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home arrampicata Punta Giulia - Via Normale precedente successivo

Punta Giulia

Via Normale

La guglia si trova in una zona poco frequentata della Grignetta, se paragonata a posti come quelli del gruppo del Fungo o dell'Angelina; la cosa è piacevole, trovare una così bella guglia e una così bella via in un ambiente non severo ma isolato. La via non è banale ed il IV di un versante nord non è da sottovalutare finanche in periodi primaverili: vento e ombra fanno miracoli in questo posto. Quasi tutto il tracciato si svolge in camino, piuttosto obbligato ed impossibile da confondere. Emozionante l'esposizione sull'ultimo terrazzino. La roccia è ottima, senza eccezioni, non consumata anche se a volte segnata dall'umidità. La chiodatura è buona, al solito in linea con gli standard della Grignetta; in caso di freddo può risultare utile un dadino nel camino del secondo tiro; nel primo non lasciarsi ingannare se sembra di non vedere chiodi a sufficienza: quando servono ne sbucano sempre di nuovi e imprevedibili, dal nulla.

Difficoltà: AD+ (IV costante)
Sviluppo: 3 lunghezze, 50 m
Esposizione: NE
Chiodatura: molto buona, soste su catene
Materiale: 6 rinvii, 1 corda
Salite: 29.03.97    Mirko, Silvano
28.08.99    Mirko, Andrea
17.06.00    Mirko, Andrea
29.04.07    Andrea

AvvicinamentoDall'ex rifugio Alippi (campeggio) si prende il sentiero delle Foppe (n. 9) in direzione del rifugio Rosalba; lo si segue per una ventina di minuti quasi sempre per traccia pianeggiante; si supera il canalone sassoso della val S'Cepina e si risale - sempre lungo lo stesso sentiero, per un boschetto rado di faggi. Terminata la salita inizia un buon tratto pianeggiante, proprio al termine dei primi alberi: è a questo punto che si deve deviare a destra; l'inizio del tracciato che risale al limite degli alberi, lungo il costone, è indicato da un nuovo palo segnaletico. Si deve stare attenti a non proseguire oltre; un buon segnale per capire se si è sbagliato è il canale attraversato dall'acqua (peccato che in inverno sia asciutto), caratterizzato da sassi sempre lisci e da un tratto con un cavo metallico: se lo si raggiunge significa che si è andati troppo oltre. Preso il sentierino a destra lo si segue per una mezz'ora, sempre in buona salita, dapprima per prati, poi per un canalone di sassi (Canalone del Diavolo), seguendo le segnalazioni bianco-rosse; si noterà sulla sinistra la vicina Torre Costanza. La sagoma della Punta Giulia sarà inconfondibile, con il bellissimo tetto scuro triangolare sul versante meridionale. Ad ogni modo il sentiero, lasciato il canalone sassoso (altro palo segnaletico), ci arriva direttamente sotto, dopo un ultimo tratto su una costola erbosa.

L1La via è sul versante settentrionale della guglia: si raggiunge la selletta più alta per sentiero. Si attacca alla base del masso indipendente al di sotto del primo camino: due chiodi ravvicinati indicano la sosta di partenza. Più facile è tenersi piuttosto sulla destra del masso (III), per risalirlo fino al terrazzo sommitale; da qui si sale per un paio di metri fino ad due chiodi vecchi, difficili da individuare dal basso (quello più a sinistra in particolare) infissi in due fessure vicine; possono tranquillamente essere ignorati in favore di un bel resinato a mezzo metro di distanza sulla destra. Da qui si traversa di un buon metro verso destra fino alle roccette più sporgenti alla base di un caminetto all'inizio un po' strapiombante ma dotato di buoni appigli (IV) che ne semplificano la risalita. Ci si potrà lasciare tentare dai numerosi spuntoni che si trovano sul posto a piazzare una fettuccia d'assicurazione, ma se si ha solo un po' di pazienza si raggiungerà poco sopra un chiodo proprio dove il caminetto si stringe piegando a sinistra. Il tratto più delicato del tiro si trova ora, a metà camino: dal chiodo, con ampie spaccate si riuscirà a risalirlo per alcuni metri; sarà possibile continuare poi direttamente nel camino, oppure - più facile - si potrà decidere di traversare di mezzo metro a sinistra, all'esterno del canale. Grazie ad una serie di facili maniglie si sale fino ad una stretta cengia, dove si sosta sull'anellone di calata.

L2Il secondo tiro è di poco più impegnativo. Si inizia con il salire per qualche metro la facile placchetta manigliata sopra alla sosta (IV), quindi ci si deve issare fino all'imbocco di un nuovo caminetto, per fessure un poco strapiombanti. Puntando all'evidente resinato soprastante, si raggiunge dapprima un vecchio chiodino infisso in una fessura, quindi un metro sopra si trova il resinato. Da qui ci si deve spostare leggermente sulla sinistra per entrare nel camino con un passaggio un po' delicato dove si devono usare bene i piedi su appoggi un po' sfuggenti, raggiungendo un altro vecchio chiodo ad anello dal quale ci si porta nella fessura soprastante dove le cose si semplificano. Il tratto di parete più difficile (IV), un paio di metri in tutto la parte complicata, risulta comunque essere piuttosto faticoso. Il caminetto seguente è abbastanza manigliato anche se privo di protezioni: un dadino o un friend piccolo possono aiutare, sfruttando la fessura al centro della spaccatura. Anche al termine del secondo tiro si può scegliere se continuare in linea retta fino alla sosta o se fare gli ultimi metri di poco più a sinistra della linea più logica, sfruttando delle ottime maniglie. La sosta è su un finalmente assolato terrazzo (catena di calata), molto comodo.

L3L'ultimo tiro è il più facile. Si attraversa il terrazzo fino al suo estremo sinistro per girare attorno alla punta della guglia; da qui sarà ben visibile il sistema di facili roccette con una fessura sulla destra e svariate manigliette lungo la rampetta (non più di III) che conducono fino ad una selletta appena sotto alla punta. Qui la roccia, un tempo decisamente friabile, è stata cementata durante i lavori di riattrezzatura. Una fettuccia lunga può fare da assicurazione su un masso all'inizio dell'ultimo tratto: ci si sposta per un paio di metri sulla sinistra per poi salire per altri due metri semplici (III) ma decisamente verticali, sino alla stretta cuspide della vetta (cavetto metallico).
In alternativa tutto il tiro si può svolgere dalla parte esattamente opposta della parete (variante Gandin): dalla sosta si sale direttamente in direzione della cima, sfruttando la fessura che solca la placca soprastante e gli appigli sul suo lato destro (IV, proteggersi eventualmente con un dado o un friend); al termine della fessura si attraversa la placchetta verso destra, quindi in pochi metri più facili si raggiunge la cima.

DiscesaSconsigliabile calarsi direttamente dalla cima alla sosta del terrazzo in corda doppia (10 metri, ma c'è solo un cavetto metallico); preferibile scendere in semplice arrampicata, lasciando eventualmente una fettuccia di assicurazione sulla selletta, sotto al salto strapiombante della cima. Dal terrazzo alla base della guglia un paio di doppie ricalcano esattamente la linea di salita e sfruttano gli stessi ancoraggi di sosta già incontrati, tutti attrezzati con un solido e comodo anellone. Inutile utilizzare due corde per effettuare una sola calata.

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