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Monte Bianco di Courmayeur

4765 m

Cresta nord-ovest (per l'Aiguille du Gouter e il Monte Bianco)

Il Monte Bianco di Courmayeur è ufficialmente il secondo quattromila delle Alpi in ordine di altezza, anche se in pratica altro non è che l'anticima meridionale del Monte Bianco. La cresta nord-ovest rappresenta la via di salita più semplice, anche se non molto elegante: si tratta di scendere dal Monte Bianco al col Major, per poi raggiungere la vetta lungo la non difficile cresta nevosa, prestando attenzione alle possibili insidiose cornici; purtroppo per "scendere" dal Bianco di Courmayeur bisogna tornare di nuovo in vetta al Monte Bianco... La via più semplice e meno faticosa (oltre che meno pericolosa) per salire al tetto d'Europa è quella qui descritta per l'Aiguille du Goûter (riportata dalle pagine del Bianco), ma volendo si può anche optare per l'intinerario dal Refuge des Grands Mulets o dal Rifugio Gonella (numerosi crepacci), oppure ancora per la traversata dall'Aiguille du Midì (lunga e più tecnica). Come per il Monte Bianco bisogna tener presente che l'elevata quota della vetta può creare seri problemi in mancanza di una adeguata preparazione.

Difficoltà: PD ( II / 35° )
Dislivello: 800m + 1700m (T.Rousse) o 1450m + 1050m (Goûter)
Tempo: 2h + 7h-9h o 4h-5h + 5h-6h

A Les Houches parte la funivia per Bellevue (1794 m); la stazione superiore coincide con una fermata del trenino a cremagliera che sale da Saint Gervais al Nid d'Aigle (2372 m), dove inizia l’escursione.
Il sentiero sale sotto la cresta delle Rognes. Si seguono le ampie tracce che portano alla casetta forestale delle Rognes (2768 m); in alto preferire quelle che restano nel vallone, invece di quelle alte a sinistra, che conducono su un inutilmente faticoso tratto di roccette attrezzato. Dalla casetta traversare a sud-est per nevai e sfasciumi fino a raggiungere la cresta che scende dall’Aiguille du Goûter, fiancheggiando il Glacier de Tete Rousse. Si risale la cresta per facile sentiero con numerose svolte fino ad un cucuzzolo con ometto (3132 m) da dove, volendo, con un breve traverso a destra sull’elementare ghiacciaio, si raggiunge il Refuge de Tête Rousse (3167 m). [2h]

Se si vuole proseguire direttamente per il Refuge du Goûter, si sale ancora per poco lungo la cresta rocciosa, quindi si traversa il ghiacciaio verso destra nella sua parte superiore, fino al centro dell’imponente bastionata che scende dall’Aiguille du Goûter. Si raggiunge in traverso la cresta che forma il bordo destro orografico del grande colatoio che scende dalla cresta sommitale dell'Aiguille. Si costeggia la cresta e si attraversa il canalone (Grand Couloir) nel punto più favorevole, dove dei cavi metallici possono servire d’assicurazione (raggiungibili però solo con neve abbondante, quando il fondo del canalone risulta inspessito). Questo tratto è molto pericoloso e generalmente sottovalutato dagli alpinisti in transito; è necessario fare molta attenzione alle cadute di sassi, in modo particolare nelle ore calde della giornata e quando la parte superiore della costola è frequentata da altri escursionisti. Raggiunto il crinale che delimita a destra il colatoio, lo si segue fino alla cresta sommitale, lungo tracce di sentiero e facili rocce (punti di II) a tratti instabili. La parte superiore è attrezzata come una vera e propria via ferrata. Si perviene così al Refuge de l'Aiguille du Goûter (3817 m). [2h-3h]

