con una strage tale da sterminarli...” (Giosuè 10, 20).

Un momento. Qui si impone una riflessione. Io qui sto scrivendo un articoletto stupido destinato ad essere letto da quattro gatti (e tre sono i miei), e a non lasciare traccia nella storia: pertanto, posso permettermi di utilizzare espressioni come “massacrando allegramente” e simili, con abbondante ironia. Ma questo è un libro sacro, fondamento della religione di un paio di miliardi di persone – e soprattutto, qui di ironia non c'è nemmeno l'ombra, anzi, si vantano pure di quello che fanno!

Basta riflessioni. Morale: una volta che hanno massacrato il massacrabile, con pochi superstiti che riescono a rientrare nelle città fortificate, si torna al campo, e si recuperano i cinque re. Ordina Giosuè ai capi dell'esercito: “Avvicinatevi e mettete i vostri piedi sul collo di questi re”. Quelli eseguono, e Giosuè tiene una breve concione in cui assicura che Yahoo tratterà così tutti i nemici. “Dopo ciò Giosuè li fece colpire ed uccidere e li fece appendere a cinque pali, sui quali rimasero appesi fino alla sera. Al tramontar del sole Giosuè comandò di calarli dai pali e li fece gettare nella grotta in cui si erano nascosti, all'imboccatura della quale posero delle grosse pietre” (Giosuè 10, 26 – 27). Decisamente, il vilipendio di cadavere era l'hobby preferito di Giosuè.

Il seguito è inutile riassumerlo: meglio riportare le parole precise della Bibbia, da Giosuè 10, 28 – 39. “[28] In quel giorno Giosuè prese Makkeda e la passò a fil di spada con il suo re, e votò all'interdetto quella e tutti i suoi abitanti, senza lasciare che alcuno scampasse e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gerico. [29] Poi Giosuè e quanti erano con lui passarono da Makkeda a Libna e assalirono Libna. [30] Yahoo mise nelle mani d'Israele anche questa città e il suo re, facendola passare a fil di spada con tutti quelli che vi abitavano, non lasciandovi alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re di Gerico. [31] Quindi Giosuè con tutto Israele da Libna passò a Lachis, che assediò e prese d'assalto. [32] Yahoo lasciò Lachis in potere d'Israele, che la prese il secondo giorno e la passò a fil di spada con tutti i suoi abitanti, tutto come aveva fatto a Libna. (la faccenda comincia a farsi ripetitiva) [33] In quel tempo Oam, re di Ghezer, salì in aiuto di Lachis, ma Giosuè lo batté insieme al suo esercito, sì da non lasciare alcun superstite. [34] Quindi Giosuè e con lui tutto Israele, passò da Lachis a Eglon, che assediarono e assalirono. [35] La occuparono quello stesso giorno e (indovinate un po'?) la passarono a fil di spada, votando quello stesso giorno allo sterminio tutti quelli che vi erano; tutto come era stato fatto con Lachis. [36] Poi Giosuè e con lui tutto Israele, salì da Eglon a Hebron e l'attaccò. [37] Presala, la passarono a fil di spada (e dàila!) con il suo re e le sua città e tutti gli abitanti, non lasciando un superstite, tutto come aveva fatto con Eglon e votò allo sterminio essa e tutti quelli che vi abitavano. [38] Poi Giosuè e con lui tutto Israele, si volse verso Debir e l'attaccò. [39] Prese la città, il suo re e tutte le sue località e passò a fil di spada e votò allo sterminio tutti i suoi abitanti, non lasciando alcun superstite; come aveva agito con Hebron, così agì con Debir e il suo re, come aveva trattato anche Libna e il suo re”.

Così viene sintetizzata la campagna: “Così Giosuè conquistò tutta la regione: la montagna, il Negev, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni vivente, come aveva ordinato Yahoo dio d'Israele. Giosuè li sterminò da kades-Barnea fino a Gaza, e tutta la regione di Gosen fino a Gabaon” (Giosuè 10, 40 – 31). In altre parole, Giosuè aveva solo obbedito agli ordini. Chissà se i nazisti processati a Norimberga avevano letto la Bibbia (credo proprio di sì).

