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a Grangia di S. Anna è posta in cima ad uno sperone intermedio tra i vicini paesi di Montauro e Gasperina , a circa 400 m. sul livello del mare, nel Golfo di Squillace (Catanzaro) poco a sud dell’area di Scolacium-Squillace. Il promontorio di Stalettì e lo scoglio di Pietragrande separa le fasce collinari di Montauro, Gasperina, Montepaone, Petrizzi, I puntini rossi delimitano il territorio di competenza della Grangia dalla piana a nord che comprende la Scolacium romana e la Skylletion greca e che introduce alla zona della marina di Catanzaro.
I paesi di Montauro, Gasperina e Montepaone (poco più in alto dell’antica Aurunco) occupano una fascia collinare posta a circa 300-400 m s.l.m. preceduta verso il mare da una serie di pianori intermedi, più o meno allineati, che si affacciano su una zona di pianura costiera, la piana di ‘Sanginario’ spezzata a sud dalle colline della Soverato vecchia e dal centro costiero di Soverato. 
Il territorio gestito dal primo impianto certosino (grangia di S. Giacomo) comprendeva i casali di Aurunco (sotto l’odierna Montepaone), Montauro, Oliviano e quindi Gasperina, posti nel cuore della Diocesi di Squillace. 
Nel documento di donazione del 1099 i confini del territorio gestiti dalla cella e quindi dalla grangia si presentano di difficile lettura mentre dalla Platea cinquecentesca apprendiamo che il limite nord potrebbe trovarsi nel territorio di Stalettì, quindi passare per il centro Oliviano (oggi scomparso, probabilmente posto tra Montauro e Stalettì), Montauro, Monte Paladino, Gasperina. Il limite a sud, nel territorio di Montepaone, coinciderebbe con il corso del torrente Grizzo e la piana del Sajnario.
A partire dalla fine del ‘500 il territorio viene riorganizzato con la creazione di ulteriori strutture di controllo e gestione dei terreni quali i casini (Casino del Ceci, Casino dei Militi) e per la lavorazione e la conservazione delle materie prime ( mulini, frantoi, filande).
Dai documenti della Cassa Sacra i limiti del territorio appartenente alla Grangia di S. Anna sembrano in parte quelli originali, compresi cioè tra Pietragrande e la piana del Sajnaro. 
Nel territorio gestito dai monaci, a Montauro, è presente la Chiesa di S. Pantaleone in Montauro, un edificio fortificato, a pianta rettangolare, il cui primo impianto è probabilmente di epoca normanna.
E’ orientato Est-Ovest, con accesso ad Ovest e feritoie sui lati lunghi e sul lato corto Est. La pianta è rettangolare (circa 29 m per 17 m per 16,5 m di altezza ) e sui vari lati sono ancora visibili gli interventi collegabili alle diverse fasi di utilizzo. Nel corso del XVI secolo una serie di lavori, hanno riadattato un impianto già adibito ad uso sacro, probabilmente contemporaneamente ai lavori del recinto della Grangia
L’edificio trova confronti con le torri-donjons normanne dell’Italia meridionale e dell’Europa meridionale.
Una struttura così imponente potrebbe aver costituito il primo punto d’appoggio dell’insediamento certosino ed aver fornito la base per il primo temporaneo impianto (cella/chiesa) nel territorio
In seguito al probabile spostamento della sede della grangia (da Montauro al promontorio poco più a sud) o in ogni caso alla scomparsa del titolo di S. Giacomo ed alla nuova dedica a S. Anna l’edificio è stato dedicato a S. Pantaleone, un culto antico che appare attestato con sicurezza a Montauro almeno fin dall’inizio del ‘500.