Dal rifugio, superato un breve tratto nevoso ripido, si guadagna la cresta che si segue in leggera pendenza verso sud-est fino a scavalcare l'Aiguille du Goûter (3862 m), quindi a sinistra si seguono dei pendii più marcati (qualche crepaccio) verso il Dôme du Goûter. Si lascia il panettone del Dôme a destra, si raggiunge una lieve depressione tra questo e la poco marcata Pointe Bayeux e si prosegue in lieve discesa fino al Col du Dôme (4240 m).
Si può raggiungere il colle anche dal Refuge des Grands Mulets o dal rifugio Gonella lungo la via normale italiana al Bianco (percorsi più lunghi e normalmente molto crepacciati; vedi Monte Bianco).
Da qui si risalgono i primi pendii della cresta delle Bosses fino a raggiungere il rifugio Vallot (4362 m). [2h-2h30]
Il rifugio dovrebbe essere dedicato ai ricoveri in caso di emergenza, in realtà lo si trova sempre sporco e gremito di persone. Si segue da qui la cresta di neve, inizialmente per un dosso un po' ripido e quindi lungo il filo. Si superano la Grande Bosse (4513 m) e la Petite Bosse (4547 m) lungo la cresta piuttosto stretta ma mai veramente affilata. Più avanti si aggirano sulla sinistra i Rochers de la Tournette (4677 m) e quindi, dopo un tratto di pendio aperto, si raggiunge la vetta del Monte Bianco lungo l'aerea cresta sommitale (4807 m). [2h-2h30]
Da qui occorre scendere lungo un facile dosso nevoso alla sottostante sella del col Major (4742 m; attenzione alle ampie cornici sulla sinistra) da dove, dopo aver scavalcato le modeste rocce della Tourette (4747 m), una cresta nevosa quasi orizzontale (cornici) porta in vetta. [1h]
In discesa si deve seguire a ritroso lo stesso intinerario sino in vetta al Bianco; da qui si può ridiscendere verso l'Aiguille du Goûter lungo la via di salita oppure optare per la traversata verso l'Aiguille du Midì o il rifugio Gonella (vedi Monte Bianco).

Cresta sud (per la Cresta del Brouillard)

La salita al Monte Bianco di Courmayeur (e quindi al Bianco) per la cresta del Brouillard permette di compiere una bella, classica e non semplice ascensione attraverso luoghi selvaggi e solitari. Normalmente si usa scegliere di guadagnare il col Emile Rey per il ghiacciaio del Brouillard, ma un'alternativa è rappresentata dalla salita, lunga e faticosa, della cresta integrale del Brouillard dal lago delle Marmotte, in val Veny. In questa salita non bisogna sottovalutare i pericoli oggettivi non indifferenti rappresentati da crepacci e caduta pietre, in particolare in caso di temperature molto alte. Se si è ben allenati e si sceglie di salire direttamente ai bivacchi Eccles in una sola giornata, senza spezzare la salita con una notte al rifugio Monzino, conviene partire molto presto dalla val Veny per non incappare in problemi eccessivi tra i crepacci del ghiacciaio. Una volta giunti in vetta è ovviamente assolutamente consigliabile proseguire la salita fino al Monte Bianco. Ultimo appunto: mai trascurare il fatto che l’isolamento dei luoghi attraversati, se non complica la salita da un punto di vista tecnico, complica sicuramente la situazione in caso di problemi.

Difficoltà: D ( IV / 50° )
Dislivello: 1000m + 1300m + 950m
Tempo: 3h + 4h-6h + 7h-10h (+1h)

Da Plan Veny (1565 m), presso l'area di picnic Miage, si segue inizialmente una stradina sterrata, quindi si prende un sentiero (indicazioni) che dopo aver attraversato un bosco ed il torrente Freney, risale delle pietraie moreniche sino alla base di una parete rocciosa attrezzata con catene in stile ferrata. Superato il salto roccioso, un bel sentiero lungo il dosso dell'Aiguille du Chatelet conduce al rifugio Monzino (2561 m). [3h]

