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home arrampicata Torrione Clerici - Spigolo del Clerici (spigolo Boga) precedente successivo

Torrione Clerici

Spigolo del Clerici (spigolo Boga)

Una via molto divertente, faticosa solo nei primi due tiri, dove però nelle massime difficoltà ci si può facilmente rifugiare in una semplice progressione artificiale. La roccia è generalmente buona, ma è necessario prestare attenzione in modo particolare nei canali perchè le sorprese non mancano. La chiodatura è adeguata alle esigenze di ogni difficoltà: eccezionalmente fitti i chiodi nel tratto strapiombante della fessurina di V del primo tiro, superabile in artificiale; molto ben chiodata la placca di IV+ del secondo tiro, in modo particolare all'inizio del traverso, il punto più delicato; i cinque chiodi per i trenta metri di IV del terzo tiro sono addirittura esgerati; quasi completamente assenti invece i chiodi negli ultimi due tiri, dove però le difficoltà si mantengono decisamente basse e non ne fanno sentire la mancanza. E' pressoché impossibile sbagliare via ma si dovrà fare attenzione nel secondo tiro ad attraversare la placca nel punto giusto perchè alcuni chiodi, utilissimi chiodi, risultano invisibili fino all'ultimo.

Difficoltà: D (V+ o IV+/A0)
Sviluppo: 5 lunghezze, 150 m
Esposizione: SO
Chiodatura: ottima, soste su catena
Materiale: 6 rinvii, 1 corda
Salite: 27.04.97    Mirko, Andrea
20.07.97    Mirko, Silvano, Andrea
15.08.06    Mirko, Andrea

AvvicinamentoPericoloso e inutilmente impegnativo, per via del terreno estremamente franoso, l'accesso diretto dal vecchio sentiero della direttissima, franato negli ultimi anni insieme a un buon pezzo di Ago Teresita; vantaggioso è invece abbandonare il sentiero della direttissima (n.8) all'altezza del Canalone di Val Tesa e seguire quindi il canale (qui detto Canale dell'Angelina, n.11) costeggiando da ultima la Guglia Angelina. Portarsi fino alla Porta d'Inferno, lo stretto intaglio fra questa e l'Ago Teresita; una volta alcune catene facilitavano la discesa sul versante opposto (Ovest) del complesso di guglie; oggi le catene sono state rimosse e ci si deve adattare ad una semplice calata in doppia di una quindicina di metri. Terminata la discesa si prosegue in orizzontale verso destra per malsicure ma facili roccette, per pochi metri; di seguito, in una decina di metri di salita, si arriva ad un evidente selletta da cui, per sentiero, si raggiunge l'ormai visibile attacco della via.

Spaccatura strapiombante di attacco

L1La mattina presto di una giornata di inizio primavera la vista della fessurina strapiombante iniziale può risultare decisamente deprimente, fredda e umida come si presenta. L'attacco è di media difficoltà (IV/IV+) nei primissimi metri di uno speroncino (poco a sinistra del fix di attacco) che permette di issarsi fino ad una evidente fessura, che sbocca in uno stretto canale. Lungo lo speroncino si arriva all'altezza di un primo fix, quindi, lungo la fessura, i numerosi ancoraggi presenti non permettono di sbagliarsi. La fessura è faticosa e, sebbene superabile in artificiale, di difficoltà tra il V grado e il V+; si trovano ad attrezzarla due chiodini arrugginiti ma molto utili; un ulteriore fix protegge il punto di uscita dalla fessura, dove la via entra in un ripido canale-camino. Tracce di magnesite su appigli apparentemente inesistenti lasciano pensare a scherzi di cattivo gusto. Ci si innalza di pochissimi passi nel canale; sebbene sia possibile superarlo direttamente per intero, è preferibile abbandonarlo il più presto possibile, in favore della placchetta sulla sua destra. La linea più vantaggiosa consiste nel raggiungere l'unico chiodo presente, vicino al profilo destro del caminetto, quindi piegare decisamente a destra, in orizzontale: doppiando lo spigolino a destra e sfruttando una esile cengetta per i piedi, si riesce a portarsi in placca senza problemi. A poca distanza, verso il termine della placchetta, si vede già un altro chiodino, sesto e ultimo ancoraggio del tiro. La placchetta è solo apparentemente complicata; in realtà le difficoltà sono contenute, valutabili in un IV-, e il chiodino che la protegge è decisamente più invitante della scivolosa umidità del caminetto. Al di sopra della placca quello che rimane sono le semplici roccette di una rampa a gradoni, che conduce fino ai due fix di sosta, su di un'ampia e comoda cengia. [30 m]

