Torrione Palma
Via Cassin
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L' imponente Torrione Palma, che sorge poco distante dalla Piramide Casati, presenta una grande ed estetica parete sud-ovest che è tra le più belle della Grignetta, dove sale la via Cassin. E' una bella via di notevole sviluppo in ambiente tranquillo ed isolato, anche se dopo la riattrezzatura a fix la frequentazione è decisamente aumentata. Le difficoltà nella parte centrale sono continue, con un tratto tecnico per raggiungere la caratteristica cengia con pino mugo visibile già dal basso. La roccia nel complesso è abbastanza buona, ma non manca qualche punto dove bisogna prestare la duvuta attenzione. Anche la discesa non è banale, dapprima in doppia e poi lungo un ripido ed infido pendio detritico. Chiodatura ottima ma non molto abbondante; può risultare utile qualche fettuccia, per sfruttare a dovere clessidre e spuntoni. |
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Difficoltà: |
TD- (V+) |
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Sviluppo: |
6 lunghezze, 210 m |
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Esposizione: |
SO |
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Chiodatura: |
ottima, soste su catena |
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Materiale: |
8 rinvii, 1 corda |
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Salite: |
18.06.06 Mirko, Andrea
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Sviluppo della L1, dall'attacco |
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AvvicinamentoL'avvicinamento più vantaggioso sta nella salita dal Pian dei Resinelli lungo il sentiero della Direttissima e il sentiero Giorgio. Lo si dovrebbe seguire quasi integralmente, in direzione del rifugio Rosalba; ci si ferma solo una volta raggiunto il canalone che sale dalla Punta Giulia: dal crinale appena prima del canale si vede sulla sinistra, in basso, la Giulia, mentre a destra, in alto, si staglia l'imponente parete del Torrione Palma. Nel profondo del canale un evidente cartello segnala "Torre Palma" (lo stesso posto è raggiungibile dal Rosalba, passando per il Colle Garibaldi e il sentiero Giorgio). Da qui si segue il canale fino alla base della parete. Per lo più si tratta di un canale di facili roccette; solo in alto, dove si allarga e piega un po’ verso sinistra, poco prima del torrione, si incontra una ripida placchetta friabile, decisamente poco invitante. La placchetta è salibile direttamente, mantenendosi in prossimità del diedro di destra (II+, roccia un po’ sporca), ma per evitare problemi è consigliabile tenersi totalmente sulla destra quando ci si approssima al restringimento del canale: se si traversa e si segue lo speroncino di destra la roccia è migliore e le difficoltà decisamente più abbordabili. Una seconda soluzione di avvicinamento consiste nel raggiungere il versante opposto (nord) del torrione lungo il sentiero Cecilia: si tratta dell'avvicinamento seguito comunemente in passato; si raggiunge la profonda forcelletta a ovest della punta (forcella Civetta) e ci si cala in corda doppia nel canalone che scende verso la base della parete. In realtà questo modello di avvicinamento è ormai sconsigliabile per un paio di ragioni: in primo luogo perchè il canale non è dei più stabili, le calate sono lunghe e il recupero delle corde non è per niente divertente; in secondo luogo perchè avvicinarsi dall'alto significa rinunciare al primo tiro della via appena riattrezzata: chi si cala lungo il canale si dovrà adattare ad arrampicare lungo il primo tiro della via originale, che consiste in una rampa diagonale verso destra di rocce friabili; chi invece attacca dal basso avrà a disposizione un tiro alternativo tutto nuovo, di roccia solida e divertente.
L1Il nuovo tiro riattrezzato a fix parte dal punto più basso della parete; il fix di sosta è a un metro e mezzo d’altezza. Si parte superando sulla destra una scaglia staccata, quindi si sale in verticale per roccia articolata piuttosto buona, anche se con qualche tratto un po' erboso (IV). Non ci si sposta mai di molto dalla verticale di salita; nella prima metà ci si tiene di preferenza di poco sulla sinistra, mentre nella seconda più a destra. A metà della prima parete si incontra il primo fix; il secondo qualche metro più in alto, dopo una facile rampa. Superate le belle placchette del primo tratto di parete si raggiunge la base di un evidente camino, sulla destra, all'inizio leggermente strapiombante ma dotato di buoni appigli (III+); solo dopo diversi metri si incontra un altro vecchio chiodo. Al termine del camino, su un terrazzino, si trova la sosta. [40 m]
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Canalino della L2 (originale) |
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L2Tralasciamo quello che è il tiro della variante Corti (V) che sale in perfetta verticale dalla sosta per superare la liscia placca soprastante; la linea di fix ben visibile dal terrazzo indica lo sviluppo di questo tiro alternativo. Per seguire la linea di salita originale si ignora la placca e ci si sposta decisamente a destra, in un traverso orizzontale di qualche metro, fino a doppiare uno spigolino e ad entrare in una spaccatura di roccette facili (III+); si trova un solo vecchio chiodo a protezione del tiro, poco dopo l’entrata nella spaccatura. Si deve semplicemente seguire la rampa di roccette un po’ erbose, sfruttandone il lato di sinistra di roccia stabile (trascurare il profondo della spaccatura, dominato da erba e terriccio). Si raggiunge la sosta alla base di un diedro di roccia friabile. [30 m]
