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Se avessimo fatto un giro per il mondo circa 400 milioni
di anni fa, quando le felci e gli equiseti raggiunsero il loro massimo
sviluppo, ma erano praticamente le uniche piante sulla terra, avremmo visto
foreste lussureggianti nelle zone paludose: subito fuori da lì sarebbe stato
il deserto. Ma con la comparsa delle gimnosperme il mondo si copre di
vegetazione. Infatti conifere
significa “portatrici di coni” e proprio questi coni, detti anche strobili
oppure, più comunemente, pigne, sono le strutture riproduttive che consentono
a queste piante di affrancarsi completamente dalla vita acquatica. Innanzitutto
bisogna tener presente che esistono coni maschili e coni femminili. – Lo strobilo femminile non è altro
che un ramo compresso e raccorciato in cui le foglioline, chiamate brattee,
sono diventate legnose per proteggere ciò che è contenuto al loro interno:
gli archegoni con le loro cellule uovo, che così non corrono più il rischio
di disidratarsi. |
– Allo stesso modo lo strobilo maschile
produce polline, al cui interno è contenuto il gametofito maschile (ormai
ridotto ad un semplice insieme di cellule) ed il relativo gamete, protetti
dalla disidratazione da una spessa parete impermeabile
– Per raggiungere gli archegoni nello
strobilo femminile il polline si serve del vento (impollinazione anemogama),
spesso infatti è munito di apposite sacche aeree che ne facilitano il trasporto
da parte del vento
– Una volta raggiunto l’archegonio nello
strobilo femminile, il polline fa fuoriuscire dal suo interno un apposito tubetto
pollinico che consente al gamete maschile di raggiungere la cellula uovo e
fecondarla.
(di certo
l’invenzione degli strobili ha avuto una grande importanza come fonte di cibo,
dato che ai semi contenuti nel loro interno attingono moltissimi animali tra i
quali scoiattoli, ghiri ed altri roditori e numerosi uccelli, come le cince
more raffigurate qui a fianco tra i rami di un Abete bianco – Abies alba
Miller –).
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