Dal rifugio Monzino si segue la traccia per l'ex rifugio Gamba, per facili prati. Da qui ci si tiene sulla destra e si segue il sentiero fino alla cima del crinale morenico. Lo si segue per un po' fino ad incrociare degli ometti, quindi si traversa verso sinistra una lingua di neve e si risalgono i noiosi sfasciumi che seguono, molto instabili, traversando di preferenza verso sinistra. Si raggiunge la sommità del dosso e si risale quindi una nuova lingua di neve, sulla sinistra. Al suo termine si traversa brevemente ancora a sinistra la morena e si raggiunge infine il vero ghiacciaio del Brouillard. Si risale il ghiacciaio tenendosi sul suo margine destro, dove è possibile dover attraversare pendii un poco ripidi e a volte con ghiaccio vivo, ma dove si possono evitare la maggior parte dei crepacci che ne tormentano l'intera sezione centrale. Aggirato un ultimo isolotto roccioso sulla destra, si attraversa una zona molto crepacciata dove qualche seracco può costringere a dei brevissimi passaggi su ghiaccio quasi verticale puntando al ripido pendio nevoso sulla destra che porta al col du Freney, da dove si può godere di una vista mozzafiato sulle Aiguille Noire e Blanche (in alternativa è possibile evitare la zona seraccata superiore del ghiacciaio costeggiandone il margine destro, in prossimità della base della Punta dell’Innominata, ma si è costretti ad attraversare pendii ripidi non particolarmente stabili). Ci si trova su un bel pendio di neve aperto e comodo. Puntando ora verso il Pic Eccles, si supera un ripido scivolo nevoso (50°) e, dopo aver oltrepassato la crepaccia terminale, si risalgono delle rocce spesso innevate giungendo ai bivacchi Eccles (3852 m). [4h-6h]

Dai bivacchi si inizia ad attraversare un ripido scivolo spesso ghiacciato (attenzione ai crepacci, traccia spesso assente) per scendere sulla parte superiore del ghiacciaio del Brouillard. Lo si risale costeggiando le immense pareti del versante meridionale del Bianco (Pilastri del Brouillard, Pilastro Rosso...). L'ultima parte dell'attraversamento inizia a farsi delicata, man mano che le pendenze aumentano e che la vicinanza dei pilastri si fa più minacciosa per il rischio di scariche, specie se la temperatura è alta. Scavalcata una crestina nevosa, si risale l'ultima parte del ripido pendio nevoso sino a giungere una ventina di metri sotto al col Emile Rey (4027 m) dove una cengia porta ad un camino verticale.
E’ possibile raggiungere il colle anche percorrendo integralmente la cresta del Brouillard dal lago delle Marmotte, in val Veny, e scavalcando le Aiguilles Rouges du Brouillard; percorso lungo, faticoso e non facile, più alpinistico ed "avventuroso" dell’avvicinamento comune, è consigliabile in caso di cattive condizioni del ghiacciaio del Brouillard (vedi Picco Luigi Amedeo).
Si risale il camino, spesso verglassato, per rocce liscie e verticali (III con passaggi di IV) sino a raggiungere una zona di rocce rotte miste a neve più facile. Si prosegue passando a monte di un grande gendarme sempre per neve e rocce non molto difficili, fino alla cresta sud-ovest del Picco Luigi Amedeo. Per cresta (II) se ne raggiunge la vetta (4470 m). [4h-6h]
Proseguendo lungo la cresta, ora piuttosto aerea, ed aggirandone i salti rocciosi si perviene ad un intaglio. Si presentano ora dei risalti rocciosi: si possono superare direttamente (III), oppure aggirarli sulla destra per rocce più facili (II) sino a quando la cresta diventa nevosa senza grandi difficoltà. Dopo una cuspide rocciosa (punto dove si innesta la cresta dell'Innominata) ed alcune rocce rotte da salire preferibilmente verso sinistra, un ultimo pendio nevoso piuttosto ripido porta al Monte Bianco di Courmayeur. [3h-4h]
Da qui, inizialmente lungo la cresta nevosa (attenzione alle cornici che possono essere anche molto grandi) e poi scavalcando le rocce della Tourette (4747 m), si scende al col Major prima di risalire per un ampio dosso nevoso alla vetta del Monte Bianco (4807 m). [1h]
Dal tetto d'Europa la discesa migliore e meno problematica è quella per la cresta delle Bosses, il Refuge Vallot (raggiungibile in un'ora e che può sempre essere usato come ricovero di fortuna per un eventuale bivacco) e l'Aiguille du Gouter, dove ci si può fermare all'omonimo rifugio (2 ore dalla vetta) sempre affollatissimo, oppure proseguire per la pericolosa ed iperfrequentata costola detritica sino al Refuge de Tete Rousse ed al trenino a cremagliera del Nid d'Aigle. In alternativa si può scegliere la traversata verso l'Aiguille du Midì o la discesa per il rifugio Gonella (vedi Monte Bianco).

