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Monch

4099 m

Cresta sud-est (per lo sperone sud della cresta sud-est)

Il Monch è forse la vetta meno nota della celebre triade di alte vette Eiger-Monch-Jungfrau che dominano il centro turistico di Grindelwald, nell'Oberland Bernese. Si tratta di una bella montagna, in prevalenza nevosa, particolarmente imponente se osservata da nord, dal naturale belvedere della Kleine Scheidegg. La salita lungo la via normale, per la parte alta della cresta sud-est seguendo nel tratto inferiore lo sperone che si dirama verso sud dalla quota 3887 metri, non presenta grosse difficoltà tecniche svolgendosi su terreno misto abbastanza semplice, ma può divenire decisamente più impegnativa in presenza di ghiaccio; in questo caso risultano molto utili per l'assicurazione i fittoni metallici presenti nei punti potenzialmente più pericolosi. Un po' di attenzione richiedono anche le cornici della cresta sommitale, piuttosto stretta ed esposta. L'estrema vicinanza della montagna alla stazione d'arrivo del trenino allo Jungfraujoch implica, con buone condizioni della montagna, una notevole frequentazione della via anche perchè in molti preferiscono compiere l'ascensione in giornata, salendo da Grindelwald con il primo treno del mattino. Se non si è già ben acclimatati all'alta quota per evitare i seri pericoli legati al mal di montagna è consigliabile spezzare la salita in due giorni, pernottando nella vicina e comoda Monchsjochhutte; in tal caso, inoltre, si eviteranno almeno in parte gli scoccianti ingorghi da elevato affollamento lungo la cresta. L'alternativa più sportiva (anche se ben più lunga) per l'avvicinamento comporta la risalita dell'imponente Aletschgletscher, utilizzando come punto di appoggio la Konkordiahutte. Notevole il colpo d'occhio dalla vetta sul grandioso scenario d'alta montagna circostante.

Difficoltà: PD ( II / 45° )
Dislivello: 200m + 450m (Monchsjochhutte) o 750m + 1300m (Konkordiahutte)
Tempo: 0h45 + 2h-3h (Monchsjochhutte) o 5h30-7h + 5h30-6h30 (Konkordiahutte)

Da Grindelwald (1034 m) o da Lauterbrunnen (800 m) si raggiunge con il caratteristico trenino a cremagliera la Kleine Scheidegg (2061 m), dove si congiungono le due linee ferroviarie; qui occorre cambiare treno per inoltrarsi nel tunnel che, attraverso le rocce dell'Eiger e del Monch, conduce allo Jungfraujoch (3475 m). Per chi non voglia effettuare la salita in giornata ed è diretto alla Monchsjochhutte, dopo esser usciti dalla stazione ferroviaria lungo un tunnel pedonale, si segue la larga e comoda pista battuta dai gatti delle nevi (segnalazioni) che, passando ai piedi del Monch, attraverso i pendii superiori dello Jungfraufirn conduce senza difficoltà tecniche e con pochissimo dislivello alla Monchsjochhutte (3660 m).
Da Fiesch (1050 m), nella valle del Rodano, si sale con la funivia dell'Eggishorn alla stazione intermedia di Kuhboden (2221 m). Da qui si segue un ampio sentiero verso nord-est attraverso la Fiescheralp sino ad oltrepassare la cresta nord-est dell'Eggishorn tramite una galleria (oppure scavalcandola lungo il sentiero a quota 2386 metri; soluzione più faticosa), raggiungendo quindi i pascoli della Marjelenalpe. Si scende verso il Grosser Aletschgletscher, e lo si raggiunge nei pressi del piccolo laghetto glaciale del Marjelensee (2300 m). Dopo aver messo piede sul ghiacciaio, che di solito si presenta con ghiaccio scoperto e detriti in superficie, si supera una zona piuttosto crepacciata mantenendosi sempre preferibilmente sulla destra (salendo) rispetto al centro della vasta superficie glaciale; si punta verso nord-nord-ovest, in direzione del lontano ma già visibile sperone roccioso del Fiescher Gabelhorn dove si trova la Konkordiahutte. Risalito lungamente il ghiacciaio si giunge ai margini dell'amplissima distesa glaciale del Konkordiaplatz, passando ai piedi della bastionata rocciosa sulla quale sorge il rifugio. Qui occorre spostarsi sulla destra per evitare una zona con grandi ed insidiosi crepacci, portandosi progressivamente verso il margine del ghiacciaio, fino a raggiungere (normalmente sono presenti delle segnalazioni) l'inizio del tratto attrezzato con varie scale (numerosissimi i gradini), lungo il quale si supera senza problemi la parete rocciosa che ancora separa dalla Konkordiahutte (2850 m).

Dalla Monchsjochhutte occorre tornare, lungo la larga pista, verso lo Jungfraujoch sino a portarsi in un quarto d'ora alla base dello sperone sud proveniente dalla cresta sud-est del Monch; qui si giunge direttamente dallo Jungfraujoch lungo la medesima pista in mezz'ora di facile cammino.
Se si proviene invece dalla Konkordiahutte, dopo essere ridiscesi lungo il sentiero attrezzato al Konkordiaplatz lo si attraversa restando sulla destra dell'impressionante spianata glaciale, puntando verso nord-ovest in direzione dello Jungfraufirn e dello Jungfraujoch. Lascianti sulla propria destra dapprima il Gruneggfirn ed in seguito i seracchi che segnano la confluenza dell' Ewigschneefeld nel Konkordiaplatz, si raggiunge lo Jungfraufirn e lo si risale (qualche crepaccio); nella risalita si costeggiano sulla destra dapprima gli speroni rocciosi del Kranzberg, quindi il Rottalhorn e la Jungfrau (normalmente si trova la traccia per la via normale della Jungfrau che si dirama verso lo sperone est del Rottalhorn). Si guadagna infine per facili pendii lo Jungfraujoch (3475 m, 3h-3h30) da dove, lungo l'ampia pista per la Monchsjochhutte, ci si porta alla base dello sperone sud della cresta sud-est del Monch.
Si risale lo sperone inizialmente per facili roccette (I), cenge e tratti su neve o sfasciumi, quindi superando qualche tratto di placche rocciose ben appigliate (II). Dopo esser giunti al punto di innesto dello sperone con la cresta sud-est (3887 m), si prosegue lungo questa su terreno misto, lungo un tratto orizzontale non difficile che però può presentare qualche pericolo legato alle cornici nevose presenti. La cresta si fa in seguito rocciosa e più ripida; occorre salire mantenendosi nei pressi del filo (II), aggirando sulla sinistra un breve salto verticale e prestando attenzione all'eventuale presenza di neve o ghiaccio. Un successivo tratto su facile terreno misto conduce ad un ripido pendio nevoso (45°, vari fittoni per l'assicurazione) spesso ghiacciato. Lo si risale fino all'anticima orientale del Monch, dove si innesta da destra la cresta nord-est. Ora non resta che percorrere l'aerea esposta cresta sommitale, orlata di insidiose cornici, che conduce con un ultimo breve tratto solo un po' ripido sull'ampio spiazzo nevoso della vetta.
In discesa si segue la stessa via di salita.

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