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Punta Baretti

4006 m

Cresta nord (per il ghiacciaio del Brouillard)

La salita per il ghiacciaio del Brouillard, pur svolgendosi sempre in un contesto ambientale spettacolare, può presentare pericoli oggettivi non indifferenti, quali i crepacci e i seracchi della zona più tormentata del ghiacciaio (che in annate particolarmente secche può diventare veramente infernale) e la caduta di pietre dai vari pilastri rocciosi che si costeggiano nella salita al col Emile Rey (specie se l'isoterma dello zero è molto alta). Se si usa il Rifugio Monzino come base, prendere in considerazione per il ritorno la possibilità di fermarsi e pernottare ai bivacchi Eccles, per evitare rischi nella discesa del ghiacciaio; ovviamente a meno di non essere molto veloci...

Difficoltà: AD- ( II / 50° )
Dislivello: 1000m + 1500m
Tempo: 3h + 7h-10h

Da Plan Veny (1565 m), presso l'area di picnic Miage, si segue inizialmente una stradina sterrata, quindi si prende un sentiero (indicazioni) che dopo aver attraversato un bosco ed il torrente Freney, risale delle pietraie moreniche sino alla base di una parete rocciosa attrezzata con catene in stile ferrata. Superato il salto roccioso, un bel sentiero lungo il dosso dell'Aiguille du Chatelet conduce al rifugio Monzino (2561 m). [3h]

Dal rifugio Monzino si segue la traccia per l'ex rifugio Gamba, per facili prati. Da qui ci si tiene sulla destra e si segue il sentiero fino alla cima del crinale morenico. Lo si segue per un po' fino ad incrociare degli ometti, quindi si traversa verso sinistra una lingua di neve e si risalgono i noiosi sfasciumi che seguono, molto instabili, traversando di preferenza verso sinistra. Si raggiunge la sommità del dosso e si risale quindi una nuova lingua di neve, sulla sinistra. Al suo termine si traversa brevemente ancora a sinistra la morena e si raggiunge infine il vero ghiacciaio del Brouillard. Si risale il ghiacciaio tenendosi sul suo margine destro, dove è possibile dover attraversare pendii un poco ripidi e a volte con ghiaccio vivo, ma dove si possono evitare la maggior parte dei crepacci che ne tormentano l'intera sezione centrale. Aggirato un ultimo isolotto roccioso sulla destra, si attraversa una zona molto crepacciata dove qualche seracco può costringere a dei brevissimi passaggi su ghiaccio quasi verticale puntando al ripido pendio nevoso sulla destra che porta al col du Freney, da dove si può godere di una vista mozzafiato sulle Aiguille Noire e Blanche (in alternativa è possibile evitare la zona seraccata superiore del ghiacciaio costeggiandone il margine destro, in prossimità della base della Punta dell’Innominata, ma si è costretti ad attraversare pendii ripidi non particolarmente stabili). Ci si trova su un bel pendio di neve aperto e comodo. Puntando ora verso il Pic Eccles, si supera un ripido scivolo nevoso (50°) e, dopo aver oltrepassato la crepaccia terminale, si risalgono delle rocce spesso innevate giungendo ai bivacchi Eccles (3852 m). [4h-6h]

Dai bivacchi si inizia ad attraversare un ripido scivolo spesso ghiacciato (attenzione ai crepacci, traccia spesso assente) per scendere sulla parte superiore del ghiacciaio del Brouillard. Lo si risale costeggiando le immense pareti del versante meridionale del Bianco (Pilastri del Brouillard, Pilastro Rosso...). L'ultima parte dell'attraversamento inizia a farsi delicata, man mano che le pendenze aumentano e che la vicinanza dei pilastri si fa più minacciosa per il rischio di scariche, specie se la temperatura è alta. Scavalcata una crestina nevosa, si risale l'ultima parte del ripido pendio nevoso che porta al col Emile Rey (4027 m). Da qui per la breve cresta nord del Mont Brouillard, che presenta brevi risalti rocciosi (punti di II) che possono essere affrontati direttamente o aggirati, si giunge in vetta a quest'ultimo (4068 m). Ora si prosegue per la cresta nord della Baretti, prevalentemente rocciosa e irta di spuntoni da aggirare (II), sino alla vetta. [3h-4h]
La discesa viene effettuata per la stessa via, passando eventualmente la notte ai bivacchi Eccles.

Cresta sud (per la cresta integrale del Brouillard)

La Punta Baretti è in assoluto uno dei quattromila meno frequentati, trovandosi in uno dei settori più selvaggi e solitari del Monte Bianco. A chi affronta la più comune salita della cresta del Brouillard salendo dai bivacchi Eccles e dal col Emile Rey, richiede uno sforzo ulteriore di tre ore almeno e questo fa si che venga trascurata dalla stragrande maggioranza degli alpinisti (più facilmente viene raggiunto il solo Mont Brouillard). La salita dal lago delle Marmotte in val Veny per le Aiguilles Rouges du Brouillard e la cresta sud invece la vede come prima protagonista. La via rappresenta la prima parte della cresta integrale del Brouillard, più sicura della via per il ghiacciaio del Brouillard, e se proseguita sino in vetta al Bianco (3250 metri di dislivello su uno sviluppo di 7200 metri) diventa un'ascensione straordinaria ed avventurosa.

Difficoltà: AD ( III ) o D+ ( IV / 35° )
Dislivello: 1700m + 750m o 1700m + 1550m
Tempo: 8h-10h + 3h-4h o 8h-10h + 11h-15h

Da Plan Veny (1565 m), si raggiunge per sentiero il lago delle Marmotte (1957 m). Si prosegue ancora per un breve tratto di sentiero verso il ghiacciaio del Miage per deviare poi a destra lungo ripidi pendii erbosi del crinale delle Aiguilles Rouge. Lungo una specie di costola (dalla quale è sempre possibile vedere il ghiacciaio sottostante) si raggiungono delle roccette che si possono salire direttamente (punti di II) oppure aggirare sulla destra. Seguono altri tratti di roccette intervallati da tratti erbosi ripidi (si punta sempre in verticale verso la cresta delle Auguilles) sino a entrare verso sinistra in un canale roccioso. Lo si può salire sia lungo il bordo di destra (II, roccia solida) oppure superare direttamente lungo un primo salto roccioso (II) per uscirne poi a sinistra per cengie. Si raggiunge così una specie di altopiano inclinato cosparso di detriti che occorre attraversare verso destra (da qui si può anche salire direttamente alla cresta delle Auguilles Rouges ma il tratto che ne segue poi non è dei più facili, con passaggi di III) sino ad intravedere un ampio canalone che precipita verso il ghiacciaio. A questo punto si sale decisi verso la cresta sfruttando un canalone detritico con un salto di rocce a metà (II); poco prima di raggiungerne il filo, si prosegue verso sinistra attraverso cengie e canali (tratti di II+) sino a raggiungere la cresta vera e propria ad un intaglio tra la seconda e la terza guglia (si può anche stare sul filo scavalcando tutte le guglie, ma l'arrampicata è più esposta e si mantiene sul III grado). Si sale quindi per rocce facili alla terza e più pronunciata guglia da dove per cresta si scende alla forcella che separa i due gruppi di guglie. Sempre restando in cresta si scavalca la quarta guglia per rocce facili, quindi dall'intaglio successivo occorre abbassarsi un po' sul versante est per aggirare la quinta guglia (II e punti di III). Raggiunto l'intaglio seguente si devono aggirare due gendarmi e poco prima di giungere sull'ultima guglia, la si evita per un canalino ed una cengia. Aggirata la cima si scende per salti rocciosi al col Brouillard (3281 metri; possibilità di bivaccare, portarsi il materiale necessario). [8h-10h]

Dal colle si prosegue risalendo lungo la cresta di facili rocce rotte e tratti detritici (I con punti di II; dal colle alla vetta la difficoltà complessiva è valutabile PD+). Si procede sempre pressochè sul filo, spostandosi a sinistra solo per evitare dei tratti più ripidi comunque di poco conto, sino alla vetta della Punta Baretti. [3h-4h]
Da questa vetta, non esistono vie di discesa facili: si può percorrere a ritroso la non breve via di salita scendendo in Val Veny (difficoltà complessiva AD, occorreranno almeno 7h-9h); è possibile seguire proseguire fino oltre il Mont Brouillard e seguire la via di discesa per il ghiacciaio del Brouillard, verso i bivacchi Eccles e il Monzino; ma una bella soluzione consiste nel completare la salita della cresta fino in vetta al Monte Bianco.
In quest'ultimo caso si prosegue lungo l'accidentata cresta di rocce e neve (II) aggirando dei piccoli gendarmi; si giunge sulla sottile cresta sommitale ed in vetta al Mont Brouillard (4068 m). [1h]
Si scende quindi al col Emile Rey (4027 m) per la breve cresta nord del Mont Brouillard aggirando dei piccoli salti rocciosi. Dal colle occorre abbassarsi di poco sul versante del ghiacciaio del Brouillard, dove una cengia porta ad un camino verticale, spesso verglassato; lo si risale per rocce liscie e verticali (III con passaggi di IV) sino a raggiungere una zona di rocce rotte miste a neve più facile. Si prosegue passando a monte di un grande gendarme sempre per neve e rocce non molto difficili, fino alla cresta sud-ovest del Picco Luigi Amedeo (4470 m). Per cresta se ne raggiunge la vetta (possibilità di bivacco ma attenzione al gelo notturno, data la quota). [3h-5h]
Continuando lungo la cresta, ora piuttosto aerea, e aggirandone i salti rocciosi si perviene ad un intaglio. Si presentano ora dei risalti rocciosi: si possono superare direttamente (III), oppure aggirarli sulla destra per rocce più facili (II) sino a quando la cresta diventa nevosa senza grandi difficoltà. Dopo una cuspide rocciosa (punto dove si innesta la cresta dell'Innominata) ed alcune rocce rotte da salire preferibilmente verso sinistra, un ultimo pendio nevoso piuttosto ripido porta al Monte Bianco di Courmayeur (4765 m). Da qui, inizialmente lungo la cresta nevosa (attenzione alle cornici che possono essere anche molto grandi) e poi scavalcando le rocce della Tourette (4747 m), si scende al col Major prima di risalire per un ampio dosso nevoso alla vetta del Monte Bianco (4807 m). [4h-5h]
Dal tetto d'Europa la discesa migliore e meno problematica è quella per la cresta delle Bosses, il Refuge Vallot (raggiungibile in un'ora e che può sempre essere usato come ricovero di fortuna per un eventuale bivacco) e l'Aiguille du Gouter, dove ci si può fermare all'omonimo rifugio sempre affollatissimo (2 ore dalla cima del Bianco) prima di proseguire per la pericolosa ed iperfrequentata costola detritica sino al Refuge de Tete Rousse ed al trenino a cremagliera del Nid d'Aigle.

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