A settembre-ottobre inizia il periodo degli amori del cervo. I maschi segnalano il loro stato di eccitazione, sia agli altri maschi che alle femmine, lanciando poderosi bramiti (a sinistra), solitamente da particolari aree del bosco (radure oppure altre zone aperte che fungono da “arene”). In questo periodo spesso fanno bagni in pozze di fango che incrosta loro il pelo, in modo da apparire (grazie anche alla folta criniera che ricopre il collo ed all’effetto delle ghiandole endocrine che li fanno diventare più massicci) veramente spaventosi e terribili.

Poi si impadroniscono temporaneamente di un territorio marcandolo con il secreto di particolari ghiandole odorifere (in particolare quelle lacrimali, particolarmente sviluppate, oltre a quelle interdigitali e a quelle poste sulla testa dell’animale). Qui vengono radunati gli harem delle femmine. Ogni maschio difende il proprio harem dai rivali con vistosi combattimenti (vistosi, ma comunque ritualizzati!) e nello stesso tempo cerca di coprire il maggior numero di femmine. In questo periodo, per assolvere i propri “doveri coniugali” non si riposa né si nutre. Così in breve tempo, ormai sfinito, è costretto a cedere il posto ad un altro maschio.

In ottobre iniziano anche i corteggiamenti dei daini, che proseguiranno poi fino a tutto novembre. Anche i daini emettono un loro grido, funzionalmente analogo al bramito del cervo, che risuona nella foresta simile ad un potente gracidio o ad una specie di rutto. I maschi, in questo periodo, assumono un aspetto davvero imponente, grazie ai palchi massicci ed agli effetti delle ghiandole endocrine, che fanno loro gonfiare il collo ed ingrossare il pomo d’Adamo, ed inseguono le femmine spingendole nel loro territorio dove radunano un harem che viene difeso con grande decisione dai maschi rivali.

Se infatti un maschio invade il territorio di un altro insidiandone le femmine il legittimo proprietario si fa avanti e si dispone lateralmente esibendo il trofeo. Questo gesto ha un carattere intimidatorio: individui con un trofeo palesemente inferiore e quindi più deboli a questo punto si ritirano. Se invece l’invasore è pari al proprietario del territorio, allora i due vengono allo scontro diretto, finché uno dei due rivali non fugge sconfitto, spesso inseguito dal vincitore.

Intanto, mentre cervi e daini sono nel loro periodo di corteggiamento, nei caprioli si esaurisce la fase territoriale ed anche i maschi iniziano a riunirsi ai gruppi di femmine. I branchi che si formano vanno da 5-7 individui ad un numero anche maggiore, e sono diretti da una femmina dominante (i maschi sono spesso in fondo alla gerarchia). A partire da ottobre e per tutto novembre e dicembre i maschi iniziano a perdere il trofeo (spesso prima un palco e poi l’altro). I primi a restarne privi sono i giovani ed i più anziani, poi gli adulti nel loro pieno vigore.

Contemporaneamente tutte e tre le specie mutano il loro mantello estivo in quello invernale. Con l’arrivo dell’inverno anche cervi e daini maschi, terminato il periodo degli accoppiamenti, si riuniscono ai branchi di femmine.

Arriva il periodo dell’anno più duro: spesso per nutrirsi cervi e daini strappano pezzi di cortecce. Infatti i cervidi non sono muniti degli incisivi superiori, per cui non riescono a tagliare ciò che addentano, ma a strapparlo con un tipico movimento verso l’alto. La vita è ancora più grama per il capriolo, che avendo uno stomaco in proporzione molto più piccolo dei suoi “cugini”, per poter superare i rigori della brutta stagione necessita di cibo “scelto” ben più nutriente di quello che riesce a fornire alimento ai cervi ed ai daini.

Finché, con l’arrivo della primavera successiva il ciclo annuale non ricomincerà.

 

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