Sigaro Dones
Via Rizieri
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Una bellissima via, divertente ed emozionante; più impegnativa delle normali, regala un'esposizione maggiore e un'arrampicata più tecnica. Sale sempre su roccia ottima, come tutte le vie del Sigaro, e può contare su protezioni perfette; solo nel primo tiro possono sembrare scarse, dove però le difficoltà si mantengono contenute. La via è una classicissima e nelle giornate di bel tempo l'affollamento (sia di arrampicatori che di spettatori non paganti) è garantito; fortunatamente non al livello delle normali e del vicino canalino Albertini. Anche la Rizieri ha beneficiato della recente riattrezzatura a fix, benchè la chiodatura del secolo scorso (intendendo gli anni '90) non fosse malvagia, con chiodi abbondanti dove le difficoltà lo richiedevano e soste con catene. Merita una menzione il traverso dell'ultimo tiro (capolavoro del Cariboni), una vera prelibatezza... per chi non soffre di vertigini! Data l'esposizione a nord-ovest, meglio attaccare la via nel pomeriggio per non soffrire il freddo mattutino, specie in primavera. |
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Difficoltà: |
D+ (fino al V+, tratti di V) |
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Sviluppo: |
3 lunghezze, 100 m |
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Esposizione: |
NO |
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Chiodatura: |
ottima, soste su catene a fix |
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Materiale: |
6 rinvii, 2 corde |
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Salite: |
01.11.97 Mirko, Silvano, Andrea
14.06.98 Mirko, Andrea
10.10.99 Mirko, Andrea, Michele
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AvvicinamentoIl Sigaro può essere raggiunto in modi diversi partendo dai Piani Resinelli. In particolare è possibile seguire la Cresta Cermenati (sentiero n.7) fino al traverso per i Magnaghi e quindi il traverso fino al Canalone Porta (n.3), oppure seguire direttamente il Canalone Porta stesso fino al punto di incrocio con le deviazioni per la Cermenati, a sinistra, e la Senigalia, a destra (cartelli). Per raggiungere il versante di attacco della Rizieri si prosegue semplicemente lungo il Canalone Porta fino alla base del Sigaro stesso. La via attacca alla base di una grossa scaglia staccata, sovrapposta alla parete del Sigaro.
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Sviluppo dell'intera via, dall'attacco |
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L1Il punto di attacco è in prossimità del limite sinistro della grossa scaglia staccata. Si risale il lastrone muovendosi in diagonale verso destra, se ne raggiunge la sommità in corrispondenza di un grosso pinnacolo verticale, quindi si spacca sulla parete del Sigaro vero e proprio (IV+, chiodi). Si inizia salendo un muretto verticale in arrampicata non complicata ma un po' faticosa, quindi si prosegue per rocce fessurate tendendo ad andare in diagonale a sinistra (IV) verso la forcella tra Sigaro e Primo Magnaghi. Senza deviazioni si raggiunge la sosta su un terrazzino spiovente nei pressi dello spigolo. Può essere consigliabile - per non stare appesi alla sosta, specie in caso di affollamento - aggirare lo spigolo e raggiungere in pochi metri la forcella dove si può far sosta sulla catena di calata: si aggiungono un paio di metri al tiro ma la comodità del punto di sosta è assoluta. [30 m]
L2Ci si porta in verticale (V) sotto uno strapiombo che occorre aggirare a destra (VI o AO, una volta era presente un vecchio cordone che facilitava l'artificiale); l'aggiramento consiste in un bel traverso, molto esposto e piuttosto faticoso. Dopo i pochi metri di traverso si completa l'aggiramento dello strapiombo doppiando uno spigolo pronunciato, quindi si entra in una fessura-diedro dapprima verticale (V+, molti chiodi), quindi più abbattuta e gradinata. Al termine della spaccatura si prosegue portandosi progressivamente verso sinistra, verso lo spigolo, per risalti e placchette (V) con arrampicata mai banale. Un'ultima fessura diagonale delimita il profilo superiore di una placchetta liscia e conduce fino alla sosta. [30 m]
L3Dalla sosta, una copia scomoda del già scomodo terrazzino della prima, si sale ancora in verticale per qualche metro (V) poi (chiodi) si traversa a destra in grande esposizione (IV+); il tratto - suggestivo - può apparire complicato ad un primo esame, ma nell'arrampicata gli appigli compaiono senza opporre resistenza. Al pari del traverso del tiro precedente non ci si dovrebbe lasciar catturare troppo dalla vista del canalone Porta, al termine di 70 metri di salto perfettamente verticale. Dopo aver doppiato un ultimo spigolo, si raggiungono le più facili rocce lavorate della testa del sigaro (III+); da qui è semplice salire in verticale fino alla croce. [40 m]
DiscesaPer scendere lungo il versante del Porta e raggiungere il punto di attacco è indispensabile utilizzare due corde per effettuare un paio di calate lunghe (utilizzare una sola corda significa doversi adattare a 4 calate corte lungo la via normale, e almeno un altro paio lungo un canalino di roccia non particolarmente stabile fino al Porta). La prima attacca qualche metro al di sotto della croce - in direzione del Magnaghi, raggiungere l'anello per facli gradini - e scende nell'intaglio tra Sigaro e Magnaghi (vantaggioso e comodo non effettuare lanci di corda ma lasciarle semplicemente scorrere verso il basso, per diverse ragioni: una ragione è la comodità della manovra; una ragione viene dal fatto che il punto di atterraggio delle corde coincide con una delle soste della via, spesso occupata da qualche cordata; un'ultima ragione viene poi dal fatto che un lancio sbagliato o del vento di troppo potrebbe portare le corde sulla parete del Magnaghi, ed un incastramento nel punto sbagliato si potrebbe trasformare - nel migliore dei casi - in una divertente scena di cinema alpino). Dopo i primi metri la calata si svolge in pieno vuoto, circondati dalle due vicine pareti, ed è sempre molto suggestiva: entusiasmante o traumatica, secondo i casi. Il termine della calata è sull'ampio e comodo terrazzo nel mezzo della forcella Sigaro-Magnaghi, costituito da grossi massi incastrati tra i due torrioni, in prossimità della prima sosta della Rizieri; fare attenzione a non smuovere e scaricare sassi dal terrazzo. La seconda calata parte dal terrazzo e segue l'ampia spaccatura sottostante fino al Canalone Porta.
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