Vediamo di seguire più nei dettagli la vita di cervi, daini e caprioli nel corso dell’anno.

 

L’arrivo della primavera è caratterizzato, per tutte e tre le specie, dalla muta del mantello, che in inverno è più folto e di un colore grigio-bruno, mentre in estate è rossiccio per il capriolo, bruno rossiccio con il ventre più chiaro per il cervo e di un colore rossiccio fittamente maculato di bianco e con le parti ventrali pure  bianche per il daino. Alcuni daini, poi, possono essere melanici, cioè con il mantello nero o quasi nero uniforme.

In questo periodo, poi, il daino maschio perde i palchi (aprile, maggio), però il nuovo trofeo inizierà a ricrescere quasi subito. Anche al cervo stanno rispuntando i palchi che ha perduto a partire dal mese di febbraio (prima i giovani e poi gli adulti). I primi a cui stanno già ricrescendo, ancora ricoperti dal velluto, sono proprio gli adulti in età più avanzata e poi, progressivamente, verranno quelli via via più giovani.

Il capriolo, invece, ha già il suo trofeo perfettamente sviluppato e libero dal velluto già alla fine dell’inverno, quando iniziano le dispute tre maschi per stabilire una gerarchia.

         I combattimenti in questo caso sono molto ritualizzati e vanno da semplici comportamenti intimidatori che, se non vengono corrisposti da un atteggiamento di sottomissione, passano alle minacce per poi sfociare in uno scontro vero e proprio. Comunque sempre piuttosto breve ed incruento: è soltanto una prova di forza, per determinare la gerarchia.

         Quando le gerarchie sono ormai stabilite, con l’arrivo della primavera, questa fase si esaurisce ed inizia un comportamento territoriale in senso stretto: il maschio dominante inizia a marcare il proprio territorio con segnali di vario genere e non vi tollera la presenza di altri maschi se non quelli che si sono a lui sottomessi (e che quindi non mostrano comportamento territoriale). Per segnalare la propria presenza un maschio può ricorrere a richiami vocali (il cosiddetto “abbaio”). Oppure scorteccia gli alberi sfregandovi vigorosamente il trofeo e raspa il terreno con vigorose zoccolate.

Questi due ultimi comportamenti sembrano derivare da vari fattori, non ultimo quello psichico: il capriolo, infatti, possiede in questo periodo dell’anno un’aggressività repressa derivante dagli alti tassi ormonali nel sangue. Ne sarebbe prova il fatto che i maschi che mostrano tali comportamenti in modo più violento sono quelli di grado gerarchico inferiore, cioè i giovani e quelli dotati di un mediocre trofeo.

Sicuramente, però, lo sfregamento del trofeo favorisce la dispersione del secreto odorifero di alcune ghiandole che si trovano sul muso, sulla fronte ed alla base del trofeo dell’animale, mentre quello degli zoccoli permette la liberazione del secreto delle ghiandole interdigitali. In tal modo il capriolo lascia segnali olfattivi caratteristici che segnalano agli altri maschi il possesso di un territorio da parte di un loro simile.

Sempre il capriolo in questo periodo può già iniziare il corteggiamento delle femmine che ancora non hanno avuto parti (di circa 2 anni di età), che per questo sono chiamate le “sottili” (con quelle che hanno già partorito, invece, il corteggiamento inizierà più avanti e sarà molto più “sbrigativo”: visto che non sono “di primo pelo” il maschio va subito al sodo!!!).

Con la tarda primavera e l’inizio dell’estate arriva il momento delle nascite sia per i caprioli (maggio – giugno), sia per i cervi (maggio – luglio), sia per i daini (metà giugno – metà agosto). La femmina partorisce 1 o più raramente 2 piccoli (solo per il capriolo il parto gemellare è frequente), in un luogo riparato nella boscaglia. Appena nato il piccolo giace immobile, poi, nell’arco di alcuni minuti, inizia a muovere le orecchie e quindi alza la testa. Infine, un po’ a fatica, si alza sulle zampe e va a cercare le mammelle della madre per la sua prima poppata, mentre questa lo lecca incessantemente per ripulirlo dai residui di liquido amniotico e per imparare a “riconoscerlo” dal punto di vista olfattivo: è il fenomeno dell’imprinting che non avviene solo da parte del piccolo nei confronti della madre, ma anche da parte della madre nei confronti del proprio figlio.

Un altro fenomeno importantissimo in queste prime fasi di vita del cucciolo è dato dalla sequenza di movimenti (scuotere le orecchie, poi alzare la testa, quindi alzarsi in piedi) che questi compie subito dopo la nascita. Questi servono a stimolare il cosiddetto riflesso di vitalità e vanno compiuti entro un certo numero di minuti dalla nascita, affinché la madre consideri il proprio figlio vivo e non lo abbandoni considerandolo morto. (I tempi sono stati calcolati per gli erbivori domestici, ma è ragionevole pensare che meccanismi simili facciano parte anche dell’esistenza di quelli selvatici).

Subito dopo la poppata la madre lascia il neonato da solo: tornerà solo periodicamente per nutrirlo. Il piccolo, infatti, è più sicuro, quando è solo, perché il colore mimetico (bruno fittamente maculato di bianco), la completa immobilità che mantiene e l’assenza di odori lo mettono al sicuro dall’aggressione dei predatori.

Il capriolo, poi, non appena terminato il periodo dei parti, ritorna subito in calore: con luglio e per tutto agosto, infatti riprende il periodo degli amori. Il corteggiamento di questo piccolo cervide è basato su una serie di giochi, di corse di salti e di inseguimenti tra maschio e femmina. A volte i due si rincorrono attorno ad un albero o ad una roccia.

Ma come mai se l’accoppiamento avviene in luglio-agosto i piccoli nascono in maggio-giugno dell’anno successivo? La gestazione, in questo modo, dura ben nove mesi e mezzo, un tempo lunghissimo considerando le dimensioni dell’animale. In realtà la gestazione è differita: in pratica l’ovulo fecondato si impianta nell’utero materno, dove rimane vivo, ma quiescente per alcuni mesi, sino a dicembre, quando riprende il suo regolare sviluppo.

 

 

 

 

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