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IL MASSAGGIO CARDIACO ESTERNO

Il massaggio cardiaco è una manovra di emergenza, per sostenere la circolazione sanguigna, in soggetti colpiti da arresto cardiaco e garantirne un'irrorazione cerebrale, sufficiente alla sopravvivenza.

L'arresto cardiaco è una condizione accertabile, mediante la palpazione del polso.

Infatti, la prima cosa da fare è controllare l'assenza del polso, soprattutto il carotideo, ma contemporaneamente anche il radiale e l'auscultazione diretta, per dieci secondi.

Per ricercare il polso carotideo, bisogna portare l'indice e il medio sul pomo d'Adamo dell'infortunato, che avrà il capo esteso, quindi bisogna fare scivolare lateralmente i polpastrelli delle due dita, esercitando una leggera pressione sul collo, fino a che non si percepisce la pulsazione dell'arteria carotide.
polso carotideo

Per il polso radiale, bisogna posizionare l'indice ed il medio (non il pollice) sulla linea continua del pollice del paziente, mentre, per l'auscultazione diretta, bisogna appoggiare alternativamente al torace dell'infortunato le orecchie.

Se palpando i polsi per dieci secondi, non s'avvertono battiti cardiaci si tratta verosimilmente di un arresto cardiaco e, quindi, bisogna iniziare subito il massaggio cardiaco.

Perché la manovra risulti efficace è importante che l'infortunato sia adagiato supino su un piano rigido (come un pavimento o un tavolo) in un ambiente sicuro e lontano da pericoli.


punto di repere L'assistente bagnanti, ponendosi inginocchiato di lato all'infortunato,
deve trovare il punto esatto, in cui fare il massaggio cardiaco
(punto di repere).

Si segue con un dito la linea del costato, arrivando al processo xifoideo dello sterno.

Si pongono due dita dell'altra mano di fianco al dito già posizionato, che a sua volta si stacca dal processo xifoideo.

Si sposta il carpo della mano libera, facendolo scendere lungo lo sterno, di fianco alle due dita, per essere esattamente sul cuore.

Si sovrappongono i palmi delle due mani e con le braccia tese e perpendicolari alle mani, i gomiti bloccati e le dita sollevate dalle coste (per esercitare pressione solo su quel punto), si preme ritmicamente sullo sterno, spostando in avanti il peso del corpo, per quindici volte.

Le mani non vanno mai staccate dallo sterno per non perdere ogni volta il punto di repere.

La pressione sullo sterno deve produrre uno spostamento verso la colonna vertebrale di 4-5 cm in un soggetto adulto, di 2-3 cm in un anziano o in un bambino fino a circa 12 anni e di 1 cm in un neonato, usando in quest'ultimo caso solo il pollice e comprimendo delicatamente e frequentemente.



Durante il massaggio cardiaco, il cuore risulta compresso tra due strutture rigide (sterno e colonna vertebrale) ed il sangue, in esso contenuto, viene spinto nei vasi arteriosi, come accade per effetto della contrazione sistolica.

Nell'istante in cui cessa la compressione sternale si ha la riespansione elastica del torace e del cuore, che ha l'effetto di risucchiare il sangue dei vasi venosi al cuore, come nel normale rilasciamento diastolico.

La quantità di sangue, che viene mobilizzata con il massaggio cardiaco esterno, è molto esigua, ma comunque sufficiente per scongiurare il rapido instaurarsi dell'anossia cerebrale: dopo 3-4 minuti dall'arresto cardiaco, le cellule cerebrali perenni, molto sensibili alla carenza di ossigeno, che non viene più pompato dal cuore attraverso il sangue, cominciano una irreversibile distruzione.

Il margine di successo del massaggio cardiaco esterno è del 10%, ma, anche se la percentuale è bassa, è importante farlo, per irrorare di sangue il cervello e mantenere la perfusione dell'ossigeno, affinché il danno cerebrale sia minore possibile.

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