La conquista è completata

Le notizie viaggiavano anche nella Palestina del secondo millennio AEV, e giungono anche nel Nord, dove altre popolazioni decidono di allearsi: si tratta di Cananei, Amorrei, Hittiti, Perizziti, Gebusei ed Evei. I sei popoli mettono insieme un esercito piuttosto numeroso, anzi, “una moltitudine ingente, come la sabbia che è sulla spiaggia del mare, con cavalli e carri in grande quantità” (Giosuè 11, 4), si preparano ad attaccare battaglia presso Merom. Ma, come al solito, Yahoo si intromette, e rassicura Giosuè: “Non aver timore di quelli, perché domani, alla stessa ora, io li mostrerò tutti uccisi davanti a Israele; farai tagliare i garretti ai loro cavalli e farai bruciare i loro carri” (Giosuè 11, 6). E i cavalli che cosa c'entrano? Comunque, gli Israeliti attaccano di sorpresa, sconfiggono l'esercito nemico e lo mettono in fuga, inseguendoli verso oriente e “facendone una strage tale, da non lasciarne uno superstite” (Giosuè 11, 8). Ovviamente, non trascurano di tagliare i garretti ai cavalli e di bruciare i carri. Non resta che passare alle rifiniture. “Giosuè, voltandosi, prese Azor e uccise di spada il suo re, perché Azor era stata già la capitale di tutti quei regni. Passò a fil di spada tutti quelli che vi si trovavano, votandoli allo sterminio; non lasciò anima viva e fece dar fuoco a Azor. Giosuè prese tutte le città di quei re e tutti i loro re e li passò a fil di spada, votandoli allo sterminio, come aveva ordinato Mosè, servo del Signore. Israele però non bruciò nessuna delle città che stavano sulle loro colline, ad eccezione di Azor, che Giosuè fece bruciare. (Concessione umanitaria, davvero! O non sarà piuttosto il bisogno di riciclare le città preesistenti?) Tutto il bottino di quelle città e il bestiame i figli d'Israele lo saccheggiarono per sé, ma passarono a fil di spada tutti gli uomini, fino a sterminarli tutti, senza lasciare anima viva” (Giosuè 11, 10 – 14). E via ripetendo. Fortunatamente, scopriremo dopo che lo sterminio non era stato poi così totale – il che attirerà su Israele l'ira funesta di Yahoo, umanitario come al solito. Ma interessante è la chiosa finale al riassuntino della conquista: “Non ci fu una città che abbia fatto pace con i figli d'Israele, eccetto gli Evei che abitavano a Gabaon; perciò le presero tutte combattendo. Tale era infatti il disegno di Yahoo, che il loro cuore si ostinasse a proclamare la guerra a Israele, affinché venissero votati allo sterminio senza pietà di loro e fossero estirpati, come aveva comandato Yahoo a Mosè” (Giosuè 11, 19 – 20). Se è chiaro chi è l'esecutore materiale, è chiaro anche chi fosse il mandante.

Ah, un attimo! dice ora la Bibbia: ci siamo dimenticati ancora di un dettaglio! “In quel tempo Giosuè si mosse e sterminò anche gli Anakiti delle montagne” (Giosuè 11, 21): giusto, vogliamo mica dimenticare qualche massacro? Eh! Siamo completi, vantiamoci di tutto!

Ultimi ritocchi

Il Paese è ora conquistato – pressoché completamente, salvo alcune rifiniture da farsi in seguito. Giosuè 12 ci fa un riassuntino delle vittorie. A parte quelle precedenti in Transgiordania, di cui abbiamo già parlato, le ultime vittorie, quelle in terra di Canaan, sono così riassunte: 31 re sconfitti con le loro città (segue elenco completo) – ed abbiamo visto cosa succedeva ai re sconfitti ed alle loro popolazioni.

