Storia geologica delle Foreste Casentinesi.
La formazione di queste rocce avvenne durante il Miocene (tra
i 24 ed i 6 milioni di anni fa), cioè nel periodo geologico che vede l’inizio
della formazione appenninica.
In questo periodo, sul fondo di un antico mare, la crosta
terrestre iniziò a corrugarsi, generando i primi abbozzi di montagne la cui
cime emergevano come isole dalla superficie delle acque. Davanti alla catena in
formazione si stendevano profondi abissi marini, detti (proprio per la loro
posizione) avanfosse.
Le cime appenniniche erano sottoposte ad erosione da parte degli
agenti naturali ed i sedimenti venivano trascinati per gravità verso il basso e
si accumulavano in strati imponenti al margine delle scarpate continentali,
proprio sopra le avanfosse.
Tutto questo finché un qualche evento naturale non interveniva a
turbarne l’equilibrio: piene violente ed improvvise o terremoti catastrofici,
facevano precipitare i cumuli di sedimenti accumulati come immani valanghe
sottomarine di sabbia e fango dentro le avanfosse. Questi fenomeni prendono il
nome di correnti di torbida.
Man mano che precipitava dentro l’abisso marino, il materiale
sedimentario delle correnti di torbida, per effetto dell’attrito con l’acqua,
iniziava a rallentare ed a stratificarsi: prima il materiale più grossolano e
pesante, poi, via via, quello sempre più fine e leggero. Le rocce che si sono
originate da queste correnti di torbida e dai successivi processi di
sedimentazione prendono il nome di torbiditi e sono caratterizzate da
materiali più pesanti in quelli che all’origine erano i loro strati inferiori
e da materiali più pesanti negli strati
superiori. A destra si vedono imponenti torbiditi derivanti da dagli effetti
catastrofici di un qualche evento naturale, forse un violentissimo terremoto,
su un grande quantitativo di sedimenti accumulatisi ai margini delle antiche
scarpate continentali.
In particolare le rocce del versante romagnolo sono caratterizzate
da un’alternanza di strati marnosi e di strati arenacei: all’atto della
sedimentazione della corrente di torbida, infatti, si depositavano per primi i
materiali più pesanti come le sabbie, che, nel processo di formazione delle
rocce sedimentarie, hanno generato le arenarie, e quindi
si accumulavano le argille, più leggere, che hanno poi generato le marne,
che appaiono oggi come strati rocciosi estremamente friabili. Esempi notevoli
di queste stratificazioni marnoso-arenacee si ammirano lungo la strada che da
Bagno di Romagna risale verso il Passo di Mandrioli (foto sotto).
Man mano che il corrugamento appenninico procedeva, poi, anche le
torbiditi depositatesi nelle avanfosse vennero progressivamente sollevate ed
incorporate nel nascente edificio montuoso.
Intorno alla Verna.
La zona circostante il Monte de La Verna
è, dal punto di vista geologico, molto singolare e rappresenta una vera e
propria eccezione, rispetto alle aree circostanti nel territorio del Parco
Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Il Monte Penna, sulle cui pendici sorge il santuario della Verna,
è una struttura tabulare costituita, a differenza delle rocce circostanti, da calcari
organogeni e calcareniti, appartenenti a formazioni come il Monte
Fumaiolo, San Marino ed il Sasso di Simone e Simoncello.
Queste rocce, così come le argille circostanti (che abbracciano
Badia Prataglia e la testata del Torrente Corsalone), ebbero origine presso
l’antico Oceano Ligure e per tale motivo prendono il nome di Liguridi
oppure Unità Liguri.
Le “argille” sono le rocce più antiche, dato che la loro
sedimentazione è datata circa 80-60 milioni di anni fa. Al di sopra di tali
argille si depositarono, tra 23 e 17 milioni di anni fa, i calcari organogeni e
le calcareniti che costituiscono il Monte Penna.
Nel corso dell’orogenesi appenninica
queste Liguridi hanno subito un notevole spostamento rispetto al loro
territorio di origine (addirittura 100 km e oltre!). Questo ha prodotto
notevoli deformazioni e trasformazioni in queste strutture che sono divenute
una sorta di “miscuglio” di rocce all’interno di una comune matrice argillosa.
E, durante lo spostamento, le
strutture calcaree soprastanti sono state trascinate con le Liguridi a mo’ di
zattere, subendo a loro volta varie trasformazioni e trovandosi infine nelle
attuali dislocazioni in cui si sono “incagliate”.