Un altro gruppo di passeriformi legati agli ambienti boschivi è costituito dalla famiglia dei Paridi e ad alcune altre famiglie affini che comprendono:

Le cince, come

ÿ      La cinciarella (Parus caeruleus)

ÿ      La cinciallegra (Parus major)

ÿ      La cincia mora (Parus ater)

ÿ      La cincia bigia (Parus palustris)

ÿ      Oppure il codibugnolo (Aegithalos caudatus)

ÿ      Il picchio muratore (Sitta europaea)

ÿ      Ed i rampichini (Certhia brachydactyla, rampichino, e Certhia familiaris, rampichino alpestre)

Sono piccoli uccelli molto adattabili che vivono in boschi e foreste, ma non soltanto: anche nelle campagne, purché alberate e con siepi, e nei giardini e parchi cittadini, infatti sono assidui frequentatori di cassette nido oppure, nel periodo invernale, di mangiatoie per uccelli.

Sono anche molto versatili: in Inghilterra, dove ancora negli anni ’70 il lattaio passava di casa in casa e lasciava sulla porta le bottiglie di latte tappate con un foglietto di stagnola, era stata documentata la vicenda di cinciarelle che, nelle mattine invernali, si posavano sulle bottiglie, ne bucavano il tappo di stagnola con il becco e si nutrivano dello strato di panna che si formava sul latte. Non solo: poiché pian piano il livello si abbassava e loro non arrivano più al cibo, gettavano nella bottiglia alcuni sassolini per far alzare nuovamente il livello alla loro portata!

Questa adattabilità e versatilità sono importantissime per la sopravvivenza di queste specie che hanno numerosi nemici naturali:

ÿ      Altri uccelli, tra cui

ü       Lo sparviero, che preda i piccoli uccelli di bosco (soprattutto il maschio, mentre la femmina, essendo un po’ più grossa, si nutre di prede di maggiore stazza)

ü       Uccelli che, occasionalmente, possono essere predatori di uova o di pulcini come il picchio rosso maggiore,

ü       La ghiandaia (che preda anche i pulcini al momento dell’involo),

ü       O altre specie di corvidi, tutti predatori di nidi. Ad esempio per gli individui che vivono in ambiente urbano una minaccia può essere costituita dalle taccole che nidificano sulle torri o sui piloni.

ÿ      Numerosi predatori di nidi esistono anche tra i mammiferi, ad esempio

ü       I piccoli mustelidi, come la donnola,

ü       Oppure lo scoiattolo e altre specie di roditori, soprattutto se arboricole.

ÿ      Non dobbiamo dimenticare, infine, neppure i serpenti.

 

ÿ      Sebbene ogni anno i piccoli paridi paghino un pesante tributo a tutti questi predatori e razziatori di nidi, la principale causa di morte, però, rimane sempre il clima. È stato calcolato che in inverni particolarmente lunghi e rigidi muoiano dal 60 al 90% degli individui.

 

Data l’elevata mortalità, che porta solo il 10% dei nuovi nati a superare il primo anno di vita e ad arrivare al periodo riproduttivo, ovviamente tutte queste specie risultano molto prolifiche, con in media 2 covate annuali e un numero di piccoli che può arrivare a 10-12.

 

La cosa più curiosa è che questi animali, essendo estremamente adattabili, versatili e prolifici, dato che costituiscono la base della catena alimentare del bosco, dal punto di vista ecologico sono esattamente analoghi ai topi. Ma dal nostro punto di vista emotivo, no! Il topo ci suscita disgusto e ribrezzo e va sterminato se ci fa razzie in cantina o nella dispensa. La cincia è graziosa e suscita la nostra simpatia se ci beve il latte sulla porta di casa, sebbene questo suo gesto, dal punto di vista formale, sia identico a quello del topo che rosicchia il cibo in dispensa.

 

Ma vediamo più da vicino la vita di una famiglia di cinciallegre.

La cinciallegra (Parus major) è, come indica il suo nome scientifico, la più grande della famiglia dei paridi. La testa e la gola sono nere con le guance bianche, dorsalmente è verde-azzurra, con il groppone azzurro. Le ali e la coda sono blu. Lateralmente la coda presenta due bande bianche. Il ventre è giallo chiaro con una striscia nera che, dalla gola, scende fino alla coda. Non c’è dimorfismo sessuale.

