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Nevicava

  Ti salutavo affannato

da un cristallo di neve.

In una frazione di bianco

astuto aizzavo

intere legioni

di piccole solitudini

e carezze

ad amarti.

 

Sul tuo corpo di cristallo
hanno sostato angeli neri,
ombre feroci,
babbuini.

Erano le mani del ladro
a forzare la tua bellezza
gli artigli dell'inganno
ad accarezzarti.

Io,
al mercato dei poeti
ho scambiato la mia vita
con una stella invisibile agli sciocchi:
vorrei ora fosse la tua casa,
il tuo rifugio.

 

Tu conosci il segreto

della virgola e dell'accento,

del verso sghembo

che diviene vertigine,smarrimento.

 

Tu conosci degli astri

il metodo antico dello splendere,

e mi è sgomento il tuo concedere

bellezza e poesia

a chi non fa che prendere.

 

Conosci pure il mio segreto,

il mio essere -nastro di velluto al vento-....

ed io di te so la luce

che si trasforma in goccia,

io so che sei per la mia vita

nutrimento.

 

Dialoghiamo

  Sta nel ritmo accennato

dalle tue dita mancine

sul mio sesso-brace,

nel gas-veleno leggero,

vitale, indispensabile,

delle tue parole;

nella seta rossa

 - lacerata con precauzione -

del tuo pube,

la mia pazzia.

 

Sta nel bussare

al tuo ventre segreto, opposto,

con olio di grano,

crema di noci e unghie limate;

nel farsi strada dell'urlo

tra la carne ormai docile,

complice!

la mia pazzia.

 

Sta nel delfino di vetro

dalle ali a maglia fine

che ogni notte cavalco,

per raggiungerti, sfiorarti,

trasformarti in pelle e odore,

la mia pazzia.

 

Sta sui tuoi seni

l'accendersi delle mie sigarette,

nel tuo sedere

il vuotarsi di bottiglie maledette,

tra le tue mutande avorio

la fiamma che mi alimenta.

 

Sta nelle tue ragioni semplici,

minute, piccole, giornaliere,

esposte con cura,

il mio scopo.

 

Ecco:

i miei occhi ora si siedono

ed aspettano la tua voce.

Prego...