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Nevicava da un cristallo di neve. In una frazione di bianco astuto aizzavo intere legioni di piccole solitudini e carezze ad amarti.
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Sul
tuo corpo di cristallo
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Tu conosci il segreto della virgola e dell'accento, del verso sghembo che diviene vertigine,smarrimento. Tu conosci degli astri il metodo antico dello splendere, e mi è sgomento il tuo concedere bellezza e poesia a chi non fa che prendere. Conosci pure il mio segreto, il mio essere -nastro di velluto al vento-.... ed io di te so la luce che si trasforma in goccia, io so che sei per la mia vita nutrimento.
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Dialoghiamo dalle tue dita mancine sul mio sesso-brace, nel gas-veleno leggero, vitale, indispensabile, delle tue parole; nella seta rossa - lacerata con precauzione - del tuo pube, la mia pazzia. Sta nel bussare al tuo ventre segreto, opposto, con olio di grano, crema di noci e unghie limate; nel farsi strada dell'urlo tra la carne ormai docile, complice! la mia pazzia. Sta nel delfino di vetro dalle ali a maglia fine che ogni notte cavalco, per raggiungerti, sfiorarti, trasformarti in pelle e odore, la mia pazzia. Sta sui tuoi seni l'accendersi delle mie sigarette, nel tuo sedere il vuotarsi di bottiglie maledette, tra le tue mutande avorio la fiamma che mi alimenta. Sta nelle tue ragioni semplici, minute, piccole, giornaliere, esposte con cura, il mio scopo. Ecco: i miei occhi ora si siedono ed aspettano la tua voce. Prego...
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