La storia di un uomo che da umilissime origini si eleva per virtù dell'intelligenza e di tenacia ad occupare un posto importante nella cultura del suo tempo; d'un uomo che per le qualità innate del suo animo, riesce a superare il giovanile istinto di ribellione nei confronti di una società che chiude i suoi occhi aprendo quelli del prossimo con il suo operato che restituisce onestà al mezzo, ancora in quei periodi troppo strumentalizzato da organi funzionali ma in contraddizione con il più puro spirito umano, padroneggiando nel linguaggio grazie alla sua cauta esperienza.
un passo nel pensiero di confine di Cena, per capirlo e provarlo nell'interiore: bisogna buttar via la vecchia scorza classica. noi scimmiottiamo le vecchie forme di civiltà, mentre procede una terribile e trionfale civiltà nuova. Pensi che fra poco avremo le case di ferro, le vie di legno, i veicoli elettrici...(1900)
La vita e le aspirazioni del Cena hanno una cosa in comune, la nascita. Giovanni Cena impara presto il valore dello sforzo continuo e contiguo a quello degli altri nel perseguire un fine prossimo alla perfezione, o comunque al perfezionamento di quelle che erano le abitudini del vivere di quei tempi. La sua partenza, Montanaro, già di per sè un luogo di incontro di linee che si muovevano nell'intento di contribuire allo sviluppo, diventa un trampolino di lancio per la sua vita letteraria, che ha inizio vero e proprio con il suo arrivo a Torino, dove comincia a interessarsi alla partecipazione alla Nuova Antologia, in qualità di studente estroso presso la facoltà di "Lettere e Filosofia", e conseguentemente, grazie alla sua perseveranza, e al suo interessamento,con il suo spostamento verso la Francia, a Parigi, dove si troverà a presenziare all'esposizione mondiale del 1900 e incontrare una figura importante dell'editoria che lo indirizzerà nello svolgimento delle sue nuove mansioni di uomo educato e pronto all'esordio che preparerà la sua strada fatta di impegni e dedizione alla causa comune. Prima di tornare a torino vive a Londra, dove apprende velocemente le basi della lingua inglese, non senza difficoltà, e li probabilmente matura ulteriori interessi nei confronti di una civiltà in corsa verso il progresso, e verso un desiderio critico che avrà modo di esaudirsi letterariamente all'attenzione di un pubblico torinese, con il libro intitolato: "Gli Ammonitori", che tratta degli aspetti socio-politici della classe povera, in un ambiente che sembra non prospettare troppo guadagno e in un tempo che toglie alla speranza comune della conquista di spazio e parola. Da Torino sposta la sua attenzione verso la posizione umana dentro e fuori dai contesti scrivendo il libro "Homo", raccolta di poesie sapientemente elaborate in funzione di tracciare interpretazioni oniriche della realtà umana metafisicizzata nei concetti filosofici.
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