Cresta est (per la Cresta di Peuterey)

La cresta est del Monte Bianco di Courmayeur altro non è che il tratto finale della cresta di Peuterey. Questa ascensione, tra le più classiche e celebri delle Alpi, richiede esperienza e capacità tecniche ed alpinistiche notevoli; il terreno di alta montagna che si incontra è quasi sempre difficile ed insidioso. Particolare attenzione va prestata nell'attraversamento del crepacciatissimo ghiacciaio di Freney ed all'aerea cresta sommitale dell'Aiguille Blanche de Peuterey. Per questa salita in ambiente solitario e selvaggio è assolutamente necessario che il meteo sia al bello stabile: una ritirata col maltempo da questi luoghi aumenterebbe (e non di poco) le già notevoli difficoltà e soprattutto i pericoli oggettivi presenti. Una possibile via di fuga è rappresentata dalla discesa, dopo aver attraversato l'Aiguille Blanche, dal col de Peuterey per i Rochers Gruber verso il colle dell'Innominata ed il rifugio Monzino, anche se questa via si presenta comunque complicata e non scevra di pericoli. Dal punto di vista fisico l'impegno richiesto è di quelli da non sottovalutare: dal fondovalle alla vetta del Monte Bianco ci sono 3600 metri di dislivello.

Difficoltà: D+ ( IV / 50° )
Dislivello: 1000m + 1100m + 1500m
Tempo: 3h + 4h30-7h + 11h-16h30 (+1h-1h30)

Da Plan Veny (1565 m), presso l'area di picnic Miage, si segue inizialmente una stradina sterrata, quindi si prende un sentiero (indicazioni) che dopo aver attraversato un bosco ed il torrente Freney, risale delle pietraie moreniche sino alla base di una parete rocciosa attrezzata con catene in stile ferrata. Superato il salto roccioso, un bel sentiero lungo il dosso dell'Aiguille du Chatelet conduce al rifugio Monzino (2561 m). [3h]

Dal rifugio Monzino si segue la traccia per l'ex rifugio Gamba, per facili prati. Da qui ci si tiene sulla destra e si segue il sentiero fino alla cima del crinale morenico. Ci si porta quindi ai piedi dell'Aiguille Croux, e si risale poi per sfasciumi e neve sino a raggiungere una fascia rocciosa. La si supera lungo una rampa verso destra e, dal nevaio seguente, ci si porta a sinistra in uno stretto canalino roccioso, lungo il quale si guadagna il colle dell'Innominata (3205 m). [2h-3h]
Si discende con un paio di doppie il ripido canale dell'opposto versante fino a raggiungere il ghiacciaio di Freney. Lo si attraversa, facendo estrema attenzione ai numerosissimi e pericolosi crepacci, in direzione del canale proveniente dalla breche nord des Dames Anglaises. Dopo averlo raggiunto, lo si risale (sul fondo se nevoso, oppure lungo le rocce sulla sinistra) restando in alto nello stretto ramo di sinistra del canalone, superato il quale si raggiungono alcune rocce che portano, verso sinistra, al bivacco Craveri (3491 m). [2h30-4h]