L3Si riparte sfruttando la parete di sinistra di ottima roccia compatta, senza entrare nel diedro (fix visibile fin dalla sosta). Si procede sempre in linea retta, evitare di esplorare le rocce più vicine al diedro, più complicate. Superato inizialmente un tratto molto verticale su roccia lavorata ben appigliata (IV+, fix), si guadagna più in alto un diedrino secondario (IV, ultimo fix). Si risale il diedrino e un ultimo muretto, quindi con pochi passi in diagonale verso destra si approda ad una cengetta; sulla destra si trova la solida catena di sosta. [30 m]
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Placchetta e spaccatura "chiave" nella L4 |
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L4Si tratta del tiro chiave della via. Dalla cengia di sosta ci si sposta di poco a sinistra, in una diagonale di passaggi non complicati, su una parete verticale compatta (roccia poco sana solo per i primi movimenti, tra le spaccature sul lato destro della placchetta). Occorre risalire la placca su piccoli appigli (IV+) e tacchette squadrate; anche qui evitare quanto possibile il lato destro della parete, di roccia precaria. Si incontra un primo fix a poca distanza dalla sosta: segna il termine del tratto diagonale; il secondo ancoraggio è sei o sette metri oltre: un vecchio chiodo appena a destra di una profonda spaccatura, non visibile dalla sosta. Dal chiodo si segue una fessura verticale che si allarga in alto in un diedrino leggermente strapiombante di roccia ottima; ci si incontreranno i passaggi più tecnici e faticosi dell'itinerario (V+; si troveranno a poca distanza un vecchio chiodo e un fix). Si deve superare il diedrino sfruttandone gli appigli sul lato destro ed una lametta all'altezza del fix più alto, sul fondo del diedro stesso. Superato il tratto più difficile, si prosegue ancora per qualche metro in verticale (IV), tra buone maniglie e appoggi bombati, quindi si abbandona la spaccatura sulla sinistra per guadagnare la testa di uno speroncino. Prossimi al termine del tiro, occorre traversare orizzontalmente, senza problemi, verso sinistra ad un'ampia e comodissima cengia con un pino mugo, dove si trova la sosta. [30 m]
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Strapiombino di attacco della L5, dalla sosta |
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L5Dalla cengia si deve superare lo strapiombo appena a sinistra della sosta, con un'ampia spaccata e sfruttando per le mani degli appigli alti sul lato destro (IV+, passaggio un po' faticoso); attenzione alla roccia: diversi cubetti incastrati poco stabili minano soprattutto il lato destro della spsccatura. Oltre lo strapiombo si prosegue lungo la spaccatura per alcuni metri facili (IV); non ci sono ancoraggi in questo tratto; nel tratto successivo si piegherà decisamente verso destra, quindi fare molta attenzione allo scorrimento delle corde se si decide di piazzare protezioni proprie. In pochi metri si raggiunge una forcella bifida sulla destra (i fix sulla sinistra indicano la variante Tenderini, che senza rimorso decideremo di ignorare). Non salire troppo, ma puntare immediatamente la prima forcella raggiungibile: aggirato a sinistra un piccolo gendarme, si raggiunge l'intaglio appena più a monte, che immette in un camino inizialmente un po' ghiaioso ma di roccia buona. Qui è a discrezione dell’arrampicatore scegliere il punto in cui spezzare il tiro: non esistono soste attrezzate a fix, perciò sarà necessario approntare un ancoraggio proprio dove lo si riterrà opportuno. Vantaggioso e comodo è risalire il camino (III) per una ventina di metri, fin sotto ad uno strapiombo (è visibile un vecchio chiodo in alto a destra, unico in tutto il camino) dove si sosta sfruttando un ottimo spuntone; non si incontrano punti altrettanto sicuri in tutta la lunghezza di corda. [35 m]
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Parte superiore del canale (L5,L6) |
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L6Si supera lo strapiombo sfruttando i buoni appigli della parete di destra del camino (III+, chiodo vecchio), quindi si prosegue più facilmente sul fondo del camino che si allarga a canale (II), facendo molta attenzione alla ghiaietta e soprattutto sulla sinistra ad un enorme masso appoggiato in apparente equilibrio precario. Tutto il canale ha un aspetto molto instabile, fino alle rocce della vetta. Raggiunta la cima si trova la catena di sosta sul versante opposto a quello di arrivo (quindi invisibile se non la si cerca); è sull'unico masso solido dell’intera sfasciata cresta sommitale. [25 m]
DiscesaSi segue la cresta sommitale sino a raggiungere un canalino con una freccia rossa; lo si discende in arrampicata per qualche metro (II) facendo attenzione ai detriti, sino a raggiungere una catena di calata posta sulla paretina di sinistra (faccia a valle) del canale. Da qui si effettua una calata in doppia di 25 metri (quasi precisi, attenzione alla lunghezza della corda) verso la forcella tra il Torrione Palma ed il Torrione Moraschini Occidentale; attenzione anche al recupero perché il tratto inferiore della calata è su terreno molto detritico. Si scende quindi il ripido ed insidioso pendio di sfasciumi inizialmente verso destra, per poi portarsi a sinistra verso la forcella tra il Palma e lo spuntone della Civetta, che si raggiunge con qualche passo di facile arrampicata (II). Raggiunta infine più facilmente la traccia di discesa della Piramide Casati, la si segue raggiungendo il sentiero Cecilia che, verso sinistra, porta verso il colle Garibaldi (da dove si può scendere al rifugio Rosalba) ed il sentiero Giorgio, che riporta alla Direttissima ed al Pian dei Resinelli.
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