Vogliamo fare il solito giochino della stima dei morti? Dunque: l'unica cifra che abbiamo è quella relativa ad Ai, dove ci furono 12.000 morti, l'intera popolazione. Ci viene anche detto che Ai era una città con poca gente, ma viene un po' difficile ora stabilire quali fossero, delle trenta città conquistate residue, quelle con tanta gente e quelle con poca gente. Possiamo fare una stima al minimo, ipotizzando che tutte le altre città conquistate fossero città da 12.000 abitanti, salvo Gerico, della quale si parla così abbondantemente da farci immaginare che fosse la più importante della zona: diciamo i soliti 25.000 abitanti ipotizzati nelle stime precedenti. Con questi dati, otteniamo un totale di 385.000 morti, solo umani, senza contare gli animali passati a fil di spada, e nessuno schiavo preso 8salvo l'intera popolazione di Gabaon).

Resta ancora del lavoro da fare, però: i distretti dei Filistei, il paese dei Ghesuriti, altre zone dei Cananei, la zona dei Gibliti, il Libano orientale, la zona dei Sidonii. Intanto, però, ci si spartisce il territorio conquistato – e qui, nel libro di Giosuè, seguono alcuni capitoli noiosissimi in cui si stabiliscono i confini delle diverse zone, e in cui, per la prima volta da molte pagine, non muore nessuno. Un solo incidente nella spartizione: il territorio della tribù di Dan è troppo piccolo, ed allora “i figli di Dan salirono a prendere d'assalto lesem; la presero e la passarono a fil di spada” (Giosuè 19, 47): procedura standard, insomma. Dopodiché, si insediano nella città e le cambiano il nome in Dan.

Le tribù transgiordaniche hanno fatto bene il loro lavoro, e possono tornare a casa. La prima cosa che fanno passato il Giordano è costruire un altare per Yahoo; appena la cosa giunge all'orecchio delle altre tribù, queste la prendono bene: “si convocò a Silo l'adunanza dei figli d'Israele, per andare contro di essi e combatterli” (Giosuè 22, 12). Senza neanche chiedere spiegazioni: l'Inquisizione, almeno formalmente, era più umana. Fortuna vuole che una delegazione sacerdotale venga mandata alle tribù ribelli, che spiegano che, conoscendo i loro polli, hanno voluto costruire un altare a Yahoo perché un domani le altre tribù non dicano loro: “E chi siete, voi dall'altra parte del Giordano? Non vi conosciamo”. Dovevano avere una grande stima dei loro compatrioti, decisamente...

Come dicevamo, restano ancora alcune piccole conquiste da fare, e di queste ci parla il primo capitolo del libro dei Giudici. I primi a muoversi sono quelli della tribù di Giuda, guidati da Caleb, l'unico superstite degli Ebrei usciti dall'Egitto. I figli di Giuda assalgono Cananei e Perizziti: “gli uomini di Giuda uccisero in Bezek diecimila nemici” (Giudici 1, 4). Il re di Bezek subisce un trattamento abbastanza notevole: “lo inseguirono, lo catturarono e gli amputarono i pollici e gli alluci” (Giudici 1, 6), trattamento che, a quanto pare, lo stesso re di Bezek utilizzava con i suoi nemici. Ne deduciamo, comunque, che la tortura a spregio doveva essere pratica comune e diffusa, e che non si limitavano dunque al vilipendio di cadavere. Viene poi portato a Gerusalemme, dove muore. Gerusalemme era infatti ormai ebraica: “quelli di Giuda avevano assalito Gerusalemme e, espugnatala, ne avevano passati gli abitanti a fil di spada; poi l'avevano data alle fiamme” (Giudici 1, 8). I figli di Giuda proseguono poi nella loro conquista: Kiriat-Arba, poi rinominata Hebron; Kiriat-Sefer, poi rinominata Debir. Quest'ultima strage presenta un risvolto interessante. Caleb promette infatti la figlia Acsa in sposa a chi conquisterà Kiriat-Sefer: l'impresa riesce a Otniel, figlio di Kenza, fratello minore di Caleb, che sposa dunque Acsa (Giudici 1, 12 – 13; Giosuè 15, 16 – 17). Abbiamo così un bellissimo matrimonio tra cugini primi: d'accordo che anche Umberto I aveva fatto la stessa cosa, ma non è una buona pratica da seguire (ed infatti i risultati si sono visti con Vittorio Emanuele III).

