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Picco Luigi Amdeo

4470 m

Cresta sud-ovest (per il ghiacciaio del Brouillard)

Il Picco Luigi Amedeo si trova nella parte alta della cresta del Brouillard, che conduce sino al tetto d'Europa attraverso luoghi selvaggi e solitari. Se si reputa troppo lunga e faticosa la salita per la cresta integrale del Brouillard, si può scegliere di giungere al col Emile Rey per il ghiacciaio del Brouillard: la difficoltà globale scende, ma il fattore sicurezza, anche a causa di pericoli oggettivi non indifferenti (crepacci e caduta pietre in particolar modo), non migliora. Mettere in conto per il primo giorno una partenza di buon'ora dalla Val Veny se si sceglie di salire direttamente ai bivacchi Eccles senza una pausa al Rifuguio Monzino, per evitare eccessivi problemi tra i crepacci del ghiacciaio del Brouillard; e per l'ultimo giorno il fatto che ovviamente l'ascensione non si potrà dire compiuta fino a quando non si sarà raggiunta la vetta del Monte Bianco.

Difficoltà: D ( IV / 50° )
Dislivello: 1000m + 1300m + 950m
Tempo: 3h + 4h-6h + 8h-11h

Da Plan Veny (1565 m), presso l'area di picnic Miage, si segue inizialmente una stradina sterrata, quindi si prende un sentiero (indicazioni) che dopo aver attraversato un bosco ed il torrente Freney, risale delle pietraie moreniche sino alla base di una parete rocciosa attrezzata con catene in stile ferrata. Superato il salto roccioso, un bel sentiero lungo il dosso dell'Aiguille du Chatelet conduce al rifugio Monzino (2561 m). [3h]

Dal rifugio Monzino si segue la traccia per l'ex rifugio Gamba, per facili prati. Da qui ci si tiene sulla destra e si segue il sentiero fino alla cima del crinale morenico. Lo si segue per un po' fino ad incrociare degli ometti, quindi si traversa verso sinistra una lingua di neve e si risalgono i noiosi sfasciumi che seguono, molto instabili, traversando di preferenza verso sinistra. Si raggiunge la sommità del dosso e si risale quindi una nuova lingua di neve, sulla sinistra. Al suo termine si traversa brevemente ancora a sinistra la morena e si raggiunge infine il vero ghiacciaio del Brouillard. Si risale il ghiacciaio tenendosi sul suo margine destro, dove è possibile dover attraversare pendii un poco ripidi e a volte con ghiaccio vivo, ma dove si possono evitare la maggior parte dei crepacci che ne tormentano l'intera sezione centrale. Aggirato un ultimo isolotto roccioso sulla destra, si attraversa una zona molto crepacciata dove qualche seracco può costringere a dei brevissimi passaggi su ghiaccio quasi verticale puntando al ripido pendio nevoso sulla destra che porta al col du Freney, da dove si può godere di una vista mozzafiato sulle Aiguille Noire e Blanche (in alternativa è possibile evitare la zona seraccata superiore del ghiacciaio costeggiandone il margine destro, in prossimità della base della Punta dell’Innominata, ma si è costretti ad attraversare pendii ripidi non particolarmente stabili). Ci si trova su un bel pendio di neve aperto e comodo. Puntando ora verso il Pic Eccles, si supera un ripido scivolo nevoso (50°) e, dopo aver oltrepassato la crepaccia terminale, si risalgono delle rocce spesso innevate giungendo ai bivacchi Eccles (3852 m). [4h-6h]

Dai bivacchi si inizia ad attraversare un ripido scivolo spesso ghiacciato (attenzione ai crepacci, traccia spesso assente) per scendere sulla parte superiore del ghiacciaio del Brouillard. Lo si risale costeggiando le immense pareti del versante meridionale del Bianco (Pilastri del Brouillard, Pilastro Rosso...). L'ultima parte dell'attraversamento inizia a farsi delicata, man mano che le pendenze aumentano e che la vicinanza dei pilastri si fa più minacciosa per il rischio di scariche, specie se la temperatura è alta. Scavalcata una crestina nevosa, si risale l'ultima parte del ripido pendio nevoso sino a giungere una ventina di metri sotto al col Emile Rey (4027 m) dove una cengia porta ad un camino verticale, spesso verglassato; lo si risale per rocce liscie e verticali (III con passaggi di IV) sino a raggiungere una zona di rocce rotte miste a neve più facile. Si prosegue passando a monte di un grande gendarme sempre per neve e rocce non molto difficili, fino alla cresta sud-ovest del Picco Luigi Amedeo. Per cresta (II) se ne raggiunge la vetta. [4h-6h]