Siamo alla fine della primavera (grossomodo in giugno), cioè nel periodo della seconda covata annuale. Il maschio della cinciallegra segnala il suo possesso di un territorio mediante manifestazioni visive (si posa in punti alti e scoperti in modo da essere facilmente avvistato) e sonore (il richiamo ed il canto). Tutto ciò allo scopo di allontanare altri maschi e di attirare, invece, una compagna.

Il suo territorio è ricco di luoghi dove costruire un nido. La cinciallegra posiziona il proprio nido in cavità naturali, come buchi negli alberi o nei vecchi muri. Si adatta molto bene anche alle cassette nido. Se la cavità scelta come dimora è troppo piccola, può arrivare ad ampliarla a colpi di becco. Infatti il becco delle cince è molto versatile, come la loro dieta, che va dagli insetti e vermi, alla frutta, alle granaglie ed ai semi più duri, come le nocciole o i pinoli, che esse estraggono, appunto, a colpi di becco. Pertanto questo è piccolo, ma robusto. In questo caso alcuni dei possibili rifugi per il nido sono i fori di drenaggio di un muro (sotto a destra). Il maschio li mostra pazientemente ad una ad uno alla femmina…

La quale, a sua volta, entra, li ispeziona meticolosamente e, quando ne esce fa le sue “critiche” ed i suoi “commenti”, spesso negativi: d’altronde non si può mica metter su casa in un posto qualunque! Finché non trova quello che le sembra un luogo adatto: a questo punto e solo adesso accetta le avances del maschio.

Il nido è normalmente molto semplice: una struttura di muschio, lanugine e foglie assemblata alla bell’e meglio dentro la cavità. Qui vengono deposte 7-11 uova di colore bianco, punteggiate o maculate di bruno-rossiccio o di rosso-purpureo. Le uova vengono deposte a distanza da un giorno l’una dall’altra: è questo un sistema di per tutelare il proprio “patrimonio riproduttivo”. Infatti se le prime uova deposte o i primi pulcini nati soccombono per qualche motivo (razzie o cibo insufficiente) ne resteranno altri da allevare, che garantiranno ai genitori il mantenimento dei loro geni. Le uova vengono covate dalla femmina per circa 12-14 giorni. I pulcini sono inetti ed genitori si impegnano entrambi per nutrirli e compiono un andirivieni continuo al nido (a sinistra).

Spesso, quando ne escono, portano nel becco un curioso sacchettino chiaro (sotto, a destra): sono gli escrementi dei pulcini. Infatti il nido non ha altri sbocchi esterni oltre all’ingresso e, se i piccoli defecassero di continuo, si troverebbero ben presto immersi nel guano! Invece il genitore ne raccoglie gli escrementi (racchiusi appunto nella sacca fecale) e li portano via.

Sono trascorsi circa 20 giorni dalla nascita dei pulcini e questi sono già in grado di volare. Però non si allontanano dai genitori e si spostano con loro in gruppi familiari (sotto). I giovani si possono riconoscere dagli adulti, perché hanno colori più smorti, con il dorso verdognolo e la striscia ventrale più corta, che dalla gola arriva solo fino al petto. Nell’arco di 2 o 3 mesi assumeranno il piumaggio adulto e quindi guadagneranno progressivamente la loro indipendenza.

 

 

Bibliografia:

 

I TACCUINI DI AIRONE – traduzione e adattamento da “Cuadernos de Campo di Felix Rodriguez de la Fuente – Editorial Marin, Barcelona 29 (Spagna)” a cura di Maurilio Cipparone – L’airone di Giorgio Mondatori e Associati S.p.A., N. 26, 24 Aprile 1984; N. 27, 1 Maggio 1984; N. 32, 5 Giugno 1984.

IL MAGICO MONDO DEGLI UCCELLI, Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara, 1994

Cesare Della Pietà – Taccuino di campo – IL MERLO, OVVERO LA BELLEZZA INOSSERVATA. Airone N. 254, Giugno 2002. Editoriale Giorgio Mondadori.

 

 

Siti da cui sono stati scaricati i canti degli uccelli:

 

            http://www.virtual-bird.com/

            http://www.open.ac.uk/Nature_Trail/birds.htm

            http://www.gardensafari.net/english/birds.htm

            http://www.ebnitalia.it/

            http://www.scricciolo.com/ (ed, in particolare, alla pagina http://www.scricciolo.com/eurosongs/canti.htm)

 

 

 

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