Liscia placchetta della L2, dalla sosta

L2Si inizia con il portarsi in cima ad un piccolo speroncino appena a sinistra della sosta, sopra al quale attacca una splendida placca, poco meno che verticale, dalla struttura singolare, solcata da strette fessurine. Dall'attacco della placca si intravede il primo ancoraggio: un bel resinato a un paio di metri dallo speroncino; è il solo ancoraggio visibile, da qui, ma non si disperi: poseguendo nell'arrampicata si troveranno altri quattro ottimi chiodi, tutti perfettamente nascosti tra le profonde fessure della placca. Dal primo resinato ci si innalza ancora in verticale fino ad un chiodo, con movimenti poco intuibili, sempre sfruttando le fessure e rare tacchette bombate (IV); il chiodo è nascosto poco a destra della più profonda delle spaccature che solcano la placca. Un metro più sopra, sempre in prossimità della spaccatura, il chiodo successivo. Fino a qui le difficoltà sono state abbordabili; ora comincia un tratto un po' più tecnico (IV+): dal chiodo si deve traversare perfettamente in orizzontale, verso destra, attraverso l'intera placca, per raggiungerne il profilo estremo. Si trovano due chiodi ad attrezzare il traverso, ma i movimenti sono assolutamente enigmatici: tra le rare tacchette del posto è facile finire con l'ignorare qualche appoggino decisivo e trasformare il IV+ in qualcosa di ben più complicato. Il passaggio 'chiave' è quello che porta al primo chiodo del traverso: soprattutto per chi non è particolarmente alto: può essere vantaggioso spostarsi inizialmente di poco a sinistra (mezzo metro), innalzarsi per un metro in verticale e quindi ritraversare a destra per appigli più marcati, fino al chiodo; da qui sarà più semplice continuare il traverso fino al limite della placca. Si raggiunge una pronunciata gobbetta ed uno speroncino, ricco di lame, da risalire direttamente; non girare troppo sulla destra, ma mantenersi sul versante della placchetta. Il resto sono pochi facili metri di roccette a gradini di irrilevanti difficoltà. [30 m]

Sviluppo del canale della L3, dalla sosta

L3Tutto il tiro segue l'evidente canale-camino sopra alla sosta; i cinque ancoraggi sul posto (due resinati e tre chiodi) sono più che sufficienti; l'unica difficoltà di rilievo è uno strapiombino costituito da un masso incastrato nel mezzo del camino, intorno alla metà della lunghezza, ma rimane il fatto che tutto il tiro può essere valutato in un IV costante, con le sole eccezioni dei primissimi metri e dell'ultimissimo tratto di canalino. Dai due fix di sosta si risale uno speroncino bombato di poco sulla sinistra, mantenendosi nei pressi di un vago diedrino (primo accenno del caminetto in cui si sta per entrare); si deve puntare direttamente il primo dei fix di assicurazione, unico ancoraggio visibile dalla sosta. Fino a qui III/III+; ora il terreno si fa più verticale e complicato (IV); si devono seguire i blocchi spaccati che portano dentro ad un evidente caminetto, quindi blocchetti più esili che, risalendo il camino, conducono fin sotto ad uno strapiombo; attenzione qui ai numerosi blocchi incastrati mobili. Un grosso chiodo, sulla sinistra, vecchiotto ma molto robusto, permette di proteggersi per il superamento dello strapiombo. Utile, per il superamento dello strapiombo, sfruttarne lo stesso masso incastrato, e un'altra grossa lama poco più a destra, mentre i piedi spaccano tra la liscia paretina di sinistra e i blocchetti sulla destra. Oltre lo strapiombo le difficoltà si mantengono intorno al IV per tutto il tratto di caminetto rimanente (ancora una quindicina di metri, non più particolarmente faticosi); ci si trovano ancora un chiodo, un fix, e di nuovo un chiodino, prossimo all'uscita. Si esce dal caminetto tenendosi un po' sulla destra: è facile raggiungere le roccete spaccate degli ultimi gradoni che portano al comodo terrazzo di sosta, e ai due immancabili fix appaiati. [40 m]

Cresta sommitale del torrione (L4,L5)

L4Un tiro di difficoltà elementare; la totale assenza di ancoraggi fissi non si fa sentire. L'inizio è indifferentemente a destra o a sinistra della sosta, per roccette comunque facili; si deve seguire il profilo destro o sinistro della rampa che sovrasta il terrazzino di attacco. Si raggiunge in breve la cresta sommitale, quindi la si segue, facendo attenzione a non lasciare impigliare la corda nei numerosi pungenti spuntoni e tenendo la linea di minore difficoltà (mai oltre il II). Dopo avere aggirato sulla destra una cuspide molto pronunciata, e risalito un brevissimo muretto, si raggiunge un intaglio alla base di un evidente camino; sulla placchetta di destra, prima del camino, si trova una solidissima catena di calata, ancorata a due grossi resinati, perfetta come sosta. [40 m]

L5Il tiro più lungo e anche il più facile della via, insieme al quarto: si risale il canale-caminetto direttamente, quindi si prosegue lungo l'elementare crestina sommitale fino alla vetta. Anche qui non si sentirà la mancanza di protezioni: si trova un fix in via, e la corda non potrà fare a meno di attorcigliarsi agli immancabili spuntoni della cresta. [45 m]

DiscesaElementare la discesa, per le facili roccette del versante Est: raggiunta la cima si prosegue per alcuni metri verso nord, in direzione opposta a quella di arrivo, fino ad individuare le semplici roccette che in una ventina di metri (prima per i pochi metri di un canalino verticale, poi per cengette un po' friabili) portano fino al Colle Valsecchi e al sentiero Cecilia.

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