A seguire, i discendenti di Obab il Kenita, suocero di Mosè (quello che è chiamato anche Ietro o Reel), si stanziano con gli Amaleciti – senza sterminarli, dal che si riconosce che non sono Israeliti.

Caleb e compagni di merende proseguono invece la loro attività, e sconfiggono i Cananei di Zefat. Ovviamente, “la città fu votata allo sterminio” (Giudici 1, 17). Giuda però non riesce a conquistare alcune zone, in particolare quelle della pianura, perché gli abitanti “avevano carri di ferro” (Giudici 1, 19). Forse Yahoo è come Superman, e il ferro gli fa l'effetto della kryptonite?

Tocca poi alla tribù di Giuseppe, che parte alla conquista di Betel. Come con Gerico, mandano prima degli esploratori; e come a Gerico, questi trovano un traditore (no, stavolta non è una prostituta: questi erano, si vede, un po' più casti o un po' più concentrati sulla loro missione) che mostra loro come entrare nella città. Ovviamente, i figli di Giuseppe “passarono gli abitanti a fil di spada”, ma “risparmiarono quell'uomo e tutti i suoi parenti” (Giudici 1, 25), permettendogli di rifarsi una vita fra gli Hittiti, presumibilmente a distanza di sicurezza da Israele

Pertanto, nelle ultime fasi della conquista, abbiamo ancora la conquista e lo sterminio di 5 città da parte di Giuda, una da parte di Dan e una da parte di Giuseppe. L'unica cifra indicata parla di 10.000 morti in una battaglia; diamo per buona questa cifra per le 7 città, ed arriviamo ad altri 70.000 morti, che si sommano ai 385.000 di prima, per un totale di 455.000 morti.

Giosuè vive ancora “molti giorni”, fino alla verde età di 110 anni; dopodiché, come già il suo predecessore Mosè, raduna il popolo, fa loro un breve discorsetto sull'importanza di seguire i comandamenti di Yahoo a scanso di guai, e muore.


Ricapitoliamo dunque la conta dei morti:

E ricordiamo che queste sono stime basate sui numeri che si trovano nella Bibbia stessa, ma tenute al minimo, in maniera da non esagerare le atrocità effettivamente riportate.

Per fortuna, la Terra Promessa è stata conquistata, e dovremmo sperare di non trovare più troppe carognate nel seguito della Bibbia.


Sennonché, gli Ebrei hanno fatto i birichini, e non hanno massacrato proprio tutti tutti: Giudici 1 ci comunica infatti che rimanevano molti Gebusei a Gerusalemme; che Manasse non riuscì a conquistare tutti i Cananei, ma che li sottopose a tributo; e che Zabulon, Aser e Neftali furono costretti a vivere insieme ai Cananei. Si crea dunque una società multietnica, che di per sé, diremmo oggi, sarebbe un gran bene; ma Yahoo non è dello stesso avviso: “Non caccerò più queste genti davanti a voi, ed esse saranno vostre nemiche: i loro dèi saranno per voi causa di rovina” (Giudici 2, 3).

E così sarà: da qui in avanti, si ripeterà più volte uno schema abbastanza fisso: Israele adora altri dèi; Yahoo lo abbandona; Israele cade sotto il dominio di un popolo straniero; Israele si pente ed implora Yahoo, che si commuove; sorge un condottiero, un uomo della provvidenza, che guida Israele al riscatto; e via così dall'inizio. Queste peripezie ci vengono narrate nel libro dei Giudici: diminuisce il numero totale dei morti, ma aumentano le scene efferate e i comportamenti da mafiosi. Ma questo è un discorso che merita un altro capitolo.


1. Mosè
Indice
3. I Giudici