Da questa vetta non c'è nessuna via di discesa semplice; la soluzione migliore, di gran lunga, è quella di proseguire sino al Monte Bianco, anche (soprattutto) nel caso in cui il tempo volga al brutto. Continuando lungo la cresta, ora piuttosto aerea, ed aggirandone i salti rocciosi si perviene ad un intaglio. Si presentano ora dei risalti rocciosi: si possono superare direttamente (III), oppure aggirarli sulla destra per rocce più facili (II) sino a quando la cresta diventa nevosa senza grandi difficoltà. Dopo una cuspide rocciosa (punto dove si innesta la cresta dell'Innominata) ed alcune rocce rotte da salire preferibilmente verso sinistra, un ultimo pendio nevoso piuttosto ripido porta al Monte Bianco di Courmayeur (4765 m). Da qui, inizialmente lungo la cresta nevosa (attenzione alle cornici che possono essere anche molto grandi) e poi scavalcando le rocce della Tourette (4747 m), si scende al col Major prima di risalire per un ampio dosso nevoso alla vetta del Monte Bianco (4807 m). [4h-5h]
Dal tetto d'Europa la discesa migliore e meno problematica è quella per la cresta delle Bosses, il Refuge Vallot (raggiungibile in un'ora e che può sempre essere usato come ricovero di fortuna per un eventuale bivacco) e l'Aiguille du Gouter, dove ci si può fermare all'omonimo rifugio sempre affollatissimo oppure proseguire per la pericolosa ed iperfrequentata costola detritica sino al Refuge de Tete Rousse ed al trenino a cremagliera del Nid d'Aigle.

Cresta sud-ovest (per la cresta integrale del Brouillard)

La salita al Picco Luigi Amedeo dal lago delle Marmotte in val Veny lungo la cresta integrale del Brouillard rappresenta una delle più belle avventure alpinistiche di stampo classico del gruppo, diversa dalle solite salite e lontana dalle folle. Raggiunta la vetta per questo intinerario, è "obbligatorio" proseguire sino al Monte Bianco per completare un'ascensione grandiosa in ambiente remoto (3250 metri di dislivello su uno sviluppo di 7200 metri), immersi nella wilderness più assoluta, non impossibile tecnicamente ma che richiede capacità fisiche e alpinistiche non comuni. Oltre alla normale dotazione alpinistica di alta quota, si deve anche prevedere materiale e alimenti per un bivacco (forse anche due...) sotto il cielo stellato.