Dal bivacco si scende per qualche metro, si attraversa verso sinistra sul versante di Freney sotto un ripido salto roccioso, e si raggiunge un camino. Lo si risale (III) per tornare poi ad attraversare per cengette verso un canale (II e passaggi di III) con alcune placchette, che permette di raggiungere (III) un intaglio su di una cresta secondaria orientata a sud-ovest. Da qui si sale sulla destra un canale di una decina di metri (III) oltre il quale delle rocce più facili conducono alla cresta sud-est dell'Aiguille Blanche (3650 m). Si prosegue brevemente sul filo di cresta sino ai piedi di un risalto, dove occorre traversare a destra sul versante della Brenva per 30 metri, per proseguire poi in obliquo per neve e rocce rotte, oltrepassando due costole rocciose ai piedi della Punta Gugliermina. Raggiunta una terza costola la si risale per rocce non difficili ma non molto stabili (prestare attenzione) sino a ritornare sul filo della cresta principale in corrispondenza di una puntina rocciosa (3920 m). Da qui si scende ad un intaglio che precede una torre rocciosa, che va aggirata sulla sinistra per roccia buona (IV) ma con qualche passaggio aereo ed esposto, per riguadagnare ancora una volta il filo di cresta che diviene ora più semplice, larga e nevosa, sino alla punta sud-est dell'Aiguille Blanche (4107 m). Si scende lungo un caminetto di rocce rotte alla sottile ed affilata cresta nevosa che unisce la punta sud-est alla centrale e la si supera con percorso aereo ed esposto, per raggiungere infine su roccia piuttosto rotta la vetta principale (4114 m). [5h-6h]
Proseguendo ancora per cresta nevosa aerea, ci si porta alla vetta nord-ovest che può essere salita su roccia o aggirata sul versante di Freney su terreno misto (spesso ghiacciato). Occorre ora scendere in obliquo verso il col de Peuterey, fino a raggiungere un'evidente spalla rocciosa; con un paio di doppie lunghe sul versante nord-ovest (ancoraggi in posto, verificare sempre la tenuta) si oltrepassa anche la crepaccia terminale e si raggiunge il col de Peuterey (3934 m).
Da qui, in caso di condizioni meteo avverse, si può optare per la discesa verso il rifugio Monzino per i Rochers Gruber: dal colle si scende verso il bacino del Freney (sud-ovest) e si guadagna una cresta nevosa, dapprima ampia poi molto stretta, che più in basso diviene rocciosa (terreno misto); si continua quindi la discesa stando nei pressi delle rocce a sinistra sino a raggiungere un ripido salto roccioso. Traversando un po' sulla destra verso il filo dello sperone, si individuano i chiodi per la prima doppia necessaria: con 7 calate lunghe (tutte le soste sono attrezzate con chiodi) si scende per lo spigolo dello sperone roccioso portandosi sul sottostante ghiacciaio del Freney che si deve attraversare (numerosi e pericolosi crepacci) con percorso complicato; ci si porta verso le rocce dell'Innominata, sino a guadagnare la base del ripido e non semplice canale, da risalire (roccia e ghiaccio) per raggiungere il colle dell'Innominata; da qui si scende più facilmente (vedi sopra) al rifugio Monzino. [dalla cima 6h-9h]
Dal col de Peuterey, invece, per proseguire la traversata verso il Bianco si deve attraversare un po' a sinistra (versante Freney) per superare la crepaccia terminale (difficile) dove l'inclinazione del pendio è inferiore; ci si riporta poi verso destra alla cresta rocciosa che senza grandi difficoltà conduce alla vetta del Grand Plier d'Angle (4243 m). [dalla cima 4h-7h]
Proseguendo lungo la cresta si evita un notevole gendarme aggirandolo sulla destra, quindi, dopo aver scavalcato anche un ulteriore rilievo roccioso (4308 m) si giunge all'inizio di una cresta nevosa. Qui si può anche arrivare direttamente dal col de Peuterey traversando a sinistra per 150 metri sino a guadagnare lo sperone roccioso a destra del couloir Eccles che conduce, alla fine per un pendio nevoso, alla cresta nei pressi del rilievo di cui sopra. Si risale la cresta nevosa (a volte ghiacciata) la cui inclinazione aumenta sempre di più, prestando attenzione alle cornici presenti, sino ad un ultimo ripido pendio nevoso (50°, spesso ghiacciato e sbarrato da una notevole cornice sommitale) che conduce al Monte Bianco di Courmayeur (4765 m). [2h-3h30]
Da qui si segue la cresta nevosa orizzontale (cornici) scavalcando le modeste rocce della Tourette (4747 m) che precedono la sella nevosa del col Major (4742 m, insidiose cornici sulla destra), da dove lungo un facile dosso nevoso si giunge in vetta al Monte Bianco (4807 m). [1h-1h30]
Per la discesa (vedi Monte Bianco) si può optare per la traversata verso l'Aiguille du Midì (3-4 ore sino al Refuge des Cosmiques) ma è sicuramente più pratico seguire la cresta delle Bosses sino al Refuge Vallot (1 ora) per poi decidere se proseguire per il Refuge du Gouter (2 ore dalla vetta) verso Chamonix (con rientro in bus a Courmayeur) oppure scendere direttamente verso la val Veny al rifugio Gonella (3-4 ore).

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