Data 14/02/2004
Anno 3, Numero 10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Speciale Route 2004
A Sarajevo? Perchè?

Vivere momenti diversi - dal servizio coi bambini all'ascolto delle chiacchiere delle signore, dagli incontri al confronto che ne segue... - è occasione per osservare e cercare di conoscere.
Le persone, i bambini, le case, le strade, i commenti, le storie, i giudizi, i volti, i suoni, i rumori, i silenzi.
Ciò che si fa è strumentale al primo obiettivo che proponiamo: aprire gli occhi.
Vogliamo sottolineare con forza questo aspetto: i campi a Sarajevo non sono campi di servizio.
Prendiamo in prestito le parole di un rover che ha detto: “Non potevamo spedire i soldi qui e farli usare per ricostruire e fare servizio a casa nostra dove c'è molto bisogno?”. E ha ragione: un Clan/Fuoco di 20 persone che spende quasi 4000 euro per andare a fare servizio a 900 km di distanza da casa sua, forse ha sbagliato qualcosa.
Il servizio che faremo a Sarajevo è ben poca cosa rispetto a quello di cui c'è bisogno, ci sono associazioni che da anni fanno sicuramente molto più di noi.
E allora perché andare là? Per molti sarajeviti siamo una “bella abitudine”: sanno di poter contare sugli scout italiani che, nonostante l'indifferenza generale, non li hanno dimenticati. Siamo spesso i loro occhi, le loro orecchie, la loro memoria. Il motivo principale del nostro recarci là è mettere un tassello importante nell'educazione alle scelte dei nostri R/S: Scelta Politica innanzitutto, ma non solo. Il nostro modo di vivere la Fede e il Servizio viene toccato sul vivo dalla realtà sarajevita ed entrambi ne usciranno in qualche modo cambiati.
Per dirla con le parole del progetto: Sarajevo è una delle esperienze proponibili che, attraverso gli strumenti del servizio e dell'esplorazione, offrono la possibilità di percepire in modo diretto e globale diversi temi fondamentali.
Sarajevo è l'ombelico del mondo in cui si incontrano Nord e Sud, cristiani e musulmani, cultura asburgica e cultura turca. Sarajevo è contemporaneamente il fulcro di un incontro-scontro tra Oriente e Occidente, economia di mercato e comunismo, cultura ortodossa e cattolicesimo. Quale terreno migliore per proiettare l'immagine delle nostre città in un futuro multietnico, multiculturale e multiconfessionale?
Un futuro prossimo in cui la diversità non è minoranza, ma uguaglianza?
In questa città, quasi profetica, qualcosa è esploso dando origine a una guerra.
Guerra: altra parola chiave a cui dare un significato educativo.
A casa tutto è inconcepibile o spiegabile semplicisticamente e falsamente con la teoria dei buoni e dei cattivi, di chi ha solo torto o solo ragione. Solo vivendo l'esperienza del confine, delle due parti, si può percepire qualcosa, soprattutto sul piano irrazionale; fare amicizia con gli studenti serbi e, contemporaneamente, vivere l'accoglienza della città musulmana, fa scoprire sensazioni che conducono a risposte, o a ulteriori domande non altrimenti concepibili.
Sarajevo è, fra le poche, la migliore delle situazioni proponibili, sicuramente il palcoscenico più vicino, in cui il ragazzo diventa attore, è il luogo in cui i conflitti e gli abbracci sono stati e sono tuttora tangibili.
Sarajevo è soprattutto luogo di incontro, di conoscenza e di condivisione.
Non è vero che la stessa esperienza può essere vissuta direttamente nei sobborghi-ghetti delle nostre città; proporre un'esperienza non mediata non comporta più rischi, ma li comporta tanto quanto una qualsiasi esperienza educativamente valida da noi proposta ai ragazzi.

Copyright © 2004 Marco La Verghetta. Tutti i diritti riservati