Difficoltà: D+ ( IV / 35° )
Dislivello: 1700m + 1550m
Tempo: 8h-10h + 11h-15h

Da Plan Veny (1565 m), si raggiunge per sentiero il lago delle Marmotte (1957 m). Si prosegue ancora per un breve tratto di sentiero verso il ghiacciaio del Miage per deviare poi a destra lungo ripidi pendii erbosi del crinale delle Aiguilles Rouge. Lungo una specie di costola (dalla quale è sempre possibile vedere il ghiacciaio sottostante) si raggiungono delle roccette che si possono salire direttamente (punti di II) oppure aggirare sulla destra. Seguono altri tratti di roccette intervallati da tratti erbosi ripidi (si punta sempre in verticale verso la cresta delle Auguilles) sino a entrare verso sinistra in un canale roccioso. Lo si può salire sia lungo il bordo di destra (II, roccia solida) oppure superare direttamente lungo un primo salto roccioso (II) per uscirne poi a sinistra per cengie. Si raggiunge così una specie di altopiano inclinato cosparso di detriti che occorre attraversare verso destra (da qui si può anche salire direttamente alla cresta delle Auguilles Rouges ma il tratto che ne segue poi non è dei più facili, con passaggi di III) sino ad intravedere un ampio canalone che precipita verso il ghiacciaio. A questo punto si sale decisi verso la cresta sfruttando un canalone detritico con un salto di rocce a metà (II); poco prima di raggiungerne il filo, si prosegue verso sinistra attraverso cengie e canali (tratti di II+) sino a raggiungere la cresta vera e propria ad un intaglio tra la seconda e la terza guglia (si può anche stare sul filo scavalcando tutte le guglie, ma l'arrampicata è più esposta e si mantiene sul III grado). Si sale quindi per rocce facili alla terza e più pronunciata guglia da dove per cresta si scende alla forcella che separa i due gruppi di guglie. Sempre restando in cresta si scavalca la quarta guglia per rocce facili, quindi dall'intaglio successivo occorre abbassarsi un po' sul versante est per aggirare la quinta guglia (II e punti di III). Raggiunto l'intaglio seguente si devono aggirare due gendarmi e poco prima di giungere sull'ultima guglia, la si evita per un canalino ed una cengia. Aggirata la cima si scende per salti rocciosi al col Brouillard (3281 metri; possibilità di bivaccare, portarsi il materiale necessario). [8h-10h]

Dal colle si prosegue lungo la cresta di facili rocce rotte e tratti detritici (I con punti di II). Si procede sempre pressochè sul filo, spostandosi a sinistra solo per evitare dei tratti più ripidi comunque di poco conto, sino alla vetta della Punta Baretti (4006 m). [3h-4h]
Da qui proseguendo lungo l'accidentata cresta di rocce e neve (II) ed aggirando dei piccoli gendarmi, si giunge sulla sottile cresta sommitale ed in vetta al Mont Brouillard (4068 m). [1h]
Si scende quindi al col Emile Rey (4027 m) per la breve cresta nord del Mont Brouillard. Dal colle occorre abbassarsi di poco sul versante del ghiacciaio del Brouillard, dove una cengia porta ad un camino verticale, spesso verglassato; lo si risale per rocce liscie e verticali (III con passaggi di IV) sino a raggiungere una zona di rocce rotte miste a neve più facile. Si prosegue passando a monte di un grande gendarme sempre per neve e rocce non molto difficili, fino alla cresta sud-ovest del Picco Luigi Amedeo. Per cresta (II) se ne raggiunge la vetta (4470 m; possibilità di bivacco ma attenzione al gelo notturno, data la quota). [3h-5h]
Da questa vetta non c'è nessuna via di discesa semplice; la soluzione migliore, di gran lunga, è quella di proseguire sino al Monte Bianco, anche (soprattutto) nel caso in cui il tempo volga al brutto.
Continuando lungo la cresta, ora piuttosto aerea, ed aggirandone i salti rocciosi si perviene ad un intaglio. Si presentano ora dei risalti rocciosi: si possono superare direttamente (III), oppure aggirarli sulla destra per rocce più facili (II) sino a quando la cresta diventa nevosa senza grandi difficoltà. Dopo una cuspide rocciosa (punto dove si innesta la cresta dell'Innominata) ed alcune rocce rotte da salire preferibilmente verso sinistra, un ultimo pendio nevoso piuttosto ripido porta al Monte Bianco di Courmayeur (4765 m). Da qui, inizialmente lungo la cresta nevosa (attenzione alle cornici che possono essere anche molto grandi) e poi scavalcando le rocce della Tourette (4747 m), si scende al col Major prima di risalire per un ampio dosso nevoso alla vetta del Monte Bianco (4807 m). [4h-5h]
Dal tetto d'Europa la discesa migliore e meno problematica è quella per la cresta delle Bosses, il Refuge Vallot (raggiungibile in un'ora e che può sempre essere usato come ricovero di fortuna per un eventuale bivacco) e l'Aiguille du Gouter, dove ci si può fermare all'omonimo rifugio sempre affollatissimo (2 ore dalla cima del Bianco) prima di proseguire per la pericolosa ed iperfrequentata costola detritica sino al Refuge de Tete Rousse ed al trenino a cremagliera del Nid